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Lettera pubblicata il 18 Ottobre 2008. L'autore, Raganella3, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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MONK: tu stai bene, hai le idee chiare, sei sicuro di te, a te non la cazza nessuno, hai un controllo perfetto su te stesso, il tuo passato, il tuo presente e il tuo futuro, non hai bisogno di consigli, nè di sfogarti. Dunque, posso chiederti una cosa? Sai, mi viene spontaneo…
Perché perdi il tuo tempo passando in questo forum?
Io non andrei in un forum di automobilismo se l’argomento non mi interessasse, non lo sentissi affine e pensassi che tutti quelli che sono interessati a parlarne sono degli emeriti co.......
Sai, giusto per logica.
RAGANELLA: tu sei un’ottima moderatrice, quando moderi, e non c’è neanche bisogno di dirlo, tanto è chiaro 🙂 adesso esco e mi metto a rubare perché la polizia esiste per quello… che te ne pare come logica? Non è male, no?
STELLA: sono io che ringrazio te, perché le tue parole aiutano anche me. Ti faccio notare la tua chiusura, che mi ha fatto salire un moto di sincero affetto solidale:
“Per anni ho tenuto dentro di me e ora, per assurdo… NON MI ESPRIMO (…) grazie che mi PERMETTI questi sfoghi…”.
Le due frasi le hai collegate, istintivamente tu. Non le sottolineo perché ho la penna rossa, ma perché esprimono, loro, ferite di cui ti libererai, e di cui ti stai già liberando.
Ti stai esprimendo, e dove, tra l’altro, nessuno concede l’espressione a nessuno, qui è terra libera 🙂 e non c’è da ringraziare, se non per lo scambio reciproco, che è fonte di ricchezza per tutti.
Per il resto: capisco più di quanto credi il discorso dell’ambiguità tra amicizia e amore. Il fatto di sentirsi responsabili di una felicità che qualcuno, l’altro, probabilmente non è in grado di vivere, di suo. Una persona sensibile (che forse troppe volte nella vita ha rivestito il ruolo del “risolutore” di conflitti, interiori altrui o effettivamente vissuti in seno alla famiglia di origine, per esempio, mediando) coglie questo, nell’altro, una sorta di debolezza emotiva irrisolta (che molto spesso però l’altro ci affida, senza occuparsene personalmente, e senza ammetterlo direttamente. EPare quasi faccia un favore a noi…) e quindi la “risolutrice” cerca di guarire le ferite di un eterno scontento che non si mette in gioco.
Nascondersi dietro l’ambiguità di ruolo, come mi dici ha fatto lui, è semplicisticamente – ma non solo questo – un modo per non mettersi in gioco completamente, per non rischiare, per avere potendo dire sempre però “io do quello che posso, e te lo ricordo sempre che di più non posso”.
E’ una grande forma di controllo, nascosta dietro a parole come indipendenza e libertà, alle volte.
Prova ne sia che, se non erro, tu dicevi che non facevi neanche entrare uno per un aperitivo, perché ti sarebbe parso di tradire qualcuno che, di fatto, non era neanche uno con cui i ruoli fossero chiari.
Questo, il non far entrare qualcuno, corrisponderà certamente anche a una tua lealtà costituzionale, ma è anche conseguenza di un meccanismo più complesso.
La persona che incontra un irrisolto di questo tipo non è mai
La persona che incontra un irrisolto di questo tipo non è mai pienamente felice (per forza: con uno con cui non è possibile mai vivere appieno l’emotività, la progettualità… chi sarebbe realmente felice???), ovviamente, ma non ha tempo di rendersi conto di quanto non è felice, perché passa il tempo a pensare a come potrebbe rendere felice l’altro, che non ce la fa, e quindi, di conseguenza, entrambi. L’altro, con la propria insoddisfazione, ci tiene in scacco matto, continuo.
Inconsapevolmente, più che volendo, ma non importa, perché il risultato è uguale. E ci marcia.
Il fatto è che la persona che non riesce a tollerare un rapporto di vicinanza emotiva ecc ecc, ne crea uno di vicinanza che è in grado di tollerare: una vicinanza più pratica che emotiva, essendo presente, magari molto molto presente, in altre sfere della tua vita.
L’altro nella coppia, com’è probabilmente successo a te, si trova a non capire più niente perché vive in un costante modus allontamento-vicinanza le cui regole sono state scritte da un altro. Si trova a dover decodificare parametri come: non mi dice ti amo, però mi è vicino… quindi? mi ama ma non sa dirlo o non mi ama? Chi lo sa. Ora non ha più importanza, Stella. Non ti ho detto questo perché ci rimuginassi su, sul fatto che lui non sapeva amare, ma amava. Cazzate. Lascia stare. Ti ho detto questo per farti capire perché eri in tunnel, in cui non avresti potuto fare molto, se non, probabilmente, andartene.
Il discorso è più complesso di così, spero di essermi spiegata abbastanza chiaramente.
Il punto è che in quella fase della tua vita hai avuto un uomo così, un rapporto così, indipendentemente perché.
Ora però sei in una nuova fase della tua vita, senti quello che vuoi e viviti questa nuova fase.
TINA: 🙂 vuoi che ti canto una canzone? noooo? come no???
😛 hai parlato con la mia vicina, dimmi la verità??? 😉 😛 (grazie a te 🙂
AGATA: “lui ha avuto il coraggio di prendere qs decisione dolorosa, poteva capitare a me… cmq doveva capitare perchè ultimamente ci eravamo proprio persi”. tu sei saggia, altroché 😀
Io ho preso e dato contro il muro le mie testate. almeno… parliamone 😉
@ Monk “in un rapporto se una persona è str…a l’altra è cog….a?”
Questo tuo “sillogismo”, se così si puo’ chiamare, non mi appartiene. Sono stata lasciata ma non per questo mi sento cog…. nè penso di essere stata con uno str…..
Bisogna per forza ricorrere a questa svalutazione del proprio passato per andare avanti nella vita??
Si perchè è svalutare: non mi puoi dire che quei termini non contengono un’accezione negativa. Quando li usi tu definisci, svaluti e non stai “meramente constatando un fatto”.
Constatare, invece, è dire “quel ragazzo era sbagliato, frutto di una scelta sbagliata e quello sbaglio ha prodotto questo risultato”.
Questi termini forti (io cog….., lui str….. alla fine sono il prodotto di un rancore che ormai non provo più, anzi, a dirla tutta sono contenta di aver vissuto quel rapporto perchè mi ha permesso di imparare delle cose che mi serviranno per il mio futuro sentimentale.
Preferisco pormi in modo costruttivo ma NON perchè sono ancora nella dimensione del “noi”, semplicemente perchè ho capito che mantenendosi sulla rigidità del definire non se ne esce. E’ soltanto accettando il proprio passato e gli errori che ne sono conseguiti, che finalmente si puo’ voltare pagina ed essere pronti al “nuovo”.
Ora non dirmi “ma io parlavo in generale, perchè ti immedesimi?” Mi immedesimo perchè se parli con me io ti rispondo per me e non in generale sul mondo – che tra parentesi non me ne potrebbe fregà di meno. 🙂
Detto ciò, questa è la mia opinione. La puoi condividere come non – ed è rispettabile quanto la tua. Del resto è da posizioni diverse che nasce il confronto.
Raganella e Monk: sono assolutamente d’accordo che da posizioni diverse nasce un costruttivo confronto. Anche da temperamenti diversi nell’esprimerle.
Dicevo, appunto, che qui è terra libera. L’unica cosa che trovo un po’ fuori luogo è insultare persone che si trovano in difficoltà, anche se l’intenzione dell’insulto è di dare uno schiaffo positivo.
Personalmente di fronte a un insulto rispondo o me ne frego, tanto più se non penso che mi riguardi minimamente. però credo che ci possano essere, in queste pagine, anche persone più sensibili che non gradiscono sentir chiamare la loro sofferenza o esperienza sentendola definire da co…
soprattutto se si trovano in una fase di eccessiva autocritica.
Quindi io a Monk direi: esprimi tutte le idee, anche in totalissima opposizione, ma evita gli insulti.
@Luna
che piacere leggere le tue risposte. L’avevo gia letta ieri, pero oggi sono tornata per leggerla con calma e mente fresca.
Ieri ho fatto un incontro. Un suo caro amico. Non l’ho cercato, ci siamo incontrati per caso. Non ho chiesto notizie di lui, me le hanno date e le ho subite. So che ora c’è un nuovo interesse. Una collega di ufficio con cui va regolarmente a pranzo, fidanzata con un’altro collega. Si sta infilando in un casino. Ma non mi importa. So solo che questa mattina mi sono svegliata con un fastidio dentro. Non so dare un nome a questa sensazione. so cosa non è. Gelosia. Mi sono solo trovata a pensare “bene, probabilmente questa collega esisteva anche mesi fa ed è stato il trampolino per mollarmi” Lei è fidanzata, come io ero allora sposata.. ma allora ce l’hai per vizio di trovare persone impegnate cosi tu non devi impegnarti….
Gli auguro solo di innamorarsi di lei e che questa sia la persona che lo faccia soffrire come un cane.
E’ rabbia, è odio, è rancore? che nome ha questa sensazione alla bocca dello stomaco?
non è gelosia, non è sofferenza…. forse mi sto definitivamente svegliando sapendolo con un’altra.
Sto scavando nel mio animo, fino in fondo. Voglio capire e dare un giusto valore a tutto. Ho sbagliato per troppo tempo. 7 anni…
e ora alla soglia dei 40 mi trovo a dover capire cosa voglio farne della mia vita perchè fino ad ora non ho costruito nulla… è tutto sempre crollato come un castello di sabbia.
Luna mi racconti un po di te? di dove sei…
un abbraccio grande grande.
Stella
@stella88 Da come lo descrivi il tuo ex non sembra proprio un campione di lealtà. E tu ci perdi ancora tempo a pensarci e a cercare di definire quello che provi??
Ma cancellalo dalla tua mente una volta per sempre e ringrazia Dio perchè, a come stanno le cose, è una fortuna che te ne sei liberata in tempo.
STELLA: ciao 🙂
le mie risposte sono risposte che mi sono data e sto cercando di darmi, ascoltando la pancia, come dico sempre a tutti 😉
così se me lo dimentico, me lo ricordo di quanto sia importante, di quanto possa cambiare tanto, davvero 🙂
Ho 34 anni, vivo in una città del Nord che amo molto, che per me è bellissima, ma credo non sia solo che pure a’ città scarrafona è bella a cittadina sua 😉 è bella per davvero, pur con tutti i suoi difetti 🙂
Faccio un lavoro che mi piace, mi somiglia, e che ho scelto, anche se non tutti erano molto d’accordo,e se ho dovuto battagliare per poter seguire la mia strada (che non è detto sarà sempre questa, la vita è sempre un work in progress e e variabili sono tante).
La mia storia l’ho raccontata un po’ la prima volta che sono capitata in questo sito, in un momento in cui veramente ero sotto una pressione (e un autopressione) molto forte, anche se stavo lavorando su me stessa. La mia storia, per molti versi, somiglia alla tua, anche se le storie, poi, non sono mai uguali.
La mia storia, credo, traspare nelle cose che dico agli altri.
Parlo di dipendenza, del fatto di credere che amare qualcuno significhi mettere il noi davanti all’io, e dinamiche che ho più volte descritto, perché le conosco, le ho provate.
Ho provato cosa significhi pensare che esista una strada sola, non vederne altre. Per strada sola intendo il fatto di usare la propria intelligenza e sensibilità nel modo sbagliato, seppure in buona fede, inseguendo la propria felicità, ma senza capire che si stanno usando male i propri strumenti, anche per condizionamenti, false idee.
provare un dolore interiore che ti toglie il fiato, sentirsi ora carnefici, o inadeguati, ora vittime, e altrettanto inadeguati. stupidi, maledettamente stupidi.
Avere una resistenza allo stress sul lungo termine così proverbiale, e pure apparentemente “invidiabile”, una capacità di compensare il proprio dolore attraverso il sorriso, da non riuscire ad ammettere quanto si è stanchi e quanto si è tristi.
Il momento in cui l’ho ammesso, e che proprio essere “una roccia” mi stava fregando, Stella, è stato un momento di svolta nella mia vita. Comunque, anche se sono ancora in viaggio 🙂
e oggi dico sempre: non datevi addosso per i passi che ancora non avete compiuto, premiatevi sempre per i passi che avete fatto.
Fa la differenza davvero. Perché l’autocritica, sana, nella vita è imprescindibile, ma flagellarsi per la propria imperfezione è l’errore più grande del mondo.
Quando si pensa alle proprie storie, andate male, o vissute male, è facile cadere nel tranello della colpa. colpa sua che è stato str…, colpa nostra che non ce ne siamo accorti, colpa nostra/loro per non aver capito, colpa qua e colpa là.
Io, sempre più, mi rendo conto che non è questione di colpe, molto spesso, quanto di sapere cosa si vuole, cosa ci fa stare bene e cosa no. Se hai chiaro, in modo sano, quello che vuoi, puoi metterti in gioco in una storia, e costruirla, e lottare anche
veramente insieme, per superare ogni difficoltà.
Ma se non sai quello che vuoi, se non hai chiaro ciò che ti fa stare bene e cosa ti fa stare male, quali sono i parametri insuperabili, puoi non capire quale lotta stai combattendo, e puoi morire in quella lotta.
E non c’è nulla di eroico.
Ma non bisogna darsi addosso perché si è capito che in realtà non si è stati degli eroi.
Altrimenti non si impara niente, sai?
Non so se è così importante che tu decodifichi a parole quella sensazione che hai sentito, Stella, riguardo alla notizia.
Rischi di razionalizzare troppo, attraverso i pensieri, una sensazione che, mi pare, ti sta parlando più chiaro di quello che magari pensi.
Per quanto riguarda l’amico del tuo ex: non lo avrà fatto apposta, e “lo perdoniamo”, ma il dato di fatto è che ti ha fatto una piccola violenza, fosse anche solo per maleducazione emotiva. Non occorre essere dei geni del linguaggio corporeo per capire se la persona che abbiamo di fronte non ha piacere di sentire ciò che le stiamo dicendo.
(d’altra parte, forse, tu eri anche curiosa di sapere, il che è anche normale).
La prossima volta, se pensi che possa farti stare meglio, tu di semplicemente:
No, non mi interessa. (puoi dirlo gentilmente e con il sorriso).
o cambia argomento.
Quando per tre volte avrai cambiato argomento, o te ne sarai andata perché hai una cosa urgente da fare, la gente forse capirà. E se non capisce, l’importante è che tu faccia, riguardo a questo, ciò che vuoi e fa stare bene te.
Non cadere nel gioco della congettura sul perché lui si sia trovato un’altra impegnata. Sono ca… suoi. Se ha davvero questa serialità un giorno magari gli verrà voglia di scoprire il perché (anche se, in effetti, il fatto del non impegno è un’ipotesi), ma sarà un suo perché, non è più il tuo ormai. Non sono affari tuoi.
@Luna.
Mi piace proprio parlare con te. si vede, anzi, si legge, che abbiamo avuto esperienze simili, soprattutto dolori simili.
Per quanto riguarda il suo amico io devo solo ringraziarlo. Se non avessi saputo cosa faceva e come viveva probabilmente non avrei reagito cosi presto. Mi sarei fatta dei film assurdi sul quanto soffriva anche lui per questa scelta. Ho chiesto io a lui di dirmi sempre le cose negative per me. e lo ringrazio, perchè mi ha aiutato tantissimo.
Ieri mi ha detto che mi ha trovato molto cambiata. I primi tempi ero io a chiedere di lui, domandavo … ieri c’è andato lui sull’argomento. E’ segno che sto riemergendo da questa mia apnea.
Il giorno che diro che non mi interessa piu saperlo lui smetterà di parlarne, ne sono sicura. Molto probabile che quel giorno sia gia arrivato.
Spero di riuscire a scrivere nel we, mi piacerebbe conoscerti un po meglio in privato… se ti va luna ti do la mia email…
intanto ti mando un abbraccio grandissimo. Sei forte! 🙂
ciao
Stella
ciao Luna…ho letto solo ora il tuo post 52 per stella…
che dire,come sempre e come penso per molti altri mi ritrovo in ogni singola parola.
La mia rabbia nasce,forse come per stella,che quella situazione è durata 7 anni… come ho fatto a non liberarmene prima???? come ho fatto a farmi trascinare in una situazione così… forse la delusione più grande riguarda quella per me stesso.Ed è la cosa che fa più male.
La cosa positiva è che lentamente fa sempre un po’ meno male e per meno tempo!;)