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Estate 1944: rappresaglia in Val Camonica, bruciano le cascine

di oliviero trombini

Quale rappresaglia per l’assalto alla centrale elettrica di Cividate camuno si scatena la caccia ai partigiani e salgono i tedeschi alla conca sulla montagna. Tutti fuori dalle cascine, i nazisti sono saliti dalla vecchia mulattiera dove i carri del fieno stracarichi scendono in estate per portarlo al paese di Berzo, le cascine sono abitate dalle famiglie che in estate vivono a Zuvolo. Pochi minuti i nazisti lasciano la casermetta e si cominciano a bruciare le case, da non credere una fuga ma la gente di Berzo non fugge, non si capisce, cercano di spiegare ma nessuno dei germani parla l’italiano, nessuno dei camuni parla tedesco, ma si, Cleto, gli italiani sono messi tutti insieme, donne e bambini, uomini controllati con i mitra, parla con una signora disperata, piange e non sa cosa fare, sua figlia di sue mesi è nella baita, Anacleto si avvicina ai soldati nazisti viene portato dal comandante delle operazioni, con forte voce come faceva nel campo di lavoro in Germania parla in tedesco “in quella casa c’è una bambina di pochi mesi, è stata lasciata dalla mamma prima di uscire “. quando nonostante la guerra vi era umanità,
Un gesto di amore e l’ufficiale tedesco ordina “lasciate che entrino a prendere la figlia”, le case bruciano un grande rogo tutto è finito, spedizione punitiva per contadini e famiglie della Val Grigna, il fumo del legno che sostiene i tetti di quelle misere case di pietra è avvistato a Esine, Plemo, Sacca, Prestine, Bienno, Berzo, ed in Val Camonica da Borno Malegno sino a Darfo Boario.
La moglie di Cleto, Giacomina Rebaioli, Nini’, stava al prato, l’andirivieni dei mezzi dei tedeschi giu’ vicino al paese la preoccupavano non poco, come sempre si chiedeva cosa dovesse fare, il suo prato finiva poco prima della strada che portava alla mulattiera, aveva visto passare decine di tedeschi passare dallàaltra strada percorribile con le munga, suo marito e due suoi figli erano a Zuvolo, poi il rumore delle bombe a mano, il fumo.
L’uva era matura, piene le pergole vicino a casa sostenute dalle colonne di granito vicino alla casa, prese dei grappoli dall’altra novella, era uva bianca, la più buona da mangiare, con quella nera ci si faceva il vino.
Riempito il grembiule di grappoli lo teneva con la mano a mo di sacco sul petto, quarantacinque anni, portava quell’uva in grembo come uno dei suoi 6 figli maschi viventi, la sola bimba Cecilia non aveva vissuto.
Nel campo avanzava alto, magro, dalla carnagione chiara, un’uniforme ben tenuta ma soprattutto quel mitra sul davanti facevano aver paura anche a lei, si avvicinava veloce e la sola cosa che potè fare fu rimanere prima immobile e poi armata di amicizia ando’ incontro al suo destino. Apochi metri apri’ il grembiule presedue grandi grappoli d’uva bianca e allungo’ il braccio verso il tedesco, lui prese l’ uva e per risposta ” io non colpa”, forse era un disertore dell’esercito tedesco disceso dalla montagna.

Lettera pubblicata il 5 Maggio 2014. L'autore ha condiviso 24 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    Angwhy -

    Sono stato spesso in val camonica non ho mai visto tutto sto casino..scherzo eh Oliver bella lettera non so se fregherà a qualcuno ma comunque toccante

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