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Lettera pubblicata il 14 Novembre 2008. L'autore, bimba64, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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è violentata nella sua sfera privata, lo è in modo doppio, triplo, quadruplo, SE fuori non trova conferme:se il prete predica pazienza,se i parenti pensano alla reputazione,se le ‘amiche’ si danno arie perché ‘loro ce l’hanno, il marito’, se lo psicologo scava problemi invece che costruire certezze, se l’avvocato cerca la ‘mediazione’ facendo il gioco dell’altro,se vai dal medico con cuore che scoppia, pressione a balzi, mani e schiena bloccate, crampi alla pancia e quello ti dà pillole per la pressione e dice: “Mah… stiamo a vedere, torni tra un paio di mesi”. Già: magari col cancro, e tutto si sistema. Eppure le persone giuste ci sono, tante.
Bisogna non stancarsi di bussare.Medici, psicologi, avvocati, preti,bravi(pure gratis nei centri antiviolenza),specializzati: nei casi di violenza l’azione è diversissima –spesso opposta- a quella degli altri casi. Avuta la conferma della violenza,ho deciso la libertà.Le certezze cui rinunciare erano quelle false: soldi,rispettabilità, ‘famiglia per i figli’; i giorni in cui si sa sempre che cosa fare; i propri comportamenti: liberarsi è cambiare, fare cose diverse. Il tempo diventa preziosissimo,tornano gli interessi:queste sono le certezze giuste.Si ritrovano i propri talenti.Fuori di prigione si relaziona senza che il ragno avveleni ogni parola,ogni sorriso.Si ritrova il diritto di esistere e,chissà,di essere amati,non necessariamente in una coppia.
Il ragno continua a fare il ragno, ma io non ci sono nella trappola.Il tempo passa e mi disintossico. Era il meglio da lasciare ai miei figli avvelenati: la testimonianza che dalle trappole si esce e dal veleno ci si disintossica.Oggi non capiscono.Capiranno,forse:io non sono un ragno e li lascio liberi.
Bisogna scambiarsi esperienze.Per aiutarsi.Per modificare la cultura: in modo che la violenza nascosta dentro gli inferni privati non sia moltiplicata da quella esterna; in modo che sia la luce e non la polvere a rendere visibili le ragnatele a chi ci sta dentro 🙂
“quando una persona è violentata nella sua sfera privata, lo è in modo doppio, triplo, quadruplo”…
vero, cara FL53.
La casa è il nido, questo dovrebbe essere. Il luogo dove ti riposi dagli affanni, dove ti senti al sicuro, dove incontri i tuoi simili, dove fare un reset dopo una giornata difficile fuori, dove ricaricarti, dove mollare, dove sentirti più che mai te stesso.
Nelle violenze morali avviene il contrario…
nelle molestie morali la casa è l’inferno, il posto che stanca, paralizza, il luogo pauroso o il finto luogo sicuro, che in realtà ha una botola aperta ogni due passi. E’ il posto che scarica le batterie. Che fa dubitare di avere energie e di quello che si è.
E il bisogno di quelle finte sicurezze diventa tanto più esponenziale quanto aumentano il disagio, il senso di inadeguatezza, la paura che, là fuori, gli altri vedano quello che vede lui… lui che sa – così fa intendere – perché lui ti vede quando sei “al naturale” (balle… lui ti vede come vuole vederti o come gli fa comodo dirti che ti vede, e tu là non sei al naturale, comunque… sei un come un cucciolo spaventato, confuso, stanco… rabbioso anche. E non c’è niente di meno stato naturale che quello…). Uscire… uscire ed affrontare il mondo… ma chi ce la fa? questa la sensazione.
e partono i monologhi interiori…
“sono come dice lui? E’ come dice lui il mondo? Sarà vero che io non so giudicare? che chiunque può fregarmi? e che io posso imbrogliare solo i cretini, perché chi ha un minimo di intelligenza sgamerà subito la mia inadeguatezza? Sarà vero che quell’amica che mi ha ascoltato parla perché è invidiosa? che è chiaro che pensa male di lui se io racconto solo la mia versione! Se sapesse, la mia amica, come sono qua, a casa con lui… lui dice così… ma sarà vero?
Perchè non mi ascolta? perché non mi aiuta a capire? Se è vero che io non capisco più niente, se ha ragione lui, che io sono esaurita, che sto impazzendo, perché non mi aiuta? Lui che lancia la pietra dei dubbi, su tutto, ma poi se ne va…
già, ma se io sono veramente così incapace di capire, di sapere, come faccio a sbrigarmela da sola?”… e il circolo vizioso continua…
ma si può interrompere, e dice bene FL53. Si può interrompere, ma non è il ragno che può interromperlo. Se ha tessuto una tela vuol dire che aveva bisogno che il rapporto fosse quello. Perché dovrebbe spezzarla lui la tela?
L’unico modo per uscirne è chiedere aiuto fuori dalla tela.
E certo, come dice FL53, trovare le persone giuste, ma è molto probabile che se vi rivolgete a qualcuno che è specializzato in questi problemi, associazioni o psicologi, possiate trovare quell’aiuto. Date valore al vostro malessere. Se è l’unica certezza che avete in un marasma di pensieri, non pensate al vostro malessere come un nemico, una prova del vostro essere “sbagliate”, ma come un segnale del fatto che qualcosa dentro di voi vi dice che è il momento di fare qualcosa per stare bene. su questa terra e in questa vita.
Se il dubbio è di non avere di fronte un ragno e per questo non chiedete aiuto, perché chiedere aiuto vi sembra un modo per fare del male alla persona che avete accanto, ricordatevi che riconoscere un vostro di malessere, che comunque, quello è un dato di fatto, state provando, e chiedere aiuto per quel malessere non lederà una persona che vi ama sul serio. Cominciate da voi. Da quella parte di voi che pensa che c’è qualcosa che non va, ma che si sente troppo stanca, da sola, per venirne fuori. Non siete sole. Pensare di essere sole fa parte del malessere che sentite. Ma non siete sole.
Cara Luna 🙂 sì, è tutto proprio cosi e in più … accade, accade anche che il ragno voglia spezzare la tela.
Lo sanno le donne che hanno resistito 20, 30, 40 anni. E questi sono i casi peggiori: per fortuna non succede a tutte, almeno non succede a chi si libera in tempo.
Ecco quello che accade.
Al ragno piaceva la ragnatela: per lui non era una brutta cosa, era la sua casa di ragno, con un bel bocconcino vivo che si dibatteva graziosamente, sensualmente, ben avvoltolato nel bozzolo da lui sapientemente costruito.
Un bocconcino da raggiungere, toccare, penetrare, morsicare, da rivestire della bava, sempre più collosa, fatta di musi, di abbandoni, di ritorni, di adulazioni, di parole. Accuse, poesie, insulti, baci, scenate, regali. Ma il tempo è passato e nel bozzolo non c’è più il bocconcino prelibato e stuzzicante da cui risucchiare vita e piacere: si dibatte poco, lei è stanca, spezzata, prevedibile, ricattabile, privata di sogni e, ogni volta che lui vuole, anche della dignità. Per di più, il tempo ha cominciato a infrangere quella bellezza odiosa, conturbante, quella bellezza con cui lei lo attirava, che gli altri ragni volevano rubargli, la bellezza che lui doveva possedere fino a cancellarla. Il fremito di onnipotenza lo pervade, finalmente lui ha la prova che quanto asseriva è vero: lei è una nullità e ormai non è più conturbante.
Nella sua mente perversa di ragno, la casa comincia ad apparire come la trappola in cui lei vuole imprigionarlo. Lei, nullità avida che risucchia sicurezza e denaro da lui, uomo furbo e potente. La sadica sensazione goduta negli anni si evolve nell’ideare lucidamente l’ultimo atto di violenza: lo stupro finale sarà quello di lasciar cadere nel vuoto la ragnatela ormai inutile, con dentro quel boccone vischioso, masticato e sputato. Lui, onnipotente e astuto, porterà con sé quei ragnetti, piccoli ragnetti egoisti, che han dato troppo stupido amore alla fattrice della sua discendenza, la nullità da cancellare.
Il ragno getta
i fili all’esterno: cerca appigli, commuove preti, infervora compagni di partito, imbroglia amici e parenti, seduce un’amante, prepara le mosse con un avvocato. Preme sulla vittima sempre più a fondo: più sarà debole, e meno pretese avrà. Controlla con astuzia i ‘suoi’ figli, inesperti ragnetti. Una bava di menzogne, finte lacrime, assegni: uguale alla casa ‘sicura’ in cui sono vissuti, è la nuova ragnatela. La mamma pazza, cattiva, che non ama nessuno, ha voluto distruggere la vecchia casa. Il ragno rivolta tutti i ricordi, inverte la verità, si dipinge vittima, istruisce i figli e gode: porta per mezzo loro nuovi insulti,accuse,abbandoni. Diverranno il bastone della sua vecchiaia: tutto quadra.
E’ esattamente quello che suo padre ha fatto con lui, con i suoi fratelli, con sua madre (come spessissimo accade in questi casi, c’è una ripetitività generazionale). Ottenuto il successo, paludato di saggezza e generosità, il ragno passa al livello superiore. Nascosto nell’ombra, guarda i suoi figli che ormai sono come lui: sono suoi, e gli saranno vicino nella vecchiaia. Il bozzolo è scomparso, cancellato, depennato: sputato da tutti, lontano.
Non si sa come la situazione può evolvere: è questione di scelte, maturazione. Alla vittima non resta che scegliere: o muore nel bozzolo o si riprende la sua vita: per farlo, sola ed esausta, le serve aiuto.
Perciò, come dice Luna, chiedete aiuto alle persone specializzate.
Se già sapete di essere nella tela del ragno oppure se cominciate solo ad intravvederla o sospettarla: chiedete aiuto.
E se state male, ma avete il dubbio che l’altro non sia un ragno, cominciate da voi: chiedete aiuto.
Non desistete, le persone giuste ci sono.
:))))
…mi è venuta in mente questa storia, di due persone che conosco, e le cui strade ora si sono divise, da qualche anno. Entrambi ora sono sposati con altre persone.
Sono stati insieme moltissimi anni. Li conosco, allora, dall’università, ma non posso dire di avere un rapporto stretto. Sono compagni con cui chiacchiero volentieri, con cui ho preparato degli esami.
Lui – in teoria – lo conosco meglio, perché avendo degli interessi in comune chiacchieramo di più.
Entrambi sono molto gentili con me, e spesso ci capita di scherzare insieme. Lei è più timida. Lui sembra a volte cercare in lei un atteggiamento materno. Con lei, almeno per quello che si vede fuori, è tutto pucci pucci.
Con il senno di poi, però, mi ricorderò, per esempio, questo episodio: lui che pucci pucci dice, quando dobbiamo preparare un esame, che “come altre volte, perché lui è troppo stanco, lei si leggerà tutti i libri e poi glieli racconterà mentre lui si rilassa”.
Se a va bene a loro, penso allora…
Il padre di lui si ammala e poi muore.
Qualche anno dopo – ci siamo persi di vista – incontro lei che mi dice che si solo lasciati. E solo allora lei mi racconta cosa è stata la loro storia.
Non lo dice con l’aria di chi cerca di farmi pensare male di lui, di chi lo vuole sputtanare perché io dia ragione all’una invece che all’altro.
Comunque sia io sono superpartes, ma nel suo racconto ci sono cose che mi colpiscono, e anche nel modo in cui racconta quelle cose. Sta male a dirmi cosa ha vissuto.
Che era nervoso me n’ero accorta, ma lei mi racconta episodi e scene pazzesche, del fatto che se stava male lui erano grane forti, ma che se stava male lei era ancora peggio.
“non riusciva neanche a sopportare che avessi un’influenza, andava fuori di testa… quando ho avuto sempre più problemi di pressione, più lo pregavo di smetterla di urlare e più mi urlava contro…e una sera i vicini hanno anche chiamato la polizia, perché non capivano cosa stesse succedendo… io ho detto che non era niente di grave, ma una mia vicina mi ha detto che pensava che mi stesse per ammazzare”.
Dice che ad un certo punto veramente non ne poteva più, ma che quando il padre di lui si è ammalato, anche se lui era tot instabile,non aveva il coraggio di lasciarlo. Sapeva perché era così, per quello che era stata la sua infanzia, e quindi provava anche pena per lui. Perché lui le diceva anche: tu sei la sola cosa che ho.
“ad un certo punto, visto che con te andava d’accordo,io speravo che vi innamoraste – mi dice. Io la guardo con tanto d’occhi, perché a parte che ero impegnata, e non ho mai avuto atteggiamenti di quel genere con lui, mi sta dicendo che sperava che… me lo cuccassi io?
Lei dice che in realtà lui le diceva sempre che era lei a farlo diventare così. Che lei non ne poteva più e pensava: magari è vero” e che era così disperata, stanca e confusa, e non vedeva vie d’uscita, che le venivano in mente le cose più assurde.
L’ultimo atto della loro storia vede lei buttata di notte, a spintoni, sul pianerottolo, porta chiusa in faccia.
Lei decide di lasciarlo.
Lui non ci sta. e diventa vendicativo. In varie forme.
lui stesso mi confesserà in seguito, con orgoglio, un giorno che lo incontro per strada, di non averle mai dato, per esempio, i mobili che lei aveva comprato, e neanche i soldi. Li ha regalati, dice, con un’inserzione, anche se valevano migliaia di euro. Io non commento. Il mio silenzio è in realtà eloquentissimo, ma lui non lo vede. E’ troppo impegnato a distruggere. qdo mi chiede se la vedo, se mi ha detto qualcosa, io dico di no, assolutamente. Non per non difenderla. Ma per non dare al ragno sul piede di guerra qualsiasi appiglio
in questi giorni super impegnati ogni tanto mi veniva in mente questo racconto di Luna… e mi domando: ma ci sarà mai un modo per fermarli, questi ragni? se il rapporto non è a due (per esempio ci sono figli ormai adulti, oppure si tratta di una violenza madre-figlia che implica la manipolazione costante degli altri familiari) il ragno agisce in questo modo: vive emettendo fili-trappola costantemente e se gli altri lo sostengono, bene; se non abboccano, pazienza, il ragno la vede comunque come lancio di un filo-trappola che si appiglierà un po’ più in là, col prossimo incontro con la stessa o un’altra persona. Senza contare che(e di questo ne ho avuto prova molte volte), il violento psicologico legge il silenzio altrui come successo: in una situazione simile a quella narrata, mutatis mutandis, il mio exmarito avrebbe scritto una mail a Luna (e per conoscenza ai miei figli) ringraziandola per il sostegno e la comprensione. Siamo separati dal 2005 eppure questo è avvenuto pochi giorni fa: lui è commercialista e gli sono rimasti come clienti parecchi miei parenti che hanno dato credito alle sue maldicenze su di me e quando mi incontrano mi dicono ‘che peccato.. lui è così buono… fidati di lui, poverino,ti ama ancora’. Una mia zia, pur essendo rimasta sua cliente, non si è fatta abbindolare e continuiamo a vederci. Avendolo saputo, lui non le aveva calcolato una tassa, facendole tardare il pagamento: quando lei se ne è accorta ha protestato e lui(!) le ha fatto una scenata accusandola di aver tradito la sua fiducia e chiedendole di fare una scelta tra lui e me, se voleva il calcolo della tassa. Mia zia, che paga regolarmente il servizio, gli ha risposto che avrebbe frequentato me (sua nipote) quando voleva e che il calcolo della tassa era suo diritto e lo pretendeva, e che poi avrebbe cambiato commercialista. Nel frattempo, lui aveva avviato istanza di divorzio sostenendo che io non ho diritto a niente (ho lavorato per lui 25 anni senza contributi: in
pratica,io non ho pensione ma ho contribuito a pagarne 2(due) a lui) e il mio avvocato aveva inserito,oltre alle prove del mio lavoro,anche l’episodio con mia zia (avuto da lei il permesso) nella risposta al giudice, per dimostrare lo stato di mobbing familiare.Il giorno della 1^ udienza, nel corridoio del tribunale, l’exmarito mi avvicina in un momento di assenza del mio avvocato e mi minaccia col metodo ricattatorio che ben conosco:”Cosa diranno i figli quando gli farò leggere le falsità che hai scritto?” (non lo degno nemmeno di uno sguardo).Il giudice smonta le affermazioni dell’istanza dell’ex e rinvia il tutto a settembre. Ebbene, lui si ne va infuriato, e dopo un mesetto mia zia riceve da lui una mail che suona così: “cara …, ti allego copia di quanto tua nipote ha avuto l’ardire di scrivere ufficilmente al giudice, in mezzo a un mare di altre falsità volte a screditare me e i figli… mi dispiace che questo suggerisca la prudenza di non proseguire il nostro rapporto professionale, improntato alla fiducia che tu mi hai sempre accordato …ecc ecc affettuosissimi saluti”
Megalomania truffaldina?boh,non so come definire la sfrontatezza di scrivere proprio alla persona con cui è avvenuto l’episodio (era un ricatto costruito ad arte per isolarmi) dicendole bellamente che l’episodio non è avvenuto, per di più schiaffandole in faccia per scritto l’accusa di falsità verso di me, sua nipote,che ne è stata vittima.Se funziona, ok,se no riprova.Lo ha già fatto molte volte, anche coi figli:o pensano che il padre sia un pazzo furioso o che sia vero quello lui dice di me:e lui può inventare mille menzone,io una sola verità e non mi ascoltano.Mia zia non ha risposto(ha solo cambiato commercialista)ma è stata cmq compressa dall ‘astuto’ ragno convinto di invertire la realtà scrivendo una non-verità oppostae indagando sull’atteggiamento di mia zia in un’eventuale testimonianza:2piccioni con 1fava. Avrei tanti esempi..così è la vita,coi ragni
…però in fondo – se ho capito bene – cambiando commercialista lei non ha fatto il suo gioco, perché comunque ha risparmiato le sue energie girandosi dall’altra parte.
Sì, può darsi che il ragno di cui parlavo io abbia pensato che gli davo ragione (credo che anche un passante estraneo avrebbe notato di no) ma davvero ho valutato che non fare alcun commento e andarmene in fretta fosse la cosa migliore.
E’ vero che nel silenzio i ragni tendono a vedere quello che pare loro, ma è vero anche che si nutrono di reazioni. e anche della loro stessa manipolazione del silenzio.
Questo non vuol dire non far valere i diritti quando ci sono, però che alle volte il silenzio è d’oro, nel senso che è tutto risparmiato.
Anche se io gli avessi detto qualcosa sul suo comportamento non sarebbe cambiato niente. Anzi, probabilmente si sarebbe nutrito del fatto che gli avrei detto che quello che aveva fatto era un danno verso di lei, o si sarebbe nutrito della sua stessa collera nei miei confronti. Soprattutto se io avessi nominato lei in alcun modo questo lui lo avrebbe usato contro di lei. Mi è parso molto più utile, anche per lei, frequentare lei in modo sano, che perdere tempo dietro la “malattia” di lui. Ora, è chiaro che se le fosse servito un aiuto concreto glielo avrei dato, e che se l’avessi visto mentre la maltrattava sarebbe stato diverso.
spero si sia capito il concetto che volevo esprimere.
eliminare il ragno dall’orizzonte credo che sia più sano che discutere con il ragno, ove si può, e non ci sono ancora questioni in mezzo. e anche lì, possibilmente, incaricaricare un legale che se ne occupi senza dover parlare con il ragno.
Se c’è una cosa che credo di avere imparato sui ragni è che loro comunque vada manipolano la realtà a loro piacimento, con una faccia tosta poi incredibile. tempo fa ho lavorato per tipo due settimane con una ragna terribile. e il bello è che l’istinto mi aveva anche messa in guardia…però per una serie di ragioni ho provato. Si trattava di un