Durante il corso di quest’estate scrissi delle lettere che riguardavano i problemi con me stesso, gli altri e la mia famiglia. Da giugno fino ad agosto devo ammettere che ho passato un’estate tranquilla. Io non ho molti amici ed esco poco e questo ha fatto si che i miei rompessero molto le scatole, ma sono contento, perché una persona per essere felice deve fare ciò che vuole ed io l’ho fatto. Il mio errore è stato credere nelle parole dei miei che mi buttavano giù, perché mi facevano crollare e pensare che la colpa era da attribuire solo a me. Forse sono maturato oppure ho solo imparato ad essere meno esigente con me stesso ed ora faccio tutto ciò che mi rende allegro: ad esempio quest’estate ogni giorno andavo in palestra e tornavo a casa stanco e questo mi metteva di buon umore. Il 15 è iniziata anche la scuola e devo dire che mi trovo bene, tranne con alcuni professori che si sono dimenticati che siamo umani e non robot. Se faccio un piccolo flashback di 4 anni fino ad arrivare a quest’estate ci sono momenti brutti e pochissime gioie, eppure c’è quel qualcosa che ti fa dire “sono stati momenti indimenticabili”. Nonostante tutto ho un rimpianto: anni fa ero un ragazzino molto dolce, aperto, socievole, sorridente ed ora sono chiuso, freddo, rido poco e faccio fatica a fare amicizia. Questo stato di chiusura mi ha portato a stare tanto tempo al computer che ritengo tempo sprecato ed ora invece ci sto sempre meno. Ho perso amici, ho pianto, ho riso, mi sono alzato, sono caduto a terra, ho quasi mollato, sono stato solo per tanto tempo, avvenimenti, serate e tante altre cose mi hanno fatto arrivare ad oggi e a quello che sono… me stesso. Godiamoci le cose semplici, perché sono quelle più importanti e cerchiamo di essere diversi dalla massa… è più bello.
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Categorie: - Me stesso
E quindi? Perché perdi ancora tempo al PC?
pc e smartphone stanno uccidendo questa società. Anzi il mondo. La gente è diventata fredda e giudica da dietro ad un pc/smartphone altri dietro pc e smartphone. È tutto molto irrealistico e assurdo. Viviamo sempre di più in un mondo freddo. Per paradosso io ti scrivo da dietro ad uno smartphone. Che schifo. Meglio gli anni 70/80.
Nella vita dovresti fare quello che ti fa stare bene e questo non potrà mai coincidere con quello che ti piace; se ci pensi, in fondo, non sarebbe elegante: la soddisfazione ha una durata fisiologica. Superato quel limite appari come un illuso. Nella vita mi è capitato di lasciarmi andare all’entusiasmo, ma ho realizzato immediatamente che quel comportamento aveva qualche cosa d’innaturale ed è così che me ne sono vergognata… d’altro canto non sono una persona di spettacolo e nonostante sia consuetudine abbandonarsi agli stati d’animo non ho potuto esimermi dal sentirmi fuori luogo. Sia chiaro: non ho fatto niente di cui dovrei vergognarmi, si tratta di un mio sentire. Da una parte ti capisco quando dici che preferisci non avere una vita sociale molto intensa perché si riflette tutto sull’autostima e diventa difficile comunicare con i genitori perché una volta a casa hai bisogno di farti una ragione, cosa che peraltro contraddice anche la nostra fede. A maggior ragione diventa difficile confrontarsi. Ti parlo di tanti anni fa, ormai la penso come mia madre sotto tutti i punti di vista, ma questo non significa che siamo perfette. E comunque a scuola non ti trattano come un robot. Tanto per cominciare devi concentrarti sulle cose che ti piacciono e su quelle che non ti piacciono, non ti piacciono tra virgolette. Quelle che non ti piacciono sono di gran lunga quelle che ti danno più soddisfazioni… sono cibo per la mente. Non consiglierei mai a qualcuno di fare quello che gli piace perché le dipendenze vengono alimentate dalla sensazione che si potrebbe fare di meglio. Si deve vivere come una passione, ma il senso della vita va cercato nei sacrifici. Il sacrificio produce sempre frutti. La passione ti rende euforico perché si nutre di attese infinite e di magri raccolti.
bel commento, Rossella!
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Cerchio,
è bello che tu abbia trovato un equilibrio fra il dolce e il salato che offre la vita, se si ha il semplicissimo gusto di viverla per come si presenta e per quello che è.
comunque, essere diversi ha spesso anche le sue ben note connotazioni nefaste. non mi sono mai sentita tanto negativamente “diversa” come in questo ultimo anno! dovrò al più presto trovar modo di rimettermi in sesto anch’io, seguendo il tuo esempio…
Sono d’accordo :=)