Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 23 Gennaio 2017. L'autore, Leila, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
Max 2 commenti per lettera alla volta. Max 3 links per commento.
Se non vedi i tuoi ultimi commenti leggi qui.
Leila, non mi riferivo a te nello specifico, il mio era più che altro un discorso in generale. Vedo tante persone che si riempono la bocca di parole come “empatia”, “solidarietà”, “altruismo”, “sacrificio”, ma poi NEI FATTI queste cose non sanno nemmeno che significano. E comunque, so per certo che dietro a un’ impellente tendenza a prodigarsi per gli altri spesso si nasconde sopratutto un’ insicurezza personale, la paura di non essere accettati e di “non piacere”, più che un vero e proprio spirito di generosità. Non sto giudicando te, sia chiaro. Sarai senz’ altro una bellissima persona, è solo che io non mi fermo mai alla “superficie” ma mi piace “scavare” dentro le cose per cercarvi risposte “alternative” rispetto al resto del coro. E di solito le trovo.. Ciao.
Cara Leila, la tua è la sindrome di “Dogville”. Fecero un film con questo nome, interpretato da Nicole Kidman. Cercalo e se ti riesce guardatelo o leggiti la trama, e capirai che l’esagerato altruismo non fa bene nè a chi lo pratica nè a chi ne usufruisce.
Certo che finire per indossare vestiti e scarpe che scartano gli altri credendo di “aiutarli”, è un po’ al di là dell’altruismo. Siamo in un’altra aggettivazione.
Sei destinata alla sofferenza per ingratitudine, e per te non ci sarà la nemesi come nel film di Von Trier.
Tiè, leggiti uno stralcio di critica del film.
“si tratta di ‘cinema fusionale’ che condensa teatro, letteratura, film. Ma potrebbe anche essere una parabola sul destino degli immigrati del Terzo Mondo in Europa: prima accolti con dimostrativo altruismo, poi sfruttati sul lavoro, poi maltrattati tanto da suscitare una aggressiva rivolta…”
Auguri
@Leila,
come tu stessa hai scritto è il senso di colpa
che è sempre stato il tuo limite.
E qui si potrebbe fare un discorso sul senso di colpa
attraverso la storia, la sua origine e il suo significato.
Da un lato è guisto che ci rendiamo conto quando facciamo del male, spesso inavvertitamente,
ma dall’altro rischia di essere un limite
se lo proviamo in ogni occasione.
Siamo esseri umani e sbagliare, soprattutto
senza la volontà di far del male fa parte della
nostra natura umana, l’importante
è capirlo, ma vivere la nostra vita
senza farci condizionare dagli altri
o dalla società.
Creare i sensi di colpa
è sempre stato un modo subdolo di cercare
di condizionare gli altri.
Penso a quando si cerca di condizionare la libertà
degli altri in nome della “libertà”.
E’ un controsenso eppure viene fatto.
Seguire il “gregge” o ciò che ti dicono dall’alto
è meno faticoso; preferisco avere la mia opinione
su ogni cosa, oggi poi ci sono più mezzi
di una volta per conoscere le cose.
considero la base dei miei ragionamenti
il “Rasoio di Okkam”, che in sostanza dice
che a parità di condizioni quella più
semplice tende ad essere quella vera.
Non accetterò mai di ragionare “con la testa degli altri”, perchè…ho la mia e non mi piace delegare.
Tornando all’egoismo esso fa parte della natura
umana, ma non è un limite perchè nessuno
può vietarci di essere generosi, ma chiaramente
neanche obbligarci ad esserlo.
Leila, grande traguardo essersi liberata dai sensi di colpa; io, quando mi permetto di essere egoista, la sconto sempre con insopportabili sensi di colpa. Ma, nonostante ciò, rimango comunque sostanzialmente incentrata su me stessa, fa parte dello spirito di conservazione, credo.
I sensi di colpa derivano da un’idea di eccessiva perfezione che abbiamo di noi stessi. È fuorviante pensare di guadagnarsi la stima altrui essendo accondiscendenti e accomodanti in ogni situazione. Credo che un vero altruista non viva questa sua propensione come “sacrificio” nei confronti degli altri, ma la percepisca come motivazione della propria esistenza. Generalmente la natura umana è egoista, probabilmente per motivi di auto conservazione, per questo non bisognerebbe sentirsi in colpa, ma saper circoscrivere questo egoismo in modo rinforzare noi stessi ed essere quindi pronti a nuovi slanci generosità. Atteggiamenti estremisti nell’uno o nell’altro senso sono dannosi per noi o per gli altri. Per dirlo in parole semplici, rileggiti i post di Vic.
Vic, tra l’altro carino il tuo stile di scrittura in prosa con forma grafica poetica!
Acqua,
per me i sensi di colpa derivano sia da un eccessivo desiderio di perfezione che dal pessimo permeante indottrinamento cattolico, che fa comparire la colpa pressoché ovunque, sia che si tratti di qualcosa di serio che di sciocchezze, senza mettere abbastanza in evidenza quanto giustamente specificato da Vic: se non c’è intenzione o consapevolezza di fare del male, non dovrebbe esserci colpa.
in linea di massima è così. tuttavia, se si commette anche involontariamente azioni che recano gravi danni o pesante sofferenza ad altri, a mio avviso, quando si perviene a rendersene conto, non ci si può esimere del tutto dal sentirsi in colpa. è una questione di sensibilizzazione personale ma anche di distinguere con sufficiente chiarezza l’entità del concorso altrui nella vicenda che ha prodotto, magari in diversa misura, sofferenza per una o più persone. tristissimo quando si sa di aver sbagliato e non si può più porvi alcun rimedio.
in linea generale gli individui si connotano in due opposte fazioni: quelli che vedono e pensano solo a se stessi e quelli che, invece, sono maggiormente propensi a mettersi nei panni degli altri. ovvio che il giusto equilibrio dovrebbe trovarsi al centro ma altrettanto ovvio che è alquanto raro che si possa raggiungere facilmente uno stabile punto di mediazione in questo come in altri settori di scelte vitali.
ho un’amica che, essendo stata poverissima, ora ama donare, piccole cose, in un significativo e costante gesto d’attenzione. così è anche per chi, avendo sofferto tantissimo, desidera ora soprattutto accogliere e alleviare l’isolamento o il malessere psichico altrui. in quello che si fa, non si può che esprimere se stessi e il passato che ne ha costruito l’attuale identità.
Colpa e sensi di colpa.
“In fondo la colpa di tutto ciò che ci accade nella vita è esclusivamente nostra. Tanta gente ha avuto le nostre stesse difficoltà, ma ha reagito in maniera diversa. Noi cerchiamo la cosa più facile: una realtà separata.”
Non lo dico io ma Paulo Coelho, richiamando implicitamente il solito ricorso alle scuse e all’illusione dove amiamo rifugiarci per pavidità.
E per quanto riguarda i sensi di colpa, la troppo manifesta dedizione ai problemi del prossimo è spesso una dissimulata dimostrazione di superbia travestita da carità. Una ipocrita forma di espiazione di derivazione cattolica. Come le opere di beneficenza delle mogli dei politici che si sentono in colpa per quello che rubano i mariti.
Sono rari i veri altruisti, e in genere non se ne conosce il nome. E neanche il nickname.
Mai fidarsi di chi si crede “buono” e fa di tutto per farlo credere. Non vuole dare, ma “prendere”. Senza farsene accorgere. Come diceva Totò.
“Gli dei sono gelosi della nostra felicità”
C’è questo detto e cioè che le gioie si devono pagare con dolori.
Forse è la realtà o forse ce lo hanno inculcato
da piccoli.
Ma del resto la felicità è effimera, dura un tempo limitato, basta un pensiero negativo che attraversi la nostra mentre e zac…svanisce.