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Lettera pubblicata il 7 Aprile 2008. L'autore, xxx, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La gente pasciuta di ottimismo e di vigliaccheria crede sia da codardi pensare al suicidio.
Dà sempre il suo giudizio, puntando il dito, avendo “l’assoluta verità” in mano, con quella saccente aria di superiorità priva di ogni misericordia.
Dicono che chi si uccide non ama la vita. Quale idiozia!!!
Chi si uccide la vita l’adora!
E proprio per questo non sopporta di viverla a metà, si ribella alle limitazione ch’essa ci impone dandoci prima i desideri e poi togliendoceli con gratuito sadismo.
E i motivi non contano poi così tanto: ci si ammazza per amore o per una malattia incurabile, per mancanza di una posizione sociale o per semplice angoscia.
Ci si ammazza perchè una donna (o un uomo) che credevamo ci amasse, invece se ne frega di noi. Sentiamo la sua indifferenza o il suo fastidio. Anzichè calore umano e accettazione ci dà freddezza e superficialità. E noi, che rimettiamo in questa persona la nostra vita, ne siamo condizionati.
Ci si uccide per stanchezza; perchè vogliamo dormire senza pensieri, senza vedere il cielo grigio, senza che tutto sia inutile.
Ho letto questa frase “Colui che è pronto a morire in qualsiasi momento è uno che ha la coscienza tranquilla e non teme il giudizio di Dio, non sa se Dio esiste, qualora esistesse, non gli farebbe paura, anzi, vorrebbe fare con Lui una bella chiacchierata.”
Sì, io non so se finirò la mia vita così oppure se avrò davanti a me una serenità fino adesso vagheggiata.
Ricordate la canzone di De Andrè? “Signori benpensanti
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte
che all’odio e all’ignoranza
preferirono la morte.”
Ma so che ho pensato tante volte al Gesto Supremo. Lanciarsi nel vuoto, la paura che ti assale, mista a una sensazione di assoluta libertà. Poi il sonno, la pace, il riposo.
E un amore fallito torna ad essere un sogno che non ci dà più fastidio; l’angoscia cessa di tormentarci; la pesantezza si annulla;