Per esempio Dostoevskij, io sono uno di quelli che si trova tutti i mari di ragioni per giustificare le cazzate che ha fatto e così assolversi dai fallimenti. E sono così bravo a “pescare” quello che mi serve che mi auto convinco, e spesso riesco a convincere anche gi altri.
È un modo per sopravvivere alla realtà.
—
Golem,
NON ho bisogno di giustificare niente a nessuno, se non a me stessa. io sola conosco i MIEI sentimenti, gran parte delle numerose sfaccettature dei MIEI vissuti e quella che è stata e che è la MIA realtà, molto meno fallimentare di quanto si possa supporre. nessuno mi può dire se vivo o sopravvivo, né quanto di bene o di male sono stata in grado di cogliere dai MIEI giorni.
NON dimentico né rinnego nulla: mi limito a cercare di comprendere sia me stessa che il prossimo, senza ostinarmi a colorare di rosa tutto quello che mi circonda. c’è anche tanto grigio e parecchio nero di seppia ovunque!
siamo diversi e miriamo a obiettivi diversi: fattene una ragione ed esci una buona volta dalla giungla del risentimento aggressivo indiretto. la guerra è finita, senza né vincitori né vinti!
Quella del cartello è da scompisciarsi dalle risate. E quella di Freud era naturalmente una… “freuddura”.
Vincitori o vinti? Io non ci penso proprio. Non sono in gara con nessuno.
Se ci tieni a sentirti vincitrice morale di un luogo che vive di “parole” accomodati. Quello che conta è che chi legge si sia fatto un quadro più chiaro dei frequentatori del sito, osservandone le reazioni sotto tutti gli aspetti, non solo quelli “dovuti”.
Il buon Yog avea bisogno d’una pernice
e dal beccàro la volea pigliare,
per poi porla in venusta cornice,
che così i verdi anni suoi volea ricordare.
Appena l’ebbe, l’inaugurò con gran vernice
e s’impoverì assai dacché avea a pagare
tal debito, ch’egli contrasse fuor di misura.
Questa convenzion può dirsi usura?
Golem,
mi fa piacere che ti sia piaciuto il cartello, l’esempio fra i tre riportati che preferisco, pur avendoci riso su meno di te.
secondo me, la storiella citata da Freud era incentrata sul rovescio delle aspettative, come nell’esempio dell’abbigliamento della vecchia nella disquisizione sul tema di Pirandello, se non ricordo male.
non sentendo il bisogno di dimostrare oltre che, seppur molto raramente, capita anche a me di cogliere qua e là qualche sfumatura umoristica (benché non ne senta affatto il bisogno), concludo con un’estrapolazione da un romanzo che sto leggendo: si tratta di una giovane donna, laureata ma disoccupata, costretta dalla necessità economica a dedicarsi ad attività di segretariato volante.
il suo compagno, che vive alle sue spalle, afferma: “Era impossibile indurla a parlare del suo lavoro, al quale non accennava quasi mai senza usare l’aggettivo “servile”. “Mi resta da sbrigare qualche faccenda servile prima di andare a letto” o, più bizzarramente, “Mi hanno quasi investita mentre andavo per la mia strada servile stamattina.”
non sono riuscita a capire se mi divertiva di più il fatto che attribuisse l’aggettivo “servile” persino alla strada oppure se quanto toccava le mie corde d’ilarità fosse il percepire se stessa talmente svalutata da ritenersi assimilata a tutto quanto facesse parte del suo campo d’azione, tanto da ritenere che su quella strada “servile” potesse essere quasi giusto correre il rischio d’essere investita.
fai bene a giocare con le parole, se così ti piace fare, ma non dare per scontato che tutti ne possano apprezzare il succo quanto te o altri a te più affini.
—
PS: né tu né io siamo mai stati orientati a vincere alcun che su un contrasto d’idee derivante da temperamenti ed esperienze diversi. sono altri a continuare di tanto in tanto a buttare il sasso nello stagno, a rinfocolare schieramenti (a mio avviso quanto meno inopportuni), e a lamentarsi poi che dal tonfo possano derivare increspature sulla superfice dell’acqua.
quanto agli osservatori, ognuno osserva quello che gli va e se ne fa un proprio concetto. non mi sembra che la mia persona in particolare debba essere continuamente “decriptata” da chi sa e vede a modo suo, a beneficio di chi ritiene talmente limitato da non poter pensare e valutare con la sua testa, se ritiene che per lui questo possa rivestire un qualche interesse.
tu ami l’ironia e le battute di spirito; io non trovo le tue particolarmente divertenti. tu sei giocoso e guardi tutto e tutti dall’alto in basso; io sono seria, oppure anche seriosa, a seconda dei gusti… in sintesi, se ne può desumere semplicemente che siamo diversi, cosa peraltro più che facilmente riscontrabile da chiunque. PUNTO!
170 milioni di dischi, bella e brava, non solo nel canto, si è uccisa al terzo tentativo, a distanza di venti anni dal primo.
la fragilità emotiva, la sventura oppure l’incapacità di sopportare la sofferenza più e meglio di altri, non sono da considerarsi né una sconfitta, né un qualcosa di cui doversi vergognare!
L’ eroina modesta e servile di un romanzo, di una fiction o di un cartone animato è un tema ricorrente nelle storie che appasionano la maggior parte delle donne. sarà questo che condiziona poi certe loro scellerate scelte di sudditanza ( sia sentimentale sia lavorativa ) nella vita ? io credo di si. perlomeno in buona parte. A me peraltro mi sono state sempre più simpatiche le “cattive ragazze” della storia ( quelle che mettevano zizzania, che organizzavano piani micidiali, che facevano alleanze con lestofanti e malandrini ). Le ho sempre trovare più VERE.
Le brave ragazze dei cartoni animati poi le ho sempre trovate totalmente insopportabili: remissive e arrendevoli fino all’ inverosimile, che credo neanche una santa martire arriva a tali livelli di zerbinismo, specie verso i nemici. Ma i gusti sono gusti e lascerò che le altre si gustino e ammirino le loro servette 🙂
Purtroppo l’ ammirare le “antagoniste” invece delle “bravissime protagoniste” non è bastato a preservarmi e a salvarmi dalla totale coglioneria, specie in amore. un errore nel quale TUTTE le donne incappano, prima o poi.
Oggi è una brutta giornata. L’Emergency Room è sotto pressione. Una paziente è in condizioni critiche da ieri, e non dà segni di miglioramento, anzi questa notte c’è stato un crollo della concentrazione di ossitocina e vasopressina con l’innalzamento a livello preoccupante degli ormoni surrenalici, cortisolo e adrenalina, con la comparsa di intensa tachicardia, dispnea e attacchi di panico accompagnati da intenti suicidi. Fortunatamente tra i medici c’è chi si sta dedicando in maniera esclusiva a questo caso. Spero ce la faccia a salvarla, non vorrei trovarla nel mio laboratorio con un taglio a Y sul tronco.
La dottoressa Sofia cerca inutilmente di intervenire su un paziente che è convinto di essere Odisseo, del quale ritiene di possedere le qualità di multiforme ingegno. Nonostante i metodi decisi della dottoresa il paziente non mostra segni di miglioramento, aggirandosi nelle corsie per molestare le infermiere più giunoniche.
La dottoressa Emmegi si prodiga oltre ogni immaginazione nel reparto di “penimetria”, dove da un decennio si discute senza soluzione di continuità su quale debba essere il “penemetro” di riferimento universale da depositare a Sevres, in lega di platino-iridio, di modo che non subisca variazioni di dimensioni a causa de fattori esterni. Per il momento si sta discutendo se utilizzare una frazione cinquantamilionesima del quarto di meridiano terrestre passante per Voghera, oppure definirlo come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 5/299 792 458 di secondo (assumendo che la velocità della luce nel vuoto è per definizione 299 792 458 m/s).
Il professor Yog, che ogni giorno è impegnato con casi mai riscontrati prima d’ora, che con rara sagacia cerca di curare con metodi innovativi, facendo del reparto di Neuroscienze che dirige uno dei centri all’avanguardia in ambito mondiale per le malattie neuro degenerative di nuova generazione, cercando anche di sopperire alla assenza della direttrice sanitaria, la Professoressa Scarlet, che pare sia partita alla ricerca del paziente scomparso dalla clinica alcuni anni fa, e di cui non si ricevono notizie: Beppino.
Poichè al momento sono assenti impegni autoptici mi sento di solidarizzare con questi eroici colleghi, che con il loro impegno diuturno rendono questo nosocomio un posto migliore del mondo da cui provengono i nostri pazienti.
Oggi va a loro il mio pensiero e il mio grazie come medico e come cittadino.
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Golem – 9 febbraio 2016 18:34
Per esempio Dostoevskij, io sono uno di quelli che si trova tutti i mari di ragioni per giustificare le cazzate che ha fatto e così assolversi dai fallimenti. E sono così bravo a “pescare” quello che mi serve che mi auto convinco, e spesso riesco a convincere anche gi altri.
È un modo per sopravvivere alla realtà.
—
Golem,
NON ho bisogno di giustificare niente a nessuno, se non a me stessa. io sola conosco i MIEI sentimenti, gran parte delle numerose sfaccettature dei MIEI vissuti e quella che è stata e che è la MIA realtà, molto meno fallimentare di quanto si possa supporre. nessuno mi può dire se vivo o sopravvivo, né quanto di bene o di male sono stata in grado di cogliere dai MIEI giorni.
NON dimentico né rinnego nulla: mi limito a cercare di comprendere sia me stessa che il prossimo, senza ostinarmi a colorare di rosa tutto quello che mi circonda. c’è anche tanto grigio e parecchio nero di seppia ovunque!
siamo diversi e miriamo a obiettivi diversi: fattene una ragione ed esci una buona volta dalla giungla del risentimento aggressivo indiretto. la guerra è finita, senza né vincitori né vinti!
Quella del cartello è da scompisciarsi dalle risate. E quella di Freud era naturalmente una… “freuddura”.
Vincitori o vinti? Io non ci penso proprio. Non sono in gara con nessuno.
Se ci tieni a sentirti vincitrice morale di un luogo che vive di “parole” accomodati. Quello che conta è che chi legge si sia fatto un quadro più chiaro dei frequentatori del sito, osservandone le reazioni sotto tutti gli aspetti, non solo quelli “dovuti”.
Golem,
grazie per la lezione, che però ha ben poco a che fare con quanto stavo cercando di evidenziare.
il resto del post 369 NON merita alcun commento: si spiega, e si dispiega, più che chiaramente da sé.
stammi bene, un po’ meno giudicante e un po’ più sereno, se puoi!
cornice ai miei più ricchi e spensierati anni giovanili:
https://www.youtube.com/watch?v=XE0mNytNP-Q
se negative influenze esterne non si fossero poste di traverso,
è probabile che non sarebbero mai finiti…
Grazie a te Rossana per la tua successiva ezione di raffinata diplomazia…sgusciante.
DUBBIO YOGGHIANO XII
Il buon Yog avea bisogno d’una pernice
e dal beccàro la volea pigliare,
per poi porla in venusta cornice,
che così i verdi anni suoi volea ricordare.
Appena l’ebbe, l’inaugurò con gran vernice
e s’impoverì assai dacché avea a pagare
tal debito, ch’egli contrasse fuor di misura.
Questa convenzion può dirsi usura?
Golem,
mi fa piacere che ti sia piaciuto il cartello, l’esempio fra i tre riportati che preferisco, pur avendoci riso su meno di te.
secondo me, la storiella citata da Freud era incentrata sul rovescio delle aspettative, come nell’esempio dell’abbigliamento della vecchia nella disquisizione sul tema di Pirandello, se non ricordo male.
non sentendo il bisogno di dimostrare oltre che, seppur molto raramente, capita anche a me di cogliere qua e là qualche sfumatura umoristica (benché non ne senta affatto il bisogno), concludo con un’estrapolazione da un romanzo che sto leggendo: si tratta di una giovane donna, laureata ma disoccupata, costretta dalla necessità economica a dedicarsi ad attività di segretariato volante.
il suo compagno, che vive alle sue spalle, afferma: “Era impossibile indurla a parlare del suo lavoro, al quale non accennava quasi mai senza usare l’aggettivo “servile”. “Mi resta da sbrigare qualche faccenda servile prima di andare a letto” o, più bizzarramente, “Mi hanno quasi investita mentre andavo per la mia strada servile stamattina.”
non sono riuscita a capire se mi divertiva di più il fatto che attribuisse l’aggettivo “servile” persino alla strada oppure se quanto toccava le mie corde d’ilarità fosse il percepire se stessa talmente svalutata da ritenersi assimilata a tutto quanto facesse parte del suo campo d’azione, tanto da ritenere che su quella strada “servile” potesse essere quasi giusto correre il rischio d’essere investita.
fai bene a giocare con le parole, se così ti piace fare, ma non dare per scontato che tutti ne possano apprezzare il succo quanto te o altri a te più affini.
—
PS: né tu né io siamo mai stati orientati a vincere alcun che su un contrasto d’idee derivante da temperamenti ed esperienze diversi. sono altri a continuare di tanto in tanto a buttare il sasso nello stagno, a rinfocolare schieramenti (a mio avviso quanto meno inopportuni), e a lamentarsi poi che dal tonfo possano derivare increspature sulla superfice dell’acqua.
quanto agli osservatori, ognuno osserva quello che gli va e se ne fa un proprio concetto. non mi sembra che la mia persona in particolare debba essere continuamente “decriptata” da chi sa e vede a modo suo, a beneficio di chi ritiene talmente limitato da non poter pensare e valutare con la sua testa, se ritiene che per lui questo possa rivestire un qualche interesse.
tu ami l’ironia e le battute di spirito; io non trovo le tue particolarmente divertenti. tu sei giocoso e guardi tutto e tutti dall’alto in basso; io sono seria, oppure anche seriosa, a seconda dei gusti… in sintesi, se ne può desumere semplicemente che siamo diversi, cosa peraltro più che facilmente riscontrabile da chiunque. PUNTO!
https://www.youtube.com/watch?v=dSoP6agrRy4
ovvero: la forza di alimentare la speranza nella fede!
—
https://www.youtube.com/watch?v=0bYaV2TKp_U
170 milioni di dischi, bella e brava, non solo nel canto, si è uccisa al terzo tentativo, a distanza di venti anni dal primo.
la fragilità emotiva, la sventura oppure l’incapacità di sopportare la sofferenza più e meglio di altri, non sono da considerarsi né una sconfitta, né un qualcosa di cui doversi vergognare!
L’ eroina modesta e servile di un romanzo, di una fiction o di un cartone animato è un tema ricorrente nelle storie che appasionano la maggior parte delle donne. sarà questo che condiziona poi certe loro scellerate scelte di sudditanza ( sia sentimentale sia lavorativa ) nella vita ? io credo di si. perlomeno in buona parte. A me peraltro mi sono state sempre più simpatiche le “cattive ragazze” della storia ( quelle che mettevano zizzania, che organizzavano piani micidiali, che facevano alleanze con lestofanti e malandrini ). Le ho sempre trovare più VERE.
Le brave ragazze dei cartoni animati poi le ho sempre trovate totalmente insopportabili: remissive e arrendevoli fino all’ inverosimile, che credo neanche una santa martire arriva a tali livelli di zerbinismo, specie verso i nemici. Ma i gusti sono gusti e lascerò che le altre si gustino e ammirino le loro servette 🙂
Purtroppo l’ ammirare le “antagoniste” invece delle “bravissime protagoniste” non è bastato a preservarmi e a salvarmi dalla totale coglioneria, specie in amore. un errore nel quale TUTTE le donne incappano, prima o poi.
Dal diario di un anatomopatologo
Oggi è una brutta giornata. L’Emergency Room è sotto pressione. Una paziente è in condizioni critiche da ieri, e non dà segni di miglioramento, anzi questa notte c’è stato un crollo della concentrazione di ossitocina e vasopressina con l’innalzamento a livello preoccupante degli ormoni surrenalici, cortisolo e adrenalina, con la comparsa di intensa tachicardia, dispnea e attacchi di panico accompagnati da intenti suicidi. Fortunatamente tra i medici c’è chi si sta dedicando in maniera esclusiva a questo caso. Spero ce la faccia a salvarla, non vorrei trovarla nel mio laboratorio con un taglio a Y sul tronco.
La dottoressa Sofia cerca inutilmente di intervenire su un paziente che è convinto di essere Odisseo, del quale ritiene di possedere le qualità di multiforme ingegno. Nonostante i metodi decisi della dottoresa il paziente non mostra segni di miglioramento, aggirandosi nelle corsie per molestare le infermiere più giunoniche.
La dottoressa Emmegi si prodiga oltre ogni immaginazione nel reparto di “penimetria”, dove da un decennio si discute senza soluzione di continuità su quale debba essere il “penemetro” di riferimento universale da depositare a Sevres, in lega di platino-iridio, di modo che non subisca variazioni di dimensioni a causa de fattori esterni. Per il momento si sta discutendo se utilizzare una frazione cinquantamilionesima del quarto di meridiano terrestre passante per Voghera, oppure definirlo come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 5/299 792 458 di secondo (assumendo che la velocità della luce nel vuoto è per definizione 299 792 458 m/s).
Il professor Yog, che ogni giorno è impegnato con casi mai riscontrati prima d’ora, che con rara sagacia cerca di curare con metodi innovativi, facendo del reparto di Neuroscienze che dirige uno dei centri all’avanguardia in ambito mondiale per le malattie neuro degenerative di nuova generazione, cercando anche di sopperire alla assenza della direttrice sanitaria, la Professoressa Scarlet, che pare sia partita alla ricerca del paziente scomparso dalla clinica alcuni anni fa, e di cui non si ricevono notizie: Beppino.
Poichè al momento sono assenti impegni autoptici mi sento di solidarizzare con questi eroici colleghi, che con il loro impegno diuturno rendono questo nosocomio un posto migliore del mondo da cui provengono i nostri pazienti.
Oggi va a loro il mio pensiero e il mio grazie come medico e come cittadino.