Il quesito che in questi giorni turba molto i miei pensieri è relativo a come affrontare gli errori commessi sul lavoro.
È semplicistico rispondere che l’errore ti fa crescere, che chi non commette errore lo fa perché non rischia. A lavoro potrebbe ben essere che chi commette errori lo faccia perché puntando alla quantità si trascura la qualità. Oppure chi non commette errori lavora meno e ciò che fa li cura meglio. Tuttavia io mi chiedo perché la società odierna vive il tabù dell’errore come elemento che rende la persona che lo commette un essere inaffidabile? Perché essere considerati male se capire l’errore commesso é uno strumento di miglioramento della professionalità, anche se il giorno successivo incorri in un errore diverso? L’errare é sempre sinonimo di superficialità . Ma allora chi è al potere o comunque in uffici importanti e non controlla come va considerato ? E i colleghi che non sbagliano sono davvero da ritenere affidabili e precisi solo per questi motivi?
Aspetto vs opinioni sul tema…
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Categorie: - Riflessioni
Dostoevskij nel romanzo “Le notti bianche” rappresenta la realtà mediante il suo contrario e unisce gli opposti per esaltare l’aspetto creativo della vita. La protagonista riconosce la tenerezza in un uomo che non la ispira e così si prefigura all’orizzonte un matrimonio tra vita e destino… l’innamoramento ha il “potere” d’insinuare dei dubbi sull’umanità dell’inquilino, tuttavia prevale un clima di grande sospensione. L’elemento verticale porta una speranza nel racconto perché la realtà (visibile) appare come una simulazione (nel senso buono della parola). Un uomo, per quanto innamorato del suo lavoro, tenderà a lasciarsi guidare dalle apparenze. Non fare danni non significa avere la certezza matematica di essere stati puntuali e precisi. A maggior ragione, prendere atto di un errore di valutazione non significa essere persone inaffidabili. Talvolta l’eccesso di zelo porta ad essere troppo attaccati alle apparenze. Ecco tutto. Non vale la pena scoraggiarsi. Un caro saluto!
Ma guarda cara ragazza hai fatto un minestrone di lettera mischiando il senso di sbagliare nella vita…con lo sbagliare nel lavoro…dici mezze frasi e poi ti tiri indietro ..vuoi dire ma non vuoi dire…accenni a un discorso e poi non. Lo fai…quando avrai spiegato meglio i tuoi concetti allora la tua lettera sarà più comprensiva!
Due sole cose posso dirti….
Fare errori comprende una enorme vasta di situazioni…si sbaglia per ingenuità… Si sbaglia per superficialità… Per ignoranza… Per demenza..perché si è troppo buoni e non ci si rende conto di cosa sia la vita. .si sbaglia per presunzione…perché sì è VERAMENTE intenzionati a farlo…insomma un vaso di pandora!!!ecco!
Di sicuro per la gente buona che ha fatto errori in buona fede e la vita bastarda gli ha dato bastonate e gli ha fottuti… Sbagliare vuoldire assolutamente e con certezza maturare crescere e imparare!
“L’innamoramento ha il “potere” d’insinuare dei dubbi sull’umanità dell’inquilino…”
“Azzo, lo dicevo io! Ecco perché da quando quel tipo peloso del secondo piano frequenta quella ragazza, si sentiva ululare nelle notti di luna piena.
Questione di preferenze, Golem. 🙂
Errare umanum est, perseverare autem diabolicum.
Golem: l’ebreo errante. Errare, invece, umanum ets.
Siamo esseri finiti che tendono, per natura, all’infinito, cui siamo chiamati. Ciò detto, non è vero che chi sta più attento a fare un lavoro preciso non sbaglia e che chi sbaglia fa molto ma a discapito della qualità. Siamo essere umani, il problema è che abbiamo preso la brutta piega di considerare gli altri meri oggetti e strumenti, non persone. Ecco perché gli altri devono sempre essere la perfezione in ogni circostanza che mi riguarda, ecco perché l’errore dell’altro non è contemplato: sta lì perché mi serve, no?
Il problema è la logica individualista, non l’errore in sé.
Ciao, io non ho esperienza nel lavoro (limitatissima) perché studio ancora, ma ho una mia idea sul tema. L’uomo è considerato oramai una macchina, non solo l’operaio, ma anche il progettista, l’informatico e tutti i lavori più specializzati. L’errore comporta spreco di tempo perché comporta la riflessione e la ricerca di soluzioni. Ma soprattutto, l’errore rivela la fallacia naturale dell’uomo e la sua incostanza rispetto alla macchina, e questo non è gradito. Come è ben noto, però, le macchine molte cose non sanno farle, e l’artigianato (basti pensare alla moda) va ancora molto sul mercato perché è legato all’immagine di unicità del prodotto che acquistiamo. La macchina non è intelligente. E se si rompe, serve un essere “imperfetto” per ripararla, cioè l’uomo. All’uomo servono tempo, riflessione, tentativi, ma la sua produzione è di maggiore qualità. Lui è il creatore della macchina, non viceversa. L’idea cinematografica delle macchine che dominano il mondo è inquietante. Io penso che il capitalismo sia inquietante. Purtroppo, nel mondo, le sue alternative non sono soddisfacenti perché travestite da dittature. Penso che il marxismo sia stato il più grande sogno umano della storia, un sogno di uguaglianza e di libertà. Purtroppo, come ben sappiamo, è degenerato. Il “sistema” ci chiede di vivere per lavorare, mentre si dovrebbe lavorare per vivere