Bei ricordi la mia scuola, si entrava, si aspettava l’insegnante, e una volta arrivato, ci si faceva il segno della croce. Una forma di rispetto tramandata e insegnataci dai nostri genitori, una sorta di soggezione verso quella semplice figura, come se essa custodisse chissà quali misteri. Si studiava, si era promossi, e con orgoglio e timore si entrava in un nuovo istituto, e quella figura era sempre presente, sempre su quelle pareti. In classe, non ci si aspettava certo che quel personaggio misterioso, ci parlasse o ci rassicurasse sull’evolversi della giornata scolastica, ma un’occhiatina e un pensierino a quella croce, io lo buttavo. A volte, immagino di tornare in quelle aule, e la voglia più grande è quella di rilanciargli un’altra occhiata. Mi domando: sarà sempre lì ? o qualcuno si sarà lamentato del suo insignificante silenzio e avrà chiesto di spostarlo ? se così fosse, un intero libro di storia, della quale facciamo parte, sarebbe gettato via. In quel libro ci siamo tutti noi, con i nostri ricordi, con le nostre antiche preghiere, con le nostre suppliche.
Persone, o porta voci di altre religioni, di cui non conosciamo i significati e le differenze, si sono sentiti in obbligo di giudicare e mettere alla prova, la nostra dignità e i nostri credo più intimi. Un affronto alle nostre tradizioni, nient’altro che un affronto. Sembrerebbe una presa in giro, ed anche ben riuscita, vista la nostra quasi silenziosa risposta. L’intero arco politico, la chiesa e la maggior parte delle persone di questo Bel Paese, in un unico coro di sdegno, hanno detto no, purtroppo un no debole, a tal punto che un nugolo di grandi pensatori della Bella Europa, dovrà decidere se spodestare o lasciare su quel trono millenario, forse l’unica storia che abbiamo e che ci ha da sempre uniti e divisi. Ancora oggi, esso è il perno dove ruotano leggi, culture, decisioni e abitudini del nostro paese, e giusto o sbagliato che sia, è parte integrante della nostra vita, ed è per questo che dovrebbe essere il nostro popolo a decidere la sua presenza o meno. Ma forse, noi con i nostri credo e i nostri timori, noi che continuamente cerchiamo, riportiamo alla luce e conserviamo opere storiche straordinarie, non saremo mai in grado di strappare dalla nostra mente quella croce.
Chi sarà colui che deciderà, che si eleverà al suo livello, chi sarà quell’uomo così onnipotente, che estrarrà dalla ruggine quel chiodo, al quale è appesa la speranza per il domani e la dignità di oggi?
La mano che oserà su quelle pareti, per un attimo conterrà la conoscenza, la saggezza, il potere, e dovrà essere ferma, decisa, forte, ma soprattutto, quella mano, dovrà essere pura.
Assistente contrario
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Categorie: - Spiritualità
Caro Assistente Contrario, sono rimasto molto toccato dal tuo pensiero. Premetto ce io sono cristiano ma non sono cattolico. Per me, Gesù è stato il più grande uomo che sia mai esistito sulla terra. La grandezza di un uomo, disse lo storico H. G. Wells, si può misurare ‘da ciò di cui è stato l’ispiratore, e dall’avere indotto altri a pensare seguendo criteri interamente nuovi e con un vigore che non si è spento con lui’. Wells, pur non professandosi cristiano, ammise: “Giudicato con questo metro, Gesù supera tutti”.
Alessandro Magno, Carlo Magno (chiamato “Magno” già dai suoi contemporanei) e Napoleone Bonaparte furono potenti sovrani. Con la loro formidabile presenza esercitarono grande influenza sui loro sudditi. Eppure Napoleone avrebbe detto: “Gesù Cristo ha influito ed esercitato autorità sui Suoi sudditi senza la Sua presenza fisica e visibile”.
Con i suoi insegnamenti dinamici e con il modo in cui visse la sua vita conforme ad essi, Gesù ha influito potentemente sulla vita degli uomini per circa duemila anni. Uno scrittore fece questa appropriata osservazione: “Tutti gli eserciti che abbiano mai marciato e tutte le flotte che siano mai state costruite e tutti i parlamenti che si siano mai radunati e tutti i re che abbiano mai governato, messi insieme, non hanno influito sulla vita dell’uomo sulla terra in maniera così potente”.
Come può influire ancora su di noi?
Tu parli di un simbolo, una piccola o grande croce che ricorda lo strumento con cui Gesù, il Cristo, subì il supplizio.
Togliere quella croce è un gesto che purtroppo denota una grande e stucchevole mancanza di rispetto, non tanto per le nostre tradizioni, non tanto per le abitudini costruite in decenni, quanto per il voler togliere dalle nostre menti e dai nostri cuori il valore di quello che Cristo ha detto e fatto per me, per te e per tutti coloro che ripongono fede in lui.
Come ti dicevo, io non sono cattolico, ma sono un fervente cristiano.
Non mi ferisce tanto il togliere un crocifisso da un aula scolastica, da una stanza d’ospedale, o da un locale pubblico, mi ferisce invece la mancanza di fede, di spiritualità, di attaccamento a Cristo che permea il nostro sistema.
Cristo e Dio si possono servire e glorificare anche senza uno strumento visibile. Gesù nel vangelo di Giovanni al capitolo 4, i versetti dal 19 in avanti ci dice chiaramento che Dio si deve adorare non in un luogo particolare o con strumenti particolari, ma con “Spirito e Verità”, aggiungendo anche che “Dio è alla ricerca di tali adoratori”.
Il problema di questo sistema è la mancanza di spiritualità. Aver fede in Cristo non implica adorarlo tramite una piccola o grande croce, un santuario, una chiesa di campagna o una cattedrale immensa. Implica averlo nel cuore, implica tener conto di lui nella nostra vita, nelle attività di ogni giorno.
Questa mancanza purtroppo è il grave problema di questo mondo, forse più grave del togliere un crocefisso da un muro.
Molti non mi capiscono. Aspetto il giudizio per vedere la mia morte e affrontarla in quella porzione di vita reale che mi prepara alla redenzione finale, ovvero al ritorno glorioso del Salvatore dell’umanità. Affrontare il giudizio. Esercizio quotidiano che dura da anni. Aspetto il giudizio universale, adesso. Non voglio prolungare l’agonia nelle interpretazioni personali della salvezza che non posso esperire nella realtà. Sono stanca. Aspetto di tornare alla realtà attraverso la forma di un mondo futuribile e affascinante che si accompagna al rifiuto della terra e all’esclusione dal gruppo che mette in risalto con maggiore evidenza le catene. Non sono stata cancellata, per viltà. Vengo esibita per attrarre volume e creare l’ullusione di una trinità falsa che è meditazione della piattezza della verità che si disconosce per fedeltà ideologica all’organismo meccanico che trova nell’idea inquietante della perdita il senso di una casa comune. Voglio vivere, insomma.
Rosa,
non sei la sola a non essere compresa o a essere interpretata malamente, proprio perché non compresa.
c’è una razza di diversi, forse troppo complicata, di quasi nulla comprensione per la massa. con il solo contraccolpo di una grandissima gioia quando capita qualcuno che capisce, almeno in parte, senza che l’altro abbia bisogno di spiegarsi.
così spesso si nasce. così si vive. spesso sentendosi soli, anche in mezzo a tanta gente…