In questi giorni ho letto un libro che a me è piaciuto da morire….
gli argomenti principali sono l’Amore e la Felicità….
e per curiosità mia e credo anche di altri….
Secondo voi cosa sono l’Amore e la Felicità???
Cercate di rispondere in tanti per farvore…
Un bacio a tutti quanti
Lettera pubblicata il 3 Luglio 2011. L'autore ha condiviso 6 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Gio15.
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Categorie: - Riflessioni
per me
– l’Amore è sentirsi compresi e accettati,
– la Felicità è costituita da attimi d’infinito, in cui diventa possibile qualcosa che a lungo si è ritenuto irraggiungibile o anche addirittura inesistente.
è un classico che le due emozioni possano coesistere, dando luogo così a una gratificazione emotiva più durevole di altre.
PS: qual’è il libro che hai letto e ti è tanto piaciuto?
Il libro è : ” Il gusto segreto del cioccolato amaro” di Kevin Alan Milne
Grazie per la tua risposta!!!!!
sono esattamente l’uno l’opposto dell’altra.
L’amore è nutrire la persona che ami, non solo nel senso più materiale del termine, ma comprendendo tutto quanto: nutrire l’anima, lo spirito, il fisico…
La felicità è per me una sensazione rassicurante, non c’è bisogno che succedano grandi cose, anzi, pure accettando i limiti che la nostra esistenza ci impone, dolore, lutti, rinunce, sacrifici, si può essere felici; è alzarsi la mattina ed essere curiosi di sapere cosa ci riserverà il mondo.
Come dice rossana le due emozioni sono fortemente legate
Il punto è un altro. Secondo me ci stiamo abituando a distinguere i “giusti” e i “peccatori” dalle opere e quindi dalla condotta. Ci sentiamo dei prodigi e pensiamo di essere noi gli alberi della vita. Io sono abbastanza onesta (perché casto è il mio pensiero) da dare un valore all’anelito di vita che sento nascere nel profondo del mio cuore nel momento in cui si manifesta la passione. Non mi sento giusta rispetto ad un fratello che ha fatto altre scelte perché ha riscontrato negli altri un velo d’ipocrisia e si è sentito sminuito… quando penso alle parole di Gesù sulla sua venuta mi sento amata e pronta al sacrificio. Ma la molla che scatta nella coppia resta quella, almeno fino a quando il Signore non irrompe nella mia vita con la potenza del Suo Spirito e mi prepara a gustare frutti più dolci. Ma la storia di una conversione (almeno dal mio punto di vista) andrebbe inquadrata all’interno della storia della salvezza. San Paolo non avrebbe avuto bisogno di convertirsi. Si sarebbe potuto ravvedere, un giorno, come tutti. Degli uomini che ho conosciuto non ho niente da dire… la deriva “moralizzante” non dovrebbe trarli in inganno. Quando una conoscenza nasce su questi presupposti non è possibile convertire il sentimento in qualcos’altro. No saprei come comportarmi, perché la conoscenza è stata verbale, ma non mi sentirei di definirla platonica visto e considerato che i toni sono stati abbastanza accesi. Il discorso sull’umore mi sta particolarmente a cuore.
Non a caso esiste un precedente che fa capire perché in alcuni casi è meglio concludere la conoscenza con una punta di sarcasmo per rimettere tutto in asse. Ma anche in quel caso io mi sarei sposata in chiesa… perché non avrei dovuto? I “giusti” ci vorrebbero tutti buoni cattolici… ma io mi domando: -da quando i cattolici sono buoni?- Scherzo. Sì sa che scherzando si dicono tante verità… Io rispetto questa sensibilità (perché la considero tale), ma se ragionassimo in questi termini la razza umana si estinguerebbe. Un conto è il punto di vista della chiesa docente e un conto è la realtà di quella discendente. A guardare troppo in alto si rischia di diventare prigionieri di un’utopia. In questo spaccato di vita c’è già la soluzione a tutti i problemi pastorali che sono stati sollevati negli ultimi quindici anni. La soluzione è dentro di noi. Io sono una persona che ha bisogno di accendersi. Lui è una persona che ha bisogno di una pace per me inaccessibile… tra vent’anni potrei ravvedermi a causa di una sconfitta o di qualche avvenimento che mi ha fatto prendere coscienza del fatto che sono meno forte di quanto mi ero illusa di essere e a suo tempo non ho avuto la forza per sacrificarmi perché questa forza (che non ho) si attinge dalla vita soprannaturale dell’uomo. Ma la mia umanità in quegli anni si è realizzata perché ho scelto di essere me stessa, ma non ho avuto abbastanza fede da mettermi nelle mani di Dio. I nostri genitori sono stati più umili di noi.
A noi manca questo realismo e siamo talmente perfezionisti da non credere fino in fondo nella divina misericordia. Convivi? Non è la fine del mondo. Ami una persona del tuo stesso sesso? Se i problemi sono questi! Siete felici? Questo è l’importante. L’uomo ha diritto di credere nella felicità per capire cosa realmente gli manca.
In amore “ob torto collo” bisogna spogliarsi degli ideali e anche di quel pizzico di vanità che riscalda l’etica della cura dei rapporti interpresonali. Anche questo è importante. Io ci credo al punto da apparire falsa.