Golem,
la subordinazione della donna all’ uomo che ha caratterizzato per millenni ( e in parte caratterizza ancora oggi ) le dinamiche sociali di molti territori, è senz’ altro una delle principali concause che hanno contribuito a sviluppare nelle donne la tendenza a vivere rapporti sofferti. poi, ogni donna vivrà la SUA storia, la SUA particolare situazione a seconda dei suoi trascorsi familiari, del suo carattere e temperamento, delle circostanze e dei fattori culturali che la circondano. è indubbio però che tutte queste vicende sentimentali hanno un comune denominatore: la sottomissione ( conscia o inconscia ) a qualcuno o a qualcosa che si ritiene “superiore”, un punto di riferimento. Mia madre ancora oggi parla di mio padre come di un PUNTO DI RIFERIMENTO FONDAMENTALE, sebbene accanto a lui non sia stata felice, e sebbene come padre e come marito non fosse nè tenero, nè comprensivo, nè generoso. non parlo di generosità materiale, ma affettiva.
Mio padre quando lavorava guadagnava bene, mi ha fatto spesso regali costosi e doni di vario tipo. ha cominciato a regalarmi saltuariamente banconote di denaro quando avevo dieci anni. ero contenta di questi regali per carità, ma allo stesso tempo io lo percepivo come un modo per togliersi il “peso” di dover passare del tempo con me, di portarmi fuori a giocare o a fare delle passeggiate. Lui non giocava mai con me e con mio fratello, se non in qualche rara occasione. quando stava a casa preferiva dedicarsi alle sue faccende, e se io e mio fratello combinavamo qualche marachella o facevamo inavvertitamente qualche piccolo danno, lui diventava furioso. si aspettava che ci comportassimo già come degli adulti, ci parlava di problemi, di bollette, e cose così. non scherzava e non rideva quasi mai. oltre che un gran lavoratore era anche un campione sportivo, ci ripeteva sempre che io e mio fratello eravamo pappe molli, viziati e scansafatiche, che non saremmo mai arrivati al suo livello. e qualsiasi cosa io facessi per far colpo su di lui, sembrava che non fosse mai abbastanza. quando poi da grande conobbi Stefano ( il famoso bandito ) notai molte somiglianze tra il suo comportamento e quello di mio padre…
… per esempio anche Stefano spesso mi offriva regali, gite e cene costose. ma poi mancava per intere settimane, e nel mentre capitava che incontrava anche altre donne, e io mi sentivo sempre più triste, sempre più inadeguata, sempre più sola. sembrava che tutto quello che facevo per attirare il suo affetto e la sua attenzione non fosse mai abbastanza. proprio come era successo con mio padre. e pur di arrivare ad ottenere in qualche modo la sua “resa incondizionata” al mio “amore”, come dicevi anche tu ero stata disposta a condividerlo con altre! Stefano era stato esattamente come mio padre nel suo atteggiamento con me: mi riempiva di regali generosi, si dimostrava attento ai miei bisogni pratici, ma poi per il resto sentivo che non mi considerava seriamente come PERSONA, non si curava del mio punto di vista, delle mie esigenze emotive, della mia personalità e dei miei VERI bisogni. mio padre, per dire, era capace di regalarmi di sua iniziativa un’ auto da 20.000 euro come se niente fosse, ma poi se gli chiedevo di darmi fiducia in quello che IO intendevo fare e di trattarmi alla pari, non sentiva proprio ragioni, era come parlare AD UN MURO. quello che pensava lui era SEMPRE giusto, quello che pensavo io era sempre sbagliato. in quanto ero giovane, ma sopratutto in quanto ero UNA DONNA. e con il bandito era uguale.
a parte la mia storia lunga e travagliata con Stefano, ho avuto in generale sempre la tendenza a innamorarmi di uomini assolutamente non in grado di ricambiare adeguatamente i miei sentimenti.
tu mi dicevi che il padre di tua moglie era stato un signore amorevole e simpatico. ma era morto PREMATURAMENTE, lasciando forse in tua moglie, che allora era una ragazzina, un grande vuoto, una grande disperazione per qualcosa che le veniva negato. Nel suo caso, fu la PRESENZA FISICA del padre. Nel mio, mi vennero negate la tenerezza e la protezione emotiva che una ragazzina si aspetta dalla figura paterna.
OGGI cerco un uomo che mi capisca e mi rispetti prima di tutto come PERSONA, e che sia in grado di sintonizzarsi sul mio punto di vista considerando anche la mia opinione, pur mantenendo la sua. Non mi interessa che un uomo mi sostenga economicamente, anzi sono assolutamente contraria a questo! non voglio più sentirmi DIPENDENTE da qualcuno, MA COMPARTECIPE alla sua vita. che è diverso!
” tu mi dicevi che il padre di tua moglie era stato un signore amorevole e simpatico. ma era morto PREMATURAMENTE, lasciando forse in tua moglie, che allora era una ragazzina, un grande vuoto, una grande disperazione per qualcosa che le veniva negato. ”
Proprio così MG, era comunque una “mancanza” che un padre infliggeva a chi aveva ancora bisogno di lui, quasi come una punizione. Una bambina di 15 anni non può elaborare razionalmente una enormità del genere, sentendosi quasi la sola colpevole se la punizione era così grande.
Una mancanza di “riconoscimento” dalla PRIMA figura maschile di una donna, lascia un vuoto superiore a quella opposta, in una società occidentale principalmente maschilista, dove una femmina sente questa differenza già alle elementari. Cadere col primo fesso che “sembra” qualcosa di “simile” all’ultimo “amore” conosciuto è quasi naturale in certe condizioni di “bisogno”. Si ricomincia dove si è lasciato, nel caso di Sally, e si cerca una conferma con il “sosia” se non c’è stata con l’originale, ma entrambi sono illusioni. Per forza.
Viviamo sempre del bisogno di conferme, di essere accettati, di sapere che “esistiamo” per qualcuno, quel qualcuno che ci consenta di diventare chi siamo veramente, Ma non ci si riesce in quel modo. Con un’illusione.
@mariagrazia
Sei consapevole spero, che non avrai mai un figlio e che morirai senza nessuno che ti tenga la mano? Perché se lo sei allora tutto ciò che scrivi merita rispetto.
Andrea, mi permetto di intervenire, a proposito di quella tua fosca previsione nei confronti di MG. A suo tempo ebbi modo di dire che per me due soli sono i momenti seri della vita: la nascita e la morte, ma ho dimenticato di aggiungere che in entrambi i casi siamo e saremo comunque soli. Non ci sono mani che tengano.
andrea
no.. a dire il vero non ero consapevole, ma grazie per avermi illuminato!
e io che pensavo che potessero ancora esistere uomini intelligenti, che sono in grado di trovarmi apprezzabile! pensa che idiota che sono…
che dirti..se per meritare rispetto devo arrendermi all’ idea di stare sola beh, pazienza! farò a meno del rispetto.
per ora sono consapevole di una sola cosa: molte delle persone che mi GIUDICANO sono molto più sole di quanto non lo sia mai stata io. e comunque, che tu ci creda o no, preferisco di gran lunga stare sola, se l’ alternativa è stare accanto a certi “uomini”. io cerco un compagno. non un padrone a cui obbedire, o un figlio da accudire, o un secondo padre a cui affidarmi. capisci ?
sono consapevole che non potrei stare con chiunque. ma è normale che sia così, SE VALI QUALCOSA E SE HAI DAVVERO QUALCOSA DA DARE. per questo non mi sono mai sentita “di meno delle altre” perchè non ero fidanzata, anzi! e mai mi ci sentirò.
deluso ?..
Golem, senz’ altro non ti è sfuggito che – aldilà dei vissuti familiari e personali di ognuno di noi – c’è anche proprio una cultura imperante di massa che spesso ci conduce verso amori sbagliati. quante volte abbiamo sentito dire da qualcuno: ” il vero amore è solo quello che ti fa soffrire”. questa frase è stata la rovina per milioni di persone ( sopratutto donne ), ed è stata la causa dei maggiori tormenti di intere generazioni. così come il concetto di “illusione”. è talmente radicata in noi la tendenza a voler vedere solo quello che ci fa comodo vedere, non solo in amore ( e anche questo forum, con le sue mille storie e i suoi mille commenti, ne è un esempio lampante ), per cui per molte persone prediligere i rapporti sofferti rispetto agli amori sereni ( che invece a molti appaiono noiosi e banali ) è una conseguenza del tutto scontata.
Frida Kahlo è stata un esempio illustre di donna che decise di gettare deliberatamente le sue perle amorose ai “maiali”. ma quante altre Fride Kahlo sconosciute ci sono sparse in ogni angolo del mondo! del resto, basta anche solo aprire LAD per capirlo..
il problema di tante, TROPPE donne, è che sono ancora convinte che basti essere semplicemente una “brava tosa” per ottenere l’ amore incondizionato di chi ci sta a cuore. niente di più fuorviante!
A me pare che Maria Grazia sappia cosa vuole,giusto o sbagliato che sia e credo sappia a cosa va incontro che non per forza deve essere non fare figli o morire da sola.
da vedere poi se sia peggio morire da soli piuttosto che vivere con accanto una persona che non ti fa sentire bene.
Sai MG, nessuno nasce “imparato” in fatto d’amore, ed è normale che come di fronte a due paia di scarpe uguali, si penseranno di maggior qualità quelle più…care. Così, per la stessa ragione irragionevole, il tipo difficile, più o meno artistoide, problematico e sfuggente apparirà come quel paio di scarpe più caro, anche se non lo si è ancora “provato”, e magari, una volta fatto, anche se va “stretto” ce lo facciamo andar bene. Perché è costato “caro”
Io l’ho scritto prima e lo ripeteró finchè potrò, che le nostre decisioni in amore nascono da ragioni “irragionevoli” che, come nel caso dello scarpone stretto, cerchiamo di adattare al piede, con piaghe, calli e occhi di pernice che cerchiamo di curare come possiamo, perché non ammettemmo mai di aver preso un granchio, soprattutto quando i famosi ormoni sono in circolazione, e si fa finta di niente, come è successo alle famose 78 “vittime” di se stesse di cui ho parlato a Sensibility.
Frida, poverina, è morta infelice, con la speranza di non tornare più in una vita, ma era talmente grande quell’anima che nessuno la ha capita realmente. Ha cercato l’amore che ne “dissetasse” l’inestinguibile sete di affetto, ma è più quello che ha dato di quello che ha ricevuto. Ha molto amato, e con passione, ma come un cane bisognoso di un padrone. E come ho giá detto, la sua arte parla di questo. Anche troppo bene.
Sai secondo me a chi somiglia come angoscia di vivere. Ad Amy Winehouse.
Un genio straziato da un bisogno d’amore che nessuno era in grado di soddisfare. Infatti se n’è andata a 27 anni.
“Ha molto amato, e con passione, ma come un cane bisognoso di un padrone.”
Golem, riparto proprio da questa tua frase. perchè è esattamente così che ci si sente quando si ama un uomo che invece ci rifiuta e ci disprezza, o non ci ricambia adeguatamente: ci sente delle cagnette, delle “bestioline” che necessitano a tutti i costi di un “padrone”, di una guida, di un “rifugio”. di tutto ciò che in qualche modo ci è stato precedentemente negato, o così riteniamo. ci si sente delle nullità proprio perchè viviamo quella “dimensione canina” di bisogno di attenzioni. le donne che si trovano in questa situazione, per poter smettere di star male e per poter approdare a situazioni relazionali felici, devono secondo me uscire da questa condizione psicologica così da ritrovare la TIGRE che è in loro, dimenticando la CAGNETTA. La tigre, a differenza della cagnetta, è un animale indomito, indipendente, in grado di affrontare DA SOLO le intemperie della foresta. E la “foresta”, per noi donne, è LA VITA STESSA. e se non riusciamo ad affrontarla da sole e a dare a noi stesse il giusto valore come individui, saremo sempre frustrate e infelici. La “donna-tigre”, a differenza della “donna-cagnetta”, ha imparato che la sua felicità e realizzazione personale non devono dipendere da nessuno, se non da SE STESSA. Ha imparato a LOTTARE e a farsi strada, reagendo ai drammi e alle difficoltà. ecco perchè nessuno può mettere in discussione il suo valore come persona, aldilà delle scelte che ha fatto nella vita, aldilà della sua cultura, del suo status o della sua condizione. a differenza della donna cagnetta, la donna tigre è consapevole di ciò che merita e di ciò che vuole veramente, ecco perchè non potrebbe mai accettare di dedicarsi a chi la disprezza. voglio dire solo questo alle donne che soffrono per un amore non contraccambiato: NON ABBIATE PAURA di esplorare il mondo là fuori, di smettere di pensare a lui, e di fare nuove esperienze. riscoprite la “tigre” che è in voi!
io Golem non penso che dare valore a una persona che non ci considera o ad un amore impossibile, sia solo una questione di inesperienza, di istinti sessuali o di giovane età. ci sono senza dubbio meccanismi molto più complessi che muovono le tendenze delle donne che vivono situazioni di questo tipo, specie se le ripetono negli anni. e queste attitudini hanno origini lontane. dalla famiglia di origine in primis, e da fattori culturali in secondis. fattori per i quali le donne sono state abituate a pensare che preoccuparsi sopratutto di se stesse è male ed è peccato, non è da “brave bambine”, e che tale comportamento dev’ essere ritenuto deprecabile. Le donne devono liberarsi di questi retaggi dannosi, e imparare a ritrovare – come dicevo prima – il piacere di realizzare se stesse secondo il principio dell’ autodeterminazione e dell’ indipendenza, sia economica che emotiva, anche trasgredendo a certe regole e convenzioni. La ribellione agli schemi però non basta, se non è accompagnata da un adeguato percorso di presa di coscienza e di consapevolezza di se stesse. credo che mancasse questo ad Amy Winehouse.
La ribellione all’ idea della donna “crocerossina” e come figura subalterna al maschio, insieme allo sviluppo della propria autostima, è l’ unica strada, secondo me, per prendere definitivamente le distanze dagli amori malati.
Golem,
la subordinazione della donna all’ uomo che ha caratterizzato per millenni ( e in parte caratterizza ancora oggi ) le dinamiche sociali di molti territori, è senz’ altro una delle principali concause che hanno contribuito a sviluppare nelle donne la tendenza a vivere rapporti sofferti. poi, ogni donna vivrà la SUA storia, la SUA particolare situazione a seconda dei suoi trascorsi familiari, del suo carattere e temperamento, delle circostanze e dei fattori culturali che la circondano. è indubbio però che tutte queste vicende sentimentali hanno un comune denominatore: la sottomissione ( conscia o inconscia ) a qualcuno o a qualcosa che si ritiene “superiore”, un punto di riferimento. Mia madre ancora oggi parla di mio padre come di un PUNTO DI RIFERIMENTO FONDAMENTALE, sebbene accanto a lui non sia stata felice, e sebbene come padre e come marito non fosse nè tenero, nè comprensivo, nè generoso. non parlo di generosità materiale, ma affettiva.
Mio padre quando lavorava guadagnava bene, mi ha fatto spesso regali costosi e doni di vario tipo. ha cominciato a regalarmi saltuariamente banconote di denaro quando avevo dieci anni. ero contenta di questi regali per carità, ma allo stesso tempo io lo percepivo come un modo per togliersi il “peso” di dover passare del tempo con me, di portarmi fuori a giocare o a fare delle passeggiate. Lui non giocava mai con me e con mio fratello, se non in qualche rara occasione. quando stava a casa preferiva dedicarsi alle sue faccende, e se io e mio fratello combinavamo qualche marachella o facevamo inavvertitamente qualche piccolo danno, lui diventava furioso. si aspettava che ci comportassimo già come degli adulti, ci parlava di problemi, di bollette, e cose così. non scherzava e non rideva quasi mai. oltre che un gran lavoratore era anche un campione sportivo, ci ripeteva sempre che io e mio fratello eravamo pappe molli, viziati e scansafatiche, che non saremmo mai arrivati al suo livello. e qualsiasi cosa io facessi per far colpo su di lui, sembrava che non fosse mai abbastanza. quando poi da grande conobbi Stefano ( il famoso bandito ) notai molte somiglianze tra il suo comportamento e quello di mio padre…
… per esempio anche Stefano spesso mi offriva regali, gite e cene costose. ma poi mancava per intere settimane, e nel mentre capitava che incontrava anche altre donne, e io mi sentivo sempre più triste, sempre più inadeguata, sempre più sola. sembrava che tutto quello che facevo per attirare il suo affetto e la sua attenzione non fosse mai abbastanza. proprio come era successo con mio padre. e pur di arrivare ad ottenere in qualche modo la sua “resa incondizionata” al mio “amore”, come dicevi anche tu ero stata disposta a condividerlo con altre! Stefano era stato esattamente come mio padre nel suo atteggiamento con me: mi riempiva di regali generosi, si dimostrava attento ai miei bisogni pratici, ma poi per il resto sentivo che non mi considerava seriamente come PERSONA, non si curava del mio punto di vista, delle mie esigenze emotive, della mia personalità e dei miei VERI bisogni. mio padre, per dire, era capace di regalarmi di sua iniziativa un’ auto da 20.000 euro come se niente fosse, ma poi se gli chiedevo di darmi fiducia in quello che IO intendevo fare e di trattarmi alla pari, non sentiva proprio ragioni, era come parlare AD UN MURO. quello che pensava lui era SEMPRE giusto, quello che pensavo io era sempre sbagliato. in quanto ero giovane, ma sopratutto in quanto ero UNA DONNA. e con il bandito era uguale.
a parte la mia storia lunga e travagliata con Stefano, ho avuto in generale sempre la tendenza a innamorarmi di uomini assolutamente non in grado di ricambiare adeguatamente i miei sentimenti.
tu mi dicevi che il padre di tua moglie era stato un signore amorevole e simpatico. ma era morto PREMATURAMENTE, lasciando forse in tua moglie, che allora era una ragazzina, un grande vuoto, una grande disperazione per qualcosa che le veniva negato. Nel suo caso, fu la PRESENZA FISICA del padre. Nel mio, mi vennero negate la tenerezza e la protezione emotiva che una ragazzina si aspetta dalla figura paterna.
OGGI cerco un uomo che mi capisca e mi rispetti prima di tutto come PERSONA, e che sia in grado di sintonizzarsi sul mio punto di vista considerando anche la mia opinione, pur mantenendo la sua. Non mi interessa che un uomo mi sostenga economicamente, anzi sono assolutamente contraria a questo! non voglio più sentirmi DIPENDENTE da qualcuno, MA COMPARTECIPE alla sua vita. che è diverso!
” tu mi dicevi che il padre di tua moglie era stato un signore amorevole e simpatico. ma era morto PREMATURAMENTE, lasciando forse in tua moglie, che allora era una ragazzina, un grande vuoto, una grande disperazione per qualcosa che le veniva negato. ”
Proprio così MG, era comunque una “mancanza” che un padre infliggeva a chi aveva ancora bisogno di lui, quasi come una punizione. Una bambina di 15 anni non può elaborare razionalmente una enormità del genere, sentendosi quasi la sola colpevole se la punizione era così grande.
Una mancanza di “riconoscimento” dalla PRIMA figura maschile di una donna, lascia un vuoto superiore a quella opposta, in una società occidentale principalmente maschilista, dove una femmina sente questa differenza già alle elementari. Cadere col primo fesso che “sembra” qualcosa di “simile” all’ultimo “amore” conosciuto è quasi naturale in certe condizioni di “bisogno”. Si ricomincia dove si è lasciato, nel caso di Sally, e si cerca una conferma con il “sosia” se non c’è stata con l’originale, ma entrambi sono illusioni. Per forza.
Viviamo sempre del bisogno di conferme, di essere accettati, di sapere che “esistiamo” per qualcuno, quel qualcuno che ci consenta di diventare chi siamo veramente, Ma non ci si riesce in quel modo. Con un’illusione.
@mariagrazia
Sei consapevole spero, che non avrai mai un figlio e che morirai senza nessuno che ti tenga la mano? Perché se lo sei allora tutto ciò che scrivi merita rispetto.
Andrea, mi permetto di intervenire, a proposito di quella tua fosca previsione nei confronti di MG. A suo tempo ebbi modo di dire che per me due soli sono i momenti seri della vita: la nascita e la morte, ma ho dimenticato di aggiungere che in entrambi i casi siamo e saremo comunque soli. Non ci sono mani che tengano.
andrea
no.. a dire il vero non ero consapevole, ma grazie per avermi illuminato!
e io che pensavo che potessero ancora esistere uomini intelligenti, che sono in grado di trovarmi apprezzabile! pensa che idiota che sono…
che dirti..se per meritare rispetto devo arrendermi all’ idea di stare sola beh, pazienza! farò a meno del rispetto.
per ora sono consapevole di una sola cosa: molte delle persone che mi GIUDICANO sono molto più sole di quanto non lo sia mai stata io. e comunque, che tu ci creda o no, preferisco di gran lunga stare sola, se l’ alternativa è stare accanto a certi “uomini”. io cerco un compagno. non un padrone a cui obbedire, o un figlio da accudire, o un secondo padre a cui affidarmi. capisci ?
sono consapevole che non potrei stare con chiunque. ma è normale che sia così, SE VALI QUALCOSA E SE HAI DAVVERO QUALCOSA DA DARE. per questo non mi sono mai sentita “di meno delle altre” perchè non ero fidanzata, anzi! e mai mi ci sentirò.
deluso ?..
Golem, senz’ altro non ti è sfuggito che – aldilà dei vissuti familiari e personali di ognuno di noi – c’è anche proprio una cultura imperante di massa che spesso ci conduce verso amori sbagliati. quante volte abbiamo sentito dire da qualcuno: ” il vero amore è solo quello che ti fa soffrire”. questa frase è stata la rovina per milioni di persone ( sopratutto donne ), ed è stata la causa dei maggiori tormenti di intere generazioni. così come il concetto di “illusione”. è talmente radicata in noi la tendenza a voler vedere solo quello che ci fa comodo vedere, non solo in amore ( e anche questo forum, con le sue mille storie e i suoi mille commenti, ne è un esempio lampante ), per cui per molte persone prediligere i rapporti sofferti rispetto agli amori sereni ( che invece a molti appaiono noiosi e banali ) è una conseguenza del tutto scontata.
Frida Kahlo è stata un esempio illustre di donna che decise di gettare deliberatamente le sue perle amorose ai “maiali”. ma quante altre Fride Kahlo sconosciute ci sono sparse in ogni angolo del mondo! del resto, basta anche solo aprire LAD per capirlo..
il problema di tante, TROPPE donne, è che sono ancora convinte che basti essere semplicemente una “brava tosa” per ottenere l’ amore incondizionato di chi ci sta a cuore. niente di più fuorviante!
A me pare che Maria Grazia sappia cosa vuole,giusto o sbagliato che sia e credo sappia a cosa va incontro che non per forza deve essere non fare figli o morire da sola.
da vedere poi se sia peggio morire da soli piuttosto che vivere con accanto una persona che non ti fa sentire bene.
Sai MG, nessuno nasce “imparato” in fatto d’amore, ed è normale che come di fronte a due paia di scarpe uguali, si penseranno di maggior qualità quelle più…care. Così, per la stessa ragione irragionevole, il tipo difficile, più o meno artistoide, problematico e sfuggente apparirà come quel paio di scarpe più caro, anche se non lo si è ancora “provato”, e magari, una volta fatto, anche se va “stretto” ce lo facciamo andar bene. Perché è costato “caro”
Io l’ho scritto prima e lo ripeteró finchè potrò, che le nostre decisioni in amore nascono da ragioni “irragionevoli” che, come nel caso dello scarpone stretto, cerchiamo di adattare al piede, con piaghe, calli e occhi di pernice che cerchiamo di curare come possiamo, perché non ammettemmo mai di aver preso un granchio, soprattutto quando i famosi ormoni sono in circolazione, e si fa finta di niente, come è successo alle famose 78 “vittime” di se stesse di cui ho parlato a Sensibility.
Frida, poverina, è morta infelice, con la speranza di non tornare più in una vita, ma era talmente grande quell’anima che nessuno la ha capita realmente. Ha cercato l’amore che ne “dissetasse” l’inestinguibile sete di affetto, ma è più quello che ha dato di quello che ha ricevuto. Ha molto amato, e con passione, ma come un cane bisognoso di un padrone. E come ho giá detto, la sua arte parla di questo. Anche troppo bene.
Sai secondo me a chi somiglia come angoscia di vivere. Ad Amy Winehouse.
Un genio straziato da un bisogno d’amore che nessuno era in grado di soddisfare. Infatti se n’è andata a 27 anni.
“Ha molto amato, e con passione, ma come un cane bisognoso di un padrone.”
Golem, riparto proprio da questa tua frase. perchè è esattamente così che ci si sente quando si ama un uomo che invece ci rifiuta e ci disprezza, o non ci ricambia adeguatamente: ci sente delle cagnette, delle “bestioline” che necessitano a tutti i costi di un “padrone”, di una guida, di un “rifugio”. di tutto ciò che in qualche modo ci è stato precedentemente negato, o così riteniamo. ci si sente delle nullità proprio perchè viviamo quella “dimensione canina” di bisogno di attenzioni. le donne che si trovano in questa situazione, per poter smettere di star male e per poter approdare a situazioni relazionali felici, devono secondo me uscire da questa condizione psicologica così da ritrovare la TIGRE che è in loro, dimenticando la CAGNETTA. La tigre, a differenza della cagnetta, è un animale indomito, indipendente, in grado di affrontare DA SOLO le intemperie della foresta. E la “foresta”, per noi donne, è LA VITA STESSA. e se non riusciamo ad affrontarla da sole e a dare a noi stesse il giusto valore come individui, saremo sempre frustrate e infelici. La “donna-tigre”, a differenza della “donna-cagnetta”, ha imparato che la sua felicità e realizzazione personale non devono dipendere da nessuno, se non da SE STESSA. Ha imparato a LOTTARE e a farsi strada, reagendo ai drammi e alle difficoltà. ecco perchè nessuno può mettere in discussione il suo valore come persona, aldilà delle scelte che ha fatto nella vita, aldilà della sua cultura, del suo status o della sua condizione. a differenza della donna cagnetta, la donna tigre è consapevole di ciò che merita e di ciò che vuole veramente, ecco perchè non potrebbe mai accettare di dedicarsi a chi la disprezza. voglio dire solo questo alle donne che soffrono per un amore non contraccambiato: NON ABBIATE PAURA di esplorare il mondo là fuori, di smettere di pensare a lui, e di fare nuove esperienze. riscoprite la “tigre” che è in voi!
io Golem non penso che dare valore a una persona che non ci considera o ad un amore impossibile, sia solo una questione di inesperienza, di istinti sessuali o di giovane età. ci sono senza dubbio meccanismi molto più complessi che muovono le tendenze delle donne che vivono situazioni di questo tipo, specie se le ripetono negli anni. e queste attitudini hanno origini lontane. dalla famiglia di origine in primis, e da fattori culturali in secondis. fattori per i quali le donne sono state abituate a pensare che preoccuparsi sopratutto di se stesse è male ed è peccato, non è da “brave bambine”, e che tale comportamento dev’ essere ritenuto deprecabile. Le donne devono liberarsi di questi retaggi dannosi, e imparare a ritrovare – come dicevo prima – il piacere di realizzare se stesse secondo il principio dell’ autodeterminazione e dell’ indipendenza, sia economica che emotiva, anche trasgredendo a certe regole e convenzioni. La ribellione agli schemi però non basta, se non è accompagnata da un adeguato percorso di presa di coscienza e di consapevolezza di se stesse. credo che mancasse questo ad Amy Winehouse.
La ribellione all’ idea della donna “crocerossina” e come figura subalterna al maschio, insieme allo sviluppo della propria autostima, è l’ unica strada, secondo me, per prendere definitivamente le distanze dagli amori malati.