Sono responsabile di un’ azienda abbastanza importante. Ho 27 anni, donna, mi faccio rispettare e anche se non guadagno quanto un responsabile dovrebbe, mi sta bene e riesco ad essere autonoma, mantenere me e aiutare i miei genitori. Figlia unica, senza ragazzo da anni. Ho sempre desiderato essere economicamente stabile: vengo fuori da una situazione famigliare fatta i disagio e povertà. A 19 anni dormivo ancora in camera dei miei perchè la casa era piccola, non c’ era l’ acqua calda e tante altre cose. Poi ho trovato lavoro, son cresciuta di carriera e adesso ho potuto sitemare delle cose.
Ma ho dovuto sacrificare me stessa. Io amo disegnare. Lo so fare anche bene, senza finte modestie. Amo i fumetti. Ho cercato di frequentare una scuola anche, verso i 25 anni, ma mi dovevo svegliare alle 5 del mattino, andare in azienda, poi scuola, poi di nuovo lavoro….e chiedere cambi che mi facevano pesare. Non avevo il tempo fisico di allenarmi a disegnare e fare i compiti… Non ho potuto continuare.
Quando son lontana dal lavoro per molto tempo, tipo le ferie, la voglia di disegnare mi torna (perchè nel frattempo, lavorando, con la stanchezza e i pensieri la voglia mi abbandona pure). E io non voglio non fare ciò che mi piace. Ma son bloccata: da una parte ho un lavoro sicuro con soldi, e che per aiutare i miei mi serve per forza. Da una parte ci sono io che mi sto buttando via in tutti i sensi. Sto diventando una pacorella, delle tante in società. Non ho famiglia mia, non ho nessuno da mantenere, dovrei decidermi a lasciare tutto, tornare dai miei (per fortuna la mia stanza e l acqua ora ci sono) e ricominciare da zero. Ma mi sento una fallita quasi. A 27 anni che voglio disegnare ancora… so che l’ anfluenza della società e ho bisogno di disintossicarmi. ma non è facile…
Ciao io ho tantissimo tempo per disegnare,in compenso non guadagno nulla, se vuoi fare cambio volentieri
Io non ho scelto. Alla mia età avrei potuto scegliere di ritirarmi dal lavoro come tante donne che conosco, ma non avendo mai lavorato il problema non si pone. Anche volendo non penso di avere l’età per mettermi in discussione in un contesto lavorativo in cui a fare la differenza sono le scelte personali. Ma è sempre stato così. Quando non hai una vita sociale molto intensa ti senti più trattenuta. Alla mia età, in tutta onestà, non guardo all’amore in funzione della mia famiglia perché i miei fratelli hanno un carattere che li porta ad essere persone tutte d’un pezzo. In molti casi basta un niente per simulare un clima di aggregazione… l’artificio compositivo purtroppo non fa parte di noi. In maniera latente si percepisce che tutti vogliono garantire l’espressione del valore gerarchico delle figure. I miei fratelli non sono molto espansivi. Ma mi vogliono bene… talvolta mi capita di avere delle perplessità, ma non mi manca niente a parte le manifestazioni esteriori. A me ad esempio piacerebbe tanto trascorrere una giornata insieme, ma è come se per loro fosse una cosa superflua. Siamo fratelli, abbiamo bisogno di uno scopo per riunirci… un’occasione o un impegno. Alla mia età cominci a farti delle domande su quello che ti fa stare bene e non ti basta dire “per adesso sto bene così”. In famiglia sto bene perché mi sento realizzate per quello che sono al di là delle apparenze. Per il lavoro si vedrà cosa fare.
Rossella, hai superato te stessa. Pensa che anche io vorrei lasciare la nazionale di calcio. Il problema è che io non ho mai giocato a calcio, e questo aumenta tanto la difficoltà. Quanto alla disegnatrice mancata, mi terrei caro lo stipendio da impiegata.
Sinceramente non ci vedo nulla di male. Sarà perché i disegni fatti da chi ha talento mi piacciono. Non esiste un’età in cui si smette di voler disegnare altrimenti non esisterebbero manga e fumetti che io leggo molto .Poi ti capisco, capisco cosa si prova a voler ripartire da zero perché la vita che si ha ora non ci soddisfa per nulla. Sicuramente anche la mancanza di un amore influisce. Ti dico quello che ripeto a me molto spesso: non mollare. Tieni duro e prima o poi ne varrà la pena.
La logica rosselliana è inattaccabile. Mi viene in mente quando da ragazzo squattrinato ho evitato di comprarmi la Porsche risparmiando di fatto circa 70 milioni degli anni ’80. Scoperto il trucco cominciò così una serie di risparmi che mi hanno in breve tempo fatto diventare il più giovane miliardario salentino.
Dottor Golem, la logica rosselliana è assolutamente fondata e non vi è alcun ‘saltus’ nell’argomentazione portata alla nostra attenzione. In realtà, una semplice frase di Rossella può schiuderci un universo parallelo e addirittura salvarci. Molti qui su Lad, e Lei vedo che si intrattiene in graziose conversazioni con essi, hanno il problema che trombano punto o poco. Ebbene, con detta logica, essi stanno sublimandosi nello spirito.
La parola, dunque, per Rossella è anche mezzo. E allora non si è più soli: si è in tre. Lei, tu che non capisci, e gli altri che non capiscono al medesimo modo. Ma il suo splendido potere di proteggerti e rassicurarti, e al tempo stesso causarti moti peristaltici e schiuderti orizzonti inattesi, si perde facilmente se non c’è comunanza di sentire, di emozioni attese, di zie disposte ad accompagnarti fuori mura.
Ed è triste che forse la cosa più bella, da cogliere tra la caligine del suo linguaggio, ovvero la possibilità che la parola si affetti come il lardo di Cologna Veneta e i migliori prodotti della norcineria sassarese, sviluppi, intrighi e leghi i lacci delle scarpe fino ad assassinare un’anima per mostrarla, alto levandola come testa perseide.
Sono sempre meno i poeti, e sempre più i commercianti di smartphone. Ma i veri poeti come Rossella sono quelli che sanno, con l’ausilio dei grandi strumenti della osteodontoproiezione, iniettare nella parola, nel lago del pensiero, l’immagine di uno stile di vita netto e affilato per poter raggiungere il sogno che ci viene presentato ad ogni post.
La parola è un legame, il legame più forte.
DivisioneGioiosa,
venti-trent’anni fa era più facile decidere di lasciare un introito sicuro per realizzare un proprio talento. un mio parente l’ha fatto, più giovane di te, con moglie e figlio a carico, e credo non se ne sia mai pentito, nonostante che, con la pesante crisi degli ultimi anni sia stato molto più difficile essere un libero imprenditore, rispetto ad avere la sicurezza del posto fisso.
ma… l’azienda per cui lavorava come dipendente, ha chiuso i battenti molto prima dell’inizio della crisi… impossibile prevedere il futuro!
secondo me, molto dipende se hai lo spirito adatto per un continuo cambiamento o adattamento. lui ce l’aveva, e anche oggi vive la sua vita con un’intensità e una varietà davvero invidiabile.
valuta attentamente sia te stessa che le concrete reali possibilità di mettere a frutto le tue inclinazioni. magari, lavora molto pesantemente per due o tre anni, accantonando risparmi, e poi, se ancora lo desideri e te la senti, prova a prenderti un anno sabbatico e a misurarti con il disegno. forse ne vale la pena!