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Lettera pubblicata il 3 Dicembre 2008. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore b80.
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@B80 “…è come se l’amore che sento per lui fosse congelato…” credimi, anche io vivo ciò che vivi tu, a volte mi chiedo se lo amo ancora… io credo di sì, come probabilmente anche tu, è che quando si soffre tanto ma tanto tanto e si ha paura di ciò che potrebbe accadare, come l’ipotesi di un fallimento, ci si crea una sorta di schermo per autoproteggersi… credo poprio che il “congelamento” sia qs… Anche tu sembri forte, stai dosando per bene, io invece, non so se lo sono stata, ma attenzione, è una prova… già qs sera per non aver risposto al cell (mi ha richiamato dopo 1 ora) non ti dico che cosa non ho pensato… sarà qs il più grande ostacolo che non so se riuscirò mai a saltare… se così non fosse gli parlerò e gli dirò che non sarà mai più possibile stare insieme.
Un abbraccio
@AgataR
“già qs sera per non aver risposto al cell (mi ha richiamato dopo 1 ora) non ti dico che cosa non ho pensato… sarà qs il più grande ostacolo che non so se riuscirò mai a saltare… se così non fosse gli parlerò e gli dirò che non sarà mai più possibile stare insieme”.
immagino che sarai stata un’ora con il fiato sospeso e ti sarai sentita tornare indietro di mesi…
è proprio qui il punto. io non so se sono disposta a stare con una persona per cui non nutro più fiducia. per il momento non credo ancora di potercela fare…
in un rapporto è fondamentale abbandonarsi ed io con lui mi sento un cubetto di ghiaccio incapace di esternare qualunque genere di emozione, dalla più piccola alla più grande.
non riesco più a parlargli di nessuna delle cose importanti che mi capitano, né nella vita, né sul lavoro. a volte vorrei farlo ma poi mi blocco e penso che concedergli terreno vorrebbe dire sottrarlo di nuovo a me stessa dopo averlo faticosamente ritrovato e quindi sto zitta, mi limito ad ascoltarlo oppure parlo di argomenti sul tono del più e del meno che si riserva agli estranei…
anch’io a volte mi chiedo se lo amo ancora e anche io, come te, credo di si. hai ragione, è lo schermo che abbiamo eretto per proteggerci.
chissà se riusciremo ad abbatterlo. forse solo il tempo potrà dirlo…
non è facile, però, è anche vero che se riuscissimo a superare insieme questa prova ritrovandoci ciò vorrebbe dire tornare ad essere una coppia più forte.
il tradimento così come la sofferenza premeditata lasciano ferite profonde nel cuore e nell’anima mio marito mi ha psicologicamente ucciso ho smesso di sorridere e vivo sul chivalà ogni giorno è sempre uguale al giorno prima e tutto è tremendamente triste e inutile vorrei trovare il coraggio di porre fine alla mia sofferenza dire basta visto che amio marito non gli interessa di come stò io l’importante è che stia zitta e non rompa le scatole lui non ama parlare con me non ha mai nulla da dirmi perchè mi ha sempre tenuta fuori dalla sua vita quindi con me non dialoga e neanche con i suoi figli che bel quadretto famigliare non vi sembra?
@Annamaria … non conosco la tua storia … ma da ciò che scrivi non mi sembra affatto una buona situazione per poter riprovare a stare insieme (ovviamente se è così)… Ciò che dici riguardo al vivere sul “chivalà” lo capisco benissimo, perchè anche le mie giornate sono così (e mi auguro che passeranno, prima o poi!)e ci può stare se si sono subiti tradimenti o abbandoni… ma ciò che non ci deve stare è il fatto che per tuo marito tu debba stare zitta… no, qs non lo devi accettare, altrimenti come si fa a pensare di ricostruire un rapporto… Vedi, anche mio marito, quando si tocca il tasto di ciò che ha vissuto quando era fuori casa, si ritrova in evidente imbarazzo e difficoltà, ma cerca di capirmi e mi ascolta.
Prova a chiedergli di fare una terapia di coppia, oppure di andare, sempre presso le Asl, per chiedere semplicemente consigli su come ricostruire la coppia…. Personalmente ho avuto proprio qs’ ultima indicazione da una psicologa, la quale mi ha ribadito che è troppo pericoloso cercare di ricostruire un rapporto che non era andato poi così bene, senza introdurre degli elementi di novità, elementi che possano davvero contribuire a fare rinascere la coppia…
Ma, come ripeto, non conosco la tua storia, quindi può essere che ciò che ti ho detto non ti serva a nulla… In ogni caso non è giusto per te vivere in una situazione così …. Un abbraccio
Annamaria, visto quello che hai scritto non so che aspetti ad intraprendere una terapia di coppia (come dice Agata).
Ma ho come la sensazione che colui che ti vive accanto non abbia voglia di trovare nuove soluzioni per ravvivare il suo/vostro menage.
La vita è una sola ed è un diritto viverla al meglio.
Pensate alla frase di David Thoreau:
“molti uomini vivono vite di quieta disperazione”
e riflettete.
Abbraxx!
ciao annamaria,
concordo anch’io con chi ti consiglia la terapia di coppia. parlagliene. mettilo di fronte al fatto che così tu non ce la fai più ad andare avanti. chiedere di essere rispettati è avanzare un giusto diritto, non una smodata pretesa.
credo che sia l’unica soluzione anche per il bene dei tuoi figli. non so che età abbiano ma i bambini/ragazzi percepiscono molte più cose di quanto non si pensi e vederti triste e spenta fa male anche a loro.
ti auguro di tutto cuore di riuscire a farti largo nella cortina di indifferenza/insofferenza di cui si ammanta il tuo uomo.
@ ANTO… saggio come sempre ;-)))
Un abbraccio
Concordo con B80 riguardo i bambini/ragazzi.
Ma può anche essere controproducente stare insieme forzatamente. I malumori potrebbero essere, inconsciamente, rivolti verso di loro.
Agata, fossi saggio non mi troverei in questa situazione.
Poi la parola “saggio” mi fa venire in mente quei vecchietti dei film western!
eheheheh…
Abbraxx!
Le cose che scriveste su questo blog le ho trovate utilissime, in parte confortanti. Ho subito l’abbandono da parte di mio marito alla fine di quest’estate, dopo quasi 15 anni di matrimonio che io, nonostante anche alcuni momenti problematici che esso ha avuto, credevo bellissimo. In questi giorni credo di essere entrata finalmente nella fase della “depressione”, quella della reale presa d’atto della situazione. Perché “finalmente”? Perché i primi tre mesi li ho trascorsi nell’atrocità psico-fisica più assoluta, come una tossicodipendente cui mancava l’eroina. Non sto esagerando. Dolore fisico, non solo morale. Chi tra voi ha ancora voglia di parlare? Di raccontare, a distanza di anni, come si è evoluta la propria situazione o semplicemente di porgermi la mano?