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Lettera pubblicata il 18 Aprile 2008. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Maddalena.
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Ciao Monk,
si certo!
Allora, mi ha detto che mi ha lasciata perchè secondo lui non sono femminile.
Ora gli mando ogni tanto video o mail in cui cerco di convincerlo che si sbaglia e che, semmai si fosse sbagliato, ora ho sbloccato la mia insicurezza (insicurezza data dai modi in cui mi hanno educata mia mamma e suo marito, sempre a osservarmi per giudicarmi male e a loro non va bene niente di me) ed è vero perchè ho capito che devo disinteressarmi e, con tutte le mie forze, ora (come prima) la cosa più importante per me è Devid.
Essere femminile per lui cosa significa? Truccarsi, essere provocante, essere passionale, fare l’amore…? Insomma, che significa, secondo quello che ti ha detto?
E come si comporta, in risposta ai tuoi video e alle tue email?
Non so bene cosa significhi.
Ai video e alle mail non risponde per ora.
Comunque, è una questione psicologica la disabilità da superare nelle persone normodotate.
Conoscete persone che hanno una testimonianza positiva di un rapporto lei disabile lui non disabile?
La mia ex prof di matematica è su una sedia a rotelle dal 1980, sposatasi nel 1985 è felice da allora, non hanno figli ma fanno un sacco di beneficenza e sono sereni e felici, lui è normodotato, nessun problema in famiglia, mai…è anche una mia cara amica e vicina, per questo sono certa di ciò che scrivo..
Si, Maddalena, io conosco un ragazzo che era visibilmente sciancato a causa se non dico fesserie, non ricordo, della poliomelite (può essere?) e che era sposato con un figlio e la moglie era normalissima. Non so però se per i maschi sia più semplice trovare accoglimento perchè noi donne, dicono, siamo molto più propense ad accettare le diversità in quest’ambito. Io voglio sperare che il mondo maschile, a dispetto delle dicerie, sia in realtà paritario in questo, e se lui ti ha lasciato proprio il giorno dopo averti presentata ai suoi hai ben donde a sospettare che si siano messi di mezzo i genitori. Lascialo stare a riflettere. Gli sei piaciuta il tanto da starci ma non sa se il tanto di andare contro tutto e tutti. Se torna ha capito che non può fare a meno di te, se non torna è un poveretto che non saprà mai cosa vuole dalla vita e deve chiedere consiglio ad altri per tutto. Vuoi un uomo così?
Carissimi,
grazie delle risposte!
Il suo amico mi ha detto che i problemi però erano:
1) ero troppo apprensiva
2) abito lontano
Io ho risposto che si potevano benissimo risolverli: bastava parlare. Mi voleva accanto? mi trasferivo. Ho fatto 4 anni in un paesino vicino a Lugano in un appartamento da sola per l’università. Mi voleva meno apprensiva? bastava dirmelo tranquillamente.
Ora però vi posso anche dire che invece sua sorella di base ha detto che c’è un altro problema, che è la mia insicurezza e viene dalla mia vita, o meglio da come si comporta e si è sempre comportata mia mamma con me, ossia….
Mia mamma a 16 anni circa aveva un ragazzo di nome A.T., parente del T. che progettò un importante palazzo nella mia città. Da loro, solo morosi, sono nata io. Prima di nascere però mia mamma perse tutto il liquido amniotico e io, già in posizione per uscire, nessuno ha mai saputo dirmi come, mi girai e uscii di sedere ed ero rigidissima in tutto il corpo. Dopo qualche mese in modo spontaneo mi si rilassò tutta la parte superiore, bacino escluso. Quando sarebbe toccato al bacino un dottore disse che, vista la posizione delle anche, sarebbe stato meglio mettere un divaricatore per adduttori e questo rilassamento non proseguì, ma nessuno ha mai saputo se non l’avessi messo cosa sarebbe successo. Comunque, torniamo alla mia nascita, che coincide con il 5° anno di liceo di mia mamma ma che, ( a detta di mia zia per paura di non superare la maturità), non finirà mai. La famiglia T. , in vista e rigorosa dell’etichetta, non voleva si sapesse in giro della mia esistenza e i genitori di mio padre, allora 19enne verso i 20, costrinsero mio papà a lasciare mia mamma.
Mio nonnho, con “h” perché è speciale, quando fui in pochino grande tanto da non dovermi più allattare, disse a mia mamma che secondo lui era più responsabilizzante per lei che lavorasse – e poteva e lo fece a fianco di mio nonno come segretaria – per mantenermi, lasciando a casa mia nonna che era insegnante e che oggi, per questo motivo, prende una pensione minima.
Crescevo sapendo che mio papà lavorava molto e per questo non c’era mai, anche se presto scoprii la verità (non ricordo come però) e (quello che segue fino a punto lo so da mia nonna materna) vedendo ogni tanto la mia nonna paterna finché, visto che io ogni volta che veniva chiedevo di mio papà, mia mamma disse che era meglio troncare i rapporti per non farmi soffrire troppo.
Mia mamma lavorava e io passavo la giornata o al nido o con mia nonna in casa dei miei nonni. Nella casa c’era una mansarda in cui stavamo io e mia mamma a dormire. All’inizio della mia vita in casa c’erano anche i miei zii (C., V. e G.), dei quali ricordo però solo l’ultimo in quanto i primi due, mia mamma è terza, si sposarono presto.
Nell’85 penso o giù di lì mia mamma, dopo pochi spasimanti e mini storie di cui non ricordo ma mia nonna mi ha detto, si mette insieme con quello che sarà il suo futuro marito:
At ( non mio papà), di famiglia molto molto abbiente. Non so se subito o quando proprio erano in procinto si sposarsi, mia mamma smette – può farlo – di lavorare. At sapevo che non era mio papà: l’avevo conosciuto mio papà e quindi lo chiamavo come lo chiamava mia mamma, At (cosa che faccio tutt’ora).
La casa che mia mamma è Atti fecero si trovava sopra ai miei nonni e loro non volevano stessi dai nonni. Io però, con il mio deambulatore, scappavo lo stesso anche se mi sgridavano.
Nel ’90 nasce mio fratello maggiore, Al, nel’93 Ch e nel ’96 To.
Alle medie i tanti compiti e la fisioterapia non mi permettevano di stare dai nonni o quasi e poi mia mamma e Atti parlavano sempre male e intendevano male le azioni e pensieri dei miei nonni. Questi discorsi erano fatti in mia presenza. Inoltre venivo sgridata per ogni cosa, anche la più insensata ( hai dimenticato di apparecchiare: non consideri tuo fratello), per la mia tranquilla lentezza con la quale facevo le cose, per il fatto che non rispondessi alle sgridate, per il fatto che ero troppo buoni, perché non la pensavo come loro sui nonni, e mi dicevano che ero un vegetale sempre lì a studiare. Dicevano che i nonni erano la causa della mia rovina . In questo ambiente studiare è stato per me molto difficile. Ogni cosa detta sui nonni io la riferivo ai miei nonni.
Nella mia camera non avevo privacy ed era considerata come un secondo salotto ( ancora oggi, ma molto meno).
I miei nonni sempre mi hanno dato affetto e mi hanno sempre ascoltata e capita.
A 10 anni quasi 11 sono stata operata per rilassare un po’ i muscoli delle gambe e poi ho fatto sempre e solo fisioterapia Bobath con anche cicli intensivi a Basilea, nella palestra dell’ospedale dove ero stata operata.
A 12 anni apparecchiavo e sparecchiavo sempre e stendevo verso mezzogiorno sotto il sole d’agosto.
Per At e mia mamma non sapevo far niente, dicevano.
Durante le estati si portata, pagata da At, una mia compagna di scuola all’Elba.
La mia stranezza psicologica, o meglio il fatto che fossi diversa da mia mamma, porta mia mamma a pensare ceh devo andare dallo psicologo. Vado da due diversi, ma zero risultati.
A 13 anni inizio a usare le stampelle e, essendo primina alle elementare perché sapevo già leggere e scrivere e fare qualcosa di matematica grazie a mia nonna, finisco le medie.
Per le superiori avrei voluto fare lo scientifico ma mia mamma, dicendo che non ero brava a scuola e che magari non sarei arrivata alla maturità, mi consigliò di fare il linguistico. Feci il linguistico tra compagne ( quasi tutte) che pensavano solo a come vestirsi ( e robe simili….) e facevano mini gruppetti, tanto che io dicevo che la mia classe era spezzettata come il suolo dell’Australia . Mi trovo bene solo con i tre maschi e, l’ultimo anno, con una ragazza, l’unica delle superiori con la quale mi tengo ancora in contatto oggi,
Scusa…al di la che mi dispiace che hai una mamma…così…
non capisco che c entra con il tuo ragazzo…se lui si blocca per la gente che parla o per l opinione altrui su tua mamma ….se tutti facessero questi ragionamenti….siamo finiti
No Isis,
il problema è che questo rapporto con mia mamma ha influenzato e influenza il rapporto che io vivo con le altre persone.
Per quanto io cerchi di non subire questa influenza, essa c’è ed è più forte di me.
Sono timida, insicura e impaurita di me stessa. In maniera pressochè costante da 28 anni a questa parte.