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Lettera pubblicata il 2 Giugno 2007. L'autore, niikilaa, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Fl53: ciao 🙂 e ciao a More 🙂
anch’io vado di fretta in questo periodo.
nella lettera “la fine improvvisa di un amore” si parla, in un dialogo più aperto, proprio di questi temi, se volete.
Fl53, hai detto delle cose molto profonde e interessanti, naturali, quanto non scontate. Basta fare un giro per tante lettere di questo forum per rendersene conto. Che tanti, credendo, in buona fede, di parlare di delusioni d’amore parlano in realtà di violenza, prevaricazione, e dipendenza. Nessuno dovrebbe dare il permesso ad un altro di vivere e di essere se stesso, ma il problema si pone perché, per molte dinamiche contorte, a livello personale e relazionale, avviene il contario, e cioè che in effetti c’è chi arriva davvero ad annullare l’altro. Uarrivado, come noti giustamente tu, non solo ad usargli contro la sua fragilità (tutti l’abbiamo) ma la sua stessa energia vitale. Costruendo le sbarre sempre più grosse di una prigione anche e proprio attraverso il naturale desiderio di libertà, di crescita, di benesse e di “espansione” dell’altro.
Se tu desideri sbagli.
Se vuoi esistere, se esisti, sbagli.
Sentiti in colpa per il tuo desiderio naturale di esistere. Se ti dirò che è male, se ti dirò che c’è malizia in ogni tua azione, se ti dirò, attraverso il senso di colpa o attraverso la paura paralizzante che deriva dalla violenza, che è il tuo desiderio naturale di esistere a creare tutto questo, l’inferno, i problemi, tu inizierai ad avere paura di esistere. Come se la causa fosse esistere. E non il suo contrario, esistere sempre meno. E’ esistere sempre meno che dà carburante alla grande ruspa che sono le molestie morali. Ecco perché la sola soluzione è uscirne.
Ecco perché è così difficile uscirne. Ecco perché si crea un circolo vizioso.
Il messaggio è anche:
Vergognati del tuo avere voglia di stare al mondo.
Vergognati di essere capace di relazionarti con gli altri in modo sano, vergognati della tua indipendenza – sana, istintiva – perché io ti dirò che è una forma di egoismo, la prova che non sai amare.
L’amore è sacrificio estremo. L’amore è sofferenza. Alla fine pare che sia così.
Non è così, non è così…
Ma per qualcuno amare è possedere, possedere i pensieri e la volontà.
Qualcuno ha bisogno di vedere l’altro inerme e spaventato per sentirsi rassicurato del fatto che, avendo la finestra chiusa, non se ne andrà.
Con la finestra aperta, pensa, non potrebbe che volare via…
Così, se invece sarà debole e confuso non avrà la possibilità di rendersi conto di essere infelice. Sarà troppo impegnato a sopravvivere per vivere. A camminare sulle uova, o su un campo minato, per ascoltarsi sul serio. Tutta la sua attenzione sarà sul fatto di non saltare per aria.
Certo, il meccanismo non è così chiaro, così semplice, non è costruito a tavolino.
Non è che uno pensa (non credo, non nella maggior parte dei casi, almeno): ora io ti anniento, ti distruggo, ti tolgo le forze così tu non te ne andrai e non vedrai che io sento di non essere capace di rendere felice nessuno al mondo.
Ma alle volte l’insicurezza crea mostri.
La paura genera incubi diurni.
La violenza genera una violenza con mille rivoli che ti scorrono lungo la schiena anche quando sei distante dalla fonte della violenza, perché una volta che ti sei spaventato davvero, e spaventato anche da te stesso, perché l’istinto ti diceva “scappa!” e non sei scappato, finisci con il non fidarti più di te.
Le persone che hanno subito molestie morali molto spesso credono che il loro problema principale sia l’autostima. Ma molto spesso è invece, intanto, quello del senso di essere indifese, e di non saper riconoscere la realtà. Invece lo sapevano di essere su un campo minato, ma erano troppo impegnate a non saltare per aria, perché sentivano che stavano saltando per aria, ma non riuscivano a capire perché.
Cos’è il panico? E’ una sensazione, anche fisica, di destabilizzazione. Con i meccanimi di difesa oltremodo attivati.
Molte delle persone che escono da storie di molestie morali per un certo periodo sono ancora nel panico.
E’ vero, possono fare un importante lavoro per capire chi sono, per ritrovarsi, per trovarsi, per capire perché sono finite su un campo minato.
Ma la prima cosa è forse accettare il fatto di avere ancora quei meccanismi attivati.
E forse di avere avuto delle false idee, delle false idee che hanno aiutato a stringere le sbarre di quella prigione.
Molte di quelle false idee le trovi persino nella canzoni.
Canzoni che dicono cose come:
senza di te io non sono niente.
senza di te io non vivrò.
Una cosa è il dolore che si prova quando qualcuno che abbiamo amato se ne va dalla nostra vita.
Che sia una separazione o un lutto a strapparci un pezzo di cuore.
La delusione, il dolore, sono veri.
Un’altra è essere stati già profondamente infelici all’interno di una relazione.
Aver avuto la sensazione di perdere se stessi vivendo con qualcuno, non con l’allontamento di qualcuno.
Sembra che io faccia un discorso semplicistico, lo so. Ma troppo spesso io leggo:
“il mio solo errore è stato aver amato troppo”.
Come se ci fosse qualcosa di bello e di costruttivo e di eroico ad avere amato troppo qualcuno.
Troppo… già la parola dice tutto.
Troppo, troppo rispetto a cosa?
Troppo rispetto a se stessi, non in senso di egoismo, ma di autoconservazione.
Le persone che vivono un amore sano si espandono, si espandono perché non sono impegnate ogni giorno a vivere su un campo minato.
Si espandono perché anche se hanno difetti, fanno errori, e con la persona che amano si trovano a dialogare anche per trovare i compromessi della vita comune, non si sentono annullate.
Non si sentono obbligate inconsciamente ad analizzare anche come si soffiano il naso per paura che tutto salti per aria.
Non diventano “sceme” a forza di avere a che fare con messaggi contrastanti, tipo un:
“lo dico per il tuo bene” mentre chi lo dice sta brandendo un randello, fisico o morale che sia.
“io ti conosco meglio di te stesso”, mentre però c’è una sensazione di perdersi, di soffocamento.
“il tuo problema è che non hai un minimo di indipendenza”, mentre chiedono di lasciare il lavoro perché pensano che anche il lavoro rubi qualcosa e vogliono avere il controllo su tutto.
“tu non piaci alla gente”, mentre ti impediscono di andare a bere un caffé con qualcuno, per timore che tu ti accorgi che esistono anche persone con cui ti rilassi e non hai la sensazione di saltare per aria.
Qualcuno che, quando parli, non ti guarda come se tu fossi un gesso che stride sulla lavagna.
Qualcuno che ride insieme a te, e non ride di te.
Limitano lo spazio perché temono che ti accorgi che là fuori c’è un mondo dove devi scegliere dove stare, ma dove non esistono solo sbarre e campi minati. Esiste il male, esiste il bene, ma esiste la scelta.
Ciao sto scrivendo tra le lacrime e rabbia tanta rabbia,non sopporto che il vissuto delle altre persone venga sminuito e banalizzato.Io sto vivendo in un clima di violenze psicologiche ,sopraffazione,derisione e chi più ne ha ne aggiunga,e sto tentando solo ora con forza di venir fuori da tutto ciò.I vari tentativi nel corso della mia vita sono stati numerosi ma non andati a buon fine,dietro cosa c’è????Una famiglia nella quale sono stata sempre derisa ,sminuita ,ridicolizzata,conseguenze???? Scarsa o nulla autostima,difficoltà ad impormi,ad esprimere opinioni,a portare a termine un progetto o anche a iniziarlo nonostante io abbia i desideri come tutti e la voglia di fare tante cose ho paura ,sono insicura ,non mi sento in grado,e dipendo sempre da persone che aprofittano di me ,e non perchè io le cerchi ma sono loro che hanno un radar e vanno alla ricerca di persone”deboli”come me ,e non è una giustificazione ma finalmente un non sentirmi sempre in colpa per tutto ciò che accade.Se nella vita succedono certe cose c’è sempre una spiegazione ,non sopporto chi critica e giudica donne che si “”lasciano maltrattare””” di certo non lo fanno per masochismo e se ciò accade da parecchi anni ci sarà un perchè,forse è difficile uscire dalle violenze psicologiche che ti confondono a tal punto di non sapere più chi sei se esisti per l’umanità oppure no??? O forse nella peggiore delle ipotesi hai una morte cerebrale sei un automa????Certe cose non vanno capite ,perchè sarebbe impossibile farlo ma accettate come realtà , e vanno curate e recuperate con tanto tanto amore e considerazione….
Simona, sono d’accordo, ed è anche per questo che scrivo in questo forum.
Vanno affrontate, come problema, disagio, in maniera mirata, quindi concreta, ed è per questo che io invito le persone, se ne sentono la necessità, se vedono che non ne escono da sole, a rivolgersi ad uno psicologo, o a dei centri antiviolenza, che possano aiutarle sia a tirare fuori le proprie risorse sia (quindi) a dipanare una matassa che, sì sono d’accordo, ha delle dinamiche molto difficili da comprendere per chi non le conosce (e che spesso dice cose, persino in buona fede, che sono deleterie per chi ha questo tipo di vissuto) e anche per chi le sta vivendo, nel momento in cui non possiede delle chiavi di interpretazione.
Sugli altri non puoi intervenire, Simona. Le persone si comportano in un certo modo seguendo le loro motivazioni, il loro funzionamento, a volte anche le proprie patologie. Con gli altri puoi interagire, però, scegliendo anche di non interagire nel momento in cui vedi che l’interazione provoca dolore.
Come hai colto tu (e coglierlo è importante, e non in modo auto-colpevolizzante, ma realistico e propositivo) è su noi stessi, sulla nostra percezione di noi stessi, e sul nostro senso di equilibrio che possiamo lavorare. E’ faticoso, ma sopportare le molestie è molto più faticoso, e chi le ha conosciute lo sa.
Che non c’è nulla di comodo o di piacevole.
Prendersi cura di sè, con quell’amore a cui fai riferimento, anche con la pazienza, e dando valore al proprio vissuto sofferto e sofferente, ma dando valore anche alla propria voglia di stare bene, e non soffrire più per quel genere di dinamiche, credo sia la strada. Che porta ad essere più liberi anche dalle influenze esterne e anche dalla frustrazione che provoca l’incomprensione.
A non restare chiusi, bloccati in quel dolore.
Spero di essere riuscita a comunicarti che non banalizzo la tua sofferenza, assolutamente.
Ho il massimo rispetto per la tua sofferenza, perché sono tra coloro che capiscono di cosa stai parlando.
Non tutti possono capire, Simona, perché quello che hai vissuto ha anche un suo linguaggio, fatto di situazioni che da fuori possono sembrare, ad alcuni, incomprensibili.
Sono disfunzionali, non incomprensibili.
Ma non tutti possono essere immediatamente in grado di capire.
Anche tra coloro che non capiscono potrai trovare aiuto, Simona, se rispetteranno il tuo stato d’animo pur non potendo comprendere come tu sia arrivata a provarlo. Può esserci anche chi dice di non restare bloccata in quello stato d’animo, e magari non lo fa per mancanza d’empatia, ma perchè magari coglie davvero un circolo vizioso nei pensieri, pure se teso a trovare una soluzione.
Il punto è aiutarsi, venirsi incontro, in prima persona, cercare una via d’uscita, da una situazione, o da una serie di stati d’animo, attraverso una strada mirata, e tendente al proprio recupero, come dici tu, e benessere.
Tutto il resto verrà.
Baci
Ciao Luna ,anzitutto chiedo scusa se i miei toni sono stati troppo aspri,non volevo accusare nessuno di mancanza di empatia,il fatto è che sento troppo spesso emettere giudizi frettolosi su persone che soffrono dei disagi simili come ha ammesso Lara qui sopra.Ti ringrazio per le tue parole che sono molto confortanti .Io mi sto facendo aiutare da uno specialista e prendo anche farmaci antidepressivi,sto meglio e sono migliorata tanto la mia autostima sta prendendo quote da essere umano finalmente e mi sento più in grado di affrontare la vita e di prendere delle decisioni,comunque credo che nulla accada per caso ,forse nella vita abbiamo o dobbiamo incontrare persone sbagliate per fare un certo tipo di percorso doloroso ma efficace e accrescitivo della nostra personalità ,per poi condurci a incontri finalmente “””giusti””” o””adatti””a noi,o forse non è così ma mi piace credere che lo sia, faccio male???Grazie
Baci..Simona
Simona: ti scusi di che? 🙂
invece trovo che tu abbia sollevato degli aspetti importanti della questione 🙂
Peraltro la mancanza di empatia è una cosa che in questo mondo esiste, come la sua presenza. E l’empatia, peraltro, non è un qualcosa che scorre sempre uguale. Intendo dire che ci sono dei momenti in cui può esserci una maggiore o minore “sintonizzazione” tra le persone, per svariati motivi 🙂
nel caso della violenza psicologica, poi, come dicevo, si tratta di un “mondo” che effettivamente non è così facilmente comprensibile a chi non ne ha vissuto i meccanismi.
Anche se, appunto, a volte, chi è capace di riconoscerne gli effetti, con empatia, pur non capendone i meccanismi fino in fondo, in taluni casi, può portare comunque un contributo positivo.
Intendo dire l’amico a cui cerchi di spiegare perché soffri, ma che riconosce la tua sofferenza e, oltre alle tue (sempre generico, eh) spiegazioni ti dice, senza giudizio:
non riesco a capire bene i tuoi vari perché, mi dispiace, ma sento che è quella situazione a farti male.
E la sua concretezza non va lontana dalla realtà, anche se non sa quali siano i meccanismi per cui tu non riesci a uscirne. Mi spiego?
A me, della storia raccontata da Lara, pare interessante anche che sollevi il concetto che il “principe azzurro”, idealizzato, può “fregare” comunque, che sia il principe affetto da insicurezza che vuoi salvare, o quello che sembra salverà te e ti toglierà ogni pensiero, ma in realtà, di fatto, crea un rapporto di dipendenza economica e usa il denaro per avere potere emotivo.
Per quanto riguarda la chiusura del tuo post:
io, per me, girerei la questione così
(ma praticamente stiamo dicendo la stessa cosa, mi sa :D).
ci sono esperienze nella vita che, se invece di imploderci dentro, le trasformi in un’occasione di crescita e di maggiore equilibrio e di migliore rapporto con te stessa no, non sono avvenute per caso.
Il passato non si può cambiare, ma il presente e il futuro sono ancora da costruire 🙂 in quel senso quelle esperienze diventano un’occasione di crescita.
Non credo che c’è bisogno di farsi male per imparare, e non credo che mai il dolore sia “necessario” per la crescita, pure se fa parte della vita (lo è per esempio quello dei lutti) a scopo educativo. Meglio imparare sorridendo 😉
Ma, una volta che abbiamo incontrato il dolore, credo che se riusciamo a superare un dolore, ad esempio, come quello delle molestie morali, a capire dov’è che è… cascato l’asino possiamo imparare molto su noi stessi, e anche sui nostri reali desideri e bisogni e il modo per realizzarli e riconoscere ciò che invece non fa per noi. E a volte l’incontro con delle persone o situazioni “sbagliate” fa venire al pettine dei nodi che, una volta sciolti, ci faranno viaggiare più leggeri, sereni e consapevoli.
In quel senso può essere allora che quello che abbia vissuto ci abbia portato a voler stare bene, meglio, come mai prima d’ora, perché mai prima d’ora siamo stati così dannatamente male, ma siamo proprio stufi di stare così male!!! 🙂
Tu hai capito una cosa importante, hai capito chepuoi compiere un percorso per stare meglio con te stessa e rompere un meccanismo o comunque non cascarci dentro più.
E questa è una cosa molto bella.
E io, anche se non ti conosco, sono molto contenta che tu abbia intrapreso questo percorso per andare incontro a te stessa, con amore 🙂
w simona 😀 😀 😀
Bacioni 🙂
Ciao luna ancora una volta mi fa piacere sentire o meglio leggere le tue opinioni,non so quanti anni tu abbia o che esperienze di vita tu abbia avuto ,sicuramente sei molto matura e sai ciò che dici non è filosofare ma pragmatismo si sente.Sebbene io abbia 35 anni e due bimbe di 12 e 10 anni non sono molto matura ho tanto da imparare dai rapporti umani ,si può dire che ho vissuto un pò costretta e privata , impedita di fare quel percorso che dovrebbe essere naturale per tutti, cioè relazionarsi , insomma vivere a contatto con persone di varia natura ,socialità,cultura,nazionalità.Io sono molto più piccola dell’età anagrafica ,mi sento spesso in difficoltà con persone adulte perchè mi sento, e in effetti lo sono , una ragazzina
sarà anche per questo che sono portata e ho attitudini a valutare in maniera errata circostanze e persone ,certe volte ingenuamente .Hai ragione tu quando dici che non si deve imparare per forza da cose dolorose ,se si usa il raziocinio forse è meglio….ahahah….io sono molto istintiva ,impulsiva,passionale,infatti “”qualità ” spesso presenti negli adolescenti,sarebbe ora di diventare”grande””e di usare la ragione prima di buttarsi a capofitto nelle storie “”pericolose”.
Questo forum mi piace ,ciò che le donne esprimono ,il loro contributo,credo sia molto utile a tante persone ,per me lo è stato
si può anche attingere da altre esperienze….un bacione a tutte le donne e a te Luna….Simona
Simona: siamo coetanee 🙂
no, non è filosofia 🙂
per me queste sono cose molto pratiche 🙂
le ho scoperte via via e sono contenta di averle scoperte 🙂
l’istinto è una bella cosa, in realtà, è una risorsa 🙂
solo che, magari, alle volte, non lo sappiamo ascoltare bene, quando ci dice cosa ci fa stare bene e cosa ci fa stare male, o non sappiamo bene cosa vogliamo, e ci buttiamo a capofitto senza fare attenzione a segnali che il mondo circostante ci invia (ad esempio il comportamento arrogante o prepotente di qualcuno che male si sposa con la dolcezza, che, magari, invece stiamo cercando).
Se ti sei sentita “impedita” e poco esperta del mondo forse è stato anche per questo (sparo, ovviamente non lo so, non conosco la tua storia) che alle volte ti sei affidata a persone che non erano “giuste” per te, ma che ti davano l’idea di poter essere più lucide, concrete, scafate di te nello stare al mondo, e quindi magari sembravano poter rappresentare una guida per te. Anche se poi, magari, però, invece di aiutarti a imparare una maggiore indipendenza, ti chiudevano ancora di più.
Adesso però hai cominciato un percorso, che riguarda te, è cosa tua, che può sicuramente aiutarti a muovere dei passi di maggiore indipendenza 🙂
e via via a sentirti più sicura di te stessa quando ti muovi “là fuori”. Non farai duemila esperienze in una volta, ma a poco a poco potrai sicuramente farne, e allargare la tua percezione di una mappa più ampia dei percorsi di Simona 🙂
Se sei stata “impedita” guarda il lato positivo, ci sono un sacco di cose che per te saranno delle belle scoperte 🙂 perché ti muoverai con ancora più curiosità 🙂
Io personalmente amo moltissimo la mia parte fanciullesca 🙂 che poi, se ci pensi, è spesso anche la nostra parte più creativa,no?
una parte che anche come mamma probabilmente può aiutarti, credo, anche nel rapporto con le tue figlie.
Una parte bella di te, che unita a quella parte adulta che senti di aver bisogno di rafforzare farà di te una Simona sia passionale che attenta, sia dolce e tenera che pronta però anche a dire NO! quando una cosa non le va, o capisce che non fa per lei.
Voglio dire, mica male, no?
Una Simona che si sentirà più completa, per se stessa 🙂
tutti siamo fatti di tante parti, e il bello è anche questo 😀
La sensazione di essere “imbranati” a volte ci viene anche trasmessa dall’esterno, e possiamo finire con il crederci, se la cosa ci viene ripetuta di continuo. Ho un’amica che aveva viaggiato il mondo, diretto un albergo, e decine di dipendenti sotto la sua responsabilità, ma che ad un certo punto della vita ha incontrato un uomo che la trattava come se fosse una che non sapeva neanche legarsi le scarpe da sola. Le diceva che poteva anche dirigere un albergo, ma che per come la vedeva lui si era sempre raccontata un sacco di balle sulla sua indipendenza e sulla sua capacità di stare con gli altri…
sembra pazzesco, ma lei aveva incominciato a crederci, perché lo aveva incontrato in un momento di fragilità
e lui l’aveva conquistata proponendosi come un uomo “solido”, ammirato delle qualità di lei, ponendosi, nei confronti di una donna che aveva sempre dovuto badare a se stessa, però anche come chi si sarebbe anche preso un po’ cura di lei. Lei che aveva viaggiato per il mondo, e che aveva incontrato mille culture e nazionalità, lo aveva incontrato nel momento in cui aveva voglia di focolare, e di costruire qualcosa di stabile nella sua città natale.
Con il senno di poi, quando si è resa conto che lui la stava smontando di continuo (non perché pensava che fosse imbranata, ma perché temeva che lei se ne potesse andare da lui se si fosse sentita ancora indipendente… e quindi la buttava molto sul senso di colpa eccetera per “chiuderla”,e sull’egoismo se aveva degli interessi, anche di crescita personale, e sul fatto di non saper valutare le persone per farla allontanare dagli altri, dalle persone che conosceva da sempre,e di cui era geloso) ha ammesso che, in realtà, avrebbe potuto capirlo da subito che lui era una persona aggressiva, solo che aveva scambiato l’aggressività di lui per sicurezza in se stesso e “solidità”… mentre chi è davvero sicuro di sè, in modo sano, non ha bisogno di essere aggressivo, o di criticare di continuo, o di decidere al posto degli altri.