Salve, premetto che pur cercando di sintetizzare, sarò lunga…sono cresciuta sotto una campana di vetro, a contatto con poca gente per lo più parenti e compagni di scuola. Una volta terminate le superiori mio padre pressò per una scelta di facoltà in cui non mi ci vedevo affatto. Ho sempre anteposto i desideri degli altri ai miei e quindi l’idea di renderlo felice e orgoglioso di me, mi bastò per intraprendere il percorso che desiderava per me. I primi anni non furono male, ero abituata a studiare cose che non mi interessavano e i risultati erano al solito buoni. Verso il terzo anno incontro un ragazzo all’università…non so come ma mi ritrovo innamoratissima di lui e a dispetto delle raccomandazioni di mio padre (limitare le distrazioni) deciso di stare con lui. Lui, in quel periodo fu l’unica decisione che presi da sola e per me stessa… Stavamo benissimo insieme. Se ci ripenso riprovo lo stesso amore che mi travolgeva ogni volta che mi guardava o parlava… Ma iniziai a stare male. Quella non era la mia strada, il mio lavoro, il mio futuro…ogni esame divenne una guerra che volevo perdere e se perdevo deludevo mio padre e anche il mio ragazzo che purtroppo non ne sapeva nulla. Appena mettevo piede in facoltà mi venivano forti gastriti, sudavo freddo, stavo davvero male. Così un giorno andai all’università per l’ultima volta. Feci la rinuncia agli studi e presi un treno. Chiamai mio padre chiedendogli scusa, spiegandogli quanto stavo male…e poi chiamai il mio ragazzo. Il grande amore della mia vita. Lo lasciai…non volevo deludere più nessuno. Raggiunsi una città nuova per me, ci viveva una parente. Lì non conoscevo nessuno e niente mi ricordava niente. Iniziai a diventare chi sono. Una persona gentile e solare, per niente simile all’asociale che ero stata. Quando tornai a casa iniziai il percorso di studi che volevo fare, iniziai a frequentare associazioni, contesti giovanili vivi e stimolanti. Iniziavo a sentirmi felice. Ma dal punto di vista amoroso, sentivo il deserto. Negli anni sono stata molto corteggiata ma nessuno mi ispirava né interessava, e anche il sesso per me non era poi così allettante. Mi sentivo grata per la mia nuova vita ma nel contempo sapevo d’averla pagata con l’amore di tutte le mie vite…ho sempre desiderato che fosse felice, con una famiglia tutta sua e spesso in giro per il mondo. Lo spero tuttora. Mentre per me…mi bastava quel che avevo. Un giorno incontrai un ragazzo lontano da tutti incontesti che frequentavo. Era gentile, carino. Decisi di creare con lui un progetto di vita. Dal piano sessuale non siamo mai stati molto fuoco e fiamme e a me stava bene così. Mi sono molto legata a lui e mi sono prodigata nel creargli una vita all’altezza dei suoi sogni. Aveva una passione e gliel’ho resa una professione, tramite amici gli ho fatto avere anche un altro lavoro, stabile, non ho pensato due volte a dargli la mia auto e quando ha avuto bisogno di un appoggio anche come casa, l’ho invitato a stare da me, con i miei. Purtroppo da lì a poco, mia madre si ammalò e io non sapevo come dirgli di cercarsi un monolocale altrove. La situazione diventava sempre più pesante. Da un lato la malattia di mamma e dall’altra lui che comunque diventava un peso. Dovevo cucinare e fargli da massaia. Vivendo in camera mia non avevo nemmeno più i miei spazi e quando gli dissi chiaramente di cercare altrove, mi rispose: e me ne vado da solo? In tutto questo, durante quell’anno non gli venne mai in mente di contribuire con le spese di casa…o solo dire grazie, una volta. Mi propose di cercare casa e pensai che forse mi avrebbe fatto bene allontanarmi un po’ da casa. Mamma era di molto migliorata e il nostro rapporto era tornato insostenibile come sempre. Così, per fuggire da lei, cercai casa, la trovai, la ristrutturai. Durante i lavori mamma ebbe una ricaduta e morì… Alla casa mancavano solo i mobili, ulteriore regalo di mio padre. D’un tratto tutto il peso di quegli anni e quei no mai detti, mi sono crollati addosso e sono rimasta sotto le macerie mentre lui si trasferiva nella casa nuova senza manco salutare né ringraziare mio padre. Ho iniziato a vedere la situazione razionalmente e pur sapendo che lui è così e le cose non fatte né dette sono dettate dalla buona fede, provo rabbia. Rabbia per essere arrivata fino a questo punto. Ora non so che fare. Se tornare con lui e vivere questa esperienza nuova, o lasciarmi di nuovo tutto alle spalle. Lui ci sta male io ci sto morendo. Ho dato il mondo solo in virtù di un sentimento di protezione ricevendo in cambio indifferenza. E anche se è sempre stato così, ora mi sembra troppo tardi per tornare indietro. Forse nemmeno ce la faccio.
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“premetto che pur cercando di sintetizzare, sarò lunga…”
Che pippotto. 50 mg di xanax e scrivevi un terzo.
tendo ad evitare certi tipi di farmaci ? poi scrivendo solo 1/3 come mi sfogavo?!?
Giovanna,
suddivido in tre blocchi le affermazioni per me più significative.
– “cresciuta sotto una campana di vetro”
– “Ho sempre anteposto i desideri degli altri ai miei”
ti è stato instillato fin da piccola il “dovere” di dare oppure sei stata tu a scegliere questo atteggiamento, per essere accettata o amata?
– “Se ci ripenso riprovo lo stesso amore che mi travolgeva ogni volta che mi guardava o parlava…”
– “poi chiamai il mio ragazzo. Il grande amore della mia vita. Lo lasciai…non volevo deludere più nessuno.”
questa è a mio avviso la parte più assurdamente punitiva verso te stessa, per espiare la tua sana volontà di affrancamento dal padre. era la sola scelta libera e l’hai sacrificata.
– “Dovevo cucinare e fargli da massaia.”
– “Ho dato il mondo solo in virtù di un sentimento di protezione ricevendo in cambio indifferenza.”
che piaccia o meno, che siano più o meno aiutate nelle faccende di casa, tutt’oggi, su gran parte delle donne, lavoratrici incluse, …
continua
segue
… grava il peso dei pasti e dell’intero andamento domestico. tienine conto, quando ti dovesse venire in mente di sposarti o di convivere. senza parlare, poi, della cura dei cuccioli, molto più gravosa e impegnativa, per parecchi anni.
soprattutto in ambito di coppia, non si dovrebbe mai dare troppo poco né troppo. sei caduta nel secondo tipo di eccesso, per tua formazione di base, dalla quale ancora non sei del tutto uscita.
per quello che può valere il mio suggerimento, vedrei bene per te una terapia psicologica di supporto, per favorire una completa presa di coscienza dei legami che ancora t’inchiodano al bisogno di dare, pressoché incondizionatamente. di fatto, in misura superiore alla norma e rivolto a beneficio di chi anche tu riconosci come più interessato a prendere che non a un più equilibrato interscambio.
la gratitudine è più rara di un autentico e profondo amore!
PS: quanti anni hai, se ti va di dirlo?
Amica mia, un vero maschio una massaia se la ciula. Se merita.
Però capiamoci: un MASCHIO non aiuta nelle spese di casa.
MAI.
Un MASCHIO le paga tutte e sa che è compito suo. Il resto è benefico, ma in più, lo stipendio della compagna al più deve valere per comprarsi qualche vaccata, tipo la Smart o la seconda casa al mare, se la moglie fa il medico, cose inutili ed inessenziali ancorché carine.
I ruoli sono stabiliti da natura, scritti nel DNA.
Purtroppo non puoi tornare indietro, sennò, se ci riesci, chiedigli almeno il danno da immagine.
Ho 34 anni. Con mia madre ho sempre avuto un pessimo rapporto. Mi ha rinfacciato per tutta la vita d’aver dovuto sposare mio padre a causa mia. Mentre mio padre è stato l’unico da cui mi sono sempre sentita amata da piccola e anche ora. È stato iperprotettivo e io per anni mi sono sentita in colpa per i loro litigi. Ho realizzato solo dopo l’adolescenza che non era colpa mia… Credevo di aver ripreso in mano la situazione, invece mi ritrovo tutto pronto per una convivenza che non voglio intraprendere con inoltre grandi sensi di colpa nei confronti di mio padre che tanto si è prodigato per qualcosa che credeva rispecchiasse la mia felicità. Sono a tanto così dal parlargli e dal dire addio al mio compagno.
Quanto all’amore della mia vita, spero un giorno di avere la possibilità di chiedergli scusa senza ovviamente pretendere né sognare altro. Gli anni possono cambiare molto una persona, sono consapevole che oggi quel ragazzo potrebbe non esistere più. Spero solo sia felice
Yog il prototipo di maschio che descrivi è un tantino estinto. Non che mi dispiaccia essere autosufficiente economicamente ?
Purtroppo mi sono fatta fregare dalla situazione che unite ad alcune mie attitudini mal gestite mi hanno buttata in questo ginepraio senza fine ?
Giovanna,
34 anni sono l’età giusta per aver sperimentato abbastanza di sé e conoscere con maggior chiarezza cosa si desidera per il futuro.
avendo spiegato le condizioni affettive famigliari in cui sei cresciuta, si può desumere che, oltre a un’indole generosa, tu abbia appreso ad amare da tuo padre, ricambiando le sue attenzioni come in un’inconscia “compensazione”, soprattutto nel seguire a lungo le sue aspettative per quella che riteneva la miglior realizzazione per te.
hai poi esteso questa modalità al secondo partner, che non è affatto alla tua stessa altezza di temperamento. se non ti senti d’intraprendere una convivenza con lui, non farlo. quel tipo di segnale, se inascoltato, continuerà ad agire, e finirai con il rinunciare più tardi a quanto ti senti indotta da altri ad aderire ora.
non temere di deludere chi ami: anzi, relazionati con tuo padre da donna adulta, con una personalità ormai ben definita.
è bello l’amore che hai conservato per il tuo primo ragazzo!
Vabbè, se sei autosufficiente meglio, ti comprerai qualche vaccata carina in più. Occhio che quanto scrive il Boemo è pericoloso: con 50 mg di alprazolam (lo xanax, per capirci) vai al Creatore con il sorriso sulle labbra: tieniti su 0,50 mg, che è verosimilmente quanto ti serve. Occorre comunque la ricetta e con molto meno di 10 euro hai risolto. Sennò, a un prezzo lievemente maggiore, vai giù di brutto con la narda, però devi scegliere, tutti e due non si può.