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Lettera pubblicata il 7 Agosto 2010. L'autore ha condiviso 7 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Antony_2.
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Cara Rossana, è inutile dirti che le tue considerazioni relative alla “solitudine” sono anche mie, e che di conseguenza sia un sollievo per me incontrare una persona come te con la quale riuscire ad avere un dialogo ed essere…compresi. D’altro canto ci si sente soli soprattutto quando non si trovano interlocutori adeguati (partner inclusi), e questo succede sempre quando si ha la “sfortuna” di sforzarsi di pensare con la propria testa. Per questo sono io che ringrazio te dell’attenzione che hai posto nei miei riguardi, aiutandomi a mettere a fuoco concetti che non ero riuscito a far capire a nessuno prima d’ora.
Accenando prima all’incomunicabilità che ci rende soli, non posso omettere che la causa della crisi che ho avuto con la mia donna sia nata principalmente da queste ragioni. Anche se in buona fede, si finisce spesso per vivere una relazione “recitata”, laddove i comportamenti tra i due partner seguono dei copioni che sono frutto di un cocktail di sfumature relazionali stereotipate, tanto più accentuate quanto meno ci si conosce e si sa cosa si vuole. La maturazione, frutto dell’esperienza, aggiusta il tiro rispetto alle aspettative e cambia le prospettive, in qualunque campo relazionale essa si manifesti. Ecco che che mi sono trovato, dopo due decenni di convivenza, a chiedermi se ero io veramente l’uomo che la mia lei desiderava, o solo una “amata” alternativa ad un amore non ricambiato e idealizzato perchè… mai realizzato. Uno di quegli amori che restando incompiuti vengono sentiti come un paradigma quasi onirico rispetto alla banalità che qualunque quotidianità introduce nelle relazioni umane.
“L’amore più puro è quello non ricambiato” citava A. Morandotti in uno dei suoi aforismi, e valutando quello che ho potuto intravedere nella storia della mia lei con quel suo mai dimenticato primo amore, non posso dargli torto. Una dedizione “canina” da parte di lei che ha sfidato qualunque affronto alla propria dignità, che in tutte le altre occasioni sapeva invece far emergere, me compreso.
Per trovare una parziale spiegazione devo ricorrere alle categorie etologiche che tu hai splendidamente citato attraverso le parole di Lorenz. Ma non può bastare, per il semplice motivo che alla fine non siamo solo animali, infatti c’è qualcosa in molti caratteri femminili umani che li spinge, antiistivamente verso il “dolore” e la sofferenza.
Un esempio estremo è rappresentato da quelle donne che si innamorano di efferati, psicopatici assassini. Uno per tutti? Quell’Izzo, uno stupratore che appena scarcerato ha ucciso madre e figlia, ricordi? Ha una donna che lo ha sposato e che lo…ama. Io darei chissà cosa per capire cosa mai avrà trovato nel cuore di quell’individuo che possa averla fatta innamorare.
Lo stesso dicasi per la mia lei, con le dovute proporzioni naturalmente, visto che aveva a che fare solo con un patetico ladro di polli, ma che tuttavia è “entrato” in una stanza della sua “anima” dove non ha messo piede nessun altro.
Cari abbracci
Ciao Odisseo,
“questo succede sempre quando si ha la “sfortuna” di sforzarsi di pensare con la propria testa.” – sì, è vero ma, se si fosse abbastanza aperti mentalmente, si dovrebbe anche saper accettare visioni altrui non proprio in sintonia con le nostre. è una questione di rispetto e di non volersi imporre a tutti i costi con le proprie idee.
è bellissimo essere in sintonia e capirsi al volo. tuttavia, mi sembra ancora più bello potersi confrontare nella diversità, sia di pensiero che d’età, d’estrazione sociale e/o formazione. per fortuna, sia pure rarissimamente, questo accade. intrattengo saltuariamente una corrispondenza via mail con un giovane incontrato qui. ho una visione diametralmente opposta alla sua in merito alla bellezza maschile ma il confronto è davvero arricchente.
“Accenando prima all’incomunicabilità che ci rende soli, non posso omettere che la causa della crisi che ho avuto con la mia donna sia nata principalmente da queste ragioni.” – purtroppo, in un rapporto non si può avere tutto. già è più che ottimo se raggiunge nell’insieme un 75-80% di sintonia!
sovente ho riflettuto su “L’amore più puro è quello non ricambiato”. non mi sento d’essere totalmente d’accordo con questo aforisma. se l’amore resta sogno, non si può misurare con i parametri della realtà, che sono, a mio avviso, i soli che davvero contano. di recente, dopo quasi un paio di decenni di solitudine di coppia, ho amato non essendo adeguatamente corrisposta, e sono consapevole di quanto possa essere idealizzato quello che non si conosce, che si può immaginare ma che non ha riscontri nel reale.
da due anni questa illusione si è chiusa. qualcosa mi lega però ancora a quest’uomo, che sostengo regolarmente nella situazione sentimentalmente intricata e per lui penosa in cui si è andato a cacciare. come spesso capita con i sentimenti, non saprei definire esattamente perchè gli sto vicino. non mi aspetto nulla ma sono rimasta, credo, in parte agganciata al mio sogno di lui e del suo giardino segreto, che magari non è altro che una discarica.
concordo con te che, non si sa bene per quale ragione, la donna è più incline al masochismo e all’annichilimento di se stessa dell’uomo. nei casi estremi a cui hai fatto cenno credo che questo avvenga per l’assurda presunzione di amare nell’altro se stessi, quel se stesso ferito e offeso che nessuno ha saputo o voluto a suo tempo sollevare dalla polvere. in questo caso, forse più che in altri, giocano istinti volti ad alleviare sofferenze antiche, spesso neppure note a livello razionale.
una vicina ha da poco tempo nel suo cortile uno stupendo cagnolino fulvo, così desideroso di carezze da fare di tutto e di più per attirare l’attenzione di chiunque passi davanti al cancello: si agita al punto che non un filo di pelo non è coinvolto dal suo dimenarsi. mi sono chiesta perchè lo amo più di altri cuccioli e la risposta è stata: è esattamente com’ero io da piccola, affamato d’affetto più che di pane!
Ciao Rossana.
L’esempio del cucciolo è perfetto. Ricorderai che ho definito “canino” il comportamento della mia lei nei confronti di quel personaggio, che non solo non la ricambiava ma ne umiliava le aspettative e la dignità. E’ andata avanti per oltre cinque anni, accettando ogni compromesso e anche, poi, la presenza di un’altra donna con la quale lui viveva. Era in gara (parole sue)con le pretendenti come se fosse un traguardo necessario per sè. Non ascoltava nessuno che le facesse notare quanto quell’uomo se ne fregasse di lei, insisteva a volerlo conquistare e …redimere. Sì, perchè il tipo era innamorato solo degli stupefacenti di cui faceva uso e commercio. Una volta, nel definire il rapporto che la legava a questo personaggio, disse che per lei era… “come una missione, un fratellino”. Nota quante dinamiche sentimentali contengono quelle parole: l’istinto materno, il bisogno di accudire, la disponibilità, il sacrificio; tutte caratteristiche ideali per allevare un bambino e altrettanto ideali per viziare un adulto.
Sì cara Rossana, l’esempio del cucciolo è perfetto quando si tratta di cani, perchè loro danno senza chiedere niente in cambio. Li puoi ignorare per mesi ma ti accoglieranno sempre con affetto. Ma, in quel caso, il cane era lei e il padrone lui e non il contrario, come forse immaginava lei, che leggeva i vizi di lui come una mancanza di affetto pregresso. Il cane non approfitterà mai dell’amore che gli si dà, non specula, invece alcuni uomini sì, e vedono in quella dedizione una forma di debolezza di cui approfittare, mettendo in gioco la più bieca cultura maschilista dell’harem, con la quale mortificano l’autostima di chi gli vuole bene facendo, in questo caso, sentire lei indegna di aspirare ad un rapporto paritario, fino ad “accontentarsi” delle briciole. Visto che hai accennato alla bellezza maschile, lo strano è che lei era (ed è) una donna molto bella, bionda, nordica, molto corteggiata e cercata, mentre lui, oggettivamente (ammesso anche da lei), piuttosto insignificante, segaligno, non alto, con un aspetto malticcio, ma simpatico e intelligente: un ragazzaccio un pò canaglia. E’ evidente che l’aspetto di un uomo è relativo per una donna, perchè per un maschio medio un personaggio del genere dovrebbe pagarle le donne per frequentarle, invece. Mi spiace dover apparire antipatico e vanaglorioso ma io, per ammissione della mia lei, sono il contrario: un bell’uomo, alto 1,80, mediterraneo con occhi chiari, virile e forte di carattere e anche se l’età ha aggiuto qualche chilo, ancora atletico. Insomma, l’uomo che offre protezione, ma che non stimola quell’istinto materno di cui accennavo; un uomo che probabilmente soddisfa l’altro enorme bisogno femminile: quello di avere una famiglia, ma che non completa tutta la gamma delle richieste di dare amore che un animo femminile possiede. Ecco perchè ti dicevo in un mio precedente post, che io non sono entrato in quella particolare “stanza” dell’animo della mia lei >>>
>>> nè mai lo farò evidentemente.
Cara Rossana non ho bisogno di sottolineare quanto ammiri la tua intelligenza e la cultura che esprimi, e non per una concessione retorica al bel rapporto epistolare che si è instaurato tra noi, ma devi credermi quando dico che per la psicologia maschile la frase di Morandotti è il massimo al quale un uomo-maschio può aspirare. Cosa c’è di più che essere amati per il solo fatto di…esistere? Come si può giudicare e paragonare il valore di un amore dato ad un uomo che non ti ricambia rispetto a quello che si dà a chi ti ricambia, che anzi ha fatto dell’amore per te lo scopo della vita?
Devi sapere che io e lei ci siamo innamorati appena conosciuti. Le dissi tutto di me, nei particolari, anche quello che riguardava un grande amore di 25 anni che avevo perso solo tre mesi prima in un incidente stradale, e lei dei suoi, compreso quello in argomento, che mi disse essere stato solo una specie di cotta estiva durata pochi mesi. Dopo tre giorni le ho chiesto di venire a stare con me: ho mantenuto la promessa e dopo 25 anni sono ancora qui.
Era la fine di giugno, lei lavorava su una nave da crociera e doveva concludere il contratto alla fine di agosto. Due mesi di attesa struggente, durante i quali comunicavamo con i mezzi dell’epoca, addiritura via satellite quando la nave era in navigazione. Finalmente arriva il giorno dello sbarco definitivo e io parto dalla mia città nel nord Italia per arrivare sino a Tolone. La prendo e cominciamo a vivere insieme. Oggi siamo una coppia invidiata per tanti motivi, con una figlia ventenne, ma abbiamo vissuto e superato, non senza perdite però, una pesante crisi, durante la quale sono emerse delle verità che non conoscevo e che io ho interpretato come la causa della crisi di cui accennavo.
Ho scoperto che durante una fermata della nave nella città di lui, tre giorni prima che la incontrassi a Tolone, lei si aspettava di vederlo al porto, non trovandolo (il che dimostra quanto lui ci tenesse) lo ha cercato al telefono: nessuna risposta. Poi a casa di un’amica comune è stata informata del destino di lui, venendo a sapere che si sposava, mostrando preoccupazione per l’uso di droga che ancora faceva. Negli anni a seguire, durante i viaggi fatti in quella città e presso quell’amica, continuava ad avere notizie del personaggio, scoprendo che ormai era diventato un delinquente, aveva perso il lavoro perchè spacciava in ufficio e rubava anche in casa degli amici. Nonostante tutto provava ancora interesse per quell’uomo che di lei forse non ricordava neppure il nome (parole sue)
Con la crisi ho scoperto quello che hai letto, e mi sono spiegato la mancanza di desiderio che ormai era diventata la cifra costante del nostro rapporto, l’ho paragonato a quell’altro desiderio e ho tratto le MIE conclusioni, che conosci.
Come nell’esempio preso dal romanzo di Raimond Carven, lei è stata la vittima, e lui il carnefice, ma lo ha ricordato sempre con affetto. Un affetto inspiegabile per un uomo.
Caro Odisseo,
più scrivi e meglio comprendo quello che provi. trattasi di cosa molto più seria di quanto di primo acchito poteva apparire…
forse non mi sono spiegata bene nel mio esempio sul cagnolino. volevo evidenziare che a volte si ama nell’altro, più o meno consciamente, qualcosa di cui noi stessi abbiamo a suo tempo patito o immaginato di patire. questa è anche la ragione per cui, in certi casi, quando si è stati molto batostati dalla vita, diventa difficile relazionarsi con persone serene e più fortunate. è chiaro il concetto ora?
continuo a non essere d’accordo con questo assoluto: “Cosa c’è di più che essere amati per il solo fatto di…esistere?”. questo è, a mio avviso, un tipo d’amore da riservarsi all’amore fra madre e figlio. non lo vedo bene, nè frequente, applicato a un rapporto di coppia, che per essere sano e realistico dovrebbe reggersi sull’interscambio.
riflettendo sulle nuove informazioni che hai dato sul rapporto con tua moglie, soprattutto per quanto riguarda il suo inizio, noto che almeno nei primi tempi tua moglie deve averti “consolato” sulla recente perdita, inattesa e violenta, della precedente compagna. quindi, anche con te, all’epoca si è posta, almeno in parte, nella veste di consolatrice?
a questo punto sarebbe utile approfondire la conoscenza del passato di questa donna, e dei dolori che l’hanno afflitta. si finirebbe, però, di scendere troppo nel privato per un forum.
se ti va di proseguire solo fra di noi il discorso (che stiamo ormai proseguendo a due voci), dammi modo di mettermi in contatto con te. altrimenti, continua pure qui ma tieni presente che alcuni aspetti non potranno essere sviscerati, per rispetto a te e al tuo sentimento.
con affettuosa comprensione.
Cara Rossana,
ti sono grato per l’attenzione e l’empatia che dimostri nei miei confronti, che non ho riscontrato neppure in alcuni “professionisti” che ho frequentato negli ultimi tempi.
Quello che sto cercando da circa due anni a questa parte è il nuovo Odisseo che è nato dopo la crisi di cui ho parlato, e la Penelope che ora gli sta accanto. In questo senso ho riflettuto molto su come certe scelte che operiamo in campo sentimentale, siano frutto di una serie di parametri di valutazione più o meno inconsci, che pilotano il giudizio sulla persona che abbiamo di fronte a secondo della situazione contingente che stiamo vivendo in quel particolare momento della vita, e di come un dettaglio o un pregiudizio, positivo o negativo, possano far pendere la bilancia da una parte o dall’altra, quasi in maniera casuale. Insomma, come nel film “Sliding doors”, il destino può cambiare per un dettaglio apparentemente insignificante o un pregiudizio non verificato.
Quando la mia lei mi venne presentata, aveva di me un idea stereotipata. Avendomi “visto” all’arrivo sulla nave mi aveva giudicato una specie di “play boy”, ruvido e poco raccomandabile, quindi si aspettava che mi proponessi facendole i classici complimenti un pò viscidi cui era abitata a causa della sua avvenenza, propedeutici al raggiungimento di certi obiettivi. Rimase sorpresa nel constatare che mi limitai a salutarla con cordalità e senza nessun altro sotteso secondo fine, come peraltro è sempre stato nel mio stile.
Questo atteggiamento la incuriosì, instillandole evidentemente una attrazione nei miei confronti assieme a una forma di sfida, che io ritengo essere MOLTO simile a quanto era accaduto con quell’individuo che non la ricambiava, dove l’equazione di base è: maschio difficile = molto valore. La differenza con il primo è che con me non ha dovuto lottare, perchè ci siamo innamorati subito e contemporaneamente, chiacchierando la sera successiva alle presentazioni seduti al bar della nave, percependo entrambi la classica sensazione di conoscersi da sempre, con gli sviluppi che ho esposto nel mio post precedente.
Ma quando una conquista è “facile”, evidentemente non vale, inconsciamente, come quella anelata e mai raggiunta, che resta sempre una sfida non vinta,che, paragonata a quella “vinta”, appare e resta come una dimostrazione di disvalore dei propri mezzi rispetto alle possibilità di avere ciò che si desidera. Da qui il paragone tra ciò che si è conquistato e ciò che non si è conquistato è facilmente a favore di quest’ultimo, sempre inconsapevolmente, sia chiaro.
Non si spiegherebbe perchè, questa intelligente e colta donna abbia insistito a seguire le vicende di quell’individuo per anni, anche se in maniera “onesta”, nel senso che nessuno la taccerebbe di tradimento nel sapere che ha cercato di lui pochi giorni prima di rivedermi dopo il nostro primo incontro, che ha omesso di dirmi che era stata una storia che ora sappiamo essere durata più di 5 anni e non “pochi mesi”, più altri>>
>> 20 anni di periodici aggiornamenti amicali sul destino, nonchè sui magri risultati, che quel tanto affascinante quanto tronfio carattere da buffone stava producendo, sino alla fequentazione delle patrie galere dove è entrato per crimini da ladro di polli. Crimini all’altezza del suo vero valore.
Io ho tratto una conclusione. Esistono due tipi di attrazione per una donna (e mi scuso se dovessi apparire maschilista, ma non è mia intenzione): quella istintiva-passionale, legata a fattori indipendenti dalla cultura e dall’educazione, ma richiesta fortemente dai bisogni atavici legati alla riproduzione, e quella razionale-realistica, connessa con la necessità di qualunque donna di avere una famiglia che “funzioni” nel modo migliore possibile, sia economicamente che come qualità di vita in senso lato. Da questo punto di vista è possibile che una donna (e ne ho conosciute parecchie) nella massima buona fede accetti di sposare un uomo per il quale non senta quella spinta istintuale di cui parlavo, e lo ami comunque comportandosi da moglie ineccepibile, ma mantenga sempre dentro di sè un magnetico legame verso qualcun’altro che può averla o non averla ricambiata, ma che “sente essere il maschio della sua vita”, pur non sapendosi spiegare perchè.
Ecco io sono giunto a questa conclusione riguardo la mia lei, dove evidentemente, e pur con l’incredibile intesa intellettuale, l’affinità nei gusti e l’equilibrio culturale, non le ho scatenato “quel desiderio mai soddisfatto”. Posso essere mille volte più avvenente, più colto, più affidabile, persino più maschio, ma probabilmente non posseggo quei feromoni nè quel cocktail caratteriale e comportamentale che facesse sentire lei quelle “particolari” emozioni, che facevano sì che passasse sopra anche le più conclamate e volgari dimostrazioni di opportunismo e menefreghismo, di cui ti parlerò più avanti, via mail.
So benissimo che anch’io qui sto esponendo le mie lamentele di “maschio” più che di uomo; in linea di massima non avrei di che lamentarmi di questa mia compagna, che anzi ha sempre assolto bene ai suoi compiti di moglie, ma meno in quelli di femmina, dove è difficile… “dovere”.
Ecco perchè ti dicevo che l’amore che si dà a chi non ti ricambia non può essere paragonato a quello che si dà a chi ti ricambia, specie se nonostante le continue e ripetute volgarità del primo non gli hai mai negato “niente”, mentre lo hai fatto col secondo.
Così come c’è una “femmininità” che sceglie secondo determinati criteri che esulano dalla logica razionale e riempiono i forum della rete di confessioni e richieste di chiarimenti, c’è una “maschità” (permettimi il termine) che reclama di non sentirsi secondi a nessuno per la donna che si è scelto.
Io ancora oggi, e secondo la logica istintuale maschile, non posso dirmi certo di essere quello che la mia donna voleva veramente, mentre so bene che lei, e solo lei, è la donna che ho voluto veramente. E lo so perchè è grazie a lei che ho imparato ad amare.
Bye
Ciao Rossana. Ho dimenticato di comunicarti la mail che è questa: bluwing2013@libero.it.
Un caro saluto
Caro Odisseo,
“ho riflettuto molto su come certe scelte che operiamo in campo sentimentale, siano frutto di una serie di parametri di valutazione più o meno inconsci, che pilotano il giudizio sulla persona che abbiamo di fronte a secondo della situazione contingente che stiamo vivendo in quel particolare momento della vita, e di come un dettaglio o un pregiudizio, positivo o negativo, possano far pendere la bilancia da una parte o dall’altra, quasi in maniera casuale. Insomma, come nel film “Sliding doors”, il destino può cambiare per un dettaglio apparentemente insignificante o un pregiudizio non verificato.” – mi trovi più che d’accordo sulla tua osservazione. secondo me, il destino, come il senso della vita, sono spiegazioni che l’uomo si è dato perchè posto di fronte alla morte. questo evento estremo, doloroso per i più, deve per forza essere giustificato con qualcosa di sensato. in realtà ci aggrappiamo alla parola “destino” quando non siamo in grado di accettare che tutto quello che ci succede, nascita inclusa, è puramente e quasi esclusivamente CASUALE, oppure a grandi linee predeterminato come ad esempio nel DNA. di recente sto cercando di chiarirmi, non senza grandi difficoltà, il concetto di libero arbitrio… ma non vorrei ora andare troppo fuori tema…
“Questo atteggiamento la incuriosì, instillandole evidentemente una attrazione nei miei confronti assieme a una forma di sfida, che io ritengo essere MOLTO simile a quanto era accaduto con quell’individuo che non la ricambiava, dove l’equazione di base è: maschio difficile = molto valore.” – leggendo questo passaggio, non vorrei ripetermi, ma mi è venuto in mente che, proprio perchè questa donna era abituata ad avere tutti i maschi ai suoi piedi, era orientata, magari inconsciamente, all’idea che assolutamente NESSUNO potesse avere l’ardire di resisterle. ecco così che si spiegherebbe anche il suo seguire nel tempo mentalmente il pesce sfuggito alla sua rete.
“Da questo punto di vista è possibile che una donna (e ne ho conosciute parecchie) nella massima buona fede accetti di sposare un uomo per il quale non senta quella spinta istintuale di cui parlavo, e lo ami comunque comportandosi da moglie ineccepibile, ma mantenga sempre dentro di sè un magnetico legame verso qualcun’altro che può averla o non averla ricambiata, ma che “sente essere il maschio della sua vita”, pur non sapendosi spiegare perchè.” – questo ci sta, e non soltanto per le donne. dovrebbe essere un segno di maturità e di tendenza alla stabilità, anche se, forse, per la connotazione fisica può essere più facile da attuare da parte di una donna. però, a tuo dire, la tua si era innamorata di te, e questo dovrebbe tagliar la testa al toro: una scelta puramente razionale non prevede l’innamorarsi, anche se è uso e costume mettere una confezione dorata a qualsiasi, anche minimo, sentimento, per assicurargli una patente di assoluto, che lo renda migliore e unico per entrambi i partner.
segue…
…
sei il solo a poter valutare con chiarezza l’avvio della vostra relazione.
resta poi da precisare, banalmente, che le componenti d’attrazione non possono mai essere le stesse o avere ugual misura in entrambi i partner. c’è sempre chi ama di più e anche chi sa amare meglio.
“sono giunto a questa conclusione riguardo la mia lei, dove evidentemente, e pur con l’incredibile intesa intellettuale, l’affinità nei gusti e l’equilibrio culturale, non le ho scatenato “quel desiderio mai soddisfatto”.” – purtroppo anche questo ci può stare: niente è perfetto sotto la luce del sole. è già tanto se in un rapporto di coppia si riesce a raggiungere un’intesa complessiva intorno al 70/75%. c’è sempre qualcosa che manca, anche nella relazione più riuscita. e non è nemmeno logico pretendere il tutto.
“Ecco perchè ti dicevo che l’amore che si dà a chi non ti ricambia non può essere paragonato a quello che si dà a chi ti ricambia, specie se nonostante le continue e ripetute volgarità del primo non gli hai mai negato “niente”, mentre lo hai fatto col secondo.” – per me non è questione di dare e/o di ricambiare o meno. un certo feeling c’è o non c’è. a mio avviso, dovrebbe esserci però in una visione d’insieme di un partner, non scatenato soltanto da aspetti della sua personalità poco edificanti e poco gratificanti. questo torna a farmi pensare, come già scritto inizialmente, a una leggera “svorgolatura” nell’identità della tua donna. niente di grave: forse soltanto qualcosa che è nato dal suo passato infantile o adolescenziale, di cui nemmeno è consapevole.
“c’è una “maschità” (permettimi il termine) che reclama di non sentirsi secondi a nessuno per la donna che si è scelto.” – sì, se sei qui a scrivere evidentemente c’è ma ti assicuro che è cosa rara, anzi a mio avviso rarissima. in genere, per la maggior parte degli uomini, per unirsi sessualmente a una donna basta che questa respiri. il tuo livello umano e mentale è di gran lunga superiore alla norma, e NON si tratta di una sviolinatura, come una certa forumista mi accusa spesso di fare nel mio interagire sul forum. è un concetto che penso davvero e che non ti esprimo per complimento.
prenderò presto contatto con te privatamente, per scendere in maggiori dettagli personali, se di tuo interesse.
affettuosi saluti.