Buongiorno a tutti, dopo aver scoperto questo blog voglio esporre anche io qui una mia riflessione, a cui mi capita di pensare abbastanza spesso ultimamente e vorrei sentire i vostri pareri. Ho 40 anni e tra poco diventerò padre (sì, un po’ tardi, ma non è questo l’argomento della lettera). Tra le tante cose a cui mi capita di pensare adesso c’è anche quella di seguito riportata. Io sono nato nei primi anni 80, un’epoca abbastanza prospera per il nostro paese e posso affermare di aver avuto un’infanzia nel complesso felice. I miei genitori erano due persone normali, né ricche né povere, piccoli commercianti. Ciononostante, posso tranquillamente affermare che non mi è mai mancato nulla. Ho sempre avuto tutto quanto mi occorreva, anche per i miei divertimenti e i miei genitori mi hanno anche pagato gli studi fino alla laurea. Ho avuto anche degli amici per passare il tempo e salvo qualche eccezione, ricordo i miei insegnanti con piacere. Sono stato fortunato, anche se all’epoca non lo capivo appieno. Talvolta infatti, per farmelo capire, i miei genitori mi parlavano della LORO giovinezza, che invece non è stata altrettanto buona, soprattutto quella di mia madre, che veniva da una famiglia povera. Anche se gli anni ’50 e ’60 vengono ricordati come l’epoca del boom economico, questo non significa che la qualità della vita all’epoca fosse buona, anzi, per molte persone era ancora decisamente difficile. Mia madre ad esempio doveva sempre privarsi di qualsiasi desiderio o sfizio, perché i soldi in famiglia servivano tutti per le cose più importanti. I giocattoli o i vestiti nuovi erano un lusso e a tavola si mangiava quel che c’era. Non appena finita la scuola media poi è dovuta andare a lavorare immediatamente in fabbrica, 10 ore al giorno 6 giorni su 7, consegnando l’intero stipendio a suo padre, che gestiva i soldi. Non parliamo poi dei miei nonni, a cui è andata ancora peggio e hanno dovuto iniziare a lavorare da bambini, con condizioni di vita ancora più dure. Talvolta hanno addirittura patito la fame, tanto che, lo ricordo benissimo, quando a tavola facevo delle storie e non volevo mangiare qualcosa che non mi piaceva, mi dicevano sempre “dovevi vivere al tempo della guerra tu”. Tutto questo è per arrivare al succo della mia riflessione. Ovvero il fatto che mentre i miei genitori e i miei nonni prima di loro hanno sempre riferito alle generazioni successive quanto siano state fortunate a nascere e crescere in tempi migliori, felici comunque dei progressi fatti rispetto ai tempi duri della loro giovinezza, io non potrò certo fare la stessa cosa con mio figlio. Al contrario, anzi, posso affermare con certezza che le cose andavano meglio ai miei tempi anziché oggi. E la cosa peggiore è che anziché migliorare, tutto lascia supporre che siano destinate a peggiorare ulteriormente. Io e mia moglie tutto sommato siamo tra i fortunati, avendo entrambi un lavoro a tempo indeterminato, stipendi decenti e una casa di proprietà (ereditata), ma non siamo affatto ottimisti. Anzi, già noi abbiamo risentito del declino del nostro paese. Che cosa racconteremo a nostro figlio? “Sai, quando noi eravamo piccoli i nostri genitori arrivavano alla fine del mese senza problemi e riuscivano anche a mettere via un bel po’ di soldi”. O magari: “Io ho avuto la possibilità di studiare e di laurearmi e sono riuscito ad avere un lavoro decente. Tu se lo vuoi dovrai andare all’estero e non è detto che ti vada bene”. O ancora: “I nostri nonni sia pure con grandi sacrifici sono riusciti a costruire delle case e sono andati in pensione poco dopo i 50 anni. I nostri genitori acquistavano un’automobile senza grandi difficoltà. Quando sarai grande tu, comprare un’auto sarà un lusso, una casa un miraggio e alla pensione non ci devi neppure pensare”. E anche: “Sai, quando noi eravamo piccoli bastava fare un po’ di attenzione in strada, non dare confidenza agli sconosciuti ed eri a posto. Con la criminalità che c’è oggi invece non puoi azzardarti a andare da solo”. E infine per concludere: “Quando noi eravamo piccoli, ci chiedevamo con ottimismo e fantasia come sarebbe stata la vita nel terzo millennio. Oggi invece quasi tutti sognano di poter tornare agli anni ‘80”. Stendiamo un velo pietoso sul fatto che oggi se non hai l’hi-phone XXX, la playstation 10 e vestiti firmati vieni marchiato come sfigato, che non è il tema della lettera. Insomma, non si può nascondere ai nostri figli il declino che c’è stato negli ultimi decenni. La mia generazione ha potuto godere, almeno durante la giovinezza di un generale benessere che è stato costruito dalla generazione dei miei nonni e, in parte, da quella dei miei genitori. Invece, i nostri figli subiranno inevitabilmente le conseguenze degli errori fatti dalle generazioni successive, tra cui la mia. E magari un giorno potranno anche dirci: “Complimenti, bel paese di m…a che vi avete lasciato. Avevate ereditato un paese prospero e lo avete reso uno schifo”. Impossibile non sentirsene almeno un po’ responsabili. Io almeno me lo sento. A tal proposito, c’è un’altra cosa che mi fa pensare. Un piccolo schema che gira su internet, che voleva forse essere ironico ma in realtà non lo è affatto. Dice così: 1) Tempi duri creano uomini forti. 2) Uomini forti creano tempi di prosperità. 3) Tempi di prosperità creano uomini deboli. 4) Uomini deboli creano tempi duri. E poi la sequenza si ripete. Se questo fosse vero (ed è possibile) è facile capire come la mia sia una generazione debole e ci troviamo in piena quarta fase. I “forti” sono stati i miei nonni. Ma io mi chiedo: questo schema può ripetersi, oppure i tempi sono cambiati definitivamente e il declino definitivo è ineluttabile? Oppure tutto questo declino è solo una cosa apparente e mi faccio troppe paranoie? O ancora: i nostri figli potrebbero dissentire sul fatto che i miei sono stati tempi migliori perché non c’erano internet, gli smartphone e whatsapp e per loro saranno ormai queste le cose che contano? Sono molto curioso di conoscere i vostri pareri al riguardo. Saluti.
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Categorie: - Riflessioni
Carissimo, probabilmente dare una risposta ai quesiti che ti tormentano (e che tormentano anche me) non è facile e si rischia di dire cose banali. Purtuttavia il problema, secondo me, risiede nel fatto che noi abbiamo vissuto un benessere che ci siamo illusi potesse durare per sempre, ma in realtà era (ed è) insostenibile, poiché si è basato (e a tutt’oggi si basa) sull’accaparramento di buona parte delle risorse disponibili ad opera di noi, gente sviluppata, che siamo una minoranza, mentre il resto del pianeta vive in condizioni disastrose, di miseria e di sfruttamento. Il protrarsi di questa situazione sta determinando forti squilibri (si pensi, ad esempio, all’immigrazione verso il mondo sviluppato da parte di molta gente che viene dai Paesi più arretrati) e comunque al fatto che in vario modo, anch’essi vogliono partecipare al banchetto e non lasciarlo solo a noi. La resa dei conti sta già avvenendo, ai danni del nostro benessere.. E il conto ce lo chiede anche la natura.
Già, perché i cambiamenti climatici, gli squilibri biologici e le varie situazioni sanitarie che ci si presentano (virus prima sconosciuti, epidemie ecc.) ci fanno capire che i padroni della natura non siamo noi, ma è proprio il contrario, e basta un agente patogeno ignoto o un periodo di tempo meteorologico particolarmente burrascoso per metterci in ginocchio. Certo, gli smartphone, Internet, Whatsapp et similia piacciono molto ai giovani e danno loro l’illusione di vivere senza barriere, ma i conti con il lavoro che non si trova, perché le mansioni umane vengono sostituite dalla tecnologia, o addirittura dall’intelligenza artificiale, prima o poi dovranno farli. Probabilmente si salveranno, ma a spese nostre, perché se dovranno scegliere se far sopravvivere noi o sé stessi, sceglieranno per la seconda opzione e non avranno scrupoli a farcela pagare cara e ad ammazzarci, moralmente se non fisicamente. E faranno bene: ce lo saremo meritati. Non singolarmente, ma come generazione.
Insomma Bottex, da quello che scrivi sembra che una volta anche il futuro fosse migliore, ma temo che questa regola valga dalla notte dei tempi, e quel “si stava meglio quando si stava peggio” non cambierà mai.
Io credo che per te, come per tutti, dovrebbe bastare che tu e tua moglie diate a tuo figlio tutto l’amore e la presenza possibile, perchè è quello di cui avrà più bisogno. Per il resto farete quello che si potrà, come fa la maggior parte dei genitori.
Se per mettere al mondo una creatura dovessimo pensare a tutti i rischi e alle difficoltà che potrà incontrare nella vita, nessuno farebbe figli, ma questi in fondo sono la nostra scommessa per il futuro. Si può perderla, certo, ma anche vincerla, perchè no, e per quanto mi riguarda, ad un’età che mi avvicinerà più ai tuoi genitori che non a te, e con una figlia di 31 anni, posso dirti che questa esperienza è quella che più a dato senso alla mia vita assieme all’amore per mia moglie.
Abbi fiducia, stai “dando la vita” a tuo figlio, dici poco come inizio?
https://youtu.be/hOxLD7Eb9h4?si=P0xUMBkfVUVxcYqa
Golem, anch’io come te, alla fine, faccio lo stesso ragionamento: faccio per le mie figlie ciò che mi è possibile e cerco di dare loro soprattutto vicinanza e amore. Il problema è che i nostri genitori provenivano da una condizione più difficile della nostra e potevano auspicare per noi un futuro migliore, mentre noi ci presentiamo ai nostri figli come i garantiti, quelli che hanno avuto una vita mediamente facile mentre loro, molte delle nostre sicurezze, se le sogneranno. E quando saranno cresciuti e lo scopriranno, e magari scopriranno che dovranno porre rimedio ai pasticci e agli sprechi che abbiamo lasciato loro in eredità, come ci guarderanno? Come ci tratteranno?
Max, per quel che mi risulta, ogni generazione ha qualcosa da rimproverare a quella precedente, ma non so se questo rientri nella naturale ribellione dei giovani verso i vecchi o ci siano reali ragioni di fondo. Fatto sta che andiamo avanti così da migliaia di anni, coi figli che “uccidono” i padri, a volte non solo metaforicamente.
Se dovessi giudicare la vita da quella che ho avuto io, potrei dirti che forse aver messo sulla testa di mia figlia un tetto tutto suo già da quando aveva 20 anni, forse potrebbe rivelarsi un errore se penso al culo che mi sono fatto io per averne uno mio, ma proprio perchè so cosa ho passato che volevo risparmiarglielo. I nostri figli si troveranno di fronte alle loro difficoltà, non meno di quanto la siamo stati noi, e tu in particolare. C’è chi ce la farà e chi no, ma è stato così da sempre. Quando penso che mio nonno si è fatto la Prima Guerra e mio padre la Seconda, mi sento non fortunato di aver fatto solo la naja, ma miracolato. Quindi i nostri virgulti apprezzino quello che gli si è dato, e che si vivano la loro vita.
Caro bottex,per rispondere ai tuoi quesiti, supportati da quei 4 punti sul rapporto prosperità\uomini”forti” e”deboli”,ti potrei citare una riflessione fatta in un programma TV di costume e società da un giornalista, piuttosto noto(suppongo sia G.mughini)che sosteneva “che,in qualche modo,questo mondo è riuscito ad andare avanti anche dopo la fine(e,quindi, Declino) dell’Impero Romano!!”
D’altronde i tuoi dubbi, rappresenteranno sempre un grosso dilemma nell’esistenza su questo pianeta(e con il rischio di farsi inutili Paranoie, come dici tu)e lo si può risolvere(almeno parzialmente)sul discorso della”selezione naturale”che fa si che,ad un certo punto,una Generazione o un’epopea sparisca per fare posto ad un’altra!
E la generazione subentrante sarà migliore o peggiore di quella precedente??
E’complicato rispondere perfettamente a questa domanda, poiché,a mio modesto parere,finché c’è almeno un soggetto che trae dei BENEFICI in tempi”MOLTO DURI”,si può dire che si vivrà,tutto sommato,Bene(o quasi😉)!!
Termino il mio pensiero, augurandoti ogni bene per la tua prossima paternità che considero un atto di ammirevole speranza nel futuro,oltre che di gran coraggio (e te lo dice uno che ha qualche anno più di te,senza prole al seguito.Sui motivi di tutto ciò,meglio sorvolare:Una storia lunga!!😊✌️).In teoria i figli sono uno degli antidoti per contrastare una situazione che sarà sempre una costante nella permanenza su questo pianeta:La Solitudine!!Ancora Buona Fortuna a te ed alla tua amata consorte!!
Ciao Bottex. Da parte mia, posso solo limitarmi ad elencare quei casi in cui i figli sarebbe meglio non farli, ovvero:
1. Se uno dei genitori ( o entrambi ) è un narcisista patologico
2. Se i genitori sono troppo poveri
3. Se i genitori sono esteticamente brutti ( e quindi trasmetteranno ai figli la loro bruttezza )
4. Se si vuole fare un figlio per alleviare la propria solitudine e il proprio senso di inadeguatezza ( i nostri casini dobbiamo risolverceli da soli senza coinvolgere creature innocenti )
5. Per obbedire a convenzioni sociali sul matrimonio, la famiglia, ecc..
6. Per avere la famosa “stampella della vecchiaia” ( un figlio non è un futuro badante )
7. Perché realizzi ciò che noi non abbiamo realizzato.
8. Se si è eterni adolescenti e si soffre della sindrome di Peter Pan
In tutti gli altri casi si agisce in buona fede e quindi non credo che un genitore a quel punto debba rimproverarsi di nulla.
Se si genera un figlio per motivi non egoistici e lo si cresce con amore, questo riconoscerà ciò che i suoi genitori hanno fatto per lui, quand’anche la vita non sia stata sempre rosea e priva di difficoltà.
Se in una famiglia invece ci sono tensioni continue il benessere materiale conta relativamente.
“Se i genitori sono esteticamente brutti…”. Ahhhh, quindi Giorgio Gaber non avrebbe dovuto avere figli sperperando il suo inestimabile patrimonio genetico e precludendo ad un essere umano l’immenso privilegio di essere suo figlio? Discorsi illuminati come al solito. Ma uscite dal vostro mondo virtuale e vivete là fuori, poretti.
Bottex, mettere al mondo dei figli è sempre una grande sfida, in ogni epoca storica per motivi diversi. Oggi credo lo sia piú per un discorso ideologico/culturale piuttosto che economico.
Ma possiamo sempre fare
la nostra parte come genitori, e aprire gli occhi e la mente verso altre prospettive.