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Dalla violenza psicologica è possibile uscire

di niikilaa
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 2 Giugno 2007. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 184 commenti

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  1. 41
    fl53 -

    ciao a tutte :))
    Ho poco tempo, sono via e mi stanno scadendo i minuti all’internet point dell’albergo. Bellissime le parole di Luna e anche le risposte a di More … complimenti a Greta per come ce l’ha fatta a non farsi intrappolare.
    Già … come dice More, uno ci casca prima di aver la capacità di riconoscere la pericolosità dell’altro. La difficoltà sta proprio nel liberarsi, dopo essere stati feriti. Proprio come le trappole vere, che immobilizzano, dissanguano e spezzano ossa e allora non si riesce più a liberarsi e scappare.
    C’è differenza tra fragilità e vulnerabilità: ferito, il debole si spezza. .. si adegua, si ritira, si rimpicciolisce … rinuncia a se stesso…questa è fragilità= ferita, mi spengo.
    ferito, il forte riesce a liberarsi e a correre malgrado la stanchezza ed il dolore per le ferite … questa è vulnerabilità = ferita, ho la forza di riprendermi la mia vita
    Ora devo scappare … ciao a tutte, alla prossima :))

  2. 42
    Luna -

    More: ci tengo a dirti ancora una cosa, perché su questa torni spesso.
    Dici che tu (se ho capito bene, se, eh!) per la paura del nuovo e di fare delle scelte, forse, tendi a non scegliere, e che quando lui ti ha messo le mani addosso sei stata costretta a scegliere, quasi che l’energia di staccarti fosse venuta da fuori, non da dentro, perché “era troppo”. Ma sei stata tu a “decidere” che era troppo. E’ stata una decisione sana a cui nessuno ti ha costretto. Sei stata tu.
    Questo è un discorso delicato, perché tra le persone che forse ci leggono, o leggeranno, magari silenziosamente, possono esserci donne che hanno preso 2000 schiaffoni e che non se ne sono ancora andate. Non perché non sappiano che gli schiaffoni sono una cosa orribile, ma perché, come dice giustamente Fl53, si può essere così vulnerabili ormai, così scavate dalla molestia generale, così invischiate nella tela del ragno di queste relazioni malate, per esempio, da sentirsi in colpa o sbagliate anche per gli schiaffi che si prendono. Cosa c’è di sbagliato in me se un uomo mi picchia invece di baciarmi? e un tempo mi baciava? – è vero che lui non è stato così con nessuna (uh! figuriamoci…) ma lo diventa con me perché qualcosa nel mio essere scatena il suo istinto violento? o, persino: lui mi ha detto che da sola non sono in grado neanche di prendere un autobus e fare una telefonata… anche se esco di qua, con questo occhio nero, dove vado? e con quale vergogna? e poi chi mi dice che non mi pesteranno anche tutti gli altri?
    uso esempi estremi, che purtroppo non sono fantascientifici, per dirti che tu hai scelto di andartene, e meno male, ma che – e che questa sia la tua forza – ti sei tolta dall’inferno non per lo schiaffo che hai preso, ma perché hai scelto.
    Ci son donne che di sberle non ne hanno mai preso nessuno, ma che vivono comunque delle molestie inenarrabili. o che non hanno mai preso schiaffi, ma spintoni, o che non possono uscire di casa perché il loro uomo ha chiuso la porta a chiave con il ricatto, che non vedono più amici, parenti, o che non escono perché sono indebolite fisicamente da una serie di vessazioni che hanno tolto loro le energie, e quindi non hanno bisogno di essere picchiate per avere una depressione, o altri lividi…
    donne che si sono date sberle da sole, morali e fisiche, o si sono messe il dito in gola per anni, per quanto erano disperate. donne, intendo, che magari sono state spostate di peso venti volte, o lasciate a piedi per strada al buio, perché “si erano comportate male” o “avevano detto la frase sbagliata”, ma che, secondo una specie di catalogo del pestaggio, per cui una sberla è una sberla e uno spintone contro una portiera è un’altra cosa,non hanno ancora confessato a se stesse che la violenza, anche fisica, è entrata nella loro relazione. ma nel momento in cui ti si contorce lo stomaco come una lavatrice forse è già entrata…
    Non per mettere etichette, tipo: sono stata picchiata o no? sì, oddio!!! – ma intendo come decodificazione del fatto che nella propria vita sia entrata una ventata di violenza.

  3. 43
    Luna -

    Ogni storia di molestia è una storia a sè, pure se con mille tratti comuni. Intendo dire che quando si è invischiati dentro ci sono mille (falsi) motivi per rimanere e il percorso in cui scatta la molla di liberarsi è personale.
    Il territorio interiore della saturazione è personale. Molto spesso si passa diverso tempo a nascondere a se stessi e agli altri ciò che sta accadendo, pur percependo un disagio costante, non ben decodificato, che invade la salute, l’equilibrio e l’esistenza.
    Non dirlo serve a proteggere la relazione, che si vuole ancora.
    Non dirlo, e che non si veda, serve a dirsi che le cose non vanno poi così male se si riesce a vivere apparentemente come sempre. E che si ha ancora il controllo della situazione.
    Non dirlo serve a proteggere la propria dipendenza. O anche la propria confusione, vulnerabilità di cui ci si vergogna.
    Quando scatta la molla, però, la molla della “liberazione” e della “salvaguardia” spesso il terreno interiore in tal senso era stato preparato da un istintivo “NON CE LA FACCIO PIU'” più forte di tutte le logiche perverse a cui portano questi rapporti.
    Scatta il salvavita. E allora può essere la sberla, il fatto che lui ti butti fuori di casa e ti lasci sul pianerottolo, o anche qualcosa che, in confronto a quanto già subito, sembra minore, non maggiore. Ma che assume un valore diverso, preponderante. E scatta l’istinto di fuga. Sano. Atavico. Che magari era scattato altre volte, ma che stavolta si concretizza.
    C’è chi quando inizia a sentirlo, quell’istinto di fuga, ma non lo sente abbastanza forte, chiede finalmente aiuto. Aiuto per non ricascarci. Aiuto per dare valore all’istinto di fuga che rischia di essere sopraffatto dal ritorno delle solite molestie, stavolta magari in chiave melodrammatica, promesse, sensi di colpa (“Non hai detto che ero tutto per te? Eppure te ne vai… allora mentivi! C’è un altro, vero? Tu da sola non te ne saresti mai andata…” – “Come puoi farmi e farci così del male? Lo vedi che non è vero che sei migliore di me?” – “Come puoi negarci un’altra possibilità?!?” – “La verità è che vuoi andare a fare la pu… in giro, non aspettavi altro!!!”. – “Lo so che mi hai detto di lasciarti stare, che è difficile anche per te… ma io non ce la faccio a non chiamarti. Volevo solo dirti che sono depresso e ho iniziato a bere. Vai pure a divertirti, tu che stai bene…” – “Volevo solo dirti che sto meglio senza te, scopo come un riccio e non ti rimpiango. Sarai tu a pentirti…” – “Buona vita… mi auguro che saprai risolvere i tuoi problemi, perché ci hanno rovinato e non hai mai voluto capirlo”, e altre amenità).

    Tutto questo non per farti incazzare di più pensando che dovevi farlo prima, ma per dirti che hai scelto di andartene.
    La frase “chi lascia la via vecchia…” di per sè è neutra, leggibile in tanti modi. Anche in senso positivo per il futuro. Chissà perché, culturalmente, ci hanno convinto che ha in sè un significato in una precisa direzione, “anti evolutiva”?

  4. 44
    More -

    Ciao!
    Si Luna,hai detto bene:il post-relazione è proprio antipatico!Tendo sempre ad arrovellarmi il cervello.Bisognerebbe avere già una relazione dietro l’angolo,sarebbe una distrazione,si,colmerebbe anche un vuoto,ma quando non si ha nulla da dare è inutile.Anche se devo dire che nelle ultime settimane inizio ad avere voglia di ricostruire qualcosa di nuovo,desiderio che prima non avevo.
    La mia paura è di non riuscire a scegliere in futuro,mi spiego:ho paura di ritrovarmi manipolata.Ho paura di rifare l’errore.Col primo ragazzo non mi rendevo conto d’essere manipolata,capivo che il suo comportamento era negativo e basta,ma non realizzavo fino in fondo,non riuscivo a dare un nome a tutto ciò,avevo confusione.Col secondo ho rifatto l’errore e anche più grosso:mi sono ritrovata nuovamente manipolata psicologicamente e poi ha fatto altro(perchè evidentemente poi è un tipo così,magari al suo posto incontravo ugualmente un ragazzo che mi faceva sentire in colpa ma che non alzava le mani,come il primo quindi).Da un lato penso che almeno ho capito qualcosa in più…però ho paura di me,perchè dopo un po’ che frequento una persona, mi lascio andare,penso di meno,sono meno lucida e intanto l’altro”tesse la tela”.A un certo punto è come se usassi la sua testa e non più la mia,perchè la sua opinione diventa più importante della mia,così come la felicità.Capisco che è normale lasciarsi andare,ma io abbasso la guardia.Ho paura perchè conosco i miei limiti.Un conto è rialzarsi dopo la violenza psicologica,un conto è rialzarsi dopo quella psicologica sommata alla fisica,parlo per me ovviamente.Anzi,forse non è nemmeno del tutto vero,il fatto è che il mio ex mi ha fatto una violenza psicologica un po’più pesante rispetto al mio primo ragazzo.E’ per questo che faccio più fatica.Temo di ritrovarmi intrappolata senza accorgermene,proprio come l’ultima volta.
    Oggi mi è anche venuto in mente che col mio ex è capitato di parlare di un suo amico(anche mio vecchio compagno di scuola)che picchiava sempre la sua ragazza e stanno insieme da anni.Con lui mi stupivo e mi chiedevo come mai lei continuasse a starci,mi rispondeva giudicando male il suo amico e che quando succedono quelle cose meglio lasciarsi subito.Mi viene da dire:per fortuna che era contro il suo amico.Però capisco il perchè non si è più fatto vivo(meglio eh,non volevo nemmeno lo facesse,almeno in questo sono stata “fortunata”)dato che ha detto meglio lasciarsi subito.E’l’unica storia dove non penso:”Ah,se tornassi indietro gli risponderei in un altro modo,mi farei rispettare…ecc”.Non tornerei indietro e basta.

    Dico spesso che il suo gesto mi ha fatto scegliere perchè altrimenti avrei continuato a farmi umiliare.Paradossalmente la forza me l’ha data lui toccando per me il limite massimo,una delle cose che mi fa più schifo.Era qualche mese che continuavo a dire “Se avessi la forza lo lascerei ma non ci riesco”.Lui mi ha dato l’input a lasciarlo.Devo abbassare il mio limite massimo ora!

    Buona serata a tutti

  5. 45
    Luna -

    Ciao More 🙂

    forse in fasi post-relazione è meglio stare con se stesse, e riscoprirsi un po’, coccolarsi un po’, che riempire subito il senso di vuotocon un’altra relazione. anche per avere il tempo di rielaborare un po’.

    Ma in realtà è anche vero che quando ci si sente pronti, e quando le cose arrivano, scattano, anche viversela con leggerezza, senza tempistiche prestabilite, è importante. E bello.
    Purché ci si senta pronti, intendo, e si riesca ad assaporare le emozioni, le sensazioni 🙂
    comunque è chiaro che ho capito il concetto, stavo divagando, scusa.
    Alla fine, se una si ascolta i tempi giusti li sente 🙂

    La paura riguardo il futuro la comprendo.
    Penso che più si aumenta la consapevolezza, si sa quel che si vuole, ci si conosce e si è sicuri dei propri confini sani e più questa paura sparisce.
    Il problema non è lasciarsi andare (perché se non ci si lascia andare in una relazione e si gira con il freno a mano…) ma come ci si lascia andare. Cioè, lasciarsi andare alle emozioni, ai sentimenti, alle sensazioni, ma senza perdere di vista se stessi, i propri desideri, la propria individualità, in senso sano, ecc… in una compenetrazione sana con l’altro e non lasciandogli il volante.
    E vivendo la relazione giorno per giorno, nel presente. Che non vuol dire in un’assenza di progettualità, ovviamente, ma vivendo le emozioni e le circostanze. Non fotografando un’idea della persona e quindi non essendo capaci, poi, di vedere anche gli eventuali cambiamenti, i bisogni di assestamenti, le eventuali – sane – contrattazioni dello spazio individuale e comune. Non stare sul chi va là, ma stando nella realtà. Perché amare non significa fotografare una persona e quando questa magari – speriamo di no – inizia a cambiare come non ci piace, pur chiaramente dando valore al vissuto, sovrapporre al suo volto una sua fotografia dei tempi migliori.

    Tu mi dirai: appunto. E io temo di lasciare di nuovo il volante a una persona, e di non accorgermi che mi sta manipolando.
    Ma perché gli lasci il volante e abbassi il livello di attenzione?
    Che, ripeto, non vuol dire freno a mano e paranoia, ma attenzione normale, delle proprie sensazioni, anche. Vivendo giorno dopo giorno, nella realtà, non magari nell’ideale. O nel timore che ammettere di non stare più bene con una persona faccia pensare ad un fallimento.
    Ascolti poco l’istinto?
    Puoi allenarti ad ascoltarlo di più.
    Non so, More, sto dicendo varie cose.
    In generale la felicità di un altro non dovrebbe mai essere più importante della propria in una relazione.
    Se due individui perseguono, ciascuno appunto già individualmente, la propria serenità, il proprio equilibrio e cercano di essere anche emotivamente autosufficienti e di essere soddisfatti di se stessi, e questi due individui condividono una relazione in modo sano, con un progetto comune, e rispettandosi reciprocamente, la serenità può essere esponenziale.

  6. 46
    tina -

    Ciao a tutte ragazze!
    Sto leggendo il libro di cui avete parlato forse qualche settimana fa, Le vostre zone erronee, e volevo ringraziarvi di tutto cuore per la dritta [che tra l’altro ho preso al volo, pur non essendo indirizzata a me :)].
    Questa lettura, insieme a quella di alcuni post su questo sito, insieme all’incontro di qualche giorno fa con un sacerdote fantastico (che è seguito ad un altro incontro con un altro sacerdote-marziano di qualche settimana fa!) mi sta riempiendo di energia, giorno per giorno. Sto finalmente riuscendo a vivere con il cuore tutto quello che la mia mente ha sempre saputo, e viceversa. Finalmente riesco a “sentire” fino in fondo la portata di tutto quello di cui spesso parliamo anche qui tra di noi e che può essere riassunto nel pensiero “sono prima di tutto una persona”! Ho riconquistato quasi completamente la mia “indipendenza” affettiva e psicologica, sono sulla buona strada per quella economica, e chissà che, magari, fra qualche mese riuscirò ad essere libera a 360°.
    Questa piccola incursione per dirvi, sostanzialmente, grazie! Grazie cara Luna, grazie a tutte voi.

  7. 47
    Luna -

    TINA: 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂

    più o meno la mia espressione leggendo quello che hai scritto. E’ che le faccine non rendono l’idea fino in fondo 🙂 😉

    sono proprio felice per te :DDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDD

    grazie a te, anche per aver messo in circolo questo post 🙂 io penso che alzi l’energia “universale” 😉 🙂
    e penso anche che quando siamo aperti in un certo modo facciamo gli incontri giusti 😀
    baci

  8. 48
    fl53 -

    ciao ragazze, sono tornata! :))
    Come state?
    mi associo ai sorrisoni di Luna per quanto ha scritto Tina
    :):)):))):))))
    :D:D:D:D
    ^________________^

    Tutto quanto ha scritto Luna, specie il 23 e 24 marzo, andrebbe letto e riletto … imparato a memoria, divulgato, urlato ai quattro venti … non aggiungo nulla, per non annacquare parole che bisogna stamparsi indelebilmente nel cervello per ripetersele molte volte al giorno.
    Ciao e abbracci a tutte

  9. 49
    More -

    Ciao a tutti!!!
    Come state?
    Rileggendo il post di Luna,mi ritrovo(purtroppo)in quasi tutto.Dopo un po’ cedo il volante,come se fossi stanca di tenerlo io,di LOTTARE PER TENER TESTA(con l’ultimo ex infatti dovevo proprio lottare,lui mi diceva che tra noi funzionava perche gli tenevo testa,ed ero stata l’unica a farlo).E appiccico anche una fotografia(e non so se sia la motivazione del fatto che mollo la presa).Forse tendo pure a idealizzare una persona,cosa che ritengo un po infantile,però mi sa tanto che la faccio,anzi,senza il forse.Dei cambiamenti da un lato mi rendevo conto che c’erano,dato che si litigava perchè non mi andavano bene,dall’altro portavo pazienza(e di quella penso d’averne tanta,ho sempre pensato fosse un pregio,ma proprio poco fa ho pensato sia stata un’arma a doppio taglio per me),sorvolavo,giustificavo, e aspettavo.Tendo sempre ad aspettare.Aspetto per vedere se le cose cambiano,se tornano come prima,come quando andavano bene.E invece peggiorano.Magari aspettando prima o poi arriva.La smette.

    Ma perchè in una relazione gli altri cambiano mentre io non cambio mai?

    Le mie sensazioni…Non le ascolto.Forse non mi fido più del mio istinto per quanto riguarda consigliare me stessa.Mi fido quasi più del parere di un’amica che di una mia sensazione.Tanto non ci becco mai,quindi è inutile che do retta a me stessa.Indovino più a suggerire agli altri,i miei consigli sono più validi per loro che per me.

    Come si fa a sapere quando le contrattazioni dello spazio individuale sono sane? In quel caso ero io che dovevo spiegarle a lui,però al suo posto avrei pensato male anche io…

    Ad un certo punto della relazione,mi rendevo conto che frequentarlo mi faceva più male che bene,anzi lo dicevo proprio,quindi l’ammissione da parte mia c’era.Non riuscivo a lasciarlo,come se le motivazioni che avevo non fossero sufficienti per,non mi davano forza abbastanza per.Quindi aspettavo la GOCCIA che facesse traboccare il vaso.Cavolo,non mi aspettavo però che arrivasse alla violenza.Quello non l’avrei mai detto.Riflettendoci su,anche con altri ho fatto così.Esattamente.Aspettavo quella”goccia”.Ovviamente nessuno di loro è mai arrivato a tanto come l’ultimo mio ex.

    Volevo farvi gli auguri di Buona Pasqua,di cuore.
    Un Bacione a tutti.

  10. 50
    fl53 -

    Ciao More, grazie per gli auguri: li ricambio, a te e a tutte.
    Vorrei risponderti, ma ora … devo preparare il pranzo di Pasqua … un abbraccio, a presto!

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