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Lettera pubblicata il 10 Ottobre 2008. L'autore, marietta, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Marietta, scusa, ancora una cosa, anzi due:
capisco benissimo il tuo senso di delusione e, come ti ho già detto, penso anche che sia molto importante capire se il tuo progetto di vita e il suo siano conciliabili o no (c’è un sacco di gente che non desidera sposarsi, e preferisce la convivenza, e/o non desidera avere figli… non è che per questo, secondo me, si amano di meno… però bisogna che in una coppia si mettano le carte in tavola con sincerità, altrimenti uno potrà sempre rinfacciare all’altro di avere rinunciato a qualcosa di importante solo per far felice l’altra persona – mentre avrà rinunciato perché ha scelto di stare con quella persona, che è diverso – o l’altro potrà dire di essersi sposato per far felice l’altro, come dicevamo – idem come inciso sopra: scelta, è comunque una scelta – e su temi come questi sono giochi molto pericolosi…
ripeto: io non credo che se uno non vuole sposarti o non vuole avere figli per forza sia uno che scappa dalle responsabilità o ti ama meno.
Però può anche darsi, certo. Ma sei tu che stai con questa persona da tanti anni e quindi solo tu puoi capire se sei di fronte a una fuga da qualcosa, a un calo di sentimenti, o lui è un uomo tondo che nel tempo non è diventato quadrato. E’, cioè, lo stesso di un tempo, con le stesse idee, solo che per te non vanno più bene.
Ti consiglio di stare attenta che la stanchezza che gli attribuisci e attribuisci al rapporto non fosse, anche, tua… se eri tu a sentirti stanca, mi ripeto, puoi aver anche inconsciamente cercato un cambiamento per risvegliare il tuo di amore.
Concludo dicendoti che (io sparo, eh, spero di non dire scemenze…) corri il rischio, anche, di guardare tutto attraverso il filtro della delusione del non matrimonio ecc, e quindi io ti consiglierei di non pensarci, per un attimo, e di tornare a guardarlo non come lui che ti ha detto no (o meglio “Nì”) eccetera, ma come l’uomo che ami…
di vedere insomma le sensazioni che provi accanto a lui, che lui prova accanto a te, il piacere di stare insieme, al di là della questione che hai posto e che ti ha delusa.
A monte la questione non è il matrimonio, ma come state voi due insieme.
ciao, un abbraccio
Grazie Luna.
Sto cercando di fare già quello che mi consigli. Cioè, sto cercando di guardarlo aldilà della delusione, pensando a lui per come lo guardavo prima di affrontare l’argomento.
Purtroppo non è semplice, perchè, per quanto ci provi, in coscienza ti rimane un tarlo nella mente, che è difficile da ignorare.
Mi sento stanca anche io. Nel senso che avverto una distanza che ho messo giorno dopo giorno tra di noi, che a lui non ha dato nessun problema, anzi. Si è sentito meno vincolato a me e la cosa l’ha fatto sentire meglio.
Io invece ho cominciato a sentirmi sempre più sola, sempre meno ion sintonia con lui, al punto da ridurci a discutere solo del quotidiano. Niente più sogni e fantasie di coppia. solo routine.
Sinceramente oggi non so dire se è questo il modo giusto di vivere un rapporto, cioè, con una certa autonomia, un certo distacco, che per un verso ti consente di non soffrire, o no.
Mi rendo conto che ogni volta che lui per lavoro si assentava anche una settimana, io stavo male. Lo accusavo di mettere al primo posto il lavoro, di trascurarmi e di sacrificare il ns. tempo per inseguire i suoi sogni.
Oggi non è più così. Adesso è partito. Starà fuori l’intera settimana, ma a me non manca quasi più. E’ vero che ci sentiamo spesso al telefono però non sono triste.
Mi sento più forte.
Secondo te che significa?
Grazie dei consigli.
Marietta.
Cara Marietta, quesito molto difficile il tuo…
e spero proprio di non dire scemenze :O
il quesito è difficile perché il discorso dell’autonomia, di per sè, non è assolutamente sbagliato secondo me.
Ma il punto è la sensazione che ti dà, e il fatto che tu la definisci una sorta di… autonomia del distacco e del disincanto, se ho capito bene…
quasi un’anestesia che ti saresti data per non stare male… o un allontanamento, anche tuo, non attuato in base ad un reale, soddisfacente, bisogno di autonomia, ma a scopo quasi dimostrativo? Tipo: tu fai così e allora anch’io, guarda come ci si sente?
Io credo che sia molto importante che le persone che vivono in coppia – soprattutto se di lungo corso – abbiano anche dei loro spazi. Non degli spazi esclusi all’altro, in senso drastico, ma intendo dire che mi pare naturale che non si possa essere simbiotici in tutto, che a entrambi piacciano per forza e sempre le stesse cose, che non ci sia anche il bisogno di coltivare interessi propri o di scaricare anche fuori casa, non necessariamente delle tensioni, ma anche semplicemente una parte di sè per non scaricarla tutta addosso al proprio compagno o compagna. Voglio dire: ci sono persone che conosco, molto creative, che hanno bisogno di stare in mezzo alla gente, e anche di fare attività artistiche come il teatro, per esempio, e che stanno con persone che invece preferiscono una vita più isolata e andare a vedere lo spettacolo quand’è finito, non tutte le sere a prove. E queste persone hanno creato un buon equilibrio tra autonomia e condivisione.
Nessuno nega all’altro degli spazi in cui esprimere una parte del loro temperamento, e entrambi si ricordano, però, anche di condividere quello che accade quando non sono insieme.
Io non so che lavoro faccia il tuo compagno, ma il fatto che ci metta passione ed entusiasmo mi pare una buona cosa.
Certo, diverso è se lui è un drogato del lavoro, ma se invece il suo lavoro è una sua passione, reale, credo che sarebbe molto peggio avere accanto un uomo insoddisfatto del proprio lavoro. Se lui è una persona solare forse lo è anche per questo, perché amare il suo lavoro probabilmente è parte del suo equilibrio.
Quanto però possa essere squilibrato il suo rapporto con il lavoro in seno alla coppia questo potete saperlo soltanto voi, soltanto tu. C’è sicuramente gente che scappa nel lavoro per non affrontare le cose, ma non è sempre vero che chi dedica molte ore al lavoro non sia soddisfatto di quello che ha a casa, o che consideri meno importanti gli affetti.
Poi non lo so se lui potrebbe andare via tre giorni invece di sette, ed è questo un tipo di mediazione che tu gli hai chiesto.
Non so se tu sei altrettanto soddisfatta del tuo lavoro o no, e in quel caso se è anche per questo, che sposti la tua attenzione maggiormente sulla vita di coppia.
Quello che mi ha colpito è che sembra (dico sembra) quasi che lui ti abbia proposto un suo modello di autonomia, e che tu non lo abbia accolto in maniera positiva (per te, come per dire: durante la settimana in cui lui è via io ho uno spazio mio in cui dedicarmi a diverse cose)ma come un’imposizione.
Lui, dal tuo punto di vista, non ti ha dato scelta, e quindi dovendo scegliere tra piangere per la sua lontananza, o il suo dirigere altrove la sua attenzione, o anestetizzarti, accettando – ma con un po’ di inconfessato rancore? – quella che vivi come una sua trascuratezza, hai scelto la seconda opzione?
Attenzione, non ti sto dicendo che il tuo stato d’animo non possa essere naturale. Che tu non abbia chiari i tuoi desideri e bisogni e che quindi, sentendoli frustrati, non ti senta frustrata a tua volta, con la conseguente sensazione che hai. Non sto dicendo che lui non possa essere effettivamente un solare egoista, capace di vedere solo il suo punto di vista, e che in questo senso il rapporto sia sbilanciato e che tu, quindi, sia stufa.
Che lui non faccia orecchie da mercante rispetto alle tue richieste non di rinunciare a delle cose, ma di mediare, visto che siete in due, e quindi bisognerebbe venirsi incontro.
Ma mi ha colpito quanto, per voi, la parola autonomia invece di libertà sembri essere sinonimo di distanza.
Perché non avete più condiviso le altre cose, a parte la quotidianità?
Secondo te da cosa è partito il tutto?
Secondo me, entro certi limiti, l’autonomia è espressione di un buon rapporto con se stessi, e serva anche da riequilibrante in rapporti troppo simbiotici.
Mi spiego: penso a quelle coppie in cui quando uno dei due rimane senza lavoro diventa improvvisamente tanto pià sensibile a certi ritardi, sguardi, ecc ecc, di quanto non lo sia nel momento in cui è soddisfatto anche della sua sfera più autonoma.
Di per sè il fatto che tu ti senta più forte non mi sembra un male! Non significa amare di meno. Però fa pensare che, fino a poco tempo fa, tu ti sentissi la più debole nel rapporto, e soffrissi di questa dipendenza emotiva. (ricordati che io non so praticamente nulla della vostra storia, e quindi scrivo lettere lunghissime, cercando di sviscerare varie ipotesi, generali,che magari con voi due non centrano niente!!!).
Che il fatto che lui sia così solare, come dici sempre, così appassionato nelle sue cose, ti abbia fatto temere che il suo bastarsi fosse così grande da non fargli più avere bisogno di te…
Al di là della storia, della stanchezza, della crisi che provi, tu ti basti, Marietta, altrettanto quanto si basta lui? (per come lo vedi tu. perché magari il fatto che lui riesca ad andare via una settimana non significa che se ne freghi, anche solo che viva il rapporto amoroso in maniera più rilassata… troppo? certo, per te può essere troppo, ed è sacrosanto, perché ciascuno ha i suoi parametri e sente quello che sente).
Grazie Luna per la tua attenzione. Ti riconosco una grande maturità. Per curiosità, quanti anni hai? E’ bello e rassicuranete sapere che ci sono persone che neanche ti conoscono e si dedicano ad ascoltarti. Purtroppo, molte volte le persone che hai accanto e che ti sono care non hanno il tempo e la voglia di sentire i tuoi problemi, presi ognuno dai propri.
Mi chiedi se lui è un malato di lavoro. Non credo sia così. Ti spiego meglio. Il mio Lui è preda dei facili entusiasmi. Ogni novità, ogni nuova sfida, ogni nuovo oggetto, lo entusiasma e lo porta a concentrare tutte le sue energie su quest’ultimo. Vedasi un nuovo incarico professionale, la nuova macchina, il prossimo viaggio.
La cosa mi piace perchè il suo entusiasmo coinvolge anche me. Ti premetto che siamo due commercialisti, per cui il ns. lavoro è alla continua ricerca di novità e occasioni di investimento.
La cosa che però non mi piace è che dopo il primo impatto, il suo entusiasmo si spegne e lascia il posto al disinteresse, per seguire un nuovo oggetto di entusiasmo.
Ti faccio un esempio pratico: la nuova auto, acquistata in fretta (perchè non sta nella pelle di averla) è dopo pochi mesi già abbandonata a se stessa. Non la guarda nemmeno più.
Bè, il tutto si ripete quotidianamente e a me non da sicurezza. Lo vedo sempre inseguire sogni più grandi che però non riesce a valutare con i classici “piedi per terra” e pertanto non si realizzano mai.
E la cosa peggiore è che si comporta così anche con le persone, compresa me. Quando mi ha conosciuta non aveva occhi che per me, era sempre tenero e mi regalava rose.
Oggi posso uscire anche “nuda” che nemmeno se ne accorge.
Ho pensato per tanto tempo che fossi io il problema, nel senso che fossi io ad essere troppo esigente, ma il vero problema che il sentirsi un “soprammobile” mi ha portato a trascurare me stessa e a perdere la mia autostima.
Oggi sto guardandomi più allo specchio e mi sto nuovamente curando, cosa che non facevo più, dato il disinteresse.
Luna, mi sembri una persona in gamba, nonostante non ci conosciamo e non sai nulla di me, se non quello che ho scritto, sembra che tu riesca a leggere tra le righe. Peccato di non conoscerti dal vivo.
Grazie e…aspetto.
Marietta.
Ciao Marietta 🙂 io di anni ne ho 34 🙂 siamo quasi coetanee.
Anche a me piace chiacchierare con te e poi io credo molto nello scambio di esperienze.
Non avevo mai partecipato ad un forum, e questo per me è stato una scoperta.
Ascoltando gli altri, confrontando le proprie esperienze con quelle degli altri, si scoprono anche altri punti di vista, che, è chiaro, non tutto è bianco e non tutto è nero, che esistono mille sfumature, e rispondendo, poi, ragionando insieme, si riflette anche su se stessi, no?
Però al di là del fatto che esistono le sfumature e i punti di vista io mi rendo sempre più conto di come, al di là dei fatti, e delle situazioni, davvero ciò che conta è quello che sentiamo noi rispetto ai fatti e alle situazioni.
Lui è, apparentemente, il grande protagonista delle tue email, però alla fine la vera protagonista sei tu, e i tuoi stati d’animo rispetto alla vita che stai vivendo. Internamente. Perché è sempre da lì che parte la nostra percezione della vita che viviamo,no?
Ora, lo ripeto sempre, io leggo e sparo riflessioni prendendo spunto dalle tue (anche mettendoci le mie esperienze) ma ovviamente non ti conosco e quindi posso dire un sacco di cavolate colossali 🙂
Ti dirò una cosa, leggere il tuo punto di vista su di lui è utile anche a me, perché per certi versi io somiglio a lui. Mi spiego: non sono una che ha facili entusiasmi che si spengono, ma sono sicuramente una che, da sempre, credo sin da quando ero piccina, ha bisogno di progetti ed entusiasmi.
sono una persona solare, così dicono, e se lo sono (mica sempre, ovviamente, hai voglia… 😉 è anche perché la mia energia si autoalimenta attraverso il fatto che io non so cosa sia la noia perché penso che ci sia sempre qualcosa di nuovo da imparare. Il mio interesse è più intellettuale, che materiale (cioè, mi entusiasmo poco dietro ad un acquisto, semmai dietro ad una materia o un’attività). Però, poiché so che se comincio una cosa poi voglio finirla, preferisco non iniziare, se non sono convinta, una cosa che potrei mollare a metà. Se ciò coinvolge altre persone, poi, men che meno.
Sono di quelli che preferiscono dire “non so se riuscirò a venire sabato”, se non sono certa al mille per cento, piuttosto che “ci sarò!” e tirare un bidone.
Cosa che a certi sicuramente fa girare le balle, perché sa di inaffidabilità. In realtà io credo che sia più onesto. (oltre che, senz’altro, per quanto mi riguarda, sicuramente anche più affine alla mia parte più… anarchica 😉
In linea di massima anch’io, comunque, quando mi pongo una meta mi concentro moltissimo in quella direzione, e posso capire che ci sia chi si sente escluso. Ma è il mio modo di concentrarmi, e di rendere. Anche all’università: concentrazione estrema sul breve termine, che neanche le cannonate…
Perché ti dico questo? non per spezzare una lancia in suo favore (tutto è relativo, e quel che conta è il tuo stato d’animo) ma perché veramente riflettevo sulla faccenda degli entusiasmi.
Poi, per lui mica posso
parlare, è ovvio. Io parlo per me.
Ho capito anche il tuo punto di vista, ho capito quando dici che il suo entusiasmo ti piace, è contagioso, e ho capito quando dici che però il suo atteggiamento ti pare inaffidabile.
Perché, ammetto, anche a me fa un po’ pensare chi inizia in piena e poi molla e lascia là.
accade a tutti, intendiamoci, alle volte. per qualcuno però è più seriale (conosco una che cambia case come mutande perché non è mai contenta).
Però credo che ci siano anche modi diversi di entusiasmarsi: c’è chi dopo la fiammata iniziale si annoia già, e si scazza, e ha bisogno di spostare l’attenzione su un’altra cosa. chi gioisce dell’entusiasmo, del viaggio fino alla meta, e poi, come il pittore che, finito il quadro, lo contempla, e si riposa, è soddisfatto.
Un giorno una che conosco mi diceva: noi siamo uguali. Anch’io quando poi un progetto finisce sto male, e mi riprende la febbre di fare qualcosa di diverso.
Io le ho detto che non siamo uguali, perchè sinceramente quando porto a termine una cosa, che comunque mi è costata fatica o mi ha richiesto adrenalina, io non sto male. Io sto molto bene, invece, e mi godo il riposo come il pittore davanti al quadro. e non ho la febbre di inventarmi una nuova curiosità. So che arriverà e basta, perché sono fatta così.
Scusa, quante parole 🙂 era per dire,comunque, che credo che gli entusiasti abbiamo bisogno di esserlo, per stare in equilibrio. i loro entusiasmi alle volte fanno sentire un po’ esclusi chi sta loro vicino, ma al contempo chi si innamora di un entusiasta si innamora anche di quel lato lì. quindi, che si fa?!?
comunque, da entusiasta, posso dirti che non ho mai considerato chi amavo un soprammobile. Anche se qualcuno forse si è sentito escluso per le energie che investivo altrove, io non lo davo per scontato. Può essere comunque che non ci renda conto di non essere abbastanza presenti quando si è fatti così, pur sentendosi molto presenti e credere che la persona che ci è accanto condivida i nostri entusiasmi, perché c’è, mentre in realtà cova frustrazione.
più che altro è un’altra cosa a colpirmi:
“il vero problema che il sentirsi un “soprammobile” mi ha portato a trascurare me stessa e a perdere la mia autostima.
Oggi sto guardandomi più allo specchio e mi sto nuovamente curando, cosa che non facevo più, dato il disinteresse”.
ora, non credere che io non capisca il concetto, Marietta. capisco benissimo la sensazione, e chi non l’ha provata qualche volta nella vita?!? però il problema è che non sei mai stata un soprammobile. Non avrai la stessa energia (così visibile) del tuo compagno, ma non hai nessun bisogno che lui illumini te per non essere un soprammobile. Hai una luce tua. Forse vivere accanto a un… negozio di lampadari ti avrà fatto dimenticare che ciascuno emerge di per sé, nel suo modo di brillare.Ma non è che devi brillare per fare a gara con i suoi entusiasmi. Ma per te!!! 😀 😀 😀 Forse dipendi un po’ troppo dal suo faro su di te? domanda provocatoria, scusa.
Che bella la tua lettera…sei un vulcano, anzi, sei una persona intelligente, che sa prima riflettere per poi scrivere. Bella. Sei una bella persona e ti confesso che aspetto i tuoi post con molta curiosità. La superficialità regna ormai nelle ns. giornate, per cui…le tue riflessioni ragionate sono veramente una “chicca”.
Mi dici che sei un “entusiasta” e che a volte le persone che ti stanno vicino si sentono escluse perchè sei presa e concentrata su quello che stai facendo. Bene. Lo sono anche io. Mi entusiasmo per le novità, che sia una nuova incombenza lavorativa, un nuovo quadro (mi piace dipingere), una nuova opportunità di affari. Però a differenza del mio fidanzato, e mi sembra di capire, similmente a te, mi piace terminare quello che inizio. Cioè, prima di incamminarmi valuto bene se la cosa mi interessa o meno, ci penso su. Una volta che ho deciso cerco di arrivare fino in fondo.
Diversamente vive il mio Lui. L’entusiasmo viaggia alle stelle prima ancora di valutare la situazione. Le sue valutazioni sono molto “falsate” dal suo entusiasmo, per cui vede tutto positivo, per abbandonare il tutto a mezza strada.
Ok. Dirai tu: e che ti frega? Lascialo vivere per come gli piace! Ed è sacrosantamente vero. Purtroppo, però, quando penso che la stessa situazione potrebbe verificarsi nei confronti di figli, del matrimonio, ed in generale della vita privata, la cosa mi destabilizza.
Riprendo il tuo esempio: io mi vedo più simile al tuo pittore, perché fatico molto per quello in cui credo, ma terminato il quadro, lo lascio sul cavalletto per almeno una settimana o più, per contemplarlo, studiarlo e per meravigliarmi (quando mi riesce bene!) o per criticarlo (quando mi viene così così).
Ti dico invece Lui: “oh mi fai un quadro, eddai, fammi un quadro, lo appendo in bella mostra nello studio e mi vanterò di avere una fidanzata pittrice!”
Il mio primo quadro, con dedica, fatto solo per lui. Lo sai dove l’ha messo dopo il primo giorno che glielo ho regalato?? Sotto la scrivania!!! Poggiato su un mucchietto di cartastraccia! E là l’ha lasciato per circa un mese, fino a quando me ne sono accorta e me lo sono ripreso! Inutile dirti che ho capito di aver dato “le perle ai porci”, se mi consenti la citazione importante.
Mò…dico io, una volta che ti dico che ci sono rimasta male…ti vuoi preoccupare? no, come se nulla fosse.
Beh! Effettivamente mi sono lasciata trascinare dal suo stile di vita per tanto tempo. Infatti, i problemi sono nati da quando ho capito che io ho uno stile di vita differente e che adeguarmi al suo mi aveva spento.
Oggi mi piace “brillare” di luce propria, senza paura.
A presto.
Marietta.
Ciao 🙂 che bello il fatto che dipingi 🙂 🙂 🙂
insomma, ho conosciuto, attraverso la tua lettera, un po’ del tuo lato creativo e, appunto, entusiasta 🙂
vado di fretta (a dormire, perché sono stanchissima 🙂 e quindi ti lancio un paio di palline, spero non fuori campo, con il beneficio del neurone addormentato…
dici: “L’entusiasmo viaggia alle stelle prima ancora di valutare la situazione. Le sue valutazioni sono molto “falsate” dal suo entusiasmo, per cui vede tutto positivo, per abbandonare il tutto a mezza strada.
Ok. Dirai tu: e che ti frega? Lascialo vivere per come gli piace! Ed è sacrosantamente vero. Purtroppo, però, quando penso che la stessa situazione potrebbe verificarsi nei confronti di figli, del matrimonio, ed in generale della vita privata, la cosa mi destabilizza”.
1) non siete insieme da un giorno, e convivete da qualche anno. dici “potrebbe verificarsi nella vita privata”. Siete già in ballo insieme da un bel po’ nella vita privata in generale, al di là del matrimonio e dei figli: usi il condizionale: quindi questa inaffidabilità si è verificata effettivamente o no, nelle cose che contano?
2) tornando alla tua frase: però lui non ti ha detto, se ho capito bene: sposiamoci! facciamo 8 figli! prendendo la cosa alla leggera e poi mollandoti davanti all’altare o in autostrada con i vostri figli.
Lui stesso ti ha detto: non sono pronto – non voglio.
Non ha finto di essere diverso da quello che è.
Non un inaffidabile, però voglio dire che non ha promesso, sull’onda dell’entusiasmo, qualcosa di più grande di lui.
In questo senso non ha usato il procedimento che, dici, usa con faccende più banali.
3) non riuscivi a sbocciare seguendo il suo stile di vita… perché lui ti ha chiesto – anche senza rendersene conto – un ruolo decentrato rispetto a te stessa, molto centrato su di sè, per appoggiarlo nei suoi entusiasmi, o perché tu ti sei decentrata prendendo un certo ruolo?
nei suoi entusiasmi a fiammata (ne hai parlato più volte, quindi sembrano un punto centrale, magari invece non lo sono… questo lo sai tu) lui che ruolo ti chiede di ricoprire (o tu senti di ricoprire):
per esempio una semplice spettatrice non sufficientemente coinvolta?
o chi viene interpellata però per guardare con benevolenza, a un metro di distanza, pronta a sostenere in caso di caduta?
chi viene interpellata per fare un po’ da freno ricordandogli che esistono i lati più pratici, rischiosi ecc ecc?
chi mette a posto i giocattoli quando lui ha cambiato gioco?
chi tamponerebbe in caso di effettivi danni? (che sia, ne sparo una, il fatto di dover tamponare socialmente una sua promessa non mantenuta con amici).
Beh…il ruolo che mi viene spontaneo ricoprire e che incosciamente mi chiede di avere è quello della “mamma”. Cioè, io lo freno quando mi rendo conto che sta “volando” troppo in alto, gli rattoppo le brutte figure con gli amici e cose del genere.
Un pò è colpa mia. Sono la prima figlia e mi è stato inculcato il senso del prendersi cura degli altri, però, sto cercando di smettere. Ho capito che in questo modo gli consento di comportarsi sempre come il “figlio” anzichè maturare un comportamento responsabile.
Mi rendo conto solo oggi, forse un pò in ritardo ahimè, di averlo coccolato troppo.
Scusa se non mi dilungo ma oggi è una giornatina piena, per cui…a presto.