Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 23 Agosto 2015. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Domenico1.
Pagine: « Prec. 1 2 3 4 5 Succ. »
Pagine: « Prec. 1 2 3 4 5 Succ. »
Max 2 commenti per lettera alla volta. Max 3 links per commento.
Se non vedi i tuoi ultimi commenti leggi qui.
Discussione interessante. Si capisce meglio l’impennata dell’incidenza di malattie veneree nell’ultima decade. Attenzione, soprattutto le signore, perché anche una banale clamidia è una rogna mica da ridere e non è tra le malattie tabellate come professionali.
Yog
per evitare il dilagare di malattie sessualmente trasmissibili, l’ unico modo sarebbe quello di regolarizzare la prostituzione, multando con cifre molto alte ( attraverso controlli per mezzo di ispettori che si spacciano per clienti ) le prostitute che accettano pratiche a rischio. ma non succederà mai, perchè l’ Italia è il paese dei puttanieri per antonomasia, e coloro che fanno le leggi ( e che quindi sarebbero preposti alla gestione dell’ ordine sociale ) sono I PRIMI ad andare a prostitute. e chi ci va, non ha alcun interesse che le ragazze si rifiutino di prestarsi a certe richieste. Le più disperate in questo campo ( che ormai, grazie sopratutto all’ afflusso di profughe straniere che scappano da guerre e povertà, sono la maggioranza ) accettano persino rapporti non protetti pur di guadagnare qualcosa. Le escort di discreto livello che vogliono continuare a tutelarsi, secondo me hanno vita molto dura di questi tempi. quindi, o si accontentano di guadagni molto limitati, o cambiano mestiere. Gli uomini ( impegnati e non ) devono essere consapevoli che andare con una ragazza disagiata che si presta a tutto e si svende per poco è molto rischioso per la propria salute. così come le donne fidanzate e sposate devono essere consapevoli che il loro partner potrebbe essere tra quelli che vanno a prostitute, o potrebbe essere uno che le tradisce abitualmente con altre donne anche non a pagamento; anche se apparentemente sembra che tutto fili liscio. a queste donne consiglio di INDAGARE A FONDO e di monitorare attentamente il loro uomo. Le malattie si prevengono anche e SOPRATUTTO attraverso la fedeltà di coppia.
maria grazia,
in riferimento al post n.15 penso che sia inutile fare un processo all’intenzione, questa tua ipotetica illazione poteva benissimo non avere nessun riscontro. A nessun genitore farebbe piacere una triste verità di questa portata, ma purtroppo la realtà dei fatti evidenzia degli aspetti abbastanza negativi, dove non ci si deve nascondere la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi, ma cercare di essere attenti e vigili alla vita quotidiana dei propri figli; che non significa essere invadenti o indiscreti nella loro privacy, ma mentori nell’educare e dare loro i giusti dettami per il loro benessere personale e comportamentale. I figli per quanti problemi possono dare sono la tua testimonianza, il tuo racconto, la tua continuità e soprattutto riempiono la vita, sono sicuro saresti stata invece una brava mamma aldilà delle tue paure, molto più malleabile di quanto vuoi lasciar credere.
ciaoo
“sono sicuro saresti stata invece una brava mamma aldilà delle tue paure”
grazie gimmy. grazie davvero per le tue parole.
nell’intento di aggiornarmi sul tema prostituzione, di mio interesse per quanto riguarda la figura femminile, ho trovato nel testo-analisi di Daniela Danna “Donne di mondo”, edito nel 2004, un’interessante osservazione sulla formazione del ruolo maschile, che riporto.
“Questi fenomeni collimano perfettamente con il ruolo di genere maschile, costruito sul distacco emotivo, sulla negazione dei bisogni emozionali, sull’attività penetrativa come affermazione di potere sull’altro.
(…)
Victor Seidler, studioso della mascolinità, afferma che la distinzione fra sesso ed emozioni non si trova solo negli uomini che pagano per il sesso, ma fa parte del concetto di mascolinità, definita e insegnata in termini di controllo, forza, dominanza, razionalità, invulnerabilità e soppressione di emozioni. La sessualità è conquista, controllo, dominazione. Seidler interpreta queste caratteristiche ideali del ruolo maschile come fondamentalmente volte alla negazione del legame necessario tra sesso e vulnerabilità emotiva.”
c’è da sperare che quest’attitudine educativa, volta alla costruzione della superiorità sociale del maschio, possa essersi smussata nelle nuove generazioni. a mio avviso, meno controllo e meno dominanza non potrebbero che favorire l’attuale relazione amorosa fra i sessi.
per quanto sia difficile ottenere analisi attendibili, essendo la prostituzione sfrangiata fra donne di strada (in Italia attualmente quasi soltanto straniere), donne che esercitano in proprio al chiuso (in linea di massima italiane), donne che si prestano a servizi sessuali nell’ambito di alberghetti appositamente organizzati oppure nell’ambito di centri benessere in senso lato, accompagnatrici o intrattenitrici, operanti in linea di massima in club privati o in night, le motivazioni per la scelta di questo “mestiere” evidenziate da una ricerca australiana del 1991-92, di particolare interesse per l’ampiezza delle rilevazioni e per la raffinatezza dell’analisi (Frances Boyle e altri studiosi), sono le seguenti:
– “mi servivano i soldi” = 71%, seguito da “non potevo trovare nessun altro lavoro”, modalità scelta soltanto dal 20% (la domanda era a risposta multipla);
– pura sopravvivenza = 10%;
– i buoni guadagni e gli orari flessibili = 8%;
– “mi sono fatta trascinare” = 5%;
– il procurarsi la droga = 3%;
– uno scopo particolare come acquistare la casa o l’auto = 1%.
poiché la suddetta ricerca è stata svolta in uno stato in cui l’unica forma legale di prostituzione è quella esercitata da soli in casa propria, più o meno come fanno la maggioranza delle meretrici italiane, se ne può dedurre che in condizioni di relativo benessere economico è l’interesse al denaro, in quanto base che consente un tenore di vita al di sopra della norma, e non più la necessità dettata dall’estrema povertà, a indurre le donne a prostituirsi.
questa è per me la principale ragione di attitudine critica nei confronti di questo tipo di scelta professionale femminile, così come la riprovo in altre affini scelte maschili.
inchieste sull’entità dei clienti che abbiano usufruito di prestazioni a pagamento anche una sola volta, svolte all’estero e relativi in linea di massima agli anni ’90, hanno dato i seguenti risultati:
– Australia = 25%
– Olanda = 21,6%
– Germania = 22% e 13% (due diversi enti di ricerca)
– Stati Uniti = 17,7%
– Svezia = 12,7% (libertà di costumi sessuali moralmente accettata da anni)
– Gran Bretagna = 6,8% (di cui mi piacerebbe approfondire le ragioni, in quanto sorprendente).
l’Italia, dall’indagine di Carlo Buzzi rivolta nel 1998 ai giovani tra 18 e 30 anni, risulta allineata alla Svezia, quindi altrettanto aperta a costumi sessuali liberi, non a pagamento:
– 12,5% (solo il 2,6% non ha risposto) mentre il 16,6% manifesta interesse.
“c’è da sperare che quest’attitudine educativa, volta alla costruzione della superiorità sociale del maschio, possa essersi smussata nelle nuove generazioni.”
no rossana, non si è smussata proprio perniente! altrimenti non si spiegherebbe il perchè le donne, ancora oggi, debbano rimanere in gran parte escluse dal mondo del lavoro ( checchè tu ne dica ), giudicate per la loro libertà, e costrette talune volte a vendere il proprio corpo per realizzare i loro traguardi economici.
premesso che tutte le indagini sul tema prostituzione sono il più delle volte scarsamente affidabili per la reticenza messa in atto, in diversa misura, da entrambi i soggetti interessati, anche a seguito del concetto che l’attitudine a rivolgersi a prestazioni sessuali a pagamento ha assunto nella cultura delle epoche più recenti (osannata nel ventennio fascista, motivo di vergogna nei decenni immediatamente successivi al 1968 e soltanto da pochi anni emergente come normale alternativa all’intrattenere relazioni sentimentali), in Italia “dalle stime della media dei rapporti che ogni prostituta di strada dichiara di avere in una giornata è stato ricavato il dato di 9 milioni di prestazioni sessuali a pagamento all’anno, poi diventato per deformazione di passa-parola “nove milioni di clienti” (Eurispes, 2001).
Delle 50-70 mila prostitute presenti in Italia (dati del 2010 forniti dalla Commissione Affari Sociali della Camera), il 65% esercita in strada, una percentuale che oscilla tra il 5 e il 10% è vittima dello sfruttamento e le minorenni sarebbero addirittura tra il 10 e il 20% (dati del Gruppo Abele di don Ciotti). Pare che un’ampia maggioranza dei clienti chieda di non usare il preservativo (addirittura l’80% secondo i dati del Gruppo Abele).
In sequenza storica limitata alla percentuale di donne esercitanti la “professione” rapportata al numero di abitanti delle città di cui si dispongono dati, e non alla frequenza di accesso della “clientela”, la prostituzione, nonostante le oscillanti variazioni periodiche di cui è quasi impossibile identificare le ragioni e la macroscopica alterazione derivante negli ultimi decenni dall’immissione sul mercato occidentale di donne straniere (dapprima nigeriane, poi albanesi, e in ultimo moldave, rumene e ucraine), pare orientata alla diminuzione.
“La concentrazione di prostitute a Roma dal 1599 al 1605 varia da 600 a 900 prostitute per 100.000 abitanti. Se rapportiamo alla popolazione attuale questi tassi, oggi dovrebbero esserci tra le 14.800 e le 24.500 prostitute attive a Roma, un dato alquanto improbabile.”
“Un’altra fonte seicentesca fornisce dati per Bologna. (…) L’ordine di grandezza per la concentrazione di prostitute va anche in questa città da più di 500 fino a 1.000 per 100.000 abitanti. Se i tassi presenti nel Seicento fossero validi oggi, dovrebbero esserci da 2.000 a 4.400 donne che vivono di prostituzione a Bologna, cosa sicuramente non vera.
Le stime attuali più accurate riguardano soltanto la prostituzione di strada, e a Bologna nel 1999 sono stata contate circa 200 prostitute di strada, mentre a Roma la valutazione più alta è di 5-6.000 persone per strada (stime del progetto Lucciola) mentre Carchedì (2000) suggerisce solo la metà, cosa che rende comunque verosimile che oggi la proporzione sia molto minore di quella dei censimenti citati.”
Limitando i dati alla sola prostituzione di strada “la concentrazione quindi risulterebbe tra 26 e 34 prostitute per 100.000 abitanti. (Carchedì 2000)”
“Anche rispetto al periodo regolamentarista ottocentesco si è notata una maggiore diffusione della prostituzione in età più antiche. Lo storico Rossiaud afferma che nel Quattrocento in Francia dovevano esservi almeno tre volte più ragazze pubbliche che a fine Ottocento.”
Il fenomeno, triste soprattutto perché è stato riscontrato che molte prostitute sono state oggetto di abusi sessuali in età adolescenziale, mentre altre lo sono diventate a seguito di precedenti penali oppure di eccessive necessità di denaro per procurarsi droga, quasi certamente non potrà mai essere del tutto debellato, pur essendo apprezzabile l’inversione di tendenza a carattere storico.
Il “virgolettato” è tratto dal libro “Donne di mondo” di Daniela Danna, ricercatrice presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano e autrice di altri testi relativi all’amore e alle connesse tematiche sessuali, omosessuali e lesbiche incluse.
Penso che non possa essere solo questione di causa effetto: uomo non soddisfatto sessualmente uguale richiesta di prostitute, perché ci sono uomini a cui non piace andare con le prostitute, anche se sono a stecchetto, per cui la risposta più semplice è quella di Alessandro: un uomo ci va semplicemente perché gli piace. Questo spiegherebbe anche le apparentemente irrazionali ricerche di prostitute o trans o altre stranezze da parte di chi potrebbe avere molte donne (per soldi o bellezza).