Ciao a tutti. Ho scoperto questo sito per caso, e vedendo che è pieno di esperienze “forti” e molto sentite, ho deciso di raccontare la mia esperienza, magari anche solo per poterla confrontare con chiunque vorrà leggerla e lasciare un commento.
Sono un ragazzo di 27 anni, che sta passando il periodo più brutto della propria vita (e ce ne sono stati parecchi). Ma forse è meglio che vada con ordine.
Dunque, durante le scuole elementari e medie sono stato vittima di episodi di bullismo, eventi che mi hanno irrimediabilmente segnato (anche se l’ho capito solo molti anni dopo). Il motivo? Non mi piaceva il calcio. Purtroppo, vivo in un piccolo paese, dove l’ignoranza impera, e se sei un maschio, devi amare il calcio, altrimenti sei un “ricchione”. Ecco come venivo etichettato. Solo perché non mi piaceva il calcio e adoravo invece cantare e recitare ho dovuto subire un vero e proprio calvario, fatto di prese in giro, offese pesanti, esclusione dal gruppo, una volta sono stato persino picchiato. Tutto questo per otto lunghi anni. Durante il liceo, non riuscivo a farmi degli amici, ero un adolescente solo e riservato, che aveva paura di essere preso in giro e di rivivere quello che mi era successo da bambino. Nessun amico, nessuna festa, sempre da solo, facendo diventare le mie passioni (la lettura, il cinema, i fumetti, i videogiochi) i miei unici compagni. Va da sé, che non ho mai avuto modo di esplorare la mia sessualità, impedendomi di capire quale fosse il mio reale orientamento. Durante l’università le cose sono un pochino migliorate, cominciai ad uscire con alcuni amici, ed entrai in una compagnia teatrale amatoriale, grazie alla quale riuscii a realizzare il sogno di recitare in un teatro.
Quando avevo 22 anni ho conosciuto un ragazzo (cugino di alcuni miei amici di vecchia data) che aveva nove anni meno di me. Si affezionò subito a me, perché stava attraversando un brutto periodo e in me vedeva un confidente, qualcuno con cui parlare o sfogarsi. Visto che studio pedagogia e che il mio interesse è quello di diventare psicologo, accolsi con interesse la sua richiesta d’aiuto e passavo molto tempo con lui, consigliandolo, confrontandomi con lui, o semplicemente ascoltandolo. Ma all’inizio io lo vedevo solo come un ragazzino, come un bambino e, anche se era parecchio legato a me, mantenevo un certo distacco…
Ma dopo un anno le cose cambiarono. Quasi senza rendermene conto, cominciai ad affezionarmi a lui, almeno quanto lui si era affezionato a me, e cominciai a vederlo come un amico, poi come il mio migliore amico, poi…
Poi cominciarono ad avvenire cose strane: passavamo interi pomeriggi sdraiati sul letto abbracciati, se capitava che ci incontrassimo a casa dei suoi cugini o da me, anche se eravamo in gruppo, eravamo sempre appiccicati, sempre uniti, ci scambiavamo in continuazione carezze ed effusioni, avevamo raggiunto un feeling tale che bastava guardarci negli occhi per capire cosa stavamo pensando. Insomma, mascheravamo tutto definendo il nostro rapporto “un’amicizia” (sebbene già la differenza d’età la rendesse un’amicizia fuori del comune), ma era diventata decisamente un’amicizia ambigua. Poi, una sera, lui mi baciò e anche se disse che voleva farmi uno scherzo, io capivo che c’era qualcosa che non andava. Quel bacio a me era piaciuto, mi ero innamorato di lui, senza neanche rendermene conto io amavo quel ragazzino di 14 anni…
Fu uno shock. dovetti cominciare a far buon viso a cattivo gioco, non volevo che capisse, non volevo perderlo, anche se lui si lasciava andare con me ad atteggiamenti ambigui (ma mai troppo espliciti, non siamo mai arrivati “fino in fondo”), dovevo per forza far finta di niente. Contemporaneamente, aveva iniziato ad interessarsi anche alle ragazze e per me era una vera sofferenza dover ascoltare i suoi problemi con le ragazze, mentre eravamo sdraiati sul letto, abbracciati. Avrei voluto urlargli quanto lo amassi e quanto avrei voluto averlo per me, avrei voluto dirgli che io non lo avrei mai fatto soffrire come le stupide ragazzine della sua età. Ma non dissi mai niente… fino a che…
Una volta mi confidò di aver avuto un rapporto sessuale con una ragazza. Non lo ressi… scoppiai a piangergli in faccia, e fui costretto a dirgli che lo amavo, che soffrivo come un cane ogni volta che lui mi confidava quel genere di cose. Lui non fece una piega. Anzi, sembrava quasi contento che io fossi innamorato di lui… per un po’ le cose andarono bene.
Ma io non potevo più reggere quell’atteggiamento ambiguo, quell’amicizia che amicizia non era, quelle confidenze da una parte e quelle effusioni dall’altra. Lui iniziò ad allontanarsi da me, e io non riuscivo ad accettarlo, lo amavo troppo per poter rinunciare a lui, così lo incontrai e gli dissi “O cambi atteggiamento, oppure è meglio se non ci vediamo più.”… lui girò i tacchi e se ne andò. E finirono così i tre anni della nostra “amicizia”.
Dopo quella lite sono entrato in depressione, ho confidato ai miei genitori tutto quello che era successo e loro mi hanno consigliato di entrare in psicoterapia. Piano piano, ho ripreso gli studi (che già da tempo avevo trascurato) e se tutto va bene, tra un mese mi laureo.
Da allora sono passati due anni. Ci siamo rivisti di recente, e io ho visto una persona diversa, più grande, più matura, convita della propria eterosessualità, che ha fatto un sacco di esperienze in due anni, ma che non vuole comunque riprendere i rapporti con me, forse perché ha paura di me (o meglio di quella parte di sé che io gli ricordo).
E io? Io in due anni non ho fatto niente. A parte la terapia e (grazie a questa) riuscire a riprendere gli studi e capire tante cose di me stesso, non ho fatto nient’altro. Mi sono completamente chiuso al mondo, non voglio vedere nessuno, ho paura di riprendere i rapporti, ho paura di amare di nuovo, ho paura di farmi dei nuovi amici o di coltivare le vecchie amicizie e passo le mie giornate nella più totale solitudine. Ultimamente, un parte di me sta cominciando ad aver voglia di uscire e di vedere gente, ma ho troppa paura a “rimettermi in gioco”… Perché non riesco a farlo? Perché preferisco soffrire la solitudine piuttosto che correre il rischio di essere tradito e abbandonato dagli altri (è nella natura delle cose no? A tutti è capitato di essere traditi o abbandonati)?
Quanto è difficile “rimettersi in gioco”?
di
Tropius81
Lettera pubblicata il 2 Giugno 2008. L'autore, Tropius81, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
La lettera ha ricevuto finora 9 commenti
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Io ho 25 anni,come te ho passato i miei problemi tra elementari,medie e superiori.Alle elementari ero stato preso di mira da un gruppetto di compagni ,tra cui uno in particolare,mi umiliavano in tutte le maniere perché ero un ragazzino,anzi all’epoca un bambino,riservato e non molto casinaro al contrario degli altri bambini,alle medie,le peggiori,ero etichettato come gay o frocio o altro,sempre perchè ero riservato,non facevo il bulletto,non giocavo a calcio,insomma non ero come gli altri,e passavo intere giornate da solo,alle superiori sono stato meglio,giocare a calcio era sempre una tortura,il massimo che facevo era stare in porta,ma era comunque una tortura,e comunque crescendo non davo più la possibilità agli altri di mettermi i piedi addosso,facevano battutine ma più in tono scherzoso che altro…
però purtroppo ne ho sempre risentito di queste frustrazioni,forse tutt’oggi,sicuramente.Anche io ho fatto terapie ecc..se trovi la persona giusta si fanno sempre passi in avanti,comunque i problemi sono continuati,io ho fatto le prime amicizie gay e prime conoscenze uscito da scuola,ma vivendo in un piccolo centro è sempre stato un problema vivere tranquillamente la mia sessualità,inoltre avendo avuto amici un pò più eccentrici di me andando in giro sono stato offeso e altro…
quello che posso dirti è che quando si soffre così tanto,quando si è sofferto così tanto anche in passato,quando si passano momenti così difficili,e li si passa anche in piena solitudine,beh quando arriva nella nostra vita una persona che ci fa dimenticare tutte le nostre sofferenze,che ci fa sentire totalmente vivi,e che soprattutto non ci fa sentire più soli,beh,è normalissimo perdere la testa,innamorarsi di questa persona,e purtroppo commettere l’errore di riporre su di essa tutte le nostre speranze,e soprattutto di arrivare a considerarla più di quello che in realtà è,a pensare di aver trovato chi sa chi o chi sa cosa…poi però quando questa persona,all’improvviso,così come è arrivata se ne và,a noi che ci rimane?rimane un vuoto troppo grande,la solitudine del passato si riversa tutta insieme su di noi insieme a quella presente,ci sentiamo di nuovo soli,di nuovo non amati,di nuovo diversi.
A me è successo lo stesso,si capisce da come parlo,quando l’ho perso,quando,dopo essere stato il suo punto fermo,dopo averlo sostenuto,aiutato,fatto sentire amato,dopo che avevo ascoltato i suoi problemi e lo avevo stretto e fatto addormentare tra le mie braccia,quando,dopo tutto questo lui se ne è semplicemente andato,così come era arrivato,senza un vero motivo,dopo aver preso da me solo quello che gli serviva in quel momento,dopo tutto questo a me che è rimasto?…cosa ho dovuto passare dentro di me!solo chi ha avuto simili esperienze può essere in grado di capirlo,di immedesimarsi…la disperazione pura.
Sono passati quasi due anni,sono stato in analisi,ho avuto lunghi dialoghi con i miei,e altro,ma devo essere sincero,non sono più lo stesso di prima.
Io ti capisco
Ciao, Fra.
Hai proprio ragione: quando si conosce qualcuno che riesce a farci dimenticare quanto abbiamo sofferto e che ci fa sentire amati, desiderati e accettati è assolutamente normale che ci innamoriamo e vediamo questa persona in modo molto migliore di quello che in realtà è, elevandola quasi ad un gradino sotto Dio. Purtroppo abbiamo vissuto sulla nostra pelle delle esperienze bruttissime, che ci hanno segnato e che ci hanno cambiato. E’ assolutamente ovvio, infatti, non essere più gli stessi dopo un’esperienza come quella passata, dopo un amore così forte, totale, simbiotico, che alla fine però si trasforma in niente, in dolore, in depressione. Sì, non sono più lo stesso, ma io non la vedrei come una cosa negativa: “Ciò che non ci uccide, ci rende più forti”, è una grandissima verità. E sebbene ora stia vivendo un periodo molto negativo, so che comunque sono diventato molto più forte di com’ero prima, e ne ho avuto la prova proprio recentemente, quando ho dovuto affrontare una brutta situazione e l’ho fatto a testa alta, facendomi forza, facendomi coraggio e accettando le difficoltà che la vita mi ha messo davanti. Purtroppo i problemi, le delusioni, le sofferenze sono cose cose che non possiamo evitare in nessun modo, l’unica cosa che possiamo fare è affrontarli, facendoci coraggio e, soprattutto, credendo in noi stessi.
Si certo,si diventa mille volte più forti dopo esperienze del genere,però,ci si allontana anche dagli altri in un certo senso,perchè io e te ci capiamo,visto che le nostre esperienze di vita sono simili,e non parlo solo di quelle sentimentali,parlo in generale,ma chi è che capisce a noi?in giro non ci sono tantissime persone in grado di capire certe cose,perchè uno non le hanno vissute,e due non hanno questa grande sensibilità d’animo per arrivare a comprenderle.Inoltre cambiano anche le nostre priorità,ed esigenze,perchè in fondo abbiamo bisogno di qualcuno che ci accolga e ci ami veramente,che ci prenda così come siamo,senza maschere ne niente,perchè ne sentiamo un bisogno molto forte.Si diventa molto più forti si,ma io farei volentieri a meno di questa forza acquisita per un pò più di amore e per un pò di solitudine in meno.E parlo di solitudine interiore,perchè anche se esci,hai amici,ecc ecc,dentro ci si sente sempre un pò diversi dagli altri,e quindi un pò più soli.Sarebbe stato meglio se fossi nato sciocco e superficiale,mi piace quello che io sento di essere,ma essere così non mi aiuta.
No! io proprio mi rifiuto di leggere queste cose! Io non potrò capire l’omosessualità…ma non si può stare male per una cosa che si sente dentro..! No! se siete i primi voi a sentirvi diversi allora gli altri potranno fare ben poco per migliorare la situazione…in fondo come dovreste comportarvi?! c’è un comportamente omosessuale e uno etero? non mi pare…………e poi secondo me il segreto di tutto è l’abitudine..come in ogni cosa più la si vede, più ci si abitua alla sua presenza. Io non nego che se vedo due ragazzi/e scambiarsi carezze e coccole non mi faccia strano…ma è semplicemente perchè io non sono abituata, perchè vivo in un paese di 5.000 abitanti. Dovete abituare la gente a voi, solo cosi verrà avvertito meno come un problema… . Riguardo all’aver paura di rimettersi in gioco, qui c’entra poco l’omosessualità, secondo me caro tropius dovresti o aspettare che qualcuno ti dia il coraggio di buttarti oppure dato che piombano dal cielo…uscire e farti le tue amicizie indipendentemente e non dico solo amici omosessuali, ma amici…con cui divertirti…e vedrai che pian pianino uscirai dal tuo guscio e incontrerai un uomo che sarà sicuro di sè e che saprà amarti…magari è anche più semplice che per noi ragazze…tra voi maschietti vi capite,stesso cervellino complicato! siete uguali! :D….
non mi sento diverso perchè sono gay ma solo perchè ho una sensibilità diversa…ci sono tanti gay quanti etero che non hanno niente in comune con me,forse non hai letto bene..io parlavo dell’essere in generale,non dell’essere gay,non perchè uno è gay deve essere diverso dagli altri,è una differenza che per me non è mai esistita,siamo tutti essere viventi,e il problema non c’entra niente con l’essere o non essere gay,il problema casomai è la meschinità e l’ignoranza della gente
Cara Silvia,
ho come l’impressione che tu abbia le idee un pò confuse circa l’esperienza che ho raccontato e circa diverse cose in generale. Dici che non riesci a capire l’omosessualità perchè non ci sei abituata, e questo posso capirlo, ma dire che non è opportuno star male per qualcosa che si ha dentro è del tutto sbagliato! Studio psicologia e non hai idea della difficoltà immane che devono fare tantissimi ragazzi che hanno problemi con sè stessi (più o meno gravi, omosessuali e non). Ti consiglio di fare qualche esperienza in questo senso (magari come volontaria in qualche centro che si occupa di minorenni disadattati o cose di questo tipo), potrai renderti conto che certe cose non sono così automatiche come pensi.
Hai ragione quando parli del fatto che forse c’è molta gente che non accetta (o che non capisce) l’omosessualità solo perchè non ci è abituata, credo che le tue parole inquadrino perfettamente la questione.
Veniamo all’esperienza che io ho raccontato: io non ho mai detto “Sono gay ma non mi accetto”! A parte il fatto che, come ho detto nella lettera, a causa della vita che ho fatto non ho mai avuto modo di conoscere la mia sessualità, quindi io NON SO se sono gay o meno, il mio problema non è affatto la mia sessualità. Il mio problema è che a causa di tutte le batoste ricevute (l’ultima quella di due anni fa) ho delle serie difficoltà a stare con le persone, a rimettermi in gioco, a “tornare a vivere”! Tutto qui. E quello che cercavo raccontadola qui era un confronto, cercavo qualcuno che avesse vissuto qualcosa di simile o che comunque capisse lo stato d’animo in cui mi trovo e sapesse consigliarmi.
Ma hai ragione nel momento in cui dici che l’unico modo per risolvere la mia situazione sia quella di uscire, di riprendere i contatti, di farmi nuovi amici. Ma è propio lì che sta il mio problema: se non avessi difficoltà a riprendere i rapporti con le persone lo avrei già fatto, non pensi? E’ proprio questo il punto: ho fortissime difficoltà crearmi dei legami, a trovarmi degli amici, a stare con gli altri.
People ALWAYS leave, Tropius: è un dato di fatto. Sulle prime ci rimani come un vero co......, chiedendoti cosa hai fatto perchè la gente cambi improvvisamente dal mattino alla sera. Poi, ti ci abitui e te ne fai una ragione, e capisci che in realtà ormai ce n’è di gente fuori come un balcone, ma soprattutto che la gente ti sfrutta, e quando trova qualcun altro da sfruttare, più vantaggioso di te, ti lascia con un palmo di naso senza tanti complimenti. Questo per QUALSIASI tipo di rapporto interpersonale, non mi riferisco in particolare all’amore. Anzi.
Comunque, anche se da solo, vedi di uscire di più. Io lo faccio. Preferisco starmene solo che lottare con la maggior parte delle persone, che pare uscita da un manicomio (criminale, a volte ahah). Non per questo mi privo dei miei spazi, all’aria aperta, e del PIACERE di stare con me stesso.
Un vuoto c’è comunque dentro? Sì, può essere, ma chi se ne frega, tanto non sono gli altri che possono riempirtelo. Solo tu puoi farlo.
parole sante Monk!certo qualcuno penserà guarda che sfigati sanno solo lamentarsi,ma non è così,perchè è vero,atrocemente vero che la gente,la gran parte,non tutti,prende da te quello che gli serve,si sazia,e dopo chi si è visto si è visto,appena si trova qualcos’altro che serve x saziare il loro egocentrismo,ti mollano su due piedi e tanti saluti…poi è normale che ti viene il disgusto e si preferisce stare da soli piuttosto che abbassarsi alla meschinità di sta gente..
certo spero sia vero che come si dice la ruota gira,e che uno il male che fà lo paga prima o poi..ma secondo me la punizione più grande è proprio quella di essere dei meschini,e quindi di non capire niente della vita
Ma sai, ray, il guaio è che non se ne rendono conto di fare del male, di ferire. A volte non lo fanno nemmeno volontariamente, nel senso che non riescono a capire. E’ quanto mi sta accadendo ora, in una situazione (non sentimentale, eh): non c’è la reale volontà di far male, ma non si capisce che quando le persone credono in te e tu le tradisci in qualche modo (magari sparendo dalla circolazione senza “se” e senza “ma”, e senza soprattutto una ragione), le ferisci a morte.
Le ferisci a morte, sempre che quelle persone non siano ormai abbastanza forti da reggere il colpo. Io ormai più volte mi paragono ad un lupo: sono forte, il colpo lo reggo, mi fa il solletico quando magari stecchirebbe chiunque altro. Certo, quel colpo lascia amarezza, tanta. Ma nessuno ha mai detto che la vita fosse rose e fiori. Anzi. La vita fa schifo, è solo che bisogna ballarla al meglio delle proprie possibilità.
Quindi, forza e coraggio. Sguardo fiero, da lupi. E tirare avanti.