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Dalla violenza psicologica è possibile uscire

di niikilaa
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 2 Giugno 2007. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 184 commenti

Pagine: 1 2 3 4 5 19

  1. 21
    fl53 -

    cervello si logora sul motivo delle azioni e delle storture mentali dell’altro. Queste persone, mentre si infiltrano nella vita reale della loro vittima (blocchi ed isolamenti che descrivi benissimo), si infiltrano anche nella loro anima provocando due cose:
    1)spaccatura: dubbio di sè
    2)dipendenza affettiva (la paura di restare sola)
    I gesti violenti sono terribili… ma non sono altro che la parte ‘fisica’ di un comportamento psichicamente violento messo in atto fin dall’inizio della relazione. Perché è violento? è pentito? voleva o no offenderti, isolarti, picchiarti? Arrovellarti su queste domande è pericoloso: si ribaltano su te stessa (‘crocerossina’) e fanno leva nella tua spaccatura! Se lui si comporta così, il problema è SUO e tu non puoi far nulla per lui: ogni volta che ti viene in mente una domanda su di lui, ripeti a te stessa che il suo comportamento non dipende da quanto tu sei buona o cattiva, intelligente o stupida, onesta o disonesta, seria o frivola, bella o brutta, laboriosa o fannullona, capace o incapace, fedele o infedele, interessante o insulsa, forte o debole. TUTTI questi, sono i SUOI problemi. Tu sei stata, per lui, un’occasione per risolvere i suoi problemi: un’occasione che LUI ha sprecato.
    Domande pericolose: è rischioso entrare senza preparazione nel groviglio di passioni, insicurezza, paure nel cuore di persone come il tuo ex (ahimè molte, non solo maschi) … è rischioso specie se si è feriti e sofferenti come te ora.. questo è il problema dell’uomo, il problema della violenza, del potere … il problema di sempre. Se comunque vuoi capire, leggi qui (psicologa C.Corradi): http://www.torreomnia.com/servizi/violenza_psicologica.htm
    Se ti può consolare e togliere dubbi, sappi che il comportamento del tuo ex segue uno schema tipico, nasce da problemi profondi (spesso connesse all’aver subìto comportamenti simili):risolvibili (posto che lui voglia risolvere … c’è l’orgoglio …) solo col suo grande impegno e l’aiuto di un esperto (non coinvolto affettivamente, quindi non puoi essere tu). Comunque anche un pazzo, è responsabile delle sue azioni: ci sono pazzi innocui e pazzi violenti; ci sono persone che, oppresse e sofferenti, pur di non far del male agli altri si ammalano e muoiono, o fanno del male a se stesse, o si lasciano andare fino spegnersi. Altre si trasformano da vittime in carnefici. Questa è la vita.
    Ora guarisci, riprenditi la tua vita … fai tesoro della tua esperienza e sarai utile agli altri.
    Sul quel libro è scritto:“L’essenza della grandezza sta nel scegliere la propria personale realizzazione dove gli altri scelgono la follia”
    E’ quello che tu già stai facendo: pensi,leggi,scrivi,cerchi aiuto e non lasci che ti si spacchi mezza-mezza. Sei in gamba, continua così!! Spero tu abbia un lavoro:mettici impegno; leggi il libro, rifletti, ma prenditi delle pause, fai sport, cura il tuo aspetto,mangia sano e vivi momenti di leggerezza con le amiche … ma attenta alle relazioni con gli uomini,in questo momento difficile!

  2. 22
    Luna -

    Ciao More (e ciao a Fl53 :),
    leggi il libro che ti ha indicato 🙂

    Per quanto riguarda certi meccanismi di cui parla Fl53 io trovo interessante anche un altro testo che nomino spesso, “Molestie morali” di Marie-France Hirigoyen.

    Concordo con Fl53 e cito delle parole che Tina ha scritto tempo fa, e che sono importantissime, riguardo a comportamenti come quelli che il tuo ex ha avuto con te:

    “non è un modo di fare, è un modo di essere!”.

    VERO!!!

    E sono modi di essere da cui – primo passo fondamentale – per la propria salute, psicologica, fisica e anche sociale, bisogna tenersi alla larga. Via, più veloci della luce!!!

    Naturalmente non hai nulla di cui vergognarti tu per la violenza fisica che hai subìto.
    Ma è naturale anche che tu ora sia sconvolta per quello che è successo. Che tu debba coltivare, recuperare il tuo benessere, come dice Fl53.

    Anzi, meno male, sicuramente, che tu abbia colto in pieno e immediatamente la gravità emotiva – non solo fisica – che quel suo gesto ha rappresentato per te, allontanandoti di conseguenza, con un sano istinto di preservazione.

    Lo ripeto ancora una volta:
    tu non hai nulla di cui vergognarti per esserti scontrata con la violenza di qualcun altro.

    Ma è sicuramente importante il percorso che Fl53 ti sta indicando.

    Un abbraccio.

  3. 23
    fl53 -

    ciao Luna 🙂 ciao More e ciao anche alle altre che hanno scritto qui 🙂
    Grazie per il titolo: leggere libri …. scambiarsi esperienze …. è molto importante sollevare il sipario su meccanismi che per millenni sono rimasti nascosti sotto spesse coltri di vergogna, paure e convenienze: infatti per una persona riconoscere di essere intrappolata in una situazione tanto dolorosa e malata quanto folle e inutile, è la cosa più difficile ma è anche la prima cosa, indispensabile, per smettere di soffrire inutilmente e spezzare la catena che tramanda ai figli questi comportamenti dentro le famiglie, per secoli …
    si… è proprio vero, la questione è il modo di ESSERE: il FARE ne è il risultato.
    un abbraccio

  4. 24
    More -

    Ciao Luna e ciao Fl53,grazie per il titolo del libro,che tra non molto prenderò.Ora sto leggendo “Le vostre zone erronee”,devo dire che in alcune insicurezze,riportate come esempi,mi ritrovo.Spero anche di poter capire in tempo come evitare certi cattivi comportamenti di un futuro partner.Per ora solo insicurezze che posso riconoscere in me stessa e che spero di riuscire ad eliminare:l’approvazione degli altri.Ecco,in realtà con le mie amiche non sento il bisogno di essere approvata,mi sento libera e anche abbastanza forte.Ma col partner no,almeno non col mio ex,anche se lui mi diceva che tra noi funzionava perchè gli tenevo testa.Su questa sua espressione purtroppo non sono d’accordo:negli ultimissimi mesi ero conscia che il polo forte era lui,i suoi insulti mi mortificavano ogni giorno di più,m’infastidiva che in seguito alle offese ero io a cercarlo per prima(qndo nei mesi antecedenti questo non succcedeva)pur sapendo che era lui a sbagliare,e glielo facevo presente,ma rispondeva che non si sentiva di aver sbagliato e che meritavo gli insulti.Ero consapevole dell’importanza che aveva lui per me(non volevo perderlo,volevo ricucire,volevo fare in modo che le cose TORNASSERO COME PRIMA),ma non di quella che avevo io per lui.Non mi veniva più incontro.Mi ero giurata,dopo la storia col mio primo ragazzo,che se il prossimo partner non mi fosse venuto incontro,avrei posto la parola fine.Con lui invece ci sono ricascata.Ho fatto lo stesso errore nell’ultima parte della storia.Dopo lunghe discussioni(in seguito ai sui bruschi comportamenti)magari qualche passo muoveva,ma dovevo essere sempre io a cercarlo,e questo prima non succedeva(non che io voglia fare la principessa,ma penso che se uno sbaglia deve anche essere il primo a cercare di rimediare,almeno io faccio così).Quindi non era spontaneo,non era la stessa cosa,almeno per il mio orgoglio.Per me era mortificante ricevere i suoi insulti,essere umilata o essere lasciata da sola per ripicca,e dover essere io a dimostrare di tenerci cercandolo.C’era qualcosa che stava cambiando in negativo,e io sono una persona a cui non piacciono i cambiamenti.Capivo che lo stavo perdendo,senza comprendere il perchè.Lui mi addossava la responsabilità di tutto.Ho calpestato di nuovo il mio orgoglio per lui.Ho rifatto lo stesso errore.E tutto per non perderlo.Avevo una paura tremenda di rimanere da sola.Ma allo stesso tempo capivo che frequentarlo mi faceva più male che bene.Ci sono momenti in cui ripenso a lui e mi rendo conto di volergli molto bene.Dopo quello che mi ha fatto dovrei odiarlo,dato che mi sento rovinata,non sono più come prima dopo quello schiaffo e nemmeno so se ci ritornerò,forse no.
    In realatà mi sento come se fossi stata lasciata da lui(questo mi fa soffrire parecchio),perchè se non ci fosse stato quello schiaffo avrei continuato(sono per continuare le storie,non per interromperle).
    Tra non molto avrò anche alcuni quesiti che mi sto segnando man mano durante la lettura.

  5. 25
    Luna -

    @E tutto per non perderlo.Avevo una paura tremenda di rimanere da sola

    @sono per continuare le storie,non per interromperle

    @C’era qualcosa che stava cambiando in negativo,e io sono una persona a cui non piacciono i cambiamenti

    L’altro giorno, scrivendomi con un’altra persona riguardo queste tematiche, sensazioni, mi è venuto in mente il libro di Allen Carr, per smettere di fumare… Se non erro (potrei sbagliare) Carr dice che uno dei grandi “inghippi” della dipendenza dal fumo si basa sul fatto che la sigaretta viene fumata per sedare un bisogno, paradossalmente, che in realtà è stato creato proprio dalla prima sigaretta… cioè, sedi un bisogno che non avresti, ma che la cosa stessa che seda il bisogno crea. Un paradosso che diventa un circolo vizioso.
    Mentre mangiare, dice Carr (lo parafraso), è un bisogno vitale, non una dipendenza, perché se non mangi resti secco, senza sigarette puoi vivere (no, anzi, VIVI MEGLIO! e pure, ad alti livelli, VIVI PROPRIO… la sigaretta toglie, non dà…) ma quando hai cominciato a fumare hai creato dentro di te un bisogno che non è vitale.
    Ora, anche il bisogno di cibo, che è “fisiologico”, lo sappiamo bene, può diventare una dipendenza. Che sia, per esempio, quella dal cibo spazzatura…
    allo stesso modo le relazioni, di per sè, non sono forme di dipendenza. la relazione d’amore è una delle cose che, in maniera sana, fanno parte della vita, arricchiscono le persone e la loro vita. Però anche le relazioni possono diventare dipendenze, e possono essere… cibo spazzatura.
    Divago, ma anche no.
    Nel senso che, nel parallelo (forse arbitrario) che mi è venuto in mente tra sigaretta e relazione non sana/dipendente il risultato è simile in entrambi i casi, cioè che la dipendenza da un uomo risponda ad un vuoto preesistente, che si cerca di colmare con delle relazioni sbagliate, alla continua ricerca dell’uomo… “tappo” per quel vuoto (ecc ecc) o che un uomo instilli, in una persona di base autosufficiente, ma toccando le zone deboli insicurezze diventando una “sigaretta” di cui ci si ritrovi a pensar di non poter fare a meno.
    Per esempio un uomo “sigaretta” è l’uomo che riesce, a suon di molestie psicologiche perpetrate, a convincere una donna, anche molto in gamba, del fatto che da sola non ce la può fare, che da sola “morirà” perché “imbranata, stupida, debole, ingenua e quindi incapace di riconoscere il confine tra il bene e il male, i pericoli, i falsi amici, i profittatori, o che dica continuamente ad una donna (il tutto potrebbe naturalmente anche essere girato da donna a uomo) che non essendo capace di avere relazioni sane, per il suo modo di essere, ha la fortuna di aver trovato un “santo” che la sopporta… facendo un grande sacrificio… della serie: ma senza di me, seriamente, dove pensi di andare??? Ti scioglierai come neve al sole non appena ti allontanerai… dunque, io, uomo “sigaretta”, ti sono INDISPENSABILE per la sopravvivenza, pratica, ma che in realtà si fa sopravvivenza emotiva…).

  6. 26
    Luna -

    Fermo restando che un principio di bisogno di approvazione penso (se chi ne sa di più pensa che sbaglio, per carità, me lo dica 🙂 faccia parte dell’essere umano (a chi non piace sentirsi accettato piuttosto che respinto? anche a chi può vivere benissimo senza cercare approvazione), ci sono persone che hanno più bisogno dell’approvazione altrui, in seno in particolare alla zona AMORE, ma anche relazioni che, per la loro stessa “snaturata” natura, fanno sì che si sia così costantemente disapprovati da chi, magari, per un certo periodo ci ha approvati 2000, facendoci sentire compresi come mai sino a quel momento, “elevandoci” davanti noi stessi, attraverso, magari, grandi gesti, grandi parole, da sentire il bisogno di essere di nuovo approvati per sopperire alla orribile sensazione della disapprovazione.
    E non ci si ricorda neanche più che una volta non si aveva bisogno di farsi ri-approvare da qualcuno che costantemente ci disapprova, creando un bisogno che non c’era.

    Avere paura di restare soli è diverso da sentire dispiacere pensando di restare senza qualcuno che in noi genera benessere.
    Spesso, in realtà, non si sa neanche bene che cosa si è da soli (in senso buono) o lo si ha dimenticato, quando la solitudine diventa un mostro angoscioso. E non ci si accorge che a volte si è più soli in compagnia, in certe relazioni, che da soli per davvero. Perché da soli si sarebbe soli,ma aperti, e nella relazioni si è soli, ma feriti e chiusi.
    I cambiamenti in negativo non piacciono a nessuno. Tutti i cambiamenti, credo, generano un bisogno di assestamento, perché comunque, di base, l’uomo (essere umano) è un essere abitudinario e che ha bisogno di avere dei punti fermi. Dentro se stesso, però, in primo luogo. Anche fuori da se stesso, nelle proprie abitudini, talvolta. Ho un’amica che, per lavoro, viaggia in continuazione, che cambia città, paese, lingua, colleghi, condizioni di lavoro… però lei, a suo modo, è comunque un abitudinaria sotto certi aspetti.
    Ciascuno ha una “mappa”, che nel corso del “tutto scorre” della vita, però, si ritrova spesso a dover ritoccare. Più si è elastici, e si comprende che, purtroppo, anche il cambiamento può far parte della vita, e meno l’adattamento della mappa è traumatico.
    Ci sono sicuramente persone che sono per continuare le storie e non per interromperle.
    Nel senso che di base, a meno che non si sia tra quelli che scappano dalle relazioni (e ce ne sono) penso che tutti quando ne iniziano una sperano che continui, e se possono fanno tutto ciò che riescono perché continui al meglio.
    Il discorso è più che altro che alle volte questo concetto è portato al parossismo, all’esagerazione. Poiché sono (generico) tra coloro che sono per continuare le storie, il continuare la storia sarà più forte, come concetto, della storia stessa? In realtà la scelta di continuare o meno non dovrebbe basarsi su un concetto, ma sulle persone e sui dati reali. Ovvero: come sto, ora, in questa relazione?

    Un abbraccio

  7. 27
    More -

    Ciao Luna,son un po’in ritardo nella risposta..ho avuto settimane decisamente piene:finalmente mi sono laureata la scorsa settimana e ora mi sto dando da fare per cercare un lavoro,che,in tempi di recessione,è davvero un’ardua impresa.Sconfortante direi.
    Da ex-fumatrice ho capito benissimo la tua metafora sull’uomo-sigaretta.Mi trovo pienamente d’accordo.Tra l’altro,leggendo il tuo post,mi è tornata alla mente una delle frasi decisive che mi erano state dette per smettere di fumare e che avevo completamente rimosso:la sigaretta non serve per vivere.Ecco,il mio ex non mi ha mai fatto insinuazioni del tipo che senza lui non avrei combinato nulla,però mi diceva,in occasione di discussioni e non solo,anche davanti ad amici,che senza me sarebbe stato bene uguale,anzi che avrebbe iniziato a divertirsi(diceva d’essere fatto così e che quando terminava una storia era l’inizio della baldoria)e che sicuramente non avrebbe certo portato”lutto”per me.Boh,queste frasi mi lasciavano sempre con l’amaro in bocca e non mi facevano stare bene.La ritenevo una cosa impossibile non avere un vuoto al termine di una relazione perchè per me non è così,purtroppo.Oppure se fosse così significherebbe che l’interesse è pari a zero,secondo me per chiunque.E allora come mai lui era così,mi chiedevo.Domanda a cui sinceramente non ho mai saputo rispondere.
    Negli ultimi mesi mi chiedevo se con lui stavo bene e la risposta era sempre NO.Però non riuscivo a lasciarlo.Non faceva altro che rendermi insicura,e io non riuscivo a lasciarlo!In seguito alla storia col mio primo ragazzo mi ero giurata che mai più avrei proseguito una relazione se il partner non mi fosse venuto incontro.E invece sono ricaduta nella”trappola”,che probabilmente non era la prima.Avevo assolutamente bisogno(si,diventava proprio una necessità)che riprendesse a venirmi incontro per sanare le orribili sensazioni che mi faceva provare quando non lo faceva.Esattamente come quando mi insultava o mi umiliava.
    Non mi sento una persona forte,anzi,sono proprio molto debole,tant’è che se non fosse stato per quello schiaffo avrei continuato una relazione malata,e allora?non posso essere forte!Una persona forte l’avrebbe lasciato alla prima mancanza di rispetto,ma io non l’ho fatto,quindi non sono forte.Lasciarlo per lo schiaffo invece è stato più”facile”,ma ora ne pago le conseguenze,per quel gesto e non solo.E comunque la cosa per me più strana è che MI SENTO LASCIATA e non di AVERLO LASCIATO IO e non capisco il perchè.Non son PIU come prima…ne avrei una voglia di esser più forte,ma non ce la faccio,è più forte di me,mi sento insicura all’ennesima potenza,mi sento imbranata,mi sento un’idiota.Lui si starà divertendo e io invece non riesco neanche a rimettermi in piedi,che dovrebbe essere la cosa più semplice o comunque la piu naturale.In questo momento maledico la sera che ho accettato di iniziare ad uscirci.
    Ora come ora penso che la cosa dell”essere più per continuare1storia”credo che mi stia sempre più penalizzando

  8. 28
    fl53 -

    Ciao!rispondo solo ora perché sono lontano da casa e ho difficoltà a connettermi.
    Perfetto il paragone di Luna con l’uomo-sigaretta (ho letto quel libro) ed anche la descrizione dei meccanismi dell’approvazione … ingrediente fondamentale dei rapporti ‘snaturati’.
    Ben altro è l’accettazione, propria dei rapporti sani: non sei perfetto (nemmeno io), ma ti accetto e ti amo ‘così’.
    Amare è ‘permesso di esistere’ … ed è quello che manca nelle relazioni malate, dove si è feriti e chiusi, paralizzati, oltre che comunque soli.
    I cambiamenti … sì, c’è differenza tra cambiamenti positivi e cambiamenti negativi; purtroppo, oltre all’azione di indebolimento della relazione malata, c’è qualcosa di molto forte che ci spinge ‘giù’, facendoci apparire come bene, sicurezza e sopravvivenza ciò che invece è dolore, trappola e perdita di ‘sé’: sono gli schemi sociali che ancora oggi agiscono … un coniuge sicuro, un matrimonio sicuro in una casa sicura, con un conto in banca sicuro, dentro a gruppi familiari e sociali sicuri … così una persona arriva ad uccidersi psicologicamente (e poi anche fisicamente … sappiamo bene che le malattie psicosomatiche sono vere: veri tumori, vere artrosi, veri Parkinson, veri diabete, veri crepacuore, ecc )pur di non lasciare queste ‘sicurezze’ anche se ormai degenerate: in realtà agisce non per la propria sopravvivenza, ma per la sopravvivenza della società stessa, che, proprio come la singola persona, fa di tutto pur di non cambiare. Cambiare infatti è sempre rinunciare a qualcosa di sé, è un ‘piccola morte’ … così, per evitare questa perdita di sé a vantaggio di un sé nuovo, ma ‘altro’ e ancora sconosciuto, ci si aggrappa ad uno status quo, anche se sta degenerando: e questo vale per l’individuo, per la famiglia, per i contesti sociali, religiosi, ecc.
    Dobbiamo però prendere atto che la società sta cambiando(anche per riconoscenza a chi prima di noi ha sofferto e lottato, tanto da rendere possibile il cambiamento): una ragazza come More, solo 50 anni fa non avrebbe studiato, sarebbe stata dipendente economicamente, avrebbe dovuto per forza ‘trovare marito’ e la società attorno a lei avrebbe parlato subito di fidanzamento e matrimonio, non importa se il ‘principe azzurro’ era invece l’orco nero … poi, una volta sposati, non c’era più scampo: ci si metteva anche la minaccia delle fiamme dell’inferno . Ora le ragazze studiano, sanno che possono essere indipendenti, sanno che posso lasciare un uomo violento, che possono far saltare un matrimonio senza essere allontanate dalla società come appestate.
    More: dici che TI SENTI LASCIATA ed in effetti così è stato, solo che lui ti ha lasciato tempo fa, forse da subito, nel momento in cui ha iniziato a mancarti di rispetto, a prevaricarti. Ti ha lasciato come donna, ma ti ha tenuto come oggetto di possesso su cui sfogare le sue carenze, o meglio dietro cui nascondere le sue carenze. Quanto ‘permesso di esistere’ ti ha dato?
    Che cosa significa essere ‘forte’? … segue …

  9. 29
    fl53 -

    Che cosa significa essere ‘forte’? … la nostra forza ce la costruiamo con la vita e le esperienze: c’è chi non riesce a liberarsi come invece hai fatto tu.
    La nostra forza viene sfiancata dalle prevaricazioni. Spaccare il capello sulla ‘quantità’ della propria forza non ha senso: come la si misura? A chili, a litri, a metri? Tu ne hai avuta abbastanza per liberare te stessa da una situazione che metteva a rischio la sopravvivenza del tuo ESSERE.
    Noi siamo le nostre scelte: tu hai scelto, con la forza che avevi per farlo. La tua scelta ti ha reso un po’ più forte: se avessi continuato il rapporto, ora saresti un po’ più sfiancata, intrappolata … un po’ più debole.
    Congratulazioni per la laurea …. Non è che il tuo ex, per caso, fosse geloso o invidioso di questo? (oltre che di tutto il resto) … se è laureato, tu lo hai raggiunto (per lui è una minaccia, insicuro come è); se non è laureato, tu lo hai addirittura superato ….
    Sii tranquilla e ritrova la semplicità: sei riflessiva, intelligente, capace e hai l’apertura mentale di chi ritiene che non sia nemmeno pensabile sopraffare l’altro per sembrare ‘più bello’ e hai la bontà d’animo di chi ama la pace nella vita quotidiana e la semplicità. La mentalità del tuo ex è opposta: prevaricazione, guerra, complicazione.
    Una cosa ancora ….
    Ogni scelta è un cambiamento. Tu sei stata in grado di scegliere, invece che andare avanti per inerzia: è stato un grande cambiamento. Solo cambiando si esce dalle trappole.
    Saper cambiare, quando serve: questa è forza, perché ti rende ‘padrona’ della situazione e artefice della sopravvivenza del tuo ESSERE. Saper cambiare è maturità, disponibilità, è la chiave della felicità.
    Riconoscere di avere la capacità di cambiare, quando serve: questa è una forza ancora più grande.
    Non sentirti sola: non lo sei , ci sono molti ESSERI che non hanno bisogno di prevaricare per tenere legate a sé le persone che amano…
    un abbraccio

  10. 30
    Luna -

    Ciao More (congratulazioni per la tua laurea 🙂 🙂 – e fl53 🙂

    ecco, forse dovremmo parlare di energia e di possibilità di ritrovare/ricostruire un equilibrio, anche migliore di quello di prima, piuttosto che di forza.
    Ma perché la parola “forza” può trarre in inganno chi si trova in una situazione come la tua, o peggiore della tua (cioè chi non riesce ad andarsene dopo il primo, o anche il centesimo schiaffo).
    Sia il tuo post che quelli di Fl53, molto puntuali, interessanti e sensibili, mi hanno fatto riflettere su questo punto, la parola “forza” e il significato che può avere per chi ha vissuto un periodo in cui è stato molto ferito.
    una persona che attraversa una fase, più o meno lunga (anzi, diciamo pure subisce) di molestie morali, fisiche o entrambe, può essere messa in crisi dal concetto di “forza”, perché può sembrare che si parli di concetti/etichette come “debolezza” contro il suo opposto “forza”.
    Ci si sente deboli per aver permesso a qualcuno di sopraffarci e/o di annullare la nostra volontà e la nostra capacità di opporsi a tutto questo.
    Ci si chiede quanto forti si sarebbe dovuti essere per impedirlo, perché ciò non accadesse, per uscirne prima, per non cascarci da mai, ecc.
    Si è quindi, magari, spaventati e disorientati non solo dal concetto di debolezza ma anche dal concetto di forza, che può apparire come un parametro, un traguardo irraggiungibile…
    e far cadere, un’altra volta, nel gioco che la molestia stessa ha creato. Il gioco pericoloso, perverso, sterile ed improduttivo, e implosivo, delle etichette, dei confronti e dei traguardi.
    D’altra parte se si è vissuti in un “paese in guerra” dove le parole avevano un peso enorme
    c’è anche una specie di coazione (non so se la parola sia impropria) ad analizzarsi con la stessa severità con cui si è stati analizzati sino a poco prima.
    Coazione che piano piano sparisce, ma che è per qualche tempo frutto anche di un condizionamento.

    Quello che ha detto Fl sul fatto che lui ti ha lasciata come donna, e per questo ti senti così, è illuminante per davvero!

    Tornando al concetto di forza, se sostituiamo a questa parola la parola energia il senso è lo stesso, ma cambia l’approccio.
    Chi vive in una situazione di molestie non è una persona più debole di un’altra che non le vive.
    Sono le molestie stesse a poter mettere anche la persona più “forte” in una condizione di debolezza.
    (il molestatore morale è sempre un manipolatore, che sia un manipolatore che agisce facendo la voce grossa o utilizzando il senso di colpa che deriva da un atteggiamento da “madonnino infilzato” rimane uno che fa la voce grossa… qualsiasi siano le strategie non è detto che dall’altra parte ci sia una persona debole. Può anche trattarsi di una persona che, semplicemente, non può riconoscere qualcosa che esula completamente dalla sua forma mentis nel rapporto con gli altri. Quando inizia a percepire chiaramente un disagio è già caduto nella rete. Ci sono categorie più a rischio rispetto alla manipolazione,

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