Scrivo a nome di tutti i giovani liberi professionisti, che in Italia, dopo aver conseguito la Laurea, passato l’esame di Stato che li abilita alla professione, si vedono costretti ad aprire partita iva per poter avere un posto di lavoro precario presso i loro colleghi di qualche anno più grandi o dei colleghi anziani.
Scrivo perché credo sia giusto portare la testimonianza di quello che succede quotidianamente nella maggior parte degli studi professionali italiani, di molte delle categorie professionali come Commercialisti, Studi Legali, Architetti, Ingegneri, Notai ecc….
Questi Studi spesso riescono a lavorare grazie al supporto dei numerosi “collaboratori” neolaureati e non , che per poter fare esperienza prima e per poter poi lavorare nel settore in cui si sono laureati, sono costretti ad iniziare dei rapporti di collaborazione con p.iva.
Per un giovane Architetto per esempio, dopo l’esame di Stato e quindi l’abilitazione alla professione, si prospettano due strade da percorrere:
1. avviare un proprio Studio (avendo le possibilità economiche, le dovute conoscenze e pacchetto clienti),
2. iniziare un’esperienza presso uno Studio già avviato.
Chi sceglie la seconda strada dovrà nell’ordine:
– iscriversi all’ordine professionale,
– aprire p. iva,
– iscriversi alla propria Cassa Previdenziale,
– iniziare una collaborazione con un volume d’affari annuo che difficilmente sarà tale da giustificare le spese di gestione del regime di p.iva (vedi studi di settore della categoria)
– non avrà nessuna copertura in caso di malattia,
– non avrà nessun giorno di ferie maturato quindi pagato,
– non avrà ovviamente dei soldi accumulati per il TFR,
– sarà considerato dal proprio titolare un lavoratore dipendente con un compenso mensile forfetario (se è fortunato),
– non ci sono tariffe minime orarie per i compensi, quindi ogni titolare sarà libero di contrattare il compenso (spesso molto basso),
– la crescita economica è inesistenti o molto bassa, perché non è tutelata e controllata da nessun ente se non il titolare dello Studio,
– avrà degli orari da rispettare e quindi nella maggior parte dei casi non potrà collaborare con altri Studi perché si tende a monopolizzare i “collaboratori”,
– non avrà nessuna garanzia sulla continuità della collaborazione nel tempo, perché non esiste contratto scritto che ne garantisca l’accordo verbale,
– verrà spesso impiegato per svolgere mansioni diverse da quelle per cui è qualificato,
– dovrà spesso lavorare fuori dall’orario giornaliero previsto (8 ore) senza nessun tipo di compenso straordinario,
– sarà difficilmente tutelato dall’Ordine a cui appartiene perché lo stesso Ordine è presieduto da colleghi anziani che non hanno nessun interesse a tutelare i giovani professionisti, nonché la “concorrenza”.
Per tutti questi motivi, sopra elencati credo che sia necessario informare i futuri laureati e anche tutti i cittadini italiani e non, che ad oggi credono di poter avere un futuro professionale che garantisca una vita benestante, che non è così, saranno “sfruttati” e “monopolizzati” dai loro colleghi anziani.
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Categorie: - Lavoro
collega……ma quanti colleghi ci sn in questo forum……
@XAVIER: credo che Camilla75 sia architetto, non avv. 🙂
Ad ogni modo, concordo. La situazione dei giovani liberi professionisti viene sistematicamente ignorata dal legislatore e dall’opinione pubblica, tutto perchè si ritiene che il libero professionista sia ricco anzi ricchissim, quando la realtà è ben altra!
Un lavoratore a tempo indeterminato guadagna molto di più e ha tantissimi privilegi. Un precario, invece, non sta né meglio né peggio di un giovane libero professionista. Eppure i lavoratori a tempo indeterminato hanno pure il coraggio di manifestare spessissimo, mentre dei liberi professionisti non importa granché a nessuno!
Si sono un arch. 🙂
e dopo anni di cosidetta gavetta, mi ritrovo a dover iniziare tutto dall’inizio, soprattutto economicamente parlando….perchè della mia esperienza importa solo per sfruttarmi…e non per pagarmi!
Da sola è dura, i clienti sono pochi e quei pochi non sono mai disposti a riconoscere il mio lavoro economicamente!
Eppure io amo il mio lavoro e lo faccio al meglio, cercando di evitare le speculazioni che sempre più spesso il mercato ci chiede!
Buona giornata!
a scusa non ho letto bene ieri …andavo di fretta monk…pero mi associo al commento….
Vuol dire che siamo parecchi di architetti.
Però nel mio studio non è così, perchè è vero che i miei collaboratori non sono assunti a tempo determinato, ma hanno un regolare contratto con compenso ad ore, regolarmente pagato ogni fine mese.
Questo per dire, cara Camilla che non bisogna sempre generalizzare, perchè, anche se pochi i casi positivi ci sono.
Di cosa ti occupi tu, in particolare?
@Enrico37, ultimamente Camilla si è occupata di misurazioni… di tette. E’ ferratissima!
Nel mio piccolo, posso confermare quanto detto in apertura. anche se non sono architetto. c’è poco da fare in molti casi, pare dovuto per i giovani mangiare e spalare letame per anni. ok la gavetta, però non mi piace quando i tuoi superiori si dimenticano di quando anche loro sguazzavano nel fango e pare debbano restituirti la pariglia.
poi è ovvio che i casi positivi ci sono, però mi pare che la media sia abbastanza disastrosa. io ho avuto la GRANDE fortuna di passare per uno studio che mi riconosceva uno stipendio serio, per essere un praticante, ma ero una mosca bianchissima. altri hanno visto i soldi che io prendevo in una settimana, per il lavoro di due anni.
credo sia un pò di stronzaggine dei titolari, oltre che la fame imperante. se ci fossero più soldi, meno concorrenza che abbassa la qualità, un rispetto delle regole (non solo fiscali) maggiore, ed uno strozzinaggio minore delle tasse… le cose sarebbero nel complesso migliori.
Ciao Enrico37, mi fa piacere sapere che non tutti gli studi si comportano come è descritto nella mia lettera, purtroppo però siete pochissimi!
Io mi occupo di edilizia residenziale principalmente, progetti di ristrutturazione e nuova edificazione, progetti di interior.
I tuoi collaboratori sono fortunati! 🙂
Salve, mi associo ai commenti di cui sopra. Non sono un architetto ma un dottore commercialista. La mia storia simile alle altre. Praticantato, 8 ore al giorno, viaggio tra il mio paese e la città per 4 volte.Praticante?!Piuttosto segretaria direi (però piccoli rimborsi spese alle feste). L’entusiasmo, quando, dopo un anno di studio intenso, supero l’esame di Stato senza aiuti e aiutini. Poi segue un colloquio con un tributarista, bla bla bla…Io riconosco diritti, ferie pagate e soprattutto verso i contributi…Quattro mesi di duro lavoro (€ 800,00 a nero), capisce che non sono proprio male e, mi vengono letteralmente scaricati bilanci (la redazione degli stessi presuppone la conoscenza dell’azienda. Io invece mi sono sentita dire che faccio troppe domande per capire di cosa si occupa e quali aspettative e prospettive l’azienda ha e vedere sbuffare le ragioniere perchè voglio essere precisa e secondo loro questo mestiere non si fa tenendo il codice sotto il braccio…), dichiarazioni dei redditi (le mie n. 70 complete di tutti i quadri),che a detta del titolare si fanno in soli 5 minuti, salvo scoprire poi che compila un solo quadro e tutto il resto è toccato a me nella fase di controllo prima dell’invio. Attendo la famosa proposta…(per la quale doveva invitarmi a pranzo, cena, non sapeva neanche..)Folle… mi propone: apertura P.I. € 15.000 Lordi annui da fatturare (al netto di imposte e contributi € 750,00 al mese), 8 ore al giorno + sabati all’occorenza (occorre spesso). Elegantemente gli ho detto che non ho più voglia di farmi sfruttare. Grazie per lo sfogo.
La stessa malatia (oppure peggio) nel Vostro paese vicino.