Con questo breve scritto desidero ricordare i miei genitori.
Mio padre è deceduto nel marzo del 1983 e mia mamma a gennaio 2009.
Non hanno avuto una vita facile. Anzi, una vita di costante sacrificio. Mio padre impiegato-usciere, usciva di casa alle 5 di mattina e tornava spesso in tarda serata, cercando di arrotondare lo stipendio con un po’ di straordinari pagati miseramente. E tornava con la sofferenza stampata sul volto. Una sofferenza dovuta alla sua menomazione… aveva una gamba sola. Perse la gamba destra in un incidente di lavoro quando era operaio in un aeroporto, in una età ancora molto giovane.
Menomazione questa che, a causa di una amputazione fatta da macellai, gli causava sempre forti dolori giornalieri e continue perdite di sangue. Ma è andato avanti fino alla fine per il bene della sua famiglia.
Mia mamma era casalinga. È stata una donna forte, coraggiosa. Dedicata, in un cono di silenzio e d’ombra, a sostenere il marito, sia fisicamente che moralmente, sopportando il carattere non facile di un uomo segnato dalle sofferenze, e seguendo come meglio poteva i suoi due figli.
Per entrambi quindi una vita modesta fatta di solo lavoro, poche soddisfazioni, piccole soddisfazioni. Solo momenti di serenità e gioia, spesso solo apparenti.
Con mio padre, deceduto a causa di un tumore incurabile, ho convissuto quell’ultimo mese di ospedale, talvolta dormendo la notte con lui, assecondandolo nei ricordi che affioravano nella sua mente mentre il male si impadroniva lentamente e per sempre del suo corpo.
Aveva 70 anni.
Con mia mamma, ricoverata dopo una emorragia celebrale, ho condiviso invece oltre due mesi di ospedale, fino a quando il suo cuore a detto basta ed è volata via. Aveva 88 anni.
Ancora oggi mi rimprovero di non essere stato più disponibile nei loro confronti, di non aver dedicato loro più tempo, di non aver fatto quel qualcosa in più che avrei dovuto capire anche se non lo chiedevano mai.
Un senso di colpa che mi accompagna ogni giorno, e non mi lascia mai.
E spesso, la sera, nel letto prima di dormire, piangendo, dedico loro un pensiero. Le stesse lacrime che ho ora mentre scrivo queste poche righe.
Cari mamma e papà,
grazie.
E perdonatemi. Tardi ho capito che dovevo essere un figlio migliore.
Ciao. A presto.
Dedicato ai miei genitori
di
Mau
Lettera pubblicata il 11 Ottobre 2010. L'autore ha condiviso 23 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Mau.
La lettera ha ricevuto finora 7 commenti
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cioao, molto toccante la tua lettera…parole forti e commeventi.
un po’ capisco la tua storia anche se a me i genitori sono in vita ma ancheloro purtroppo hanno dovuto affrontare molte situazioni pesanti e piene di sofferenze, mio padre proprio settimana passata ha subito un intervento molto particolarwe alla schiena ma continua inperterrito a lavorarae senza stancarsi mai, pur di portare onestamente il pane a casa e quando ha un soldo in tasca pensa solo a fare la spesa per casa…mia madre invece, e’ una donna veramente forte, e’ la classica donna con i pantaloni, ed e’ il mio punto di riferimento. con lei ho avut in passato un rapporto conflittuale, fino al giorno in cui scoprimmo che aveva un tumore maligno al seno ( tre anni fa) da allora per me e’ cambiato tutto, perhce’ ho capito cosa vuol dire rischiare di perdere un genitore,e allora le sono stata molto vicina, andavo all’universita’ e fui costretta a lasciare tutto per starle vicina giorno e notte, ma non me ne pento anzi sono contenta di cio che ho fatto e quando ha bisogna sa che puo contare sempre su di me….vi voglio bene
cmq tu non devi piangere, di certo i tuoi genitori ti volevano bene e dalla tia lettera si capisce benissimo che siete stato una famiglua unita, perche’ la sofferenza unisce molto…
Sono sicuro che i 2 angeli da lassu’ siano i genitori piu’ felici al mondo perche sanno di avere un figlio che fino alla fine e’ stato loro accanto !!! Sono i tuoi genitori e ti ameranno per sempre con pregi e difetti !!!
Non credo che esista un solo figlio sulla faccia della terra che pensi di essersi comportato sempre bene con i genitori o che gli abbia fatto capire realmente il bene che gli voleva. LORO sono le uniche persone al mondo con le quali possiamo essere noi stessi, con tutti i pregi e i difetti…Qualunque altra persona, per quanto bene ci voglia, ci manderebbe a quel paese. Sono sicura che da lassù veglieranno sempre su di te con immenso amore. Un abbraccio
ciao,nn farti nex colpa xke nn ne hai,so ke nn può consolare ma almeno tu li hai potuti vivere sai cosa vuol dire avere dei genitori,io ho perso mia madre x un tumore quando avevo sl due anni e mio padre aveva anke lui una gamba sola,ma nn ha retto il dolore e così quando avevo 4anni se ne è andato pure lui,ho 6fratelli e una sorella ma vivono a londra ed è come se nn li conoscessi,io sn la più piccola nex si è mai interessato di raccontarmi bene la vita dei miei genitori e così da quel poco ke so mi sn creata un immagine ttt mia di loro,pure io ogni notte guardo la loro foto e mi chiedo come sarebbe stata la mia vita,mi sn sentita dire molte cattiverie come il fatto ke la mia mamma si ammalò x colpa mia,ma so ke mi amava e nn è così,io credo ke anke se è stato doloroso e hai avuto una vita difficile,almeno li hai potuti vivere e loro hanno potuto viver voi ke x dei genitori i figli sn la cosa più bella della vita è un amore incondizionato ke nn finirà mai….ricordali piangi salutali,ma nn darti nex colpa te ne prego.
Mau,
mi hai lasciata con un nodo alla gola.
Ti ringrazio per aver avuto il coraggio di scrivere queste righe e pubblicarle. Costa dolore, lo so.
Lo so perchè io costantemente mi chiedo come farò quando i miei genitori diventeranno vecchi, come farò a guardarli e non svuotarmi di lacrime.
Vedo i genitori degli altri moderni e “fighi” e ringrazio il caso o il destino per avermi dato dei genitori buoni, lontani da quel tipo di apparenza e superficialità. Ma nel contempo qualcosa dentro di me rosica le pareti della mia anima perchè li vedo fare sacrifici, li vedo avere una vita modesta, vedo gli occhi che non sono felici. Si bastano e si accontentato, maledendo segretamente una figlia poco mansueta, poco incline all’obbidienza e al perbenismo.
Con loro ho sempre avuto un rapporto conflittuale, difficile, abbiamo dei caratteri e dei modi di concepire la vita così lontani. Dentro di me li amo visceralmente, darei la vita pur di salvare la loro, ma senza che lo sappiano. Con loro mi vergogno a parlare di sentimenti, mi hanno abituata al distacco, per cui per me oggi vivere di amore è cercare un’ancora che bramo ma al contempo è uno scoglio da superare, barricata in complessi di inferiorità che mi fanno sempre sentire non degna di amare e soprattutto di essere amata.
E purtroppo so che anch’io sarò mangiata, divorata dal dolore per la loro perdita, per il rimpianto di non aver fatto quello che avrei voluto o il rimorso di aver fatto quello che non avrei voluto o dovuto.
Tu faresti di tutto per tornare indietro, io sono nel presente eppure non riesco a fare niente per loro. E’ terrificante, mi sento impotente.
Perchè quando non te lo insegnano diventa difficile anche dire un semplice e naturale “ti voglio bene”, in quest’epoca dove lo so dice a smisura, senza dare peso al significato profondo di queste manifestazione genuine di puri sentimenti incontaminati.
@ mau – molto toccante la tua lettera. da quel che hai scritto non so cos’hai di grande da farti perdonare, ma penso che il tuo esser stato loro vicino nella malattia valga il perdono del resto. poi non credo nell’aldila’ e negli angeli ecc. per cui non posso dire nulla di “carino” al riguardo, ma scommetto che se avevano qualcosa di cui perdonarti lo han fatto prima di lasciarti, quando eri loro vicino, proprio come 1 buon figlio.
@ T.D. – cavolo quanto capisco le tue parole…
a chi so io,
mi mancate pensavo un tempo che non eravate necessari ora mi accorgo che
ogni carezza che ho avuto è stato è per me un momento di gioia infinita
grazie! spero che Vi raggiunga…….