Quando il passato bussa alla porta come si fa a non farlo entrare? Non ho un bel passato, è fatto di violenza, abbandono, solitudine, tristezza. Niente di nuovo, ho una storia come purtroppo ce ne sono molte altre. Mi è stato chiesto qualche volta di parlare di un ricordo felice della mia infanzia e ho dovuto pensarci molto per trovare qualcosa. Non mi sto lamentando… Ma come si fa a evitare che questo rovini il presente? Basta così poco a volte. Per stasera è bastata una finestra aperta, arrivare a casa e vedere che qualcuno poteva essere entrato. Non ho un posto sicuro neanche nei sogni, e questo è per me devastante. Non poter mai stare tranquilla è difficile, mi occupa più energie di quelle che ho. Ho cercato molti modi per scaricare un po’ di rabbia e paura, modi convenzionali come dottori e medicine e sport e relazioni stabili, e non convenzionali come sesso violento e alcool, e dipendenze strane. Niente riesce a farmi dormire come il vino rosso o il sesso fatto bene, e il mio massimo restano 3 ore di fila. Pensavo di essermici abituata, è sempre stato così e ormai sono 25 anni, invece comincio a sentire il peso e la stanchezza… Gli uomini tentano sempre di salvarmi, questo mi irrita molto, ho bisogno di avere qualcuno accanto, come tutti… ma cerco il modo di salvarmi da sola. So che non c’è una ricetta magica.. ma magari voi sapete qualcosa che io ancora non so. Quando smetterò di fare brutti sogni?
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Categorie: - Me stesso
Ciao non so se posso esserti d’aiuto, ma posso dirti una cosa di cui sono certissima: il passato va affrontato, non si può “fermare” in alcun modo. Ho passato esperienze simili a quelle che hai descritto anche se in età diversa dall’infanzia, ma non ho provato col sesso, alcol o dipendenze strane. Mi ero totalmente chiusa, il mondo fuori non c’era più. Era una lotta continua, una delusione e una tristezza continua. Poi il mio migliore amico è diventato il mio ragazzo e pensavo che da lì in avanti sarebbe stato più facile e sarei stata più felice. Ed è così, ma non subito e non sempre. Ci sono dei periodi in cui non so dove sbattere la testa per i pensieri e le paranoie brutte che inquinano la mia mente. Non riesco a studiare, non riesco a stare con nessuno, a volte nemmeno con lui, e non ho idea di come possa sopportarmi. Mi vengono “crisi” (probabilmente è un meccanismo di difesa) in cui la percezione della realtà cambia totalmente in negativo. Ma ogni volta, da ogni “crisi”, ho imparato a distinguere cosa era “vero” e cosa no. Ho anche imparato che dire che va tutto bene e allontanare tutti perchè non è vero che si sta bene, è una delle cose peggiori. So cosa vuol dire avere la costante paura di perdere chi abbiamo accanto, insomma di stare di nuovo male e questa è una delle paure che credo non riuscirò mai a superare del tutto, ma non voglio fare lo stesso errore di alcuni anni fa, quando, in un solo anno, l’ex mi ha picchiata, la mia migliore “amica” si è dimostrata per ciò che veramente è e i miei hanno avuto problemi, sai cosa ho fatto? Mi sono isolata e oltre a me, adesso paga anche chi mi vuole bene. Poi ho un’impressione. Tu dici: “voglio salvarmi da sola” e fai bene, perchè se non parte da te il “volerti salvare” non ci riuscirai mai. Ma avere qualcuno accanto che ti aiuti non è negativo, solo che per te vorrebbe dire capire e accettare le tue debolezze, però tu vuoi/devi essere forte e hai sofferto troppo per permetterti anche una sola debolezza, sbaglio? Il mio consiglio è di stare attenta a chi hai di fianco, ma se vedi che qualcuno tiene veramente a te, accetta il suo aiuto, non c’è niente di male e non è da deboli.
A volte chi vi vuole “salvare” (come se davvero qualcuno potesse salvare qualcun altro… va beh) vi vuole “solo” molto, fin troppo, bene. Ma non lo riuscite, o non lo volete vedere. O forse non vi importa nemmeno. Così dite. Boh.
A volte chi vi vuole “salvare” non ha nessuna pretesa che non sia volervi sapere felici, fosse anche per una sera.
A volte chi vi vuole “salvare” non ha nemmeno lontanamente per la testa l’idea che ci sia davvero qualcosa da salvare, non pensa che siate quel qualcosa da migliorare.
Ma non riesce a convivere con il sospetto che bastava tendere una mano, bastava un “sono qui” per farvi sentire un po’ meno soli. E’ “solo” che non sopporta vedervi soffrire. E vorrebbe fare quello che può per evitarvi ed evitarsi tutto questo dolore.
A volte chi vi vuole “salvare” ha più bisogno di un vostro sorriso di quanto non ne abbiate voi del suo.
Ma tanto finirà sempre allo stesso modo, ognuno chiuso dentro le sue convinzioni.
* l’uso del plurale è da intendersi per libero e personale raffronto mentale.
Sololu,
il passato è parte di noi e, purtroppo, spesso ha il potere di condizionare il nostro futuro.
tocca a noi, e alla nostra forza di volontà, non permettergli d’inquinare il presente, che a sua volta potrà contribuire a modificare in meglio le nostre prospettive a venire.
è una questione d’impegno e di piccoli passi. se ci si impegna a fondo e non si indugia a guardare alle spalle, ci si può riuscire.
provaci, e vedrai che a poco a poco ne verrai fuori, sia da sola che con gli aiuti sinceri che ti possono venire offerti strada facendo. volere non è potere ma almeno mezzo potere sì, se si è fermi e determinati.
Per la mia esperienza, per quello che può contare, le uniche persone che potrebbero salvarci sono chi ci ha fatto del male (e non lo farà) e forse qualche “esperto” in gamba, ed anche lì beh…. Ce ne sarebbe da dire.
Gli altri difficilmente avranno il potere di salvarci, o redimerci. Si parte da vissuti diversi, si è persone diverse; ciò che libera un essere ne rende incatenato un altro.
E troppo spesso chi vuole salvare non vede neanche la metà dell’abisso che si trova davanti, non sa neppure da dove cominciare e dopo un pò comincia a diventare a sua volta insistente e minaccioso; così oltre a guardarti dal tuo passato sei costretto a fuggire anche dal presente, no non esiste. Le persone che ti amano e che non vogliono vederti soffrire dovrebbero solo imparare a starti vicino, a volte basta una parola per ritrovare un pò di serenità; non servono le grandi manifestazioni.
E putroppo con il passato si dovrà convivere per sempre, imparare ad accettarlo, ma certo non dimenticarlo. In fin dei conti è quello che ci rende così nel nostro presente
Sololu, il punto forse e’ riuscire a non porsi, con se stessi in primo luogo, come qualcuno «che gli altri dovrebbero\vorrebbero salvare» e tramutare quel «voglio salvarmi da sola» allo stesso modo non come una conseguenza di quella prima percezione e pensiero. Alcune (non poche) persone si trovano a iniziare la vita gia’ nel disagio/paura/difficolta’/angoscia/precarieta’ e conoscono molto piu’ la tensione e l’ansia generalizzata di uno stato rilassato. Altre persone “cominciano” bene ma comunque poi conoscono cio’ che descrivi e di cui parla anche Kiki. Disagi e violenze che ti portano ad associazioni d’idee, strascichi, evitamenti o stordimenti ecc ecc. Il problema, oltre al lato emozionale e post traumatico, e’ che l’essere umano tende comunque oltre ad avere dei suoi “tragitti”che sono delle sue dinamiche anche a costruirsi delle “mappe” in base alle sue esperienze. E quelle “mappe” con cui cerca di orientarsi o nelle quali si riconosce (“io sono cosi, reagisco cosi, mi difendo cosi…) finiscono con il diventare anche opprimenti. Almost parla di esperti: esperti validi (ma dipende anche dalla relazione terapeutica che si instaura) possono, a seconda delle necessita’ e dei percorsi individuali, intervenire con tecniche diverse (oggi ce ne sono di piu’ tipi e integrate) sui traumi e le mappe, anche, e cio’ mi sembra interessante, appunto da un punto di vista “presente”. Non si tratta, comunque, anche non parlando di “esperti”, di dimenticare il passato o di non riconoscere anche dei propri “punti deboli” ma a volte di accettarli ma di viverseli in modo diverso o cmq piu’ sereno. Come chi sa di avere una predisposizione per il mal di gola e puo’ superarla ma anche semplicemente conviverci ma sapendo di non stare davanti ad una finestra aperta o di cogliere i segnali di un inizio di mal di gola. Kiki, credo, non nega ma affronta con pazienza, il piu’ possibile, anche (scusa Kiki la definizione forse impropria) cio’ che resta dello stress post traumatico andando avanti nel crearsi un nuovo equilibrio nel presente. Ovvio che non piace quando certe sensazioni ecc fanno capolino o “capolone” e non si tratta di restare ancorati al passato, ma a volte anche di uscire il piu’ possibile da un concetto di “salvezza” (altrui o proprio) per entrare in un concetto di “essere/vivere”. Per me e’ stato importante pensare sempre che mi “salvavo da me” e per quel che posso, non conoscendo le tue vicende,.comprendo anche la paura legata a qualsiasi possibile “ricatto” o “debito” o errore nell’affidarsi a in un momento di fragilita’ contingente. Concordo pero” con chi dice che, a meno che non incontriamo chi per sue ragioni ha realmente una sindrome sa crocerossino et similia o cerca di instaurare rapporti basati su un certo tipo di “salvezza/dipendenza” la gente non per forza ci vive come vittime o esseri in deficit, non per forza pur avendo empatia per il nostro vissuto e volendoci bene si confronta con noi su questo piano o pensa che le sue sofferenze e
Sololu,
concordo con Almost-Imperfect: bisognerebbe imparare ad accettare il passato, anzi, in certi casi bisognerebbe avere il coraggio di affrontarlo a muso duro, magari anche con l’aiuto di un professionista.
analizzarlo, spezzettarlo, ricostruirlo, comprenderlo nelle sue varie sfaccettature, possono aiutare a far sì che la sua ombra si proietti meno pesantemente sia sul presente che sul futuro.