Golem, per certi tipi non c’è limite all’ assurdo. tra il portoghese e il mio ultimo fidanzato ( il famoso rumeno ) non so chi dei due fosse più avvezzo alla devianza mentale e alla totale coglioneria. devo dire però che anche il bandito si difendeva bene… non fosse stato per qualche “assurda” defaillance che ogni tanto lo trainava inspiegabilmente verso un qualche sano principio.
se almeno anche loro avessero dipinto qualche bel quadro, come il nostro Diego..!
Il punto sta nel fatto che l’inglesina fino a tre anni fa ha crreduto che quel rimbambito fosse un “Diego”. E come lei tante lo credono del loro “bandito” o sedicente intellettuale che fosse.
Genii lo sono questo tipi, ma nella coglioneria. Vendere droga ai colleghi, ma ti rendi conto?
Rossana, nel caso di Rivera l’intelligenza c’era, è innegabile, ma lui non era in grado di amare, in fondo lo ammette egli stesso, e la passione di Frida non ha mai avuto, per questo motivo, il giusto riconoscimento, facendola vivere in una sorta di perenne attesa dell’amore.
Paradossalmente questo ha alimentato la sua espressività artistica. Ma anche questo non è una novitá.
Io di mia moglie, per esempio, che legge e scrive molto, non ho mai letto niente di più struggente e emozionante, come quando parlava di un fesso sui suoi diari. Una Frida, ma senza un Diego, anche se il portoghese si chiamava Ribeiro, che poi è Rivera nella lingua di Pessoa.
Pazzesco vero?
pazzesco ma ASSOLUTAMENTE USUALE Golem, questo è il dramma. Nel libro intitolato “donne che amano troppo”, l’ autrice mette in evidenza con mirabolante lucidità analitica le cause da cui nascono questi “amori”, e le dinamiche secondo cui poi si sviluppano. è sconcertante notare come queste storie si somiglino tutte, e come siano identiche tra loro anche le “giustificazioni” e le convinzioni di tutte le donne che le vivono.
Si, tutti uguali. Hai voglia a sostenere che ognuno ama a modo suo, che è ovvio, un pó come una serie di attori che recitano la stessa commedia, è normale che ognuno di questi la reciterà col suo stile. Ma la trama è sempre quella.
Guarda Sensibility in un altro thread, che si è pure incazzata con me perchè non ha capito niente di quello che ho scritto, per quanto è “fuori” con la testa quella povera crista. Ma potresti mettere le 78 che ho registrato da tre anni a questa parte (le ho solo contate, non mi sono segnato i nomi) nella storia di Serenity e si sentirebbero nella loro. È possibile trovare quelle sfumature “significative” in queste storie, tali da differenziarle tra loro, stante gli esiti tutti uguali? No: tutte le donne sorprese dal tradimento e col cuore spezzato, ma a cui mancano tanto i loro “amati”, e tutti gli uomini che tradivano nel frattempo, fiducia, speranze e dignità “dell’amata”.
Titolo del film: “lo stronzo e l’illusa”, Sceneggiatura: Il Sesso, Regia : L’istinto, Produzione: La Natura.
Prenditi la briga di segnarti da qui a Natale quante si presenteranno qui come nuove protagoniste di questo cult movie.
Ciao.
Golem, in un passo del libro che ho citato, viene espresso esattamente questo, circa le donne impelagate in amori sofferenti o non corrisposti ( le quali, secondo l’ autrice, sono tutte donne provenienti da famiglie problematiche ):
“E’ evidente che ciascuna di queste donne aveva trovato un uomo che rappresentava quel tipo di sfida già familiare, e perciò era qualcuno con cui poter sentirsi a proprio agio, ed esprimere pienamente se stessa; ma è importante capire che nessuna di queste donne RICONOSCEVA che cosa, in realtà, le stesse attraendo. Se avesse avuto questa cognizione, la scelta se accettare o no quella sfida sarebbe stata più consapevole”.
In pratica, l’ autrice ci sta dicendo che in questi “amori” sostanzialmente non c’è nulla che abbia REALMENTE a che vedere con l’ apprezzamento autentico delle qualità e del modo di essere dell’ altra persona. in questi “rapporti” la donna si lega visceralmente all’ uomo che la fa soffrire perchè dentro di lei scatta come una “molla” che LE IMPONE che deve vincere quella SFIDA, per poi avere la sensazione che ha finalmente superato le mancanze e le svalutazioni ricevute in passato nell’ ambiente familiare. quindi in questi casi la donna NON AMA AFFATTO. ma è solo tesa a cercare di vincere la propria battaglia personale contro le sue insicurezze e le sue angoscie di fondo.
Ma cos’è una famiglia problematica ? istintivamente noi pensiamo subito ad una famiglia in cui vengano compiuti gravi maltrattamenti, gravi mancanze, o nelle quali uno dei genitori, o entrambi, sono dediti a condotte dissennate. in realtà, almeno stando a quando afferma l’ autrice del libro, sono famiglie problematiche anche quelle dove l’ affetto genitoriale non è stato sufficientemente dimostrato, o è stato dimostrato in maniera distorta…
… per esempio, ho ricosciuto la MIA famiglia d’ origine in una delle situazioni tipo descritte dall’ autrice in questo senso:
un padre eccessivamente severo e rigoroso, specie per quanto atteneva alle questioni pratiche ( lavoro, pulizia della casa, risparmio del denaro ) e che difficilmente si lasciava andare a manifestazioni di affetto, pur continuando ad essere una persona presente nella famiglia, attenta ai nostri bisogni pratici. e, malgrado la sua rudezza, mia madre quand’ ero bambina mi ripeteva sempre che lui era mio padre, ci voleva bene, era come un Dio per tutto quello che faceva per mandare avanti la famiglia e che noi avremmo dovuto ADORARLO anche se era burbero, eccessivamente puntiglioso e spesso distaccato e collerico.
queste sono tra le dinamiche che trasformano una ragazzina in una futura donna infelice, che dedicherà gran parte della sua vita ad amori sofferti, sbilanciati, non adeguatamente corrisposti. e così è stato anche per me.
“Concludendo, Frida Kahlo spese la sua vita in una coraggiosa battaglia contro la sofferenza e le avversità che riuscì ad affrontare con un’incredibile forza creativa; forza che le venne, oltre da se stessa, dal suo profondo bisogno di amare e di essere amata sia da uomini sia da donne: “Tlazolteotl, dea dell’amore, dev’essere stata dalla mia parte. Sono stata amata, amata, amata – non abbastanza, ancora, perché non si ama mai abbastanza, poiché una vita non basta. E ho amato incessantemente. Nell’amore, nell’amicizia. Uomini, donne” [R. Jamis, op. cit., p. 212].
può bastare per ritenere di non aver buttato alle ortiche la propria vita? per me, sì, senza nemmeno l’ombra del dubbio.
Si MG, l’ho letto anch’io alcuni anni fa quel libro, e posso dire che se qualcuno ha pensato di scriverlo significa che il problema esiste, e questo forum ce ne dà una prova quasi quotidianamente.
Ma non è una caratteristica esclusivamente femminile, in quanto si presenta in determinati rapporti amorosi prevalentemente in questo genere sessuale. È una caratteristica umana di tutti coloro che si sentono “dipendenti” da un’entità che si considera superiore, in quanto si percepisce essere “necessaria” alla nostra sopravvivenza.
Mi spiego meglio. È la tendenza al “sacrificio” nei confronti di una presunta divinità che si credeva anticamente sovraintendesse al nostro destino, e che si cercava di ingraziarsi la con offerte e sacrifici, non sapendo che molti di quei fenomeni che condizionavano la vita degli esseri viventi dipendevano da eventi che oggi ci spieghiamo benissimo.
Tutti bene o male cerchiamo di ingraziarci “l’autorità” con un comportamento assertivo e disponibile, che se assecondato ci consente di sentirci “privilegiati”, sempre in una remota ottica di “sopravvivenza”, che sia fisica, morale, intellettuale o amorosa appunto. Ognuna di queste esigenze, se “riconosciute” da chi consideriamo “superiore” o necessario per noi, ci garantisce un “primato” nella corsa ad avere il meglio possibile nella vita.
La figura femminile, è stata per millenni “subordinata” a quella maschile sotto il profilo della sopravvivenza alimentare e fisica, e questa dipendenza ne ha segnato il comportamento geneticamente. Nel senso che venivano scelte più facilmente femmine che non ti graffiavano la faccia se gli “ordinavi” certi comportamenti. Le più “docili” e accudenti insomma.
Questi tratti caratteriali ancora oggi sono richiesti dai maschi, per lo stesso motivo per cui si sono evoluti più maschi con tendenze a “dominare” e a essere ubbiditi. Cosa che nelle ultime generazioni si sta attenuando perché non “servono” più i maschi “guerrieri” di mille anni fa e oltre, e perché le donne sono sempre piu autonome economicamente.
Detto ció, non c’è bisogno di essere nate in una famiglia problematica con un padre padrone che ti dava un tetto, da mangiare e vestire ma si faceva temere, per maturare la sindrome della “donna che ama troppo”. Basta che si presenti dentro di sè il bisogno che dà luogo ad una dipendenza. E se questa nasce da un desiderio sessuale che assume i contorni di un bisogno come quello del cibo, della sicurezza in senso lato, può scattare l’ossessione >>>
>>> autodistruttiva.
Mia moglie, inglese come sai, abituata ad un’emancipazione femminile di vecchia data, con un padre adorabile e simpaticissimo, morto peró quando lei aveva solo 15 anni, è (stata) la campionessa mondiale della “dipendenza” sentimentale, o almeno credeva lo fosse. In realtà era il banale desiderio sessuale di una ventenne che provava i primi sconvolgimenti ormonali che l ‘istinto le ha indirizzato verso un soggetto che, con un termine che ho spesso usato, le faceva “sangue”. E se le chiedevi perché non te lo sapeva dire. Lei come mille altre in quelle condizioni di “pre malattia”, in quanto “vittime” di una volontà fisiologica che trascendeva la propria: quella della Natura. E che se non soddisfatta, sia pur attraverso la morale di cui si dispone, nel caso della mia attuale lei col matrimonio, famiglia e figli, soprattuto, ti lascia un senso di fallimento e di “insicurezza” INCONSCIA, che se ieri era “coperta” dalla dipendenza fisica che la donna era costretta a subire dall’uomo, oggi non ha quasi più senso, stante la sempre maggiore autonomia femminile per quanto attiene alla propria sopravvivenza. Ma quel “bisogno” resta nel DNA, e si trasporta a livello “apparentemente” sentimentale, anche per giustificarne una valenza “accettabile” moralmente, pure quando da molti ossevatori “lucidi” questa condizione è qualificata come “aver perso la testa”. Cosa che è infatti
Non è un caso che quando conobbi la ragazza che oggi è mia moglie, oltre alle belle qualità che intuivo in lei, percepivo uno strano timore reverenziale nei miei confronti, nonostante essa stessa ha riconosciuto che dopo la prima impressione dovuta al mio aspetto, il mio atteggiamento era assolutamente “sereno” e non finalizzato al “solito obiettivo”.
Oggi sai che ha superato questo condizionamento, grazie a me posso dire, e al famoso “lavaggio del cervello”, ed è una persona sicura e di successo. Ma si è portata appresso per vent’anni il masochistico piacere della “dipendenza” e sai verso chi.
Sì, perchè c’è EVIDENTEMENTE un piacere anche ad essere gregari. In un modo o nell’altro si ha un ruolo nei confronti del “capo”. E questo è un altro motivo per il quale molte di queste donne accettano anche la co-presenza di altre femmine nella vita di questo “capo”, cosa rarissima se non impossibile a ruoli invertiti. Cercano di essere la “meglio” per assicurarsi le grazie del “meglio” secondo quell’istinto. Ma in queste vicende il famoso amore non c’entra ANCORA niente.
Bye.
Golem, per certi tipi non c’è limite all’ assurdo. tra il portoghese e il mio ultimo fidanzato ( il famoso rumeno ) non so chi dei due fosse più avvezzo alla devianza mentale e alla totale coglioneria. devo dire però che anche il bandito si difendeva bene… non fosse stato per qualche “assurda” defaillance che ogni tanto lo trainava inspiegabilmente verso un qualche sano principio.
se almeno anche loro avessero dipinto qualche bel quadro, come il nostro Diego..!
Il punto sta nel fatto che l’inglesina fino a tre anni fa ha crreduto che quel rimbambito fosse un “Diego”. E come lei tante lo credono del loro “bandito” o sedicente intellettuale che fosse.
Genii lo sono questo tipi, ma nella coglioneria. Vendere droga ai colleghi, ma ti rendi conto?
Rossana, nel caso di Rivera l’intelligenza c’era, è innegabile, ma lui non era in grado di amare, in fondo lo ammette egli stesso, e la passione di Frida non ha mai avuto, per questo motivo, il giusto riconoscimento, facendola vivere in una sorta di perenne attesa dell’amore.
Paradossalmente questo ha alimentato la sua espressività artistica. Ma anche questo non è una novitá.
Io di mia moglie, per esempio, che legge e scrive molto, non ho mai letto niente di più struggente e emozionante, come quando parlava di un fesso sui suoi diari. Una Frida, ma senza un Diego, anche se il portoghese si chiamava Ribeiro, che poi è Rivera nella lingua di Pessoa.
Pazzesco vero?
“Pazzesco vero?”
pazzesco ma ASSOLUTAMENTE USUALE Golem, questo è il dramma. Nel libro intitolato “donne che amano troppo”, l’ autrice mette in evidenza con mirabolante lucidità analitica le cause da cui nascono questi “amori”, e le dinamiche secondo cui poi si sviluppano. è sconcertante notare come queste storie si somiglino tutte, e come siano identiche tra loro anche le “giustificazioni” e le convinzioni di tutte le donne che le vivono.
Si, tutti uguali. Hai voglia a sostenere che ognuno ama a modo suo, che è ovvio, un pó come una serie di attori che recitano la stessa commedia, è normale che ognuno di questi la reciterà col suo stile. Ma la trama è sempre quella.
Guarda Sensibility in un altro thread, che si è pure incazzata con me perchè non ha capito niente di quello che ho scritto, per quanto è “fuori” con la testa quella povera crista. Ma potresti mettere le 78 che ho registrato da tre anni a questa parte (le ho solo contate, non mi sono segnato i nomi) nella storia di Serenity e si sentirebbero nella loro. È possibile trovare quelle sfumature “significative” in queste storie, tali da differenziarle tra loro, stante gli esiti tutti uguali? No: tutte le donne sorprese dal tradimento e col cuore spezzato, ma a cui mancano tanto i loro “amati”, e tutti gli uomini che tradivano nel frattempo, fiducia, speranze e dignità “dell’amata”.
Titolo del film: “lo stronzo e l’illusa”, Sceneggiatura: Il Sesso, Regia : L’istinto, Produzione: La Natura.
Prenditi la briga di segnarti da qui a Natale quante si presenteranno qui come nuove protagoniste di questo cult movie.
Ciao.
Golem, in un passo del libro che ho citato, viene espresso esattamente questo, circa le donne impelagate in amori sofferenti o non corrisposti ( le quali, secondo l’ autrice, sono tutte donne provenienti da famiglie problematiche ):
“E’ evidente che ciascuna di queste donne aveva trovato un uomo che rappresentava quel tipo di sfida già familiare, e perciò era qualcuno con cui poter sentirsi a proprio agio, ed esprimere pienamente se stessa; ma è importante capire che nessuna di queste donne RICONOSCEVA che cosa, in realtà, le stesse attraendo. Se avesse avuto questa cognizione, la scelta se accettare o no quella sfida sarebbe stata più consapevole”.
In pratica, l’ autrice ci sta dicendo che in questi “amori” sostanzialmente non c’è nulla che abbia REALMENTE a che vedere con l’ apprezzamento autentico delle qualità e del modo di essere dell’ altra persona. in questi “rapporti” la donna si lega visceralmente all’ uomo che la fa soffrire perchè dentro di lei scatta come una “molla” che LE IMPONE che deve vincere quella SFIDA, per poi avere la sensazione che ha finalmente superato le mancanze e le svalutazioni ricevute in passato nell’ ambiente familiare. quindi in questi casi la donna NON AMA AFFATTO. ma è solo tesa a cercare di vincere la propria battaglia personale contro le sue insicurezze e le sue angoscie di fondo.
Ma cos’è una famiglia problematica ? istintivamente noi pensiamo subito ad una famiglia in cui vengano compiuti gravi maltrattamenti, gravi mancanze, o nelle quali uno dei genitori, o entrambi, sono dediti a condotte dissennate. in realtà, almeno stando a quando afferma l’ autrice del libro, sono famiglie problematiche anche quelle dove l’ affetto genitoriale non è stato sufficientemente dimostrato, o è stato dimostrato in maniera distorta…
… per esempio, ho ricosciuto la MIA famiglia d’ origine in una delle situazioni tipo descritte dall’ autrice in questo senso:
un padre eccessivamente severo e rigoroso, specie per quanto atteneva alle questioni pratiche ( lavoro, pulizia della casa, risparmio del denaro ) e che difficilmente si lasciava andare a manifestazioni di affetto, pur continuando ad essere una persona presente nella famiglia, attenta ai nostri bisogni pratici. e, malgrado la sua rudezza, mia madre quand’ ero bambina mi ripeteva sempre che lui era mio padre, ci voleva bene, era come un Dio per tutto quello che faceva per mandare avanti la famiglia e che noi avremmo dovuto ADORARLO anche se era burbero, eccessivamente puntiglioso e spesso distaccato e collerico.
queste sono tra le dinamiche che trasformano una ragazzina in una futura donna infelice, che dedicherà gran parte della sua vita ad amori sofferti, sbilanciati, non adeguatamente corrisposti. e così è stato anche per me.
“Concludendo, Frida Kahlo spese la sua vita in una coraggiosa battaglia contro la sofferenza e le avversità che riuscì ad affrontare con un’incredibile forza creativa; forza che le venne, oltre da se stessa, dal suo profondo bisogno di amare e di essere amata sia da uomini sia da donne: “Tlazolteotl, dea dell’amore, dev’essere stata dalla mia parte. Sono stata amata, amata, amata – non abbastanza, ancora, perché non si ama mai abbastanza, poiché una vita non basta. E ho amato incessantemente. Nell’amore, nell’amicizia. Uomini, donne” [R. Jamis, op. cit., p. 212].
può bastare per ritenere di non aver buttato alle ortiche la propria vita? per me, sì, senza nemmeno l’ombra del dubbio.
Si MG, l’ho letto anch’io alcuni anni fa quel libro, e posso dire che se qualcuno ha pensato di scriverlo significa che il problema esiste, e questo forum ce ne dà una prova quasi quotidianamente.
Ma non è una caratteristica esclusivamente femminile, in quanto si presenta in determinati rapporti amorosi prevalentemente in questo genere sessuale. È una caratteristica umana di tutti coloro che si sentono “dipendenti” da un’entità che si considera superiore, in quanto si percepisce essere “necessaria” alla nostra sopravvivenza.
Mi spiego meglio. È la tendenza al “sacrificio” nei confronti di una presunta divinità che si credeva anticamente sovraintendesse al nostro destino, e che si cercava di ingraziarsi la con offerte e sacrifici, non sapendo che molti di quei fenomeni che condizionavano la vita degli esseri viventi dipendevano da eventi che oggi ci spieghiamo benissimo.
Tutti bene o male cerchiamo di ingraziarci “l’autorità” con un comportamento assertivo e disponibile, che se assecondato ci consente di sentirci “privilegiati”, sempre in una remota ottica di “sopravvivenza”, che sia fisica, morale, intellettuale o amorosa appunto. Ognuna di queste esigenze, se “riconosciute” da chi consideriamo “superiore” o necessario per noi, ci garantisce un “primato” nella corsa ad avere il meglio possibile nella vita.
La figura femminile, è stata per millenni “subordinata” a quella maschile sotto il profilo della sopravvivenza alimentare e fisica, e questa dipendenza ne ha segnato il comportamento geneticamente. Nel senso che venivano scelte più facilmente femmine che non ti graffiavano la faccia se gli “ordinavi” certi comportamenti. Le più “docili” e accudenti insomma.
Questi tratti caratteriali ancora oggi sono richiesti dai maschi, per lo stesso motivo per cui si sono evoluti più maschi con tendenze a “dominare” e a essere ubbiditi. Cosa che nelle ultime generazioni si sta attenuando perché non “servono” più i maschi “guerrieri” di mille anni fa e oltre, e perché le donne sono sempre piu autonome economicamente.
Detto ció, non c’è bisogno di essere nate in una famiglia problematica con un padre padrone che ti dava un tetto, da mangiare e vestire ma si faceva temere, per maturare la sindrome della “donna che ama troppo”. Basta che si presenti dentro di sè il bisogno che dà luogo ad una dipendenza. E se questa nasce da un desiderio sessuale che assume i contorni di un bisogno come quello del cibo, della sicurezza in senso lato, può scattare l’ossessione >>>
“non si ama mai abbastanza, poiché una vita non basta.”
tipica affermazione di una donna irrecuperabilmente dedita agli amori malati e all’ annullamento di se stessa e delle proprie esigenze.
>>> autodistruttiva.
Mia moglie, inglese come sai, abituata ad un’emancipazione femminile di vecchia data, con un padre adorabile e simpaticissimo, morto peró quando lei aveva solo 15 anni, è (stata) la campionessa mondiale della “dipendenza” sentimentale, o almeno credeva lo fosse. In realtà era il banale desiderio sessuale di una ventenne che provava i primi sconvolgimenti ormonali che l ‘istinto le ha indirizzato verso un soggetto che, con un termine che ho spesso usato, le faceva “sangue”. E se le chiedevi perché non te lo sapeva dire. Lei come mille altre in quelle condizioni di “pre malattia”, in quanto “vittime” di una volontà fisiologica che trascendeva la propria: quella della Natura. E che se non soddisfatta, sia pur attraverso la morale di cui si dispone, nel caso della mia attuale lei col matrimonio, famiglia e figli, soprattuto, ti lascia un senso di fallimento e di “insicurezza” INCONSCIA, che se ieri era “coperta” dalla dipendenza fisica che la donna era costretta a subire dall’uomo, oggi non ha quasi più senso, stante la sempre maggiore autonomia femminile per quanto attiene alla propria sopravvivenza. Ma quel “bisogno” resta nel DNA, e si trasporta a livello “apparentemente” sentimentale, anche per giustificarne una valenza “accettabile” moralmente, pure quando da molti ossevatori “lucidi” questa condizione è qualificata come “aver perso la testa”. Cosa che è infatti
Non è un caso che quando conobbi la ragazza che oggi è mia moglie, oltre alle belle qualità che intuivo in lei, percepivo uno strano timore reverenziale nei miei confronti, nonostante essa stessa ha riconosciuto che dopo la prima impressione dovuta al mio aspetto, il mio atteggiamento era assolutamente “sereno” e non finalizzato al “solito obiettivo”.
Oggi sai che ha superato questo condizionamento, grazie a me posso dire, e al famoso “lavaggio del cervello”, ed è una persona sicura e di successo. Ma si è portata appresso per vent’anni il masochistico piacere della “dipendenza” e sai verso chi.
Sì, perchè c’è EVIDENTEMENTE un piacere anche ad essere gregari. In un modo o nell’altro si ha un ruolo nei confronti del “capo”. E questo è un altro motivo per il quale molte di queste donne accettano anche la co-presenza di altre femmine nella vita di questo “capo”, cosa rarissima se non impossibile a ruoli invertiti. Cercano di essere la “meglio” per assicurarsi le grazie del “meglio” secondo quell’istinto. Ma in queste vicende il famoso amore non c’entra ANCORA niente.
Bye.