Prendo spunto da una lettera a cui rispondevo, e vi chiedo l’età delle donne lavoratrici che vedete avere figli, se possibile anche che lavoro fanno.
Io purtroppo ho una cerchia di conoscenze molto ristretta, posso solo riferirmi a quelli tra i 18-28 che a volte se fanno i figli è per errore, infatti di solito le famiglie si impegnano a crescerli mentre i “neo-genitori” continuano a formarsi e impegnarsi per trovare lavoro.
Per strada vedo bimbi piccoli e di solito i genitori o sono anziani, o sono famiglie culturalmente arretrate in cui ancora l’uomo va a lavorare e la donna accudisce la famiglia.
In realtà mi riferisco ad una fascia di donne ben precise, quelle che lavorano, possibilmente che sono laureate. Che lavoro fanno e a che età hanno deciso – non per errore quindi – di fare figli? Proviamo a fare questa statistica…grazie!
Io ancora non ho figli, ma ti riporto l’esempio di mia madre. Mio fratello maggiore è nato prima che si laureasse in giurisprudenza, per scelta. Poi non ha potuto fare l’avvocato perché ha dovuto gestire il ristorante di mio nonno che non lo poteva più fare. Nel frattempo ha avuto altri tre figli di cui io sono la più piccola. Mio padre lavora nell’industria di ceramiche di famiglia, noi 4 siamo cresciuti a casa con una tata ed è stato bruttissimo, nei miei ricordi d’infanzia non c’è mai una vacanza, mai un’uscita. Mi ricordo solo la tata che ci faceva giocare in giardino e ci preparava le crostate a merenda. I figli occupano tempo e anche la carriera, non sono due cose che possono essere coinciliate senza attaccarsi a nonni o tate e ti assicuro che i bambini soffrono nello stare con i genitori poche ore al giorno, se va bene
L’età media in cui si sceglie di fare un progetto di coppia si aggira intorno ai trent’anni. Mi riferisco alle persone che conosco, non sono un istituto di ricerca. Dal canto mio penso che chi è cresciuto nelle aree più industrializzate del paese riesce ad essere più pragmatico quando si parla di famiglia perché da generazioni è abituato all’idea che prima di fare un progetto di questo tipo è necessario raggiungere una stabilità che passa dal posto di lavoro. Invece io che sono stata in piazza tantissimi anni conosco il valore della giornata. Generazioni di donne e di uomini si svegliavano di buon ora per “andare a mettere le giornate”. Non lavoravano sempre. Mai sentito parlare di calamità? La disoccupazione se ne andava per fare investimenti per la famiglia. Questa era la vita. Questa è ancora la vita di tante famiglie. Day by day. Chi studiava veniva chiamato e cominciava ad insegnare. Quindi si sposava. Capito cosa intendo? Molti fatti e poche parole a dispetto della nostra tradizione teatrale e forse anche della nostra teatralità. Ci sono differenze abissali tra il settore industriale e manifatturiero e quello dell’agricoltura e dell’allevamento. Apposta si chiamano settori. Il punto è questo. La tradizione di Milano e diversa da quella di Rimini o di Cosenza. Sempre di tradizione si tratta. Dunque non abbiamo valori diversi ma tendiamo a disilluderci in modi e tempi differenti. Penso che negli anni le cose cambieranno perché la vita è fatta così. Man mano che si prende coscienza del senso della vita si ricomincia a vivere alla giornata e ad avere fiducia nel progresso.
chiara, io invece ho avuto una madre che non ha mai lavorato fuori casa. apparentemente, avevo tutto ciò che una bambina potesse desiderare: la mamma vicina a tutte le ore del giorno, l’ armadio colmo di giocattoli e bei vestiti, lunghe vacanze al mare in villeggiatura tutti gli anni. ma io già allora percepivo e sentivo tutta l’ infelicità e la frustrazione di mia madre in quanto si era presto pentita della sua scelta di fare la moglie, la madre e la casalinga a tempo pieno. ci diceva sempre che era depressa, che si sentiva sopraffatta, che avrebbe voluto una vita diversa e che era nient’ altro che una serva. Io ne ho sofferto moltissimo perchè come figlia mi sentivo più un “impiastro” che altro. avrei mille volte preferito vederla impegnata nel lavoro, indipendente, sbarazzina, poco presente in casa MA CONTENTA, APPAGATA, REALIZZATA, e con il sorriso sulle labbra ( come probabilmente era tua madre ). che vuoi che ti dica, si vede che l’ esistenza può assumere varie angolazioni.. ciao.
Maria Grazia, mi hai fatto notare un aspetto che non avevo mai considerato. Io vedevo pochissimo mia madre e me la ricordo sempre di corsa e avrei voluto avere una madre casalinga. Ora che mi ci fai pensare però nemmeno avere una mamma a tempo pieno tiene lontane le emozioni negative dei bambini.
A te sembrerà scontato, ma non avevo mai pensato in questi termini. Grazie!
Questa tua lettera ragazza la trovo totalmente inutile…non avevi qualcosa di più intelligente da scrivere?
Anche mia madre mi ha avuta dopo essersi laureata in giurisprudenza, sognava di fare l’avvocato ma poi si è data all’insegnamento….proprio per avere un lavoro che le consentisse di essere indipendente economicamente, lavorare, però stare anche con me (gli insegnanti fanno orari ovviamente diversi rispetto a un dipendente).
ma io non l’ho vista frustrata anzi… è sempre stata molto soddisfatta della sua vita anche se sognava di diventare un avvocato.
quanto alla domanda l’età media si aggira intorno ai 30/33 anni… e conosco anche gente laureata che ha avuto figli…. effettivamente….che domanda è? kilye10 come mai ti è sorto questo dubbio?
chiara, se ti ho aiutato veramente a vedere le cose da un altro punto di vista ne sono davvero contenta. ciao.
Kylie,
di recente sono venuta a conoscenza di una donna che ha voluto un figlio intorno ai 40 anni, avendo prima privilegiato la carriera.
da un lato, immagino che quel bimbo sia fortunato nel trovarsi fra le braccia di chi l’ha veramente desiderato, ed è quindi in grado di dargli grandi attenzioni e tanto affetto. dall’altro, invece, temo che intorno ai 15-20 anni questo ragazzo non troverà facilmente comprensione in sua madre. troppa differenza d’età a volte rende i figli vecchi già nell’adolescenza!
Tutte le casalinghe sono così (depresse). Ma la domanda che bisogna farsi è se un bambino può crescere senza una madre. La mia risposta è no: potremmo dire che la donna è nata per stare vicino ai figli, vedi che per natura li gdnera infatti il padre è una figura più distaccata. Un padre in nove mesi può generare tanti figli ma una donna nello stesso tempo solo 1. La donna è VISCERALMENTE legata alle sue creature. La domanda che poni è divuta alla mutata situazione econonomica che ti porta a trovare (chissà quando una stabilità)… ti rispondo: varia da persona a persona. Ci sono ancora ragazze che si sposano presto e solo il maschio lavora e sono più di qurlle che pensi.
xleby, non credo che cercare di realizzarsi anche come lavoratrici e come persone debba necessariamente significare far crescere i propri figli senza una madre, così come credo che il ruolo genitoriale debba essere parimenti ripartito tra padre e madre, perchè i propri figli crescano in maniera realmente equilibrata. La convinzione che la donna debba stare solo in cucina e accudire i pargoli tutto il santo giorno, è solo una proiezione della cultura patriarcale ma non un assunto scientificamente dimostrato! tutto questo non significa che TUTTE le donne sposate e con figli debbano NECESSARIAMENTE lavorare fuori casa. Significa semplicemente che le donne che vogliono e possono farlo, non devono essere ostacolate nelle loro scelte e inclinazioni.
Del resto, se moltissime casalinghe si dichiarano insoddisfatte della loro condizione, ci sarà un motivo!
Non credo nemmeno che sia una questione di differenza di età tra genitori e figli, ma di AFFINITA’. i miei genitori, avendomi avuta intorno ai 25 anni, non erano TROPPO più grandi di me. però con loro non mi ci sono mai capita.