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Lettera pubblicata il 4 Gennaio 2009. L'autore ha condiviso 31 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore kekkoufo5.
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Si, kekko, però aggiungi in che misura noi subiamo questo influenzamento. Non vorrai farmi credere che TUTTO dipende dai miei genitori! Non avrebbe molto senso.
Ciao Chiara, ma io credo che non si tratti di un influenzamento ma di un tatuaggio che tu, attivandoti, puoi compensare ma non eliminare del tutto. Un tatuaggio è un tatuaggio e se provi ad eliminarlo resta comunque il segno sulla pelle. Se una famiglia di involontari pazzoidi cresce un figlio in modo errato e questo figlio mi diventa insicuro, si percepisce meno degli altri, si sente brutto, perdente, sbagliato e molto altro, è assai probabile che questo bimbo vada male a scuola e che non riesca a laurearsi e che non sappia mai cosa fare nella vita in quanto incapace di prendere decisioni (mancata emancipazione). Sempre questo figlio, per fare l’esempio, poi cresce, si da da fare, magari trova lavoro sicuro alle poste, giunge alla soglia dei 35 anni ed inizia improvvisamente a stare male senza nemmeno sapere perchè. Magari se i suoi genitori l’avessero lasciato stare nel suo dolore da piccolino e se non si fossero intromessi a bomba con l’impianto di una educazione a tutti i costi, questo figlio avrebbe goduto di autostima, avrebbe fatto il liceo e l’università, sarebbe un medico per libera scelta, non avrebbe accusato ritardi, sarebbe sposato con figli e felice e comunque STABILE E SAGGIO per tutti gli eventi dolorosi e negativi della vita che certamente avrebbero scosso anche lui.
Io dico grazie a mamma e papà. Appartengo alla prima categoria direi sfigata.
Si può fare molto affinchè tutto questo non si verifichi. I genotori non li possiamo scegliere ma possiamo scegliere di essere genitori passabili, quasi perfetti. I guoi cominciano quando crediamo di poter essere genitori PERFETTI.
Saluti
Kekko
Poni molto l’accento sul determinismo e poco sulle risorse ambientali esterne nonchè personali. Capisco il pensiero ma ti suggerirei di ampliarlo.
Ciao Chiara. Per determinismo forse intendi quella concezione per cui in natura nulla avviene a caso ma tutto accade secondo ragione e necessità. Il determinismo esclude qualsiasi forma di casualità nelle cose ed individua una spiegazione di tipo fisico per tutti i fenomeni. Prima ancora di tutto questo il determinismo è la dottrina filosofica secondo la quale tutto ciò che esiste o accade, comprese le conoscenze e le azioni umane, è determinato in modo causale da una catena ininterrotta di eventi avvenuti in precedenza. Io, più semplicemente, pongo l’accento sulla natura psicologica dell’essere umano. Non dobbiamo mai dimenticarci che tutto ruota interno alla psicologia e, soprattutto, che per l’essere umano, i primi 5 anni di vita sono quelli che lo segneranno per sempre se vissuti in modo errato. I nostri genitori ci hanno messo al mondo una volta adulti ovvero dopo essere stati cresciuti dai nostri nonni; il quadro quindi è perfetto. Sto parlando di una catena che non si spezzerà mai a meno che i diretti interessati non leggano o s’interessino di letture specifiche sull’argomento o, per necessità, siano stati costretti a fare un percorso terapeutico. Mi rendo conto di una cosa sola e cioè che il problema qui discusso è certamente assai complesso e mai nessuna guida o consiglio potrà sopperire ai vari aspetti dello stesso problema. Nel caso specifico, il libro che ho consigliato è molto bello, occorre sapere che il bambino nasce “competente” e dispone già di nozioni, valori e criteri di valutazione che orientano concretamente la sua esperienza. Comunemente, invece, ci si comporta con lui come se fosse una specie di tabula rasa su cui i genitori devono imprimere le conoscenze necessarie per un regolare sviluppo umano e sociale. Questo modello nega la sua personalità e induce un deleterio stato di insicurezza. Allora l’autore invita, invece, ad un’attenta osservazione del bambino, considerato non più come soggetto passivo ma, al contrario, come un “centro attivo di competenze”: il passo necessario per un atteggiamento SAGGIO che possa orientarlo verso una costruzione armonica delle sue relazioni con la famiglia e il mondo.
ciao kekko, hai ragione anche io mi sento fuori tempo massimo, e mi sono sempre sentita cosi avevo 20 anni e credevo nell’amore eterno , in un uomo che mi amasse follemente e che mi facesse felice, poi quando avevo 25 anni ho rincontrato un mio vecchio fidanzatino ci siamo fidanzati e dopo 3 anni ci siamo sposato. 4 mesi fa alla soglia del 10 anniversario di matrimonio ha detto che deve stare un po da solo ed io
mi sento una donna fuori tempo massimo
mi sento fuori gioco con i nostri amici in comune (lui continua a uscire con loro ed io non voglio incontrarlo, non ha ancora deciso e non voglio fare passi falsi) mi sento fuori gioco nel nostro bar che conoscevamo tutti (non ci entro piu da quel bruttissimo 26 settembre)
fuori gioco adesso che ho tolto la fede al dito
e quindi non sono soffro ma mi sento anche inadeguato, senza voglia di usciere e sto male
asia
Ciao Asia,
la tua disavventura è la disavventura di molti che – raggiunto un certo traguardo o convinti di questo – si chiudono a riccio nel loro piccolo mondo (me compreso). A volte facciamo questo per nostra natura, per carattere, per genetica o perchè ci tocca fare i conti co l’imprintig genitoriale che a nostra insaputa ci portiamo dietro.
Una storia d’amora messa in discussione all’improvviso da parte di uno dei due partecipanti alla coppia può vuol dire tutto o niente.
Nel senso che potrebbe trattarsi di falso allarme, volendo ragionare in termini positivistici.
Il vostro è un caso di matrimonio. Matrimonio = religione = (si presume) piena consapevolezza delle scelte fatte in nome dell’amore e quindi in nome di Dio.
Ma c’è un aspetto contrattuale che non è da poco. Sfruttiamolo allora, unendolo a quanto di saggio e di religioso è possibile fare.
La tua sofferenza non impedirà a tuo marito di fare ciò che di atroce sta già facendo verso il tuo cuore. Allora, ricordati, semmai la situazione dovesse dirottare verso una separazione, questa dura 3 anni prima del divorzio. 3 anni sono tanti e sono anche utili (come ci dice la legge e la religione) per un possibile ricongiungimento amoroso.
Non è sempre tutto BUIO!
Auguri
ciao kekko,nel nostro matrimonio anche se religioso c’è mio marito non è credente;lui non crede negli impegni, nell’atto di impegnarsi, inoltre come dici tu i 3 anni possono succedere tante cose io ti dico non credo nel ritorno .
mi spiego meglio per me l’amore è un insieme di attrazione fisica, volontà interessi in comune, stima , rispetto. inoltre cosa non da poco nel momento che per fine febbraio (ho dato io questa scadenza altrimenti vivrò sempre in biblico) avrà deciso io mi trasferirò a Roma (adesso abitiamo in provincia di Caserta e sono s roma 3 giorni la settimana)una volta che vivrò a roma dovrò necessariamente mettermi il cuore in pace e ricominciare a vivere. adesso mi sento come sospesa (non posso iscrivermi in palestra (sto tre giorni a roma e 3 a caserta) non posso farmi una passeggiata a roma (dato che sono a roma solo 3 giorni cerco di concentrare tutti gli appuntamenti e quindi sono giornate molto frenetiche. poi arrivo a casera e cerco la solitudine . il dolore ,non esco , non mi trucco.
questo periodo di solitudine mi sta facendo molto pensare e sto ricordando molti momenti brutti (non li chiamerei brutti , li chiamerei piatti seza alti ne bassi)e forse è peggio. mai un entusiasmo per tutto quello chh prospettavo, per tutto cio che indossavo per tutto che che proponevo sessualmente (pensa che ho comprato anche dei libri erotici) ma lui piatto come sempre.
io spero con tutta me stessa che lui in questo mese con l’aiuto del mediatore familiare dia un’altra chence al nostro matrimonio ma una cosa è certa – se dovessimo ricominciare il rapporto si devono sicuramente rompere le basi construite fino ad adesso e rifarne delle nuove.
speriamo
adesso ho parlato tanto di me invece tu come credi di rientrare nel tempo?????
saluti da asia
Tuo marito non è credente? Non so, forse il prete che vi ha sposato non doveva farlo. Si sposano anche gli atei ma mi suona strano che lo facciano anche in chiesa (ma loro lo fanno per accontentare la loro metà).
Io non so cosa mi accadrà in futuro ma sono consapevole del meccanismo più o meno risolutivo della questione mia o tua non ha importanza il denomiatore comune è lo stesso.
La soluzione saggia è una sola:
esiste una difficoltà che può anche essere un dolore o una forte paura; a noi spetta il compito di fare una scelta. O ci accontantiamo e ci rassegnamo di ciò che stiamo vivendo nel nostro presente oppure attraversiamo la difficoltà (il dolore o la paura) SOFFRENDO e stando MALE.
Dopo un certo lasso di tempo ritroveremo il nostro equilibrio interiore con riferimento alla sofferenza e al male e a quel punto – essendo riusciti a fare il così detto salto nel buio – la vita ci ricompenserà magari con un amore tutto nuovo o con quello di cui poi ciscuno di noi ha bisogno.
Ciao
ciao Kekko ,ma prima di sposarci non mi ha detto che non credevo, adesso mi ha detto che in realtà non crede. in riferimento a quello che dici vorrei farti delle domande:
quanti anni hai, che esperienze professionali e personali hai avuto, se dovessi scoprirti in 3 aggettivi quali sarebbere?
ti chiedo questo perchè dalle tue email mi sembri cinico e non credo che un cinico scriva in rete e si scopre: è vero ch eun amico di famiglia mi ha detto “basta devi crescere non puoi sempre volere qualcuno che ti dica , non ti preoccupare poi passa ” ma tu min hai l’impressione di essere troppo freddo. sai non sono se sono stata chiara ma hai mai sofferto?? mi hai risposto in maniera fredda ed invece io ti dico che soffrire è veramente brutto ma tu dai l’impressione come se bisogna farlo.
Chiedo aiuto anche agli altri che ci leggono?? Ha dato anche a voi la stessa impressione o se solo una mia sensazione
un caro saluto
asia
Quello che ti ho scritto siceramente l’ho fatto col cuore e con tutta la mia spontaneità. Raccolgo molto attentamente il tuo avermi etichettato come cinico ma ti dico subito che non mi ci riconosco per nulla.
Francamente non credo che tu possa trovare una soluzione o delle risposte al tuo caso scrivendo due righe in un sito come questo. Nessuno penso possa avere questo onore.
Io non voglio il male di nessuno, se mi sono permesso di porre l’accento sulla sofferenza è perchè lo dice il mondo della scienza psicologica.
Ma puoi sempre rivolgerti a qualcuno per ottenere un parere ed eventualmente se sarà il caso andrai in terapia come molti hanno fatto e fanno in tutto il mondo.
Insomma, non aver paura di chiedere aiuto se ritieni di averne bisogno.