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Lettera pubblicata il 19 Marzo 2009. L'autore ha condiviso 31 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore kekkoufo5.
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Quello che ti rende positivo il test di gravidanza, cara Emisquiz, non è il seme di un uomo! E’ la presenza di un bambino. E sì, perchè dopo nove mesi, senza che NESSUNO aggiunga NESSUN altro ingrediente, quello che viene fuori è un bambino. Lo spazio temporale è irrilevante per dare un’identità di essere umano al concepito. Si tratta di una vita fin dal primo istante. Che c’entra il seme? Sul paragonare la masturbazione all’aborto poi non è nemmeno il caso di commentare.
Io, comunque, non parlo per “imporre”, quanto piuttosto per “sensibilizzare” (e lo dico in generale, non perchè mi sia sentita accusata da te). Ho tre bambini e mi sento quasi in dovere di esprimere la mia opinione in proposito, non per giudicare, assolutamente. Ma poprio perchè molte donne che hanno abortito darebbero l’anima per tornare indietro.
Quando guardo i miei figli e penso che se non fossi stata convinta di quello che affermo potrei non averli tutti e tre, mi vengono i brividi. Ciascuno di loro era esattamente quello che tu hai definito un ammasso di cellule. Mi dici tu quando questo ammasso si è trasformato nei miei meravigliosi bimbi? Quando lo stabilisce la legge? Non puoi dirmi che il giorno prima dello scadere del termine legale per l’aborto i bambini erano il nulla e il giorno dopo si sono trasformati in bambini e quindi scatta la tutela legale. Siamo nel 2009. E siamo abbastanza intelligenti e acculturati per smetterla di prenderci in giro e far passare per la conquista di una tanto decantata “libertà” quello che secondo me è puro egoismo. Il discorso religioso poi è assolutamente irrilevante, è una questione di coscienza e di rispetto per la vita altrui.
E, per evitare di apparire una persona che giudica, cosa che non sono assolutamente, voglio sottolineare che parlo non per accusare la mancata mamma, ma solo ed esclusivamente per amore del bambino.
>Perchè non sposi una filippina Kekkofu? Dicono siano molto >obbedienti. Sarà che l’alternativa è il marciapiede…
>Bacini.
Questo tuo modo di esprimerti francamente non lo capisco. Mi dai l’impressione di essere un po’ arrabbiata con l’uomo e nello stesso tempo di essere una femminista dalle strette vedute.
Quelo che hai scritto nel tuo ultimo passaggio lo trovo molto discutibile.
In ogni caso penso che la cosa possa essere discussa su altri piani. I casi non sono sempre tutti uguali.
K
Mah…..
cara emisquiz, avere 35 anni ed essere un avvocato o forse un medico potrebbe dire molto sul tuo modo di approcciare le discussioni.
Ma forse vai a vedere che sarà l’aria di Brescia.
Un saluto (ciao Emanuela)
K
Tina e gli altri: non sono contro la legge sull’aborto. Ma nella posizione di chi crede che l’aborto sia una scelta talmente estrema, che nessuno possa prenderla alla leggera. Non sono contro la legge sull’aborto perché non riesco a pensare all’aborto come ad un metodo anticoncezionale, nè come ad una scelta di comodo, che possa essere serena per nessuna donna al mondo.
Parto dal presupposto che se una donna abortisce, poiché questo dolore, come diceva qualcuno, la accompagnerà effettivamente, è molto probabile, per tutta la vita (così è per chi conosco che ha fatto questa scelta) qualcosa deve essere scattato in quella donna, a monte.
Si spera che non sia scattato un qualcosa che, passata l’angoscia di un primo momento, sarebbe stato risolvibile. Ma non mi sento assolutamente di giudicare chi compie una scelta di quel tipo.
(Per inciso, per me stessa, non riesco a concepire il concetto di aborto).
Detto ciò non mi sento neanche, però, di giudicare un uomo che dice di piangere perché non ha potuto decidere di diventare padre.
Il discorso sull’involucro mi ha fatto impressione, al momento, K.
Mi ha fatto impressione perché non sono madre, ma penso che il legame che si crea tra il figlio e la madre in quei nove mesi sia, anche dal punto di vista fisiologico, speciale.
Ma mi sono chiesta anche cosa proverei se, per il fatto che non fossi io a tenere effettivamente mio figlio nella pancia, se fossi un uomo intendo, cosa proverei se il fatto di non portarlo fisicamente in grembo mi avesse fatto stare fuori da una decisione come questa.
Non so nulla di voi due, non so perché siate arrivati a questo punto, e quindi, ripeto, non me la sento, assolutamente, di giudicare una cosa così personale che riguarda altre persone.
Posso dire però che penso anche che il legame tra madre e figlio sia speciale, così come è speciale il legame che si crea tra il padre e il figlio che egli desidera, attende, abbraccia e cresce.
Così come credo che una madre adottiva crei con suo figlio un legame speciale.
Sono specialità diverse, non una più forte dell’altra. E, peraltro, conosco anche coppie in cui l’istinto paterno del maschio supera l’istinto materno della madre, in termini di attaccamento e dedizione.
Anche perché, immagino, non essendo genitore, che genitori non si nasce, ma si diventa. Imparando giorno dopo giorno. E che ogni genitore è anche un uomo e una donna, prima di tutto. Un uomo e una donna che sono, a monte, più o meno risolti.
Quello che posso dire è che ho visto aspiranti padri letteralmente devastati dal fatto di aver perso un figlio durante i primi mesi di gravidanza, per aborto spontaneo.
Soffrire in maniera diversa da come soffrivano le donne che li avevano persi, e sentiti, attraverso una serie di sensazioni, ma non per questo soffrire con minore intensità.
Tuttavia trovo abbastanza assurdi dei discorsi generici che riguardino tutti gli uomini e tutte le donne, rispetto a questi temi. Nel senso che parliamo di individui, comunque.
Li trovo assurdi nel senso che non la metterei sul maschilismo, il femminismo, ma parlerei semmai di sensibilità e di individui, indipendentemente dal sesso, che compiono delle scelte rispetto ad un tema così importante come questo e lo vivono. E vivono anche le conseguenze delle loro scelte e delle scelte di un altro.
Peraltro non comprendo onestamente perché, in seno a questa lettera, si sia giunti a fare delle osservazioni razziste:
@perchè non sposi una filippina Kekkofu? Dicono siano molto >obbedienti. Sarà che l’alternativa è il marciapiede…
e allo stesso tempo mi sento anche di dire, è la mia opinione, che siamo tutti d’accordo che a 20 anni si è più fertili e teoricamente i rischi di problemi in gravidanza o che riguardano il feto sono minori, ma che non penso che sia solo per una questione di egoismo che le persone possano concepire un figlio più avanti negli anni.
E che non è scritto da nessuna parte che persone di 40 anni abbiano un atteggiamento di egoismo fossilizzato totalmente incompatibile con la vita famigliare!
A volte sono anche i percorsi di vita che portano, chi avrebbe fatto un figlio prima, a farlo dopo. A volte c’è chi ha cercato per anni un figlio, senza riuscire a concepirlo, magari per un problema del coniuge, e non proprio. O perché concepire un figlio non è così facile.
A volte c’è chi è consapevole che sarebbe stato un peggiore genitore a 20 anni che a 30 o a 40, magari perché più irrisolto. O solo, pur desiderando mettere su famiglia, o consapevole che nella sua relazione non c’erano i presupposti per dare serenità ad un figlio. O perché si amava qualcuno che non era pronto.
O semplicemente privo di una spinta naturale, in quel momento, a cercare la maternità o la paternità.
Cosa che, francamente, a me sembra fondamentale.
Perché i figli non si fanno perché è giusto farli per dimostrare di essere più adulti, più responsabili, meno egoisti, più pronti al sacrificio. Così come non ci si può sposare per questi presupposti.
Ci sono purtroppo molti genitori egoisti, e molti matrimoni contratti con tutti gli schemi del mondo, da persone che hanno fatto tutte le tappe che in teoria dimostrano grande senso di reponsabilità, ma che sono falliti comunque.
K, tornando alla tua lettera, per quanto riguarda la tua relazione potete sapere solo voi cosa farne.
Per quanto riguarda ciò per cui hai scritto, ripeto che non mi sento assolutamente di giudicare la tua donna, ma per ciò che concerne le tue sensazioni mi dispiace molto che tu ti senta così.
Ciao a tutti 🙂
Grazie anche a luna.
Mi sento solo di chiarire un concetto credo male interpretato.
La donna è solo un involucro.
Con questa frase intendo dire che – anche se la natura ha previsto che la gestazione dei 9 mesi sia solo donna – questo NON VUOLE SIGNIFICARE che vi sia una differenza di importanza tra uomo e donna rispetto al concepimento.
Siamo importanti al 50% tutti e due ragion per cui se la donna decide di abortire e l’uomo no ….. inevitabilmente si spacca qualcosa perchè la donna decide anche per l’uomo.
Questo è possibile perchè la legge lo consente ma secondo la natura l’uomo e la donna hanno la stessa importanza.
La mia ragazza ha abortiro contro la mia volontà. Mi basta questo (legge o non legge) per sentirmi messo in disparte e molto probabilmente ciò è sufficiente a rompere definitivamente tale unione sentimentale.
PUNto
Caro Kekkofu,
non so come fai a sapere che ho 35 anni e sono di Brescia. Comunque la mia battuta sulla filippina era una provocazione. Voi uomini oggi soffrite di un gran bisogno di considerazione che cercate in modo sbagliato. E il più delle volte finite per sposare straniere proprio per sentirvi importanti.
Voglio dire, davvero credi che la donna nella gravidanza abbia solamente un ruolo di “involucro”? Davvero credi si tratti solo di contenere un organismo per nove mesi? La gravidanza è molto, molto di più! E’ un processo che coinvolge il sistema ormonale, psichico, mentale, spirituale.
Proprio per questo è un gioco che non si può imporre a nessuno perchè ciascuno di questi ambiti è un ecosistema fragile.
Credi davvero che la legge ti privi di qualche diritto? E il diritto di usare il preservativo dove lo metti? E il diritto di fare sesso con giudizio con una persona che condivide la tua scelta di essere padre dove lo metti?
Purtroppo la cultura italiana è una cultura ancora molto maschilista che incolpa la donna di qualunque cosa, perfino di essere una persona e di pensare (tanto è vero che le preoccupazioni della tua donna le hai definite “fisime” invece di ascoltarle).
Una donna incinta ha tanto, tanto bisogno di essere ascoltata. Una donna incinta è un essere fragile. E una donna che ha abortito è ancora più fragile. Tu non hai saputo essere di supporto nè prima nè dopo, allora io dico, su cosa si sarebbe dovuta fondare la vostra famiglia?
Hai ragione: ho conoscenze mediche e conoscenze legali. Per questo motivo non posso considerare “vita umana” un’embrione di poche cellule.
Il tuo 50% di potere decisionale lo puoi applicare nel momento in cui decidi di praticare una sessualità consapevole, di concepire un figlio con coscienza e nel pieno rispetto della volontà di quella persona che, volente o dolente, deve rinunciare a molte più cose di te per tenere il bambino.
Mi dispiace che tu colga quest’opportunità per umiliare la tua donna che non lo merita, se non altro per quello che ha passato dal punto di vista psicologico (che nessun uomo potrà mai capire). In fondo usare un preservativo ti sarebbe costato tanto poco…
Avresti potuto cogliere quest’occasione per rivedere i termini di questa tua relazione, per offrire alla tua compagna maggiore comprensione e maggiore sicurezza emotiva (il matrimonio aiuta ad affrontare la gravidanza in modo più “spensierato”). Invece ti preoccupi solo di te stesso e di quello che senti tu.
Ti senti messo da parte. Lei abortendo ha messo da parte tutto il suo essere donna. Ma puoi ancora imparare ad ascoltare le sue “fisime” e a cercare di capirle. Fondamentalmente una donna incinta è un animale in cerca di una tana, un luogo sicuro per crescere suo figlio. Se questo rifugio (anche spirituale) non c’è la gravidanza in un modo o nell’altro viene interrotta, anche per un aborto spontaneo.
Quel che è stato è stato. Ma puoi mettere da parte l’orgoglio e guardare anche attraverso i suoi occhi. Bacini.
Grazie, a prescindere dalle divergenze di pensiero.
A questo punto non mi rimane che correre in libreria per acquistare il libro di ORIANA FALLACI – LETTERA A UN BIMBO MAI NATO.
Naturalmente in dupice copia 🙂
Buona idea ma fossi in te cambierei titolo. Quello l’ho letto a 10 anni e già allora l’ho trovato di una banalità disarmante infarcita di luoghi comuni. Non sembra nemmeno scritto dalla stessa stessa Fallacci di “Un uomo” e di “Insciallah” ma piuttosto da Susanna Tamaro di “Va dove ti porta il cuore”.
Ogni autore ha il suo flop di cento pagine. E quello di Oriana Fallacci si intitola “Lettera a un bambino mai nato”. Sempre che lo pubblichino ancora, sono soldi buttati. Meglio una pizza. 😉
Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomi qua, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo. Cerca di capire: non è paura degli altri. Io non mi curo degli altri. Non è paura di Dio. Io amo Dio. Non è paura del dolore. Io non temo il dolore. È paura di te, del caso che ti ha strappato al nulla, per agganciarti al mio ventre. Non sono mai stata pronta ad accoglierti, anche se ti ho molto aspettato. Mi sono sempre posta l’atroce domanda: e se nascere non ti piacesse? E se un giorno tu me lo rimproverassi gridando “Chi ti ha chiesto di mettermi al mondo, perché mi ci hai messo, perché?”. La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele. Come faccio a sapere che non sarebbe giusto buttarti via come faccio a intuire che non vuoi essere restituito al silenzio? Non puoi mica parlarmi. La tua goccia di vita è soltanto un nodo di cellule appena iniziate. Forse non è nemmeno vita ma possibilità di vita. Eppure darei tanto perché tu potessi aiutarmi con un cenno, un indizio. La mia mamma sostiene che gliel’ho detto, che per questo mi mise al mondo. La mia mamma, vedi, non mi voleva. Ero incominciata per sbaglio, in un attimo di altrui distrazione. E perché non nascessi ogni sera scioglieva nell’acqua una medicina. Poi la beveva, piangendo. La bevve fino alla sera in cui mi mossi, dentro al suo ventre, e le tirai un calcio per dirle di non buttarmi via. Lei stava portando il bicchiere alle labbra. Subito lo allontanò e ne rovesciò il contenuto per terra. Qualche mese dopo mi rotolavo vittoriosa nel sole, e se ciò sia stato bene o male non so. Quando sono felice penso che sia stato bene, quando sono infelice, penso che sia stato male. Però, anche quando sono infelice, penso che mi dispiacerebbe non essere nata perché nulla è peggiore del nulla.
Amici di questo post: io e la mia compagna ci siamo lasciati definitivamente!
Un caro abbraccio a tutti
Kekko