I died a hundred times

In questo momento alla radio stanno trasmettendo “Back to Black” di Amy Winehouse e non so perché, quando a notte fonda sento quella voce, lei che se n’è andata a 27 anni e con lei i nostri 20 anni….. “I died a hundred times” … Sono morta un centinaio di volte.
Anche io sono morto tante volte nella mia vita. Adesso mi trovo nel mio day-after, il giorno dopo, la vita c’è stata, è una cosa del passato. Per chi come me è in quell’età di mezzo, i 30 anni, la vita ci prende e ci tira da tutte e due le braccia: da una parte i vent’anni, belli fulgidi, l’arroganza estiva, la freschezza delle gazzelle che si risvegliano al mattino; dall’altra l’età adulta, la maturità, la mancata realizzazione…realizzazione di cosa, non l’abbiamo mai capito. Passo le mie giornate a lavoro, non percependo di me stesso il men che minimo battito di vita. Un tempo pensavo che l’amore mi avrebbe salvato: innamorarsi alla follia, perdere la testa, andare ai matti, vivere quel bruciore tremendo bello come l’esplosione di una supernova, vedere quella persona e rimanere immobile, col cuore a mille… Ma poi, ho capito che l’amore era una cosa degli altri, qualcosa di inarrivabile. E mi sono distrutto l’anima. E non ho più un cuore. Sono un invisibile, di quelli che vagano nelle grandi città piene di fumo. Cerco, ogni tanto, lo sguardo di qualcuno, ma non lo trovo, non mi guardano, sono un’ombra nelle loro vite. Osservo spesso, a lavoro, coppie e coppiette, spesso giovani. Cos’hanno loro che io non ho? Perché loro si e io no, tremendamente no, atrocemente no, disperatamente no? Forse, la risposta è semplice, mi dice Amy, mentre la sua voce immensamente bella, indimenticabile, canta stanotte per tutta la hall “We only said goodbye with words”… Ci siamo detti addio solo a parole. Già, ti ho detto addio, vita, solo a parole.

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