La nostra gioventù non è stata facile, ma sicuramente meno difficile di quella che oggi i giovani e meno giovani vivono in questa società che ormai non li rappresenta e li allontana sempre più dalla realizzazione dei loro progetti.
Figli del dopo guerra, i nostri genitori ci hanno fatto vivere una infanzia all’ insegna della semplicità e del risparmio, dove bastava un balocco per farci sorridere ed un giro in giostra per renderci felici.
In tale contesto siamo cresciuti ed appena ventenni abbiamo subito cominciato a lottare per plasmare quella nuova società in cui avremmo dovuto vivere e nella quale abbiamo vissuto i meravigliosi ed indimenticabili anni ‘60 e ‘70.
Ma il merito di ciò, dobbiamo riconoscerlo, è da attribuire anche alla generazione dei nostri genitori, che sicuramente ha saputo tutelarci meglio di quanto noi abbiamo fatto con i nostri figli. Infatti, quando abbiamo espresso la volontà di cambiare il modo di vivere di quella società del dopoguerra che non ci rappresentava più, loro ci hanno dato ascolto ed hanno creato quelle possibilità di realizzazione di cui abbiamo usufruito e che invece oggi abbiamo negato ai nostri figli.
Nel ruolo di genitori, infatti, li abbiamo cresciuti all’insegna del consumismo e del benessere, li abbiamo tenuti sempre fuori dalla mischia, non abbiamo avuto la forza di lanciarli dal nido affinché imparassero a volare da soli, continuiamo ad essere convinti che abbiano sempre bisogno di noi e quindi a non offrirgli spazi autonomi dove consentirgli di poter dimostrare le loro potenzialità.
Oggi sicuramente il contesto è cambiato, la nostra generazione ha fatto delle scelte economiche che inizialmente buone alla fine ci hanno penalizzato, occorre quindi plasmare una nuova società in cui loro dovranno vivere, realizzarsi e sentirsi rappresentati.
Nel ‘68 abbiamo lottato per creare la nostra, oggi lasciamo che siano loro gli artefici del proprio destino.
Diamogli fiducia, mandiamoli in campo, sarà la stessa motivazione alla sopravvivenza che gli consentirà di uscire dal tunnel della regressione.
Giuseppe Spizzuoco
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