Sento di non appartenere a questa società il cui unico valore è il denaro. Sento di possedere una sensibilità maggiore rispetto agli altri.
Quello di cui ho bisogno non è sopravvivere a stento per gli interessi del capitalismo. Ho bisogno di essere a contatto con la natura, con la vera bellezza del mondo. Amo l’arte, ma all’interno di questa società artista é sinonimo di reietto e opera d’arte è sinonimo di merce.
Il mio desiderio è vivere in una piccola comunità autosufficente all’interno della quale si coltivino il rispetto per gli altri, per gli animali (sono vegetariana), per la natura, dove si possa coltivare la passione per l’arte e la letteratura e la musica. Dove si possa riflettere su se stessi e magari trovare quell’equilibrio spirituale che tanto ricerco.
I miei desideri sono reali. Sento di non voler appartenere a questa società in cui sono nata.
Sono una donna di 17 anni.
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Categorie: - Me stesso
La mediocrità dell’adolescenza è addirittura crudele. Delle altre mediocrità non saprei, perché non ne ho esperienza; tuttavia un’idea generale è anche troppo facile costruirsela. E con la mediocrità bisogna pur venire a contatto, se non altro per capire come si è, sia pure per contrasto.
Il problema del rifugiarsi nella turris eburnea oggi è proprio quello che hai definito (non a torto) il male della società, che è tale da svariati secoli: il denaro.
Pecunia a parte, comunque, convincersi di essere troppo gentili d’animo per mischiarsi al volgo non è mai fruttuoso. Un po’ di volgo bisogna sorbirselo, anche se mercifica l’arte, mercifica se stesso e a volte dà l’impressione di accorgersene a stento. Non sarà una massiccia negazione a portare all’ “equilibrio spirituale” (che pure non è statico, basta un nulla per mandarlo in frantumi). Per quanto salda possa essere una vocazione da eremita, momenti più o meno lunghi di triste macerazione nella solitudine arrivano, e anche gli eremiti poco convinti (o le élite poco convinte) fanno parte della società. Tu parli di “comunità autosufficienti”, ma per quanto autosufficienti possano essere non saranno mai del tutto “incontaminate”.Tutto quello che si può fare è cercare di adattare la superficie della propria anima a ciò che c’è all’esterno senza poi dover litigare troppo con la parte più profonda. E scrivo tutto questo con un’amarezza di fondo.
Chi risponde di solito offre, se non un aiuto, almeno un parere, e questo non saprei esattamente come definirlo (turpiloquio a parte…). Ciò che mi ha spinto a scriverlo è, oltre alla somiglianza al mio stato, quel “donna di 17 anni”, se non altro perché ho (quasi) la stessa età, ma sono ben lontana dal definirmi “donna”.
Io invece sento di appartenere ad una società in cui non sono nato. È il problema duale al tuo. Ho comunque visto alcune “comuni” del tipo che descrivi come tuo ideale: affrancano da alcune servitù ma te ne impongono altre. A ognuno la sua.
Sicuramente nel mondo rurale c’era più libertà, meno condizionamenti sociali e più autosufficienza. Riflettevo poc’anzi proprio su come l’attuale economia, post industriale, abbia ridotto i diritti fondamentali delle persone a causa delle scarse possibilità di negoziato con i datori di lavoro. Una volta bastava un piccolo orticello e qualche animale da allevamento e si mangiava comunque. Oggi se si resta senza lavoro di ripiego ce n’è ben poco, e in casi limite si può arrivare fino al suicidio, e quindi alcune volte bisogna sopportare anche le umilizioni peggiori pur di tirare avanti. In linea di principio mi sento di condividere la tua ricerca genuina di libertà.
Discorso un po’ diverso invece riguarda i soldi e la società capitalista in generale, su cui mi sento di divergere dal tuo pensiero sia pure in minima parte.
Per quanto mi riguarda i soldi ed il benessere devono circolare, è sbagliato accumulare somme al di sopra delle proprie possibilità di spesa, non condividere i beni guadagnati in società o vivere solo per lavorare.Ma non credo ci sia nulla di sbagliato nello spendere e spandere con lo scopo di provare piacere o acquisire conoscenza, consentendo agli altri a loro volta di togliersi delle soddisfazioni.
Le società devono evolversi e con esse la qualità della vita di tutti. Scienze, medicina e tecnologia migliorano la nostra esistenza perchè si avvalgono di apparecchiature sempre più sofisticate e di professionisti sempre più preparati, così come accade con l’arte e con la cultura che non sarebbero così perseguite se fossero limitati certi vantaggi economici. Che male c’è nel gratificare chi ha condiviso il proprio sapere o le proprie risorse per rendere migliore la nostra esistenza?
Rispondo a nobrainfound…
Ho riflettuto prima di autodefinirmi “donna” e ho deciso di scriverlo volutamente in quanto sento che le esperienze negative attraverso cui sono dovuta passare hanno intaccato profondamente la mia mentalità. Non sto parlando di drammi giovanili o adolescenziali, ma di esperienze che mi hanno costretta a crescere e a dover prendere decisioni impegnative per me stessa.
Condivido dal punto di vista teorico la tua soluzione di “adattare la superficie della propria anima a ciò che c’è all’esterno”. Tuttavia non so come potrei attuarla dal punto di vista pratico, né tantomeno so se ne sarei capace.
L’idea del mio futuro mi spaventa. Il mio animo, seppur forte, spesso cede di fronte ai ritmi frenetici che la società impone. É ciò che più temo insieme all’idea di dover ridurre la mia vita a una manciata di domeniche (supponendo l’idea di integrarsi nella società lavorativa attuale).
Ho scritto su questo sito proprio perché sono alla ricerca del mio futuro e apprezzo i vostri commenti.
Piacerebbe anche a me,purtroppo non sono abbastanza ricco per poter vivere senza denaro
Ci sono diverse comunità che si sono affrancate dal consumismo. Hai mai sentito parlare degli Elfi che vivono sulle montagne pistoiesi? Informati.
Ho le stese tue sensazioni con l’aggravante di essere un 45 enne. Sono sposato, non ho figli, ho un lavoro, una fortuna di questi tempi, ma sono molto irrequieto…sogno ogni giorno di avere un mio lavoro, sogno di non far dipendere il mio destino dagli altri, governo e azienda dove lavoro. sogno di avere un mestiere, possibilmente manuale che mi tenga a contatto con la natura. purtroppo questi sogni si scontrano con la realtà e purtroppo contro la mia mancanza di coraggio di cambiare, nonostante sia consapevole che il mio futuro non sarà un gran futuro, visto cosa sta succedendo alla nostra società dove, purtroppo tutti i nostri diritti sono stati calpestati da qualcuno in nome del Dio denaro e dalla massimizzazione del profitto. Tu che sei giovane, combatti affinché tu possa avere una vita che veramente desideri. in bocca al lupo, mia giovane donna. 🙂