Salve,
non ho mai parlato a nessuno dei miei problemi perché me ne vergogno troppo, e mi trovo a scrivere questa mail col sentimento di chi sta sparando l’ultima cartuccia più che con la speranza di ottenere un aiuto concreto. Spero di non suonare offensivo. Mi trovo qui perché non riesco in alcun modo a parlare dal vivo della mia condizione.
Ho 35 anni e vivo in un incubo dal 1988. Ho passato otto anni di scuole – medie e liceo – in veste di vittima di bullismo. Mentre succedeva tutto questo sono rimasto solo e non ho ricevuto aiuto da nessuno, i miei genitori erano un po’ distratti e non sapevano come gestire la situazione, e nessun amico o presunto tale ha mai teso una mano nei miei confronti. Ricordo nitidamente che, durante quel lungo periodo, sapevo che sarei cambiato e che mi sarei portato tutto dentro, per sempre, e a distanza di tanto tempo posso dire che è esattamente quel che è avvenuto. Oggi che non sono più un ragazzo mi ritrovo a gestire i fallimenti della mia vita, la mancanza di un lavoro, l’università non finita, decine di relazioni e amicizie finite o rimaste in superficie perché non riesco a fidarmi di nessuno, un rapporto non idilliaco con mio padre e una considerazione misantropica dell’umanità e delle persone in generale.
Fino a qualche anno fa riuscivo ad indossare con disinvoltura una maschera e nessuno immaginava i miei problemi, ma negli ultimi anni questa depressione mi sta consumando e tutti iniziano a rendersi conto che qualcosa non va in me. Io stesso sento di essere arrivato alla fine e non riesco più a gestire la stanchezza che provo nel vivere, una specie di sentimento cupo che si addensa sempre di più.
La mia ultima ex mi ha definito “pieno di odio”. Non posso dire che abbia tutti i torti: sono una persona negativa e come tale evidenzio il male in tutto e in tutti, sono chiuso, distaccato, durissimo prima con me stesso e poi con gli altri. Non riesco mai a lasciarmi andare in una relazione e il mio unico desiderio è quello di rimanere solo, ovvero il concetto che mi ripetevo sempre quando, da ragazzino, reagivo in questo modo a un ambiente che mi era quasi uniformemente ostile. Ricordo benissimo il momento in cui formulai il concetto di “status”, che a quell’età è fondamentale. Gli amici che avevo all’epoca si guardavano bene dal dire una parola di conforto e di difesa nei miei confronti, anzi spesso passavano dalla parte degli aggressori e mi prendevano in giro allo stesso modo degli altri, era un modo per non nuocere al loro status e mantenerlo alto agli occhi del gruppo. Io, ovviamente, non ne avevo neanche un briciolo. Questo ha cambiato totalmente il mio atteggiamento nelle amicizie, e se da bambino ero aperto e amichevole, da adulto sono impenetrabile e non parlo di me a nessuno. Sono cresciuto con l’intima convinzione di dover far tutto da solo nella vita, e posso ascrivere i miei numerosi fallimenti a nessun altro che a me.
Mi sento molto stupido perché conosco persone che hanno superato tutto questo, io purtroppo non riesco a parlarne a nessuno – questa è la prima volta che lo faccio in assoluto – e mi sono chiuso sempre di più nel corso dei decenni, fino al punto in cui la mia sfiducia atavica mi impone di tenermi tutto dentro. Non sono mai riuscito ad esporre il problema neanche durante il corso di tre lunghe terapie psichiatriche e psicanalitiche che com’è ovvio non hanno mai dato alcun frutto.
Ecco, ho fatto, l’ho scritto. Ci sarebbero centinaia di pagine da scrivere, aneddoti sparsi lungo otto lunghi anni e anche nel periodo “post”, in cui ho cercato, spinto dalla curiosità, di ricostruirmi una vita e di vedere cosa ci fosse dopo, scoprendo solo dopo parecchio che la mia “formazione” adolescenziale, così dura e traumatica, mi ha segnato e trasformato per sempre. Rivivo costantemente quei momenti durissimi e quel senso di solitudine disperata, e rimpiango l’infanzia e la gioia di vivere che sembrava essere parte fondante dell’esistenza mia e delle persone che mi circondavano.
Immagino si intuisca che sono stanco e senza speranza.
Grazie per l’attenzione.
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Categorie: - Me stesso
Ciao
sembrerà una fase fatta ma ti capisco benissimo. Anche io ho sofferto di bullismo e questo sommato ai problemi in casa mi ha impedito per anni di legare con qualcuno, di intessere amicizie vere o anche semplici conoscenze.
A differenza tua non riesco molto a mascherare il dolore che porto dentro, probabilmente perchè a distanza di anni continuo a pagarne le conseguenze, c’è solo una parola che riassume ciò che vivo e provo quotidianamente: solitudine.
Ho provato a cercare degli amici, mi sono fidata di molte persone nonostante la cosa mi costasse un’estrema fatica, ma alla fine si sono rivelate solo delle immense delusioni.
Forse ho paura ad ammettere che mio padre non è semplicemente un caso su tanti di uomo privo di umanità, ma che tutti siano così.
Ieri ho scoperto l’ennesimo “tradimento” da parte di un amico a cui ero stata accanto in un momento difficile. Non pretendo nulla da nessuno, ma se non esistono rapporti veri e autentici, allora la vita non ha davvero alcun senso ed è unicamente un usarsi a vicenda…
Quando descrivi il tuo pessimismo mi ci rivedo molto, lo stesso vale per gli studi mai finiti e il lavoro…Se hai voglia di parlare un po’ contattami
Ciao DIN,
la lettura del tuo post mi ha lasciata senza parole ma ti assicuro che ho provato tanta empatia.
purtroppo, so bene come sia difficile parlare di alcune, profondissime ferite, così come sia anche più difficile lasciarsele alle spalle.
secondo me, dovresti avere una persona amica disposta ad ascoltarti, al fine di buttar fuori almeno buona parte del veleno che sta condizionando il tuo temperamento e la tua vita.
mi sorprende che non ti sia stato possibile farlo in terapia. forse ancora non eri disperato abbastanza: alcuni passi, si fanno soltanto dopo aver toccato il fondo del pozzo, quando ci si vede nell’impossibilità di risalire se non tramite un colpo di reni.
ora, però, hai iniziato a comunicare. non smettere, qui o nella vita reale. affronta con coraggio questo tristissimo passato e riduci il più possibile la potenza della sua influenza.
non sei affatto stupido: sei stato soltanto ferito troppo e troppo a lungo, in un momento evolutivo molto delicato!
un abbraccio.
angel: mi spiace per ciò che hai passato. E’ un sollievo sapere che qualcuno può capirmi, ma è anche sconfortante sapere di non essere solo. Sì, la fiducia è il primo problema, crescere in un ambiente ostile ti porta a credere che le dinamiche delle relazioni umane si svolgano su quel terreno. E’ qualcosa di inconscio, io stesso so di avere incrociato persone valide sulla mia strada, ma al momento del dunque non ho saputo/voluto rapportarmi a loro in modo costruttivo, spesso chiudendo relazioni ed amicizie in modo troppo (forse volutamente) brutale e sbrigativo. Sì, mi piacerebbe confrontarmi con te, ma come?
Rossana: purtroppo ho cercato per anni di confinare il mio passato entro una dimensione ben precisa, riuscendoci anche bene, per poi scoprire solo in seguito quanto ne sono stato condizionato. C’è stato un periodo in cui chiunque mi avrebbe definito una persona “di successo”, pieno di amici, donne a cui piacevo, lanciato verso una bella carriera. Poi, il crollo, e la realizzazione della bolla di sapone che ho voluto costruire. E’ come se avessi acquisito una certa superficialità che a suo tempo mi ha distrutto, in fondo durante la formazione si impara il linguaggio dell’ambiente circostante, no? Per questo non ho un amico a cui raccontare tutto questo, o meglio, non riesco neanche ad immaginare di farlo. Spero che questo possa cambiare in un futuro non troppo lontano, ma per ora vivo il mio passato come un’onta che mi squalifica agli occhi di chiunque.
ciao, leggendo questa lettera non ho potuto fare a meno di rivedermi in quello che hai scritto. Sono più piccolo (“solo” 21 anni) eppure quando penso al futuro, a cosa sarà so “che mi sarei portato (nel mio caso porterò) tutto dentro, per sempre”.
Onestamente non ho belle parole da dirti, non credo che sarebbero utili. Sappi però che se è vero il detto “mal comune, mezzo gaudio”, non sei il solo 🙂
Mi dispiace sinceramente per la tua sofferenza, che peraltro sembri decodificare cosi lucidamente anche se i nodi da sciogliere stanno sotto. Provo a dirti delle cose che mi vengono in mente e che magari con te non c’entrano nulla… Temo che in un certo modo non.solo sia vero che i traumi possono condizionare la nostra vita, ma che si rischi anche di fare a capo ad un trauma per qualsiasi cosa, anche cio’ che non dipende direttamente. Certo,.tu sai il tuo percorso e il tuo sentire ma dici comunque di essere stato meglio di cosi e se ora sei molto giu’ potresti anche rileggerti in modo ancora piu’ severo. Stare male e’ orribile ma forse e’ proprio perche’ hai bisogno di sputare dei rospi e non di contenerli in delle maschere che sei ancora piu’ nauseato. Il fatto che una psicoterapia non abbia “funzionato” in un dato periodo non significa ne’ un fallimento personale ne’ che non potrebbe funzionare in un altro momento. Non voglio assolutamente entrare nella tua relazione ed esperienza terapeutica!!! Sempre personale comunque si svolga e vada
Ma per dire se in quel momento tu avessi fondamentale in non aprirti stando in difesa lo hai rappresentato. Esistono terapie in cui si parla poco anche e si va al nocciolo dei traumi e delle sensazioni e immagini rimaste fossilizzate e incastrate. Non so se lei gia’provate e se fanno al caso tuo. Cio’ dovrebbe stabilirlo chi se ne occupa.
Ciao, innanzitutto grazie per avermi risposto…ti lascio la mia mail: anitagalbiati@hotmail.it, spero di sentirti presto
Ciao
Luna: sì, ho analizzato il mio percorso molto lucidamente, il problema è che non riesco a “lasciar andare” un vissuto complicato come il mio. Credo, ma non c’è mai stata una diagnosi ufficiale, che il mio sia un caso lieve, ma comunque sia un caso di sindrome da stress post-traumatico. I sintomi ci sono, anche se il mio dottore non ha avuto il coraggio di spingersi a tanto (dicendomi che è una diagnosi sempre difficile, e che comunque sia sì, avevo decisamente dei segnali chiari in tal senso). E’ come se fossi molto testardo nella volontà di non superare le categorie mentali in cui mi sono chiuso, categorie in cui il mondo non ha essenzialmente senso e il nichilismo impera. Ma forse il grande errore è stato non comunicare niente a nessuno, mettere maschere e cercare di sembrare il più possibile normale. Nessuno, in passato, avrebbe mai pensato che soffro di depressione e che ho avuto più di un pensiero suicida. Sempre avuto amici, mai problemi con le donne, anzi, con una brillante carriera che sembrava avviata. Dopo ti scontri con la realtà, coi fallimenti e col poco tempo rimasto a disposizione. Leggo molte testimonianze sul bullismo, e tutti più o meno rimpiangono non aver trovato/saputo trovare qualcuno con cui elaborare e comunicare il trauma. Purtroppo anch’io ho scelto di fare così, e in tal modo ho tracciato un solco profondissimo fra me e chiunque altro.
Acubens: ogni volta che leggo qualcuno che ha il mio stesso vissuto, mi vengono i brividi. Posso solo dirti che hai tutto il tempo necessario per venirvi a patti. NON ti chiudere, trova un terapeuta di cui ti fidi e racconta tutto, tira fuori tutto, non aver paura di parlarne con persone che senti affini, non vergognarti di quel che è accaduto ma esprimilo e non metterti mai una maschera, o addirittura una serie di maschere come ho sempre fatto io. Alla tua età, ero totalmente sconvolto ma avevo anche una fortissima voglia di vivere che tutto sommato è stata una salvezza. Trasformala in qualcosa di positivo e vedrai che le cose andranno meglio. Ultima cosa: si, ci porteremo tutto dentro ma possiamo elaborarlo in senso positivo. Io ci credo ancora.
Quanti strascichi portano dietro bullismo e mancanza di famiglia.
Anch’ io ne sono l’esempio e so che sarei una persona più equiulibrata se non avessi avuto a che fare con queste vicende terrificanti che solo chi le vive in prima persona capisce.
Tutto secondo me comincia comunque dalla famiglia. La mia almeno mi ha sempre calpestato dandomi le colpe di tutto e mi continuava a screditermi agli occhi degli altri. Questo ti porta ad diventare una ragazzo debole incapace di affrontare la scuola e il mondo in generale, e ti porta a non riuscire a vivere i rapporti con gli altri e con l’altro sesso, i quali ti portano ad una maturazione più rapida a una maggiore positività nella vita.
…é tutta una conseguenza.