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Lettera pubblicata il 17 Settembre 2012. L'autore, cinzia1974, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Brava Cinzia….. ricominciamo!!!
e Luna ha descritto alla perfezione quello che volevo dire….
Ragazze la vita è bella ma al tempo stesso molto dolorosa…..
Non bisogna rinunciare mai ai propri desideri perchè la speranza che un giorno si realizzino ci darà la forza di andare avanti… I desideri ti animano, ti rendono vivo ….
Mi sembri una donna forte, sono convinta ce la farai
…….intanto in bocca al lupo!
e a tutti ……una buona settimana
@Cinzia,non devi scusarti con me,non ero ironico quando ho scritto che probabilmente non sono riuscito a trasmetterti ciò che volevo.
E ti sembrerà strano,proprio in questi giorni la mia vita sta avendo un improvviso cambiamento in peggio,e laddove scrivi:
” l’amore e il lavoro diventano due aspetti molto importanti della vita. Mi sono venuti a mancare entrambi a distanza di poco tempo”
non posso far altro che rispecchiarmi ancora una volta,quindi ti comprendo.Gia,ancora una volta l’amore mi si rivela un’illusione,ancora una volta crolla il mondo addosso nel constatare che ad amare incondizionatamente si perde sempre…Ma sono un romantico,e sono felice di esserlo; e come tale vado avanti,senza mai perdere la fiducia,senza pensare ai 40 anni che vanno via,senza pensare che la crisi sta divorando il mio lavoro,che devo assistere ad un malato di cancro in famiglia,che a volte mi è fatica il solo respirare..
Per la miseria,ho altri duemila obiettivi da raggiungere..
Cazzarola Caracolito……. al peggio non c’è mai fine!!
Mi dispiace…
caracolito ti capisco bene…come a cinzia d’altrove..sperare è una cosa umana..nn volevo interferire perche luna mi ha gia fatta fuori:)pero sono opinioni…è solo uno sfuogo che si scrive senza dovere nascondere le paure…cosi come ha detto cinzia…doveva essere preso per quello che è..andiamo avanti affrontando le situazioni..nessuno ha i risolti in palmo..e a come ho capito nn e che cinzia si e rassegnata…e ne anche te…nn possiamo farla…e il nostro dovere combattere..con tutte le avversita.L’amore poi arriva,ci sconvolge e se ne va…ma nn sara sempre cosi..bisogna solo capire chi è la persona giusta..solo con le malattie è difficile combattere..e facciamo fattica capire che il tempo per noi è limitato..ti mando un virtuale abbraccio..guarda avanti…ce ne ancora strada da percorrere
raggio, in che senso ti ho fatto fuori? 😮 certo che si può sfogarsi e ammettere le proprie paure. Ascoltarsi è anche questo. Io ne ho alquante, alcune concrete e contingenti. Il problema nasce però quando sono le stesse, nostre paure a diventare una sorta di abito che indossiamo ogni giorno, pieno di catene. Quando diventano al punto un modo di guardarci intorno che inconsciamente cerchiamo conferme delle nostre paure. Quando siamo noi a schiacciarci del peso di un’età, qualsiasi essa sia. E diventiamo degli ipocondriaci esistenziali oltre ai problemi reali e concreti. – caracolito, mi dispiace per il periodo duro.
luna:)nn l’avevo detto nel senso magligno..leggo tutto cio che scrivi perche sei coerente e forte come carattere..e vero che le nostre paure nn devonno diventare un tormento giornaliere..mandarci in una sorte di apatia…pero e vero anche che nn li possiamo allontanare definitivamente…dobbiamo trovare l’equilibrio giusto…in tutte le cose..e a volte sfogarci con la gente che passa le tue stesse situazioni aiuta…l’importante è nn solo sperare ma reagire..un abbraccio a tutti..cinzia,caracolito ogni discesa ha la sua salita
grazie raggio per l’incoraggiamento.
luna parli del peso dell’età, ma io guardando certe mie coetanee single che vivono i loro 40 anni come adolescenti non mi ci sento. Non dico che o madre/moglie o eterna adolescente, c’è di sciuro una sana via di mezzo, la tua probabilmnete o quella di zoe, che anche io sto provando a trovare.
caracolito mi spiace per la situazione dolorosa che stai vivendo.
RAGGIO, non vi avevo letto nulla di maligno, semmai mi ero posta lo scrupolo di non averti mancato io di rispetto, involontariamente, in qualche modo.
Sono contenta se non è così 🙂
Verissimo ciò che dici @non solo sperare, ma reagire.
Sfogarsi è importante, purché non diventi un loop che ci implode.
A volte ci identifichiamo con le nostre paure al punto da farne un limite anche quando sono astratte, sono delle idee, che ci appartengono in quanto idee, ma di per sè non sono limiti effettivi. So che faccio difficoltà a spiegare questo punto.
Le nostre paure possono avere vari significati, a volte anche autopunitivo, a volte di preservazione, altre volte derivano da traumi, sono ansie reattive.
Altre volte derivano da schemi mentali, dal timore del giudizio degli altri, interiorizzato.
A volte sono una parte di noi che ci vuole ancorare quando, se ci ascoltassimo realmente, sentiremmo più forte il desiderio di rompere certe catene.
Il problema non sta nel negare le paure, ma a volte in entrarci per capire cosa ci stanno dicendo.
L’equilibrio non è diventare invincibili, perfetti.
Ci sono persone che, proprio perché erano timide, hanno scelto di affrontare la timidezza magari facendo gli attori (e non è un luogo comune), altre persone, timide, che violenterebbero la loro timidezza, sul serio, e se stesse, se si mettessero in mostra.
Non c’è una ricetta precostituita, ma se ci ascoltiamo veramente a volte troviamo la nostra strada per superare una paura o per venire a patti con una paura o per conviverci, ma senza considerarla un limite.
Non è che tutti coloro che hanno paura dei gatti devono prendersi in casa una tigre, per dimostrare cosa? A chi? Ma ci sono persone che hanno paura dei cani finché non ne conosco sul serio uno, non guardandolo solo attraverso le proprie paure.
CINZIA: capisco ciò che intendi dire. Però penso che non sia neanche questione di stereotipi o di via di mezzo, ma di ascoltare e vivere se stessi. A volte, quando si è in crisi, quando accade una rivoluzione, si perde quel tipo di contatto. Allora ci si guarda intorno e si dice: io non sono questo, nè quest’altro, io non posso riconoscermi in ciò e neanche in ciò. Io non sono la madre tipo, ma neanche la separata tipo (faccio un esempio). Ma la madre tipo o la separata tipo esiste sul serio?
Non ne sono convinta. O ci saltano agli occhi certe situazioni e certe caratteristiche o certe aggregazioni?
Tempo fa c’era un gruppo di mie coetanee che uscivano ogni sera, avevano bisogno di gente intorno, di rumore. Non giudico ciò. Ciascuna, comunque, aveva una storia in parte forse anche simile, ma anche molto diversa. Una aveva da poco subito un lutto oltre ad aver finito una storia importante, l’altra era stata lasciata dal marito dopo un percorso insieme di 17 anni, per un’altra, e con due figli piccoli. L’una era incazzata con gli uomini, l’altra non era incazzata neppure con il marito (almeno in parte e/o in teoria, cmq diceva che il rancore corrode chi lo prova).
Per entrambe, credo, il mettersi in ghingheri era soprattutto anche un non lasciarsi andare. Aspetto condivisibile. Non sono mai uscita con loro perché non mi era affine il loro modo “ipersociale” di reagire ad un momento di crisi, i nostri momenti non erano da quel punto di vista compatibili. Ciò non significa di per sè che considerassi peggiore il loro modo, migliore il mio. Tuttavia una sera mi è capitato, in altro contesto, di ritrovarmi a parlare con entrambe. Con la prima avevo molto meno in comune in generale e anche perché era molto aggressiva, al di là del look o di dove andasse, era arrabbiata e quindi era molto sopra le righe, anche nel parlare di locali, locali, locali. In realtà era molto poco socievole per quanto, in teoria, fosse in una fase ipersociale. In realtà con il suo modo di fare allontanava le persone, per quanto in teorie le stesse cercando (ma ci sono molti modi per proteggersi, e quello forse era il suo). L’altra non era certamente una madre snaturata, ma uscire (alcune sere, anche in cui si dava il cambio con il marito) era una sua ancora di salvezza perché dopo 17 anni le era cascato il mondo in testa. Lustrini o locali a parte, quando le parlavi non ragionava affatto da adolescente.
Il suo tono era molto pacato. Aveva così bisogno di socialità, lei sì, e in maniera diversa temeva il rifiuto che, poiché non ho risposto ad un suo messaggio in fb perché non l’ho visto, mi ha cancellato dai suoi contatti. Chissà quale sua paura aveva incarnato il mio apparente “rifiuto”, la mia casuale non considerazione, con la quale non pensavo certamente che lei non avesse valore nè giudicavo il fatto che lei, in quel momento, avesse bisogno di reagire in un certo modo che non era affine al mio.
Tu hai iniziato la tua lettera parlando di una tipica 40enne madre/mogle che avendo famiglia può avere un certo tipo di problemi, che non sono i tuoi. Parli di 40enni che vivono l’età da adolescente, e non è il tuo modo. Capisco cosa intendi dire, però non è solo una questione di via di mezzo, ma anche di rendersi conto che questi sono anche stereotipi se tu ascoltassi e guardassi le persone, e te stessa, al di là. E’ chiaro che quando ci si parla si trovano punti di incontro: anch’io, anche tu? però questi punti di contatto non credo siano necessariamente divisi tra categorie distinte,. Certo, la questione della maternità sembra un notevole “discriminante”,nel senso che vorresti dei figli e non li hai, eppure quando ascolto certe madri o altre con alcune, per esperienze di vita, o carattere, o fase della vita, trovo molti punti in comune, pur non essendo madre, con alcune nessuno o pochissimi. Idem con chiunque.
Mi rendo conto che forse non riesco a spiegare bene il concetto, ma posso dirti che per me è stato molto liberatorio smetterla di sentirmi disorientata anche dal chiedermi/dirmi a chi NON somigliavo. Inclusa un’altra me Sapevo di non essere la “separata tipo”, forse anche perché non esiste. Il punto semmai era il mio contatto conME
Si Luna capisco quello che dici è sano. Trovare un equilibrio che sia il proprio, considerando appunto che poi si possono avere delle affinità con persone che stanno facendo un percorso di vita diverso dal nostro. Ma non ragionare per stereotipi, anche se spesso mi viene naturale fare delle associazioni. Mi dà sicurezza a volte aver individuato dei comportamenti delle situazioni che si ripetono con regolarità. Ad esempio: due mie amiche che non si conosco quasi coetanee, sposate con figli, un lavoro più o meno sicuro, donne molto determinate. Persone molto pratiche e concrete, di quelle tipo laurea entro tot, matrimonio entro tot, figli entro tot. In realtà sono diverse per carattere, per esperienze passate, e non potrebbero essere più diverse per il tipo di marito che hanno scelto, ma io inevitabilmente le associo e le “catalogo” nella medesima tipologia. Poi posso dire di avere dei punti in comune con entrambe, ma mi sento distante da loro e non solo perchè conduciamo delle vite diverse.
Tornando a bomba io questo equilibrio, questa serenità interiore non riesco ancora a trovarla. Quello stare bene di cui tanto si parla. A volte anche i famosi obiettivi che uno si dà mi sembrano quasi dei riempitivi di vuoti.