“il femminismo, viene accusato di non avere liberato le donne”- scrive Bia Sarasini ex direttore «Noi donne», in risposta al bell’articolo di S. Tamaro.
Quanti danni hanno fatto e fanno le femministe! Hanno predicato una liberazione che voleva essere per lo più licenza.
Le signore delle donne: hanno fatto merce del corpo femminile con la promiscuità che vivevano e predicavano. Era emancipazione passare da un uomo all’altro salvo poi…. accusarli magari ( perché ci stava anche questo) di sopraffazioni che non c’erano?
Ha ragione S. Tamaro che ha avviato un bel dibattito, irritando vecchie femministe, signore snob!!!
‘Io sono mia- CERTO!!!! Se ragiono con la mia testa, e se x farlo magari vado pure controcorrente.
In quello slogan hanno messo cose che con la libertà delle donne non c’entra niente!! Il femminismo ha fatto godere i maschi. Con le sue esasperazioni ci ha rese ridicole, folcloristiche, emarginate. Ci drogava il femminismo! Di bei discorsi e di pillole. I consultori firmavano fogli x abortire senza domande. Il corpo non contava, meno ancora la testa, i dubbi.
Essere femministe era essere dure, battagliere; e patchouli, snobberie varie, freddezza, ostentazione. Ha ragione la Tamaro!! Eccome!!!! Le case dello studente erano casini. Sporche. Faceva tristezza passarci davanti. E un linguaggio assolutamente incomprensibile.
Il femminismo costituì una nicchia dorata ma di emarginazione per le donne. E autorizzò, legittimò col consenso femminile, il controllo ancora più saldo del maschio. Le veline di oggi non smentiscono il femminismo. Non lo affossano: entrambi umiliano la donna nella sua dignità. C’è un filo logico che li unisce: il femminismo di allora ha posto le basi per la nuova mercificazione dei corpi, oggi.
Che differenza c’è tra il sesso libero di allora e le ragazzine che scopano nei bagni delle discoteche?
Sono espressioni diverse di una liberazione che è di là da venire!!!!!
Ma che hai scritto, 2 volte le stesse cose? Cmq tutto il dibattito nasce solo
perchè prima del femminismo le donne erano proprietà del maschio,
facilmente condannabili e insultabili al minimo accenno di ‘libertà’.
Il problema della promiscuità non si è mai posto per il maschio, in quanto
da sempre è stato considerato libero di fare come gli pareva.
Dunque, la promiscuità è un problema solo per la donna o per entrambi?
E’ questo che dobbiamo chiederci. Vogliamo che la donna sia meno disinibita e che
l’uomo continui a fare quello che ha sempre fatto? O la libertà sessuale ci
preoccupa per entrambi i sessi? Il ‘problema’ della libertà sessuale
femminile è un problema solo perchè in passato questa libertà non esisteva.
Riflettiamo su questo.
Un conto è parlare del femminismo che va dall’inizio 900 agli anni 70, un altro è invece parlare del femminismo alla Sex & The City di oggi.
Il primo è quello del voto alle donne, della parità (che ancora in Italia manca) sul posto di lavoro, dell’aborto, della possibilità di scegliere chi sposare e quant’altro.
Il secondo è quello delle gonne corte, delle veline e delle sciacquette.
Indubbiamente l’uno è figlio dell’altro, ma mi pare stupido condannare il femminismo in quanto movimento, da condannare è solo la mediocrità delle persone.
Mi sono voluto leggere tutto l’articolo di Susanna Tamaro prima di provare a rispondere, da Uomo, a questo post di speak51. La Tamaro parla di “generazione che abortiva quasi fino a sfiorare il parto prematuro”? Intanto, da 47 quale sono mi pare che le cose fossero un tantino più complesse di come adesso la Tamaro le vorrebbe semplificare. E poi, ogni revisionismo storico è sempre miseramente più patetico, ingiusto e mistificatore delle stesse epoche “balorde” o contraddittorie che esso vorrebbe criticare. E poi, semmai, parlerei piuttosto di una certa mentalità ed educazione, più che di “generazione” che anche negli anni ’70 ha prodotto sicuramente danni. Ma è servita, eccome se è servita, come ogni rivoluzione culturale che si rispetti, che porta sempre innovazione ama anche prevaricazione, processi sommari e cambiamenti a volte troppo radicali e veloci per poter davvero essere assorbiti e assimilati dalla mante umana che, nella stragrande maggioranza, cambia con difficoltà, a piccoli passi e a forza di anni e anni di “manipolazioni” e di insistenze. E il potere della chiesa è sempre esistito, da quando esiste la chiesa; a poco serve recriminare su di esso. Tale potere, oggi come ieri esiste perchè le si è lasciato e le si lascia il potere di esercitarlo!
Poi, se devo dirla da uomo, da figlio, da maschio che crede di aver imparato almeno un poco ad amare le donne (grazie all’incontro con donne con la D, maiuscola, femministe e non) mi fa una tristezza immensa sentire la Tamaro parlare solo di “leggerezza”, in questo caso nei confronti dell’aborto!
Sono abbastanza maturo ed esperto per dire che questa banalizzazione non fa onore prima di tutto proprio a voi donne! La leggerezza, come la stupidità, la malvagità e quant’altro sono sempre state e sempre saranno transgenerazionali e trovo banale e stupido etichettare le donne e le femministe degli anni ’60/’70 come un branco di “leggere”, invasate e senza scrupoli verso la creatura che portavano in grembo!
Difesa della vita? Cosa vorrebbe insinuare la Tamaro?? Quale vita si dovrebbe difendere con maggior forza? E quando mai si può dire che la difesa della vita è stata appannaggio di determinate categorie, senza meglio spiegare le dinamiche complesse che la accompagnano?
Certo, se la mettiamo così oggi c’è solo la chiesa, Comunione e Liberazione e qualche altro pseudo gruppo/setta che in modo dogmatico e assolutista cerca di imporre la propria etica senza lasciare il giusto spazio ad una discussione vera, seria, sicuramente difficile ma che dovrebbe coinvolgere tutto il genere umano, tutte le categorie ed entrambi i sessi!
E poi, sembrerebbe che ci siano “vite” più degne di essere difese con enfasi, detta così. Ci sono forse vite di serie B che nessuno si sogna di difendere, ogni giorno, e che se anche riescono a diventare tali sfuggendo all’aborto che le avrebbe cancellate si riducono poi ad essere vite
devastate, violentate e quindi uccise da insensibilità e soprusi ben più superficiali, meschini e disumani della pratica abortiva che seppur “cruenta” credo siamo tutti concordi nel ritenere uno strumento a volte necessario, seppur difficile da mettere in pratica per ogni essere umano che si voglia considerare tale!
Povera Tamaro, soprattutto quando tenta di fare la moralista bigotta e la “filosofa de noantri” dicendo che nessuno oggi dice alle adolescenti che la cosa più importante non è visibile agli occhi (estrapolando un concetto ormai trito e ritrito de Il Piccolo Principe); ovviamente, guarda caso, ne parla in questi termini una donna che non è proprio un vero e proprio esempio di femminilità e di bellezza (e con questo non voglio certo produrre giudizi morali sulle libere scelte od inclinazioni sessuali o sulle doti che la natura ha dato ad ognuno di noi in termini di armonia e bellezza estetica)! E non sarebbe ora di cercare di superare anche questo concetto ormai esasperato e vuoto di “società maschilista”?
Mi verrebbe da dire…. magari (polemicamente!) che esistesse almeno ancora una chiara visione di come dovrebbe essere la società di oggi! Non oso certo fare apologia di maschilismo o rimpiangere il maschilismo che ha pervaso le società industriale e post industriale del XX secolo ma da questo a dire che una non meglio precisata società maschilista starebbe riemergendo più forte di prima ce ne passa, mi pare!
Sul consumismo siamo pienamente d’accordo! Consumismo dei sentimenti e delle passioni, soprattutto. Ma se la società sta ritornando ad imporre il proprio “maschilismo” a chi lo dobbiamo, anche e soprattutto? Sino a prova contraria oggi sono ancora le donne/madri (che pur con mille limiti e sempre maggior confusione) sono preposte alla maggiore educazione ed alla crescita della prole, di entrambi i sessi! E proprio ed anche per questo che sono ancora una volta le donne che hanno rinunciato a contribuire, con i compagni maschi, a formare generazioni di esseri umani davvero nuovi e più rispettosi, collaborativi e corretti nei confronti della donna!
E che cavolo di senso ha chiedersi se le donne di oggi debbano essere più felici di quelle di quarant’anni fa? Non lo vedo il problema principale, nè il più importante.
Povera Tamaro, che tristezza nelle sue parole, soprattutto quando parla in modo “impersonale” di QUALCUNO che avrebbe portato e porterebbe le donne ad essere oggetti in modo diverso!
Ovvio che si debba e si voglia essere d’accordo quando denuncia la sempre più disumana “sessualizzazione” delle ragazzine di oggi, ma le sfugge, forse, che non è nemmeno l’eccessiva sessualizzazione il vero problema: il potere, quello vero, quello economico, politico, se ne frega poco di aver raggiunto il traguardo di aver esasperato l’oggettivazione e la sessualizzazione di bambine ed adolescenti; semmai interessa soltanto aver capito che le donne sono facilmente plasmabili e “produttive” in senso di ritorno economico soprattutto e se si lavora sul lato “sessuale”!
Se il potere avesse capito che era più utile ed economicamente produttivo “creare” una nuova immagine di donna asessuata e casta lo avrebbero fatto manipolandole ugualmente per gli stessi bassi fini di ritorno economico e di potere!
Finisco chiedendomi cosa voglia dire la Tamaro quando dice “siamo mille ma siamo sole”!
Mi ricordo soltanto il grande vuoto e disagio e vuoto che provai quando lessi, un po’ di anni fa, il suo “famoso” (ed economicamente furbo e produttivo) libro “Va dove ti porta il cuore”: una sequela confusa, melensa, patetica e stupida di ovvietà,banalità, smancerie e teorizzazioni pseudo romantiche che, ricordo, mi fecero venire abbondante latte alle ginocchia!
Coraggio, cara speack51, non sia troppo spolidale con la Tamaro, provi a vedere questi concetti anche con un po’ più di apertura mentale. Altrimenti finiamo per essere sempre i soliti banali “adulti” che invecchiando cominciamo, sempre più prematuramente” a dire… “com’erano migliori i nostri tempi, chissa dove andremo a finire!”
Buona vita, con il cuore
Paolo
Anch’io mi sono voluta leggere l’articolo di Susanna Tamaro e la risposta della ginecologa Mirella Parachini. Non voglio dare nessuna risposta, per me è una delle tante domande le cui risposte sono punti di vista. Riguardo a certi temi non possiamo prenderci né il lusso né l’arroganza né la prigione di un’ideologia fondamentalista. Se vogliamo davvero essere liberi a mio avviso dobbiamo cercare di dissociarci da prese di posizioni, le risposte date per partito preso credo siano limitate. E qui né và del destino dell’UOMO in quanto tale, un argomento di impronta escatologica presumo.
S. Tamaro forse ha peccato, come dice qualcuno, di eccessiva semplificazione, alla quale non è riducibile la complessità dell’essere umano. Ogni singolo caso costituisce un suo peculiare microcosmo, non generalizzabile e non paragonabili ad altri, per quanto simili siano.
Tuttavia, credo che in fondo entrambe le autrici, per quanto ne riconducano le cause a radici diverse se non apparentemente opposte, si trovino d’accordo per quanto riguarda il risultato di oggi, insoddisfacente rispetto al motore filosofico-politico-sociale nobile che avrebbe spinto al movimento femminista, per qualcuno avvenuto in modo troppo poco marcato, per altri degenerato, per altri ancora magari pienamente realizzato.
Io penso che una donna non sia solo concepibile come una mamma e una moglie (o future/aspiranti tali). Una donna è una personalità, è un’individualità, esattamente come un uomo, non incasellabile dentro ruoli predefiniti. Non per questo è realistico nasconderci il fatto che a livello anatomico, fisico e psichico l’uomo e la donna sono connaturati diversamente. Il problema sorge, probabilmente alla domanda: c’è un limite che separa l’azione consona ai singoli generi? Se sì, quale? E CHI o cosa stabilisce cos’è idoneo per chi? E’ questione di cultura, conformismo o di capacità/incapacità effettiva? Cioè.. che una donna non faccia il muratore o l’elettricista (per quanto sia un esempio troppo
sciocco e limitato) è perché è troppo faticoso per la sua struttura fisica o perchè “così non stà bene”?. Le risposte sono integrate?Questa domanda la si può e la si dovrebbe ampliare a frangenti molto più sostanziali e profondi della vita. Le relazioni tra generi diversi, il rapporto con i figli, la concezione reciproca uomo-donna, la sessualità, gli approcci, le scelte, le possibilità sociali-religiose-economiche-culturali-lavorative ecc…E poi, il centro della questione: la VITA. Per quanto mi riguarda l’idea che più mi inorridisce è quella di considerare che “è SOLO della donna la scelta se portare avanti una gravidanza o meno”. No, questo proprio non lo riesco a concepire. Che diritto ha di scegliere se far vivere o meno un altro essere umano? E’ come considerare più importante non la madre ma la scelta della madre rispetto al figlio. I figli si fanno in due. Non si possono escludere i padri dalla scelta. E’ un’ingiustizia. La donna non si emancipa così. E’ illusorio pensarlo. Sembra (e sottolineo sembra) quasi una vendetta, un’ostentazione di libertà, che libertà non è. Come dice l’articolo della Tamaro, “un aborto non è una vittoria per nessuno”. Credo che qui ci sia poco da discutere. Credo che qui sia questione di educazione. All’università sento ragazze che raccontano del loro aborto come se fossero state dalla parrucchiera. “Un servizio”, un’esperienza che non lascia traccia (prima o poi avverrà). Eh già la famosa mercificazione del corpo.Non è una domanda retorica, ma sinceramente curiosa: veramente una donna è contenta di ESSERE un oggetto piacente e non il soggetto, pensante, unico, individuale amato? Cosa si prova a baciare, farsi vedere nude, fare sesso con uomini diversi anche nella stessa sera? Appaga? Non fa sentire profondamente sole? Non viene da piangere? Non ci si sente usate? Anche se lo si è scelto. Non lo so, me lo chiedo veramente a livello umano. Le donne che CREDEVANO nell’emancipazione avrebbero immaginato questi risvolti? (continua..)
Era quello a cui pensavano? L’idea era quella di fare ciò che si vuole per e di sè stesse DEL proprio CORPO o CON la propria TESTA?
Il punto secondo me stà qui. La testa è attiva, cosciente mentre il corpo si abbandona a pratiche erotiche con uomini sconosciuti? (La domanda è rivolta anche agli uomini che lo fanno, e a omosessuali!) Cioè è una scelta individuale voluta e difesa oppure lo si fa per conformismo, per tentare di riempire un vuoto, per illudersi di essere meno soli, per colmare la noia? Per essere accette, per compensare lacune economiche o culturali? Queste secondo me sono domande che non possiamo tralasciare. E spieghiamole, delucidiamole queste complessità. Non lasciamo sottinteso nulla, perché niente è scontato. Parliamone.
Se posso arrivare ad un punto, per quanto debba riconoscerne la mutabilità, l’approsimatezza e l’incompletezza (sicuramente con confronti costruttivi e sereni le vedute di amplificano, i panorami si allargano), posso dire che facendo un bilancio sicuramente quella di oggi per le donne non si può chiamare EMANCIPAZIONE (sono aperta alle critiche, fatemi ricredere e io mi ricrederò).
Però basta andare negli esempi più “spiccioli” e quotidiani per capire che il problema è SOCIALE, non della donna, è EDUCATIVO: pensiamo a tutte le donne che fanno carriera andando a letto con il tipo che mette una buona parola, pensiamo alla chiururgia estetica, pensiamo a Facebook, sembra quasi un vendersi, un mettersi all’asta (anche per i maschi il discorso è identico!), pensiamo alle donne che subiscono stalking e mobbing sulla sede lavorativa, al fatto che alcune religioni attualmente costringano a portare un velo scuro per occultare la faccia, nonchè l’individualità.
Le donne o meglio la SOCIETA’ oggi, 26 aprile 2010, NON è emancipata. Avrà ottenuto anche delle conquiste significative, ma ancora per arrivare alla vera emancipazione di strada ne dobbiamo ancora fare. E non per le donne, ma per tutti.
Grazie The Dreamer,
per aver intergrato e risposto molto meglio di me alla lettera di apertura e all’articolo della Tamaro!
Persone come te danno la misura di come la cosiddetta “gente” sia fatta ancora oltrechè di consumatori, di cittadini, di elettori, di “massa”, anche di persone eticamente e cerebralmente “libere”: di decidere, di pensare, di continuare a resistere nella ricerca di quel rispetto e di quel dialogo tra uomo e donna (e tra esseri umani in generale) che sta alla base di ogni speranza e di ogni sogno che moltissimi di noi si ostinano a fare.
Che sia ancora possibile conoscersi meglio, integrarsi ed aiutarsi, capirsi e proteggersi, in quanto simili ed in quanto bisognosi di socialità e di amore, molto più che di sesso e di egoismo!