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Lettera pubblicata il 2 Giugno 2007. L'autore, niikilaa, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Sì, dici cose molto vere, e molto amare… per usare un eufemismo…
In realtà io credo che quella sberla fosse stata preceduta dalle dinamiche che descrivi, non tutte, ma il fatto che lei si è sentita subito in colpa, comunque colta in fallo, e non ha pronunciato parole contro di lui, ma in difesa di se stessa, e non abbia messo in dubbio l’amore di lei per uno che l’ha appena picchiata, ma di lui nei suoi confronti, la dice lunga sul fatto che o c’erano state altre sberle, o comunque sicuramente un certo terreno era stato preparato.
Il fatto che lui abbia dato una sberla in pubblico forse lo rende più scoperto, è vero, ma al contempo indica anche quanto lui si sentisse giustificato, persino davanti agli altri, ad avere un comportamento violento.
Ormai totalmente privo anche di filtro sociale. Esploso, lì dov’era.
Così sicuro di avere ragione, così incontrollato, da poter tirare sberle “in piazza”.
Personalmente credo che uno che alza le mani su una donna lo farà sempre (ove sempre non significa per forza tutti i giorni, ma come “prassi” oltre un certo livello di tensione, suo ovviamente, più che effettivamente contingente) a meno che non ammetta di avere un problema, non si curi, e molto bene, e per sempre intendo dire che considererà normale qualcosa che non lo è, assimilandolo nei suoi codici di comportamento.
Quello che può essere successo è che crescendo lui si sia fatto “tragicamente” più furbo, controllandosi di più fuori dalle mura domestiche.
Comunque non credo che lui fosse così “scoperto”. Di queste dinamiche si scoprono, da fuori, soprattutto le manifestazione eclatanti, quelle che hanno già superato i più grandi limiti (tutto è oltre il limite nella molestia, nella violenza, ma intendo dire il visibile occhio nero o gli effetti della violenza psicologica che si fanno evidenti, magari rimbalzando, per esempio, in una dipendenza nella vittima, come l’alcool o in disturbi alimentari)
Il post iniziale ricalca con precisione millimetrica la mia esperienza. Potrebbe essere stato scritto da me pari pari. Ho avuto una relazione durata 8 anni con un uomo così:prima meraviglioso, saggio, protettivo, brillante eccc poi … devastante e distruttivo. La violenza psicologica si è insinuata a poco a poco, per questo motivo ho tardato tanto a capire e a scappare. Si è trattato di vere e proprie molestie morali, ora ne sono consapevole. Ho trovato risposte alle mie domende disperate documentandomi, navigando in rete e leggendo. Ho capito che lui è un NARCISISTA PERVERSO. Soffre del disturbo della personalità narcisistico: si tratta di un problema molto pesante. Chi soffre di un disturbo della personalità è apparentemente una persona normale, tranquilla, anzi il più delle volte appare assai meglio di altre persone, più forte, più sicuro di sè. Purtroppo tutta questa è solo apparenza, dietro a questa facciata luminosa si cela un baratro di vuoto. Il narcisista è anaffettivo, concentrato solo su di sè, non empatico, non sente assolutamente i sentimenti e le emozioni degli altri. Purtroppo quando per qualche motivo (non ho ancora capito quali possano essere i motivi) gli cade la maschera, sfoga tutta la sua forza psichica distruttiva sulla persona che gli sta accanto, distruggendola letteralmente. A poco a poco la rete dentro la quale vi ha chiuso vi si stringerà al collo mentre voi non capite quello che vi sta succedendo. Vi chiederete perchè quella stessa persona che prima era così tenera e gentile adesso dice e fa cose terribili, vi offende, vi umilia, vi svaluta in continuazione. Si parla poco e si conosce poco il disturbo di personalità narcisistico ma è un disturbo ad alta pericolosità sociale. Ho capito cosa mi è capitato dopo aver letto i libri di Isabelle Nazare Aga e Marie France Hirigoyen che parlano di molestie morali e violenza psicologica. Li consiglio sperando che possano aiutare le donne in difficoltà a causa di questi problem
carissime la violenza, oltre ad esser fatta su di voi avviene, anche dai padri sui figli, in particolare se primogeniti e maschi. Padri maschilisti e pretensiosi che non rispettano le ispirazioni dei figli e li uccidono moralmente perché non fanno quello che i padri voglio e hanno progettato sin dall’infanzia dei loro figli. Noi figli non siamo cose, ma abbiamo aspirazioni e sogni che vogliamo esaudire e per il quale siamo naturalmente portati o di cui si siamo innamorati ( p.es. chi ama la pallavolo, chi il calcio ecc. ). Se parliamo di realizzare il nostro sogno tergiversano e mettono miliaridi di carri per non realizzarlo ( non ci sono soldi e costoso o altro di anlogo ).
Ho 36 e avere ancora la pressione di mio padre su di me e pazzesca, esser messo in difetto anche quando sono a tavola a mangiare e quello che mangio non scende dalla gola e aver paura di ritornare a pesare 50kg e tremendo, non ho più amici perché sui sono sposati e lavoro fuori dal mio paese, non ho la ragazza, unico svago e la palestra, non so come dirvi tutte gli altri dissapori che ho con lui. Non è giusto, io non sono capace di suicidarmi, ma sopportare un essere che non rispetta la tua privacy e tremendo, prima o poi prenderò i miei soldi, mi farò un biglietto per la Francia e fuggirò, adesso non me la sento perché dopo queste feste voglio ritornare in palestra ed è per me gioia rivedere gli istruttori e gli altri frequantatori della palestra che mi aiutano e parlare con loro. È vero che mi prendono in giro, mi chiamano rambo, ma per me è meglio cosi, perché voglio distruggere il mio cognome e togliorlo e non essere più legato a mio padre.
Ora vi saluto
Ditemi e chiedetemi.
Mimmo
ciao Mimmo, leggo solo oggi il tuo post.
Quello che scrivi è molto importante: queste cose accadono ogni giorno, dovunque, da sempre. Comportamenti che si trasmettono di padre in figlio, se qualcuno non spezza la catena. Tu sei riuscito a resistere: hai ancora la percezione di te, del tuo soffrire, dei tuoi sogni, dei tuoi sentimenti, dei tuoi valori.
Molti non resistono: alcuni finiscono per ‘scomparire’ fisicamente (mangiando troppo poco o troppo, oppure isolandosi e paralizzandosi, oppure rifugiandosi nell’alcol o fumo o altro, o addirittura suicidandosi), ma la maggior parte si arrende.
Arrendersi significa: adeguarsi alle idee, alla volontà, ai desideri del ‘padrone’, fare il burattino, fare il lavoro che vuole lui, vivere come e dove vuole lui, sostenerlo contro questo o quel parente, magari sposare chi vuole lui e alla fine ereditare e magari diventare uguale a lui: padre padrone, oppressore.
Tina, in una di queste pagine, ha scritto: ‘E’ tutta una questione di Essere’.
A volte le persone sono chiuse dentro schemi e chiusure mentali, a volte sono aggressive o maligne di per sé … comunque, peggiore un Essere è, e più ha bisogno di avere attorno a sé persone uguali a lui, e fa di tutto per ridurle tali. Ma lo nega: cova invidia, gelosia, insicurezza e possessività, a volte è violento, spesso si maschera dietro saggezza, generosità e affetto per manipolare il suo ‘esercito’ di parentado e conoscenti.
Una cosa voglio dire: di certo, che siano donne o uomini ad essere oppressi, gli oppressori sono sia maschi che femmine, padri e madri e mariti e mogli che di solito hanno subìto da qualcuno la stessa oppressione e si sono adeguati diventando uguali.
Se sono più le donne a subire oppressioni è perché di solito l’uomo se ne va e trova lavoro e indipendenza: è solo da pochissimi anni che anche le donne lo possono fare.
Tutto cambia, infatti, se l’oppresso si ribella, si trova un appoggio amico e tira fuori la forza per costruirsi una via di fuga e rendersi
indipendente: sarà strano, ma la riscossa della nostra anima parte dai soldi! dall’indipendenza economica! … poi, puoi vivere in Francia, in paese o in città, l’importante è tirar su le mura di difesa, rendersi indipendenti per allontanarsi psicologicamente e fisicamente, accettando il fatto che il padre (o madre o coniuge) sia quel che è (come e perché è un problema suo). Bisogna rifiutare il tipico ricatto (detto o sottinteso dal ‘padrone’): “se ti ribelli perderai gli affetti (parenti/amici ti volteranno le spalle) e il sostegno economico e l’eredità”.
Che dirti, Mimmo? Vai con la palestra, o la pallavolo o il calcio … ma pagateli tu!
Fatti un obiettivo: l’indipendenza. Tira fuori il coraggio, e tutta la tua forza: la libertà è la cosa più preziosa, quindi costa cara. Da come scrivi si capisce che sei intelligente e sensibile, che hai determinazione: usa queste doti per te! Del resto, stai già pagando un prezzo altissimo: umiliazioni, pressioni, solitudine … per comprare che cosa? non hai amici, non hai indipendenza, ti siedi a tavola ogni giorno con qualcuno che ti schiaccia, in queste condizioni è difficile far innamorare di te una ragazza … se è positiva, istintivamente fugge. Se non hai un lavoro, trovalo; qualunque lavoro va bene, se è onesto: e si trova, se si vuole. Pagati tu un monolocale, la palestra, il cibo; cucinati i pasti, lavati la biancheria: questo è uno sport che rende liberi. Questa tua forza farà innamorare di te una ragazza. Rimettiti in forma in palestra ora, se ne hai bisogno, poi però agisci, lavora, vivi. Se rinunci ora alla sicurezza di quanto ti dà tuo padre per avere il diritto di schiacciarti, avrai la forza per pagarti la libertà e la felicità: un vero Rambo!! :)))))
Buongiorno,
Vi racconterò in breve la mia esperienza vissuta con un malato mentale affetto da dsordine o disturbo bipolare. Un vero inferno.
L’avevo conosciuto una sera d’estate, ci siamo rivisti ed è scoppiato “l’amore”, forse da parte mia, all’inizio tutto andava per il meglio, sempre carino e perfetto, la persona che cercavo, che desideravo da tempo, magari che non ho mai avuto. Infatti. Ogni tanto c’era qualche discussione dovuta un pò al suo carattere esplosivo, ma nulla di che, pensavo che gli faceva piacere fare solo un po’ il burlone… Poi come ogni carnefice mi fa innamorare sempre di più, mi fa lasciare casa per andare a convivere con lui, ed ecco che la vittima è stata intrappolata nel territorio del suo carnefice. Gli atteggiamenti cominciavano sempre piu’ a cambiare, un giorno ti amo e tanti giorni indifferenza totale, un giorno un complimento e tanti giorni derisione totale… Così per sempre e sempre di più, umiliazioni, mortificazioni, cattiverie gratutite, indifferenza, manipolazione, deliri, critiche distruttive senza alcun motivo, e sempre perggio, tutto il male che poteva esprimere. Io fortunatamente forte di carattere mi limitavo a spaccare piatti e bicchieri e bere tequila, poi il pentimento perchè provavo ancora amore. Inoltre aggiungo che sono stata tenuta all’oscuro della sua malattia mentale da tutti e quindi ridotta nell’ignoranza e nell’abbandono. Poi con la mia forza d’animo finalmente sono riuscita a scappare ed ho cominciato con calma e serenità a capire chi ho avuto di fronte. Adesso procedo per una battaglia legale assolutamente che ritengo giusta perchè esigo il risarcimento per danni morali sia da lui che dalla sua famiglia, esigo che almeno la sua famiglia si costituisca parte civile perchè avrebbe dovuto mettermi a conoscenza dei seri problemi comportamentali del figlio. E non è la rabbia che mi fa agire ma è semplicemente la mancanza di rispetto avuta nei miei confronti quale persona onesta, amorevole, e perbene nell’animo.
Brava Federica! il passo fondamentale lo hai fatto: ti sei liberata dalla trappola e conti su di te.
Ora puoi ritrovare te stessa: quella che eri, con i tuoi sogni e le tue speranze, ma anche con tanta esperienza in più. Per non ricascare con un’altra persona simile. E perché non succeda più che la tequila diventi un rifugio dalla violenza. L’alcol devasta.
In qualche modo tu, come è capitato a me, non potevi riconoscere in lui i segnali di pericolo. Ora io li riconosco, ed ho anche capito come mai non li avevo riconosciuti prima: ero in qualche modo esposta, indifesa, perché già esposta a comportamenti simili fin da piccola, io li consideravo ‘normali’. Ho cercato aiuto psicologico, e poche chiaccherate e mi sono servite per scoprire che cosa mi aveva reso ‘accalappiabile’ da un individuo simile al tuo ex.
Battersi per i propri diritti è importante, per te e per tutte le persone che vivono la violenza: ogni volta che viene riconosciuto un diritto, si compie un passettino avanti nella strada della civiltà.
Spero che gli strumenti della legge siano sufficienti al tuo caso: comunque sia, la cosa fondamentale è che tu sappia di esistere e di avere diritto soprattutto alla gioia di vivere, alla tua dignità e alla tua libertà. In bocca al lupo
Ho chiesto la separazione a mio marito dopo 15 anni di matrimonio e 4 figli, di cui non si è mai preso la responsabilità e il peso. Sempre più negli anni mi ha maltrattata, ci ha maltrattati, con me erano umiliazioni continue, insulti, parolacce, perchè non ero “solidale” con lui nell’educazione dei figli, perchè cioè li proteggevo,non ero sua complice, non ero abbastanza “ubbidiente”. Di fatto solo un anno fa, durante una delle sue “scenate” in cui ho visto davanti a me quasi uno squilibrato che mi dava della pazza, malata, vai a farti curare (la mia colpa? dopo anni di clausura ero uscita qualche volta con amici e mi ero divertita…senza il suo fiato addosso…)ho trovato il coraggio di dirgli che non solo non lo amavo, ma neppure gli volevo bene…in questo anno ne sono successe di tutti i colori, scenate sempre più violente, anche fisicamente, ho capito che lui proprio non era capace di stare nel rapporto, non era mai entrato in intimità, mi vedeva solo come una sua gratificazione, mai come una persona. e in effetti, quando gli ho chiesto cosa avesse fatto per me in 15 anni, mi ha risposto “la spesa”. vero, di più non mi ha dato. Neanche soldi, perchè me li centellinava umiliandomi ogni volta che li chiedevo. ci uscivano solo spesa e bollette. e io dovevo sempre chiedere, soldi, aiuti…io mi massacravo in casa con 4 figli, lui aveva fatto in modo che la sua vita cambiasse ben poco. d’altronde, colpa mia che avevo voluto far nascere i figli, colpa mia sempre per ogni cosa non funzionasse, e io a cercare sempre di essere perfetta. mi faceva sentire in colpa che non fossi affettuosa con lui, che non l’amassi. io, non volevo ammetterlo, ma forse l’odiavo più che amarlo,avevo tanta rabbia dentro da esplodere. ancora oggi, che sta per lasciare casa, mi dà della pazza malata rovina-famiglie…e ogni tanto penso che lo sto diventando, così che fuori di casa potrà continuare a portare la sua maschera di bravo ragazzo, lasciato da una moglie pazza. ma chi ho sposato???
Leggendo la risposta di fl53 a Mimmo, aggiungo che mio marito è figlio di un padre padrone, autoritario e violento, che non ha dato nè affetto, nè fiducia ai suoi figli, si è sempre sostituito a loro, non favorendone la crescita di una sana autostima..Mio suocero si è anche permesso di intromettersi pesantemente nella mia separazione, culminando in un’aggressione verbale pesante a me, in presenza di mio figlio di 9 anni. Mio marito è il primogenito…la madre, poi, è sempre stata connivente col marito, non ha mai protetto i suoi figli, e, a mio giudizio, è una donna fredda,arida. Mio marito mi vuole complice anche nel suo sentirsi fallito, pazzo, deve scaricare su di me anche la responsabilità del fallimento del matrimonio. Ho capito che lasciare lui è anche il mio modo di proteggere i miei figli. Il mio primogenito,maschio anche lui, ormai adolescente, assomiglia troppo a suo padre. Ed è quello che da lui ha subito di più. Certe catene, è vero, vanno spezzate. Voglio che i miei figli crescano liberi e sereni.
…ricominci da 4 … e ti auguro di riuscire a sottrarre i tuoi figli dalla trappola: quanto prima ne esci, tanto maggiori sono le probabilità che evitino il ‘contagio’ della violenza. Ho i minuti contati, ma vorrei dire due parole sulla suocera…
Quello che oggi è possibile a noi, non lo era pochi anni fa. La forza che serve per sottrarsi ad un violento è enorme: se non ci sono sostegni, una donna resta schiacciata. Menzogne, espedienti, scenate, botte, calunnie, manipolazioni di parenti, figli, nipoti e nipotini … Proteggere i figli poteva significare vederli picchiare di più, manipolare di più, e anche peggio. Poteva significare essere picchiata, isolata, definita pazza, privata di risorse economiche ….
Io ho protetto i miei figli dalle follie di mio marito, finché ho potuto: ma così ‘ho nascosto il mostro’ ed ora il mostro li ha convinti di essere stato lui la vittima e non vedo più da anni 3 figli (manipolati con ‘prove’ fatte di menzogne dai 2 o 3 violenti di famiglia ben attenti a confermarsi a vicenda), figli che ormai mi odiano e mi accusano proprio di quello che io ho subìto. Oggi,li sosterrei con un aiuto psicologico: oggi si trova, e funziona.
Questo non è solo il mio caso: c’è un esercito di persone in queste condizioni, per la maggior parte donne. Ma anche molti uomini subiscono queste compressioni, e non solo dagli uomini: ci sono donne violente e micidiali che, nascoste in case ‘perbene’, arrivano ad distruggere le persone senza torcere un capello a nessuno.
Rispetto ai tempi in cui ci chiudevano in manicomio o ci ammazzavano di botte è comunque un passo avanti potersi separare ed cominciare ad essere tutelate nei diritti (purtroppo avvocati marpioni si prestano a fare il gioco dei violenti, ma cominciano ad esserci avvocati specializzati per questi casi).
Non ci resta che perseverare: ognuna di noi sta facendo un pezzettino della strada su cui cammineranno i nostri figli.