Buongiorno/Buonasera a tutti,
sono un ragazzo di ventotto anni laureato in Lettere. Dopo tre anni spesi in un corso di studi che nulla aveva a che vedere con queste discipline ( facevo ricerca in laboratorio perché spinto dalla famiglia, che in realtà voleva un medico), sono finalmente riuscito a laurearmi in qualcosa che mi appassionasse. Sono in ritardo di tre anni rispetto ai miei colleghi che hanno intrapreso da subito questo percorso, e già questo mi fa sentire spesso fuori posto.
Dopo la laurea, sembra che il mio destino sia la strada obbligata dell’insegnamento ( il che non è certo sbagliato: quali altri sbocchi può dare una laurea del genere?). Non sono tuttavia convinto di intraprendere questa strada, nonostante le spinte della famiglia ( il posto fisso, la sicurezza economica, ecc), e non perché sia un mestiere orribile, ma perché non voglio mettere a repentaglio l’educazione delle nuove generazioni con il mio carattere difficile (tengo molto alla disciplina, ma sono anche timido e balbuziente) e temo quindi di fargli più male che bene. Nonostante ciò, in estate ho fatto domande di supplenza e ho iniziato un corso in editoria( “tanto non mi chiamerà nessuna scuola” ho pensato), nella speranza di poter intraprendere questo percorso alternativo. Ciò ha provocato altre divergenze famigliari, scandite dalle frasi ad effetto dei miei genitori che dicono che non legge più nessuno, che ho ventotto anni e che il tempo dei sogni è finito, e che ho buttato l’ennesima manciata di soldi. Penserete che non serviva un corso in editoria per sapere che non è un lavoro con cui si porta a casa uno stipendio fisso, a meno di non riuscire ad entrare nella ” grande editoria”: ebbene io non lo sapevo.
Ho altre due passioni: la scrittura e il canto. La prima cerco di coltivarla, anche se è difficile oggi trovare qualcosa di interessante da scrivere e soprattutto è difficile trovare il modo giusto di raccontarlo. Grandi romanzieri ci hanno preceduti ed è difficile eguagliarli, e si conosce anche il livello ( basso) del mercato editoriale odierno (non mi va di essere ipocrita: chi scrive, sogna di poter vivere di ciò che fa). Questa attività tuttavia ha subito un forte blocco e non so se riuscirò mai ad arrivare a concludere un romanzo. Forse non ne hole qualità.
Per quanto riguarda il canto, la questione è più complessa. Ho fatto parte di un coro scolastico fino ai tredici anni e la mia maestra diceva che avevo del talento ( cantavo anche da solista). Durante vari concerti ricevevo sempre complimenti e mio padre ha pensato bene di fare dei filmini. Fin qui tutto bene, fino a quando non li tirava fuori appena veniva a trovarci qualcuno, anche solo il vicino di casa che doveva prestarci il cacciavite. A quel punto, forse perché ero adolescente o forse perché mi sentivo “violato” nel mio intimo – aggiungiamoci anche le prese in giro di alcuni compagni di scuola -ho smesso di cantare. Ho contunuato a farlo in casa, in cameretta, sia chiaro, ma non ho mai preso lezioni o frequentato scuole che avrebbero potuto affinare questo talento e, perché no, magari farlo diventare un lavoro. C’è da dire che una parte della colpa è da imputare a me, che in adolescenza non ritenevo di essere tanto bravo da meritarmi di studiare e anche perché non potevo permettermelo economicamente ( ho due fratelli piccoli), ma sono convinto che, se fossi stato incoraggiato di più, in questo caso le cose sarebbero andate diversamente. Alla soglia dei trent’anni, sento un bisogno fortissimo di imparare a cantare, forse perché mi trovo in un momento difficile e di passaggio tra l’università e il mondo lavoro e, visto che per adesso nulla si é smosso, pensavo di spendere questo tempo facendo ciò che mi piace. Ho scritto a diverse scuole di musica: tutte mi hanno detto che è possibile imparare, ma che ormai è tardi per entrare nel giro e farlo diventare un lavoro. Questa risposta mi ha fatto cadere il cuore e mi blocca di nuovo, perché è come se avessi attraversato un corridoio buio del quale pensavo di trovare l’uscita. E invece no.
Mi ritrovo quindi a dover intraprendere una professione che non era tra le mie scelte e che, a sentire il parere di molti, logora e non lascia il tempo per inseguire le proprie passioni. I docenti poi si sa, oggi sono bistrattati e catalogati tutti come dei ” ruba stipendio” -senza contare le vessazioni che subiscono da alunni e genitori- ed essere classificato così, senza neanche essere conosciuto, mi fa sentire davvero frustrato ( e non ho neanche iniziato a lavorare!).
Il mio terrore è diventare una persona arida e insoddisfatta, che tratta male gli altri perché imbrigliata in una vita insoddisfacente ( mi sento una madame Bovary al maschile, ma almeno lei aveva degli amanti! Io neanche quelli). Mi sento male perché penso che parte del danno l’ho causato io, con la mia indecisione e la mia scarsa spina dorsale.
Non so cosa fare: è davvero tardi per fare delle proprie passioni un lavoro? Ho l’impressione di aver buttato via gran parte della mia vita, anche se ho solo ventotto anni. E questo lo dico perché penso a grandi musicisti e cantanti che ad appena vent’anni avevano scritto o prodotto cose straordinarie. E per il canto è così, prima si inizia e meglio è.
Mi scuso se questo sembra più un messaggio da destinare ad uno psicologo e se questa sede non è adatta ad esporre il mio pensiero. Mi scuso inoltre se ciò che ho scritto offende chi si trova in situazioni peggiori, come una malattia o la perdita di una persona cara o altro. Se così è, siete liberi di ignorare questo mio sfogo.
Grazie di questo spazio.
Vi auguro tanta felicità.
Giovinezza “matura” e ansia per il futuro
di
Niko180
Lettera pubblicata il 20 Febbraio 2019. L'autore, Niko180, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
La lettera ha ricevuto finora 8 commenti
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Se vuoi trovare tra le tue passioni qualcosa che ti dia un lavoro, mettiti via la fissa dello stipendio fisso e buttati. Occhio, perché se sei ancora a piedi a 28 stai fregato con la pensione anche se quota100 durasse per sempre. Va a insegnare, se ci riesci, non ti resta probabilmente altro.
Fai l’artista di strada.
Se ti lavi regolarmente al Centro di accoglienza, una marciona ogni tanto te la trombi pure.
Vai a Ferrara, ti iscrivi al busker festival, basta che non fai casino con ampli potenti e puoi “far cappello”, guarda che a sera non dico che sei ricco, ma una cena tosta te la godi e te ne avanza anche per una manza (scusa la rima baciata). Altro che tecnico di laboratorio o insegnante, questa è vita vera. Poi da lavarti, bene o male, lo trovi. Sennò sopporti.
Da dove comincio? Vorrei riuscire a commentare tutti gli aspetti della lettera, ma mille caratteri mi sembrano davvero pochi. Incredibile che tu, che sei laureato in lettere, ti faccia tutti questi problemi quando io, che lavoro e studio ed ho 26 anni, mi sono iscritto alle graduatorie di terza fascia, ed ho avuto pure la convocazione e la una supplenza a scuola. Volevo vedere come era insegnare, e Perchè ci fossero così tanti insegnanti scoppiati: a me è piaciuto fare l’insegnante e ti dirò che nella mia situazione, mi piace poter fare una supplenza ogni tanto. Secondo me non devi basare la tua scelta su motivi troppo settoriali e morali: posto fisso, balbettio, timido. Le persone ti devono rispettare. Se non lo fanno problemi loro, se i tuoi alunni non lo fanno, puoi sempre stare stretto di voti. Poi non pensare che essere “duri” sia una cosa di cui vergognarsi. Anzi, l’esperienza e l’educazione da dove pensi che venga acquisita? Specialmente a scuola.
Se poi dopo tutto questo
Ahimè la tua è una situazione critica (anche se non drammatica). A questo punto ti consiglio di buttarti su un lavoro qualsiasi che ti dia uno stipendio dignitoso… se non ti piace ti piacerà (o te lo farai piacere e magari scoprirai dei lati di te che nemmeno conosci). Perché le passioni puoi sempre coltivarle nel privato come fa il 99% delle persone. Nel mio lavoro non è raro incontrare imprenditori/professionisti/dipendenti a tutti i livelli che poi hanno passioni come teatro/sport estremi/musica/arte… e grazie ai lavori stabili seppur difficili riescono a godersi bene i propri hobby. E poi prova ad immaginare una cosa: a 30 anni non poter nemmeno offrire da bere ad una ragazza, non poter uscire a mangiare una pizza o non poter fare un viaggetto una tantum… non per far ruotare tutto sempre e soltanto intorno ai soldi ma è comunque brutto… i sogni sono belli ma non si può prescindere dalla realtà. Datti una mossa che sei ancora in tempo. In bocca al lupo.
Niko180, sei un segno d’aria vero?
Ciao, secondo me per il momento dovresti pensare a sistemare le tue finanze. Devi avere un’indipendenza economica, 28 anni non è una super tragedia perché oggi si trova tardi in Italia, ma devi muoverti per pagarti la pensione appunto. Fatto questo, nel tempo libero prenderai le lezioni che tanto desideri, perché certo che devi farlo!
Non pensare più a timidezza e roba varia, tutti in giovinezza siamo stati più carenti in qualche aspetto, non farti frenare dai pensieri! Ti sei laureato, puoi insegnare, e non è poco. Fai tesoro di ciò che hai! Dopo esser diventato indipendente, sviluppa il tuo dono. Fallo, la vita è una sola. Devi farlo! Un abbraccio, e ricambio l’augurio: ti auguro di avere presto un’indipendenza economica e ogni felicità sperata. Ciao!
I problemi vanno affrontati uno alla volta.
Se hai un compito suddividolo in vari passi.