Per quale ragione quando sono felice con una persona, divento spesso triste?
Avverto un senso eccessivo di vulnerabilità, di equilibrio precario, come se avessi paura di innamorarmi, di scoprire il fianco, di diventare condizionabile:
Questa cosa mi condiziona tanto nel rapporto con la ragazza che frequento.
Credo stia cominciando ad innamorarmene, eppure la tentazione di “sopravvivere” vigliaccamente e chiuderla a volte è fortissima, seppure di breve durata.
Già ho messo in conto che sia per una paura subconscia di rimaner delusi, traditi, lasciati, o qualsiasi conseguenza tipica delle relazioni, con i suoi pro e i suoi contro.
Ma evidentemente in me è troppo forte…vorrei semplicemente godermela serenamente, nel mio possibile, senza dover subire questo mio continuo binomio “Felice/ Oddioseifelicequindistaiattento)
Sapete dirmi perché? A voi è successo? Qualche consiglio per star più sereno?
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Categorie: - Amore e relazioni - Me stesso
Un consiglio? Quando ti vengono questi pensieri gargarizzati mezza boccia di narda, vedrai che passa tutto. È il classico rimedio della nonna (se la nonna era ricca), se no prova con il rimedio della zia povera (facile che lo sia se è figlia di quella nonna), vai al super e compri 3 tetrapack di tristezza enologica, però occhio che non è la stessa cosa.
Poi il binomio si risolverà come d’incanto con la regola di Tartaglia, è l’effetto della teriaca che ti ho consigliato, mirata apposta per calmare le emozioni melanconiche.
La felicità non è cristallizzabile,tantomeno dovrebbe dipendere dalla proiezione che facciamo del futuro.
Hai 24anni, siete giovani, cambierai tu,cambierà lei e cambierete voi come coppia,forse ad uno dei tanti bivi, imboccherete strade diverse.
Ma nulla potrà cambiare il bello di aver condiviso un tratto di perconso insieme.
Cerca di slegarti dai “per sempre”,dai grandi proclami,sii felice per quello che stai vivendo,non per quello che sarà.
Enjoy
https://www.youtube.com/watch?v=Lnn6usAoFqU
Io penso che questo dipenda dal fatto che le forze sono limitate e non è possibile fare il passo più lungo della gamba se non si desidera alienarsi nel lavoro. Nel mondo di oggi la dote non è un simbolo. Nelle relazioni contano i titoli,le conoscenze…bisogna aspettare la persona adatta a noi. ma questo vale in tutte le situazioni perché ha preso piede la cultura del liberto professionale e il servizio non è più fine a se stesso.Il mondo è diviso in classi e non esiste una vera alternativa alla lotta politica.Nell’animo devi essere un rivoluzionario per sostenere il confronto con figure che un tempo erano patrimonio dell’umanità.La vita non è più vita.La vita è letteratura. Devi capire questo:non esistono privilegi legati alla nascita.Tutti possono fare tutto e la cosa va a discapito dei bisogni della persona umana.L’intelligenza per me sta nel rispettare le gerarchie,per conservare la parte umana della creazione,e nell’attendere chi è prossimo a noi. Dottrina della fede.Punto.