Il bambino sta al centro
proietta i propri desideri
e le proprie aspettative sugli altri.
Convinto che ad una sua recita
gli altri si comportino
come lui desidera e si aspetti.
Convinto che il mondo si fermi
alla realtà che percepisce attorno
mettendo in secondo piano il resto.
Convinto di essere il protagonista
di una storia fantastica.
Stavo pensando ad una definizione
di adulto…
forse che un giorno cresco 🙂
Lettera pubblicata il 8 Giugno 2011. L'autore ha condiviso 27 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore silentry.
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Categorie: - Riflessioni
Ogni persona si esprime al suo meglio. Quello che voglio dire è che non è la somiglianza a creare un film in cui un fantomatico regista si diverte a cucire una storia addosso alle persone. Io –anche alla luce della vita che ho condotto e di tutte le battaglie vinte- penso di potermi permettere di “lasciare” la scena (di non avere tanti impegni, ma di rispettare solo poche scadenze). Forse è questo quello che non si è capito. I miei assistenti vivranno con me e per me, perché sono persone di famiglia oltre ad essere un nucleo familiare. Tra l’altro sono sposati da tanti anni. Non diventeranno dei personaggi pubblici (anche se faranno le mie veci quando io non sarò presente), perché evidentemente la vita non è un film. Certamente in qualsiasi momento sarebbero liberi di prendere altre strade, pena la risoluzione del contratto… perché per noi gli interessi e affari di famiglia viaggiano su binari differenti. A quel punto diventerei la loro prima fan… ma io, in un certo senso, sono sempre stata una fan di mia zia. Ne ho le prove. Lo vivrei come un ritorno alle origini e questo entusiasmo sarebbe contagioso. Io non sono fondamentale perché giurando fedeltà mi metto a piena disposizione della casa… uscirei, farei la mia vita perché lo spazio è tanto e il tempo è poco. Non starò ferma ad aspettare… io non conosco niente di quel mondo e mi chiedo quanti anni mi ci vorranno per imparare la lingua. Mi dovrà accompagnare un interprete nelle visite guidate (e andrò come uno scolaro…
… mentre chi mi assiste custodirà la casa)… perché non basta imparare la lingua, per comunicare devi interagire emotivamente con la gente… non vorrei alimentare né il senso di esclusione né quello di sconfitta che nascono quando si riconosce di avere competenze linguistiche basilari o ci si confronta con interlocutori (non madrelingua) che dimostrano grande competenza ed innate capacità empatiche. Uscirò sempre con l’interprete e la nostra complicità non sarebbe fine a sé stessa. Farò molti viaggi di formazione perché se non mi muovo le mie capacità di apprendimento si riducono. Le mie radici quando mi trovo alle prese con l’apprendimento di una lingua nuova mi opprimono. Non avendo impegni, non mi darei pensieri.