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Lettera pubblicata il 18 Ottobre 2009. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore marziav.
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Dopo 40 anni, i divorzi come le separazioni, non hanno diminuito il dolore ma l’hanno incredibilmente aumentato, sia di numero che di intensità, poichè in una società dove nessuno è oramai disposto a cedere all’altro parte di se, si cede facilmente ed ingannevolmente nella soluzione effimera del ritornare, con questo sistema, come prima del matrimonio; anche quando i figli e gli anni trascorsi non sono certamente invisibili.
Paradossalmente si cede alla soluzione che sulla carta “sembra” già collaudata e comunque legalizzata. Ma con il tempo ci si ritrova soli e sempre più egoisti, privi di pensieri che contengono scelte certe ed inattaccabili. Con il trascorrere del tempo il bisogno psicologico di talune certezze che forse ci avevano accompagnato nella nostra formazione, diventa sempre più una spina nel fianco.
Quella di aver avuto dei genitori uniti per il nostro futuro.
@Criss: i problemi gli abbiamo tutti pure tu probabilmente. Dopo 11 anni insieme e una
lunga convivenza forse era anche naturale desiderare dei figli e una famiglia. E
probabilmente se ora lui non m’avesse lasciato o avessi trovato un altro uomo con il
quale costruire una famiglia e farmi un futuro non starei qui a fare “introspezione”. Però
sono sola e sono stata costretta a fare un’autoanalisi, capire le cose che non vanno bene
della mia vita e cercare di migliorarle. Sai quante coppie vanno avanti con gli occhi e le
orecchie tappate? Stanno insieme per la paura di restare soli.
@Michele “con il tempo ci si ritrova soli e sempre più egoisti” è vero, ma impegnarsi a far
funzionare le cose pare sia un’utopia nella nostra società usa e getta che macina e sputa
e c’è finito pure il mio rapporto tra le sue maglie, è stato masticato e sputato e ora
arricchisco le file delle disilluse non più giovani con un passato ingombrante alle spalle.
Credevo tantissimo nel valore della famiglia ora non so più niente…
@Silvy – Se le convinzioni in cui crediamo diventano dopo un pò “utopie” anche a noi stessi, significa solo due cose: o abbiamo mirato troppo in alto, o non siamo mai stati troppo convinti (per capacità di raggiungimento) delle nostre idee.
Niente è facile nella vita, oggi più di ieri, tantomeno la pianificazione e realizzazione (in prima persona) di una serenità in seno ad una famiglia unita. Il vero guaio che ci perseguita è che siamo sempre meno disposti a sacrificarci per un obiettivo a lungo termine e sempre più pronti a mettere la freccia alla prima scorciatoia che mette una pezza un nostro dolore interiore del momento.
Fatichiamo immensamente a convincerci che la società usa e getta siamo anche noi, con le nostre esigenze improrogabili che generano alla fine decisioni irrinunciabili. Siamo le ruote inesorabili di un meccanismo che ci masticherà a nostra volta sputandoci fuori quando sprofonderemo nella disillusione e nelle nostre paure più antiche, oramai svuotati dei nostri più convinti ideali.
Un attenta analisi (come già fai) di se stessi porterà sicuramente ad un miglioramento delle nostre condizioni, ammettendo però che siamo noi stessi i primi a sbagliare! Evitando quanto più possibile di scaricare ad altri le cause dei nostri fallimenti e diventando almeno una volta, più umili di chi ci sta ascoltando. Imparare a gioire di ciò che abbiamo sarebbe già un buon punto di partenza.
Ti dirò di più: Anche un solo giorno senza Sorriso è un giorno perso.
Michele, alla tua analisi aggiungo che oltre alle cose che hai elencato, noi donne dobbiamo fare i conti con la spinta naturale a mandare avanti la specie e il maledetto orologio biologico che ci rende inabili molto prima di voi. Sono piena di amiche i cui compagni dopo 6-8 e a volte più anni, se la sono data a gambe levate nel momento in cui la donna reclamava un figlio. La differenza è che gli uomini si possono illudere per molto più tempo di essere onnipotenti, rimandando all’infinito scelte come quelle di fare un figlio, pensando che c’è sempre tempo. Noi donne ci dobbiamo confrontare già a 35 anni con il fatto che non siamo onnipotenti, anzi viviamo in balia di cose che non possiamo controllare, come gli anni che passano. Insomma, io non solo devo vivere con un lavoro precario, con la difficoltà a trovare un uomo che voglia una famiglia anche se ha “solo” 35 anni, con le mie mancanze caratteriali che hanno contribuito ad allontanare il mio compagno e con il mio consegente tentativo di diventare migliore, ma devo anche tenere presente che questo forse non basterà, perchè non ho più tempo. Una certa ansia, con questi pensieri, ti viene…..e anche sorridere, diventa meno facile.
Facciamo tutti parte di questa società usa e getta è vero, ma fino a poco tempo fa mi ero
illusa di aver preservato almeno la sfera degli affetti: mi sbagliavo. Mi pareva impossibile
che in mezzo a separazioni, tradimenti e divorzi il nostro rapporto dopo tanti anni stesse
ancora in piedi… si vede che ad un certo punto mi è sembrato talmente assurdo che io
stessa ho smesso di crederci (come tu dici). In fondo che cosa avevamo di diverso noi
dal resto della massa? Niente ed infatti la mia paura quella di perdere noi (non lui) è
diventata realtà.
Ed è proprio quando il meccanismo t’ha masticato e sputato e devi fare i conti con le
disillusioni e le paure più antiche che ti ritrovi “nudo” con te stesso. Non credo sia un
male affrontare le proprie paure, certo non è facile, come tu dici devi riconoscere per
prima cosa i tuoi errori.
A volte si vive incanalati in dei binari senza mai farsi troppe domande perché non si
vorrebbero sentire le risposte. Chi deraglia, anche se non avrebbe voluto, ha
l’opportunità di cambiare binario o mezzo di trasporto!
Aly e Silvy dalle vostre parole viene fuori uno spaccato importantissimo della nostra società e vi ringrazio per averlo sviscerato e messo ben in evidenza a chi ci sta leggendo.
@Aly. Credo che ti carichi troppo sulle spalle la responsabilità della continuità della “specie” come se fossi l’unica prescelta di una dinastia eletta. Non credo che sia proprio così!
E’ verissimo che l’onere, il dolore (ma credo, anche la gioia) di allevare in maniera “Esclusiva” per almeno, i primi 8-9 mesi la nuova vita, è una prerogativa totalmente femminile ma poi cosa succede, o meglio cosa dovrebbe succedere? Si deve entrare in una condivisione amorevole, di quella vita che diventerà parte della una nuova generazione e che un giorno prenderà il nostro posto. Ma questo non può nascere come per magia, al momento del parto ma deve essere frutto di un intesa preesistente, se vuoi anche mai rifinita nei dettagli, ma sincera che deve ritrovarsi presente e spontanea per entrambi i genitori in maniera altruista nel momento che occorre.
Diventare genitori cambia la vita; non esiste nessuna scuola che te lo insegna e per esserlo bisogna essere disposti a ridiscutere tutte le nostre priorità senza il minimo egoismo.
E’ forse questo il motivo della tanta resistenza che incontri. Pensaci bene. Ringrazia Dio se credi, o la buona sorte se adesso non si è in due a piangere e recriminare scelte non pienamente condivise. Qualsiasi bambino o bambina ha egualmente bisogno di entrambi i genitori per crescere, svilupparsi ed imparare a vivere, e credimi, la cosa più semplice e naturale per lui o lei è imitare il comportamento dei genitori che vivono insieme.
Dal mio punto di vista l’uomo e la donna non devono mai essere in competizione l’uno contro l’altro, ne rivendicare per se onnipotenze o carenze biologiche che tendono a esaltare o sminuire le nostre peculiari capacità. Anche quì i “cattivi” insegnamenti della società contemporanea ci portano a schiacciare le nostre caratteristiche ad una piatta e banale uguaglianza di fondo che non ci rende ne felici ne unici; facendoci dimenticare la nostra indispensabile complementarietà verso l’altro.
Già Aly è proprio così… mi riconosco molto nelle tue parole e nella storia delle tue
amiche. Purtroppo a volte gli uomini non si rendono conto che noi al contrario di loro
abbiamo una “data di scadenza”, che ad un certo punto ci scatta il famoso orologio
biologico, che abbiamo comunque uno spirito di sacrifico innato (gravidanza, parto,
allattamento, accudimento della prole). Uomini “maturi” di fronte alla richiesta di fare un
figlio con la compagna di una vita scappano a gambe levate… paura delle responsabilità,
di prendersi delle impegni? Non capisco perché allora passare tanti anni accanto ad una
persona con la quale poi evidentemente non si vuole costruire qualcosa di duraturo. E
noi restiamo “bruciate”! Perché gli anni passano, perché a 35 anni non si hanno le stesse
opportunità di incontrare l’uomo giusto che si hanno quando si è più giovani, perché si è
rimaste scottate dalla fuga dell’ex. E come dici tu Aly, diventa sempre più difficile
sorridere…
@Silvy Scoraggiarsi di fronte alle vicende personali negative è umano, ma non aiuta il nostro senso di autostima, ne fa introspezione costruttiva di qualcosa che deve o vuole essere migliorato.
La difficoltà come le paure sembrano sempre più grandi di noi quando decidiamo di affrontarle, ma nessuno fortunatamente ci impone di doverle combattere e superare in un giorno o in un mese…. si inizia e non ci si perde d’animo; magari circondandosi di persone che si ritiene più forti di noi o meglio, che siano in grado di tirarci su nei momenti necessità. Chiedere aiuto agli altri non è mai una vergogna piuttosto una capacità in più di saper corregersi anche ascoltando dei buoni consigli. Come scrivevo prima, la tendenza a divenire ed essere tutti uguali ci sta “massacrando” psicologicamente, facendoci perdere l’ottimismo che naturalmente possediamo. E’ un eguaglianza distruttiva, votata al peggio, che come scrivi ci fa sembrare “assurde” anche le cose belle che viviamo…. tanto, da farcele crollare addosso.
Ma non è paradossale tutto ciò? Io credo di si!
Il viaggiare incanalati in un binario non mi sembra poi una brutta cosa, questo sicuramente ti evita le scorciatoie “facili” di una strada libera, che ti farebbero perdere di vista la destinazione finale. Rimane comunque fondamentale sapere scegliere con convinzione, in quale binario far correre il nostro vagone, quale velocità scegliere pensandola rapportata al percorso, ma ancora più importante, saperci mettere dentro i passeggeri “giusti” che ci aiuteranno a superare le inevitabili difficolà. Sembra un gioco ma non lo è. E’ la nostra Vita l’unica che possediamo e che abbiamo il dovere di vivere senza doverne poi recriminare le scelte.
Esistono tanti Angeli, tra questi anche quelli nati con un ala sola, ma con lo stesso desiderio di volare in alto, per questo hanno necessità di stringersi ad un altro simile per poterlo fare.
Vi Auguro, perchè mi piace pensarlo, che tutti gli Angeli di questo mondo abbiano almeno una volta l’opportunità di volare alto per poi rimanerci il più lungo possibile.
Grazie a Voi.
Anche io vivo uno stato di abbandono amplificato dal valore primario che davo alla mia famiglia e ai tanti sacrifici.
Non credo che arrovellarsi nel dolore serve a qualcosa ma sicuramente non dipende da noi e’ qualcosa che tocca vivere affrontare.
Per mesi non ho voluto accettare e forse nemmeno adesso ma in fondo non c’e’ alternativa tocca guardare in faccia la realta’: la persona amata non sta bene con noi preferisce star sola o trovare altro.
Non possiamo nulla difronte a questo propio nulla ,tocca guardare a noi stessi ad un futuro che sembra impossibile ma che volenti o no ci sara’;bello brutto che sia in parte dipende dalla fortuna ma anche da noi, dalla capacita’ di reagire di ricreare cio’ che ci fa star bene .
Rimpiangere cio’ che si e’ persi non serve anulla ormai e’ perso.
Mi auguro che tutto questo dolore servira’ a qualcosa a far nascere un’uomo nuovo piu’ consapevole.
A tutti voi auguro di ritrovare il vostro equilibrio il vostro sorriso che sicuramente potra’ rendere felici le persone che incontrerete sul vostro cammino e che decideranno di accompagnarvi.
Ciao Renzo, sono molto toccata dalla tue parole, che descrivono con pacatezza la profonda sofferenza di essere lasciati. Aggiungo un pensiero che a me ha fatto bene: se “la persona amata non sta bene con noi, preferisce star sola o trovare altro” allora è logica conseguenza che anche per noi è preferibile star soli o trovare altro, piuttosto che stare con lei/lui. Quando si è lasciati, scatta un meccanismo umano del quale non capisco il motivo, sembra che non abbiamo mai amato tanto l’altro come in quel momento. Allora, forse e dico forse, mitizziamo un pò (troppo) la persona che ci ha lasciato, non vedendone più i difetti e tutto quel corredo di mancanze nei nostri confronti, che sicuramente sono state presenti almeno nell’ultima parte del rapporto.
Se per l’altro è bene allontanarsi da noi, allora è molto bene anche per noi allotanarci da lei/lui.
Bisogna lasciare andare quello che appartiene al passato, solo così permetteremo alle cose nuove di arrivare. Un commento: OK alla nascita di un pensiero più consapevole su noi stessi! Giusto.
Un abbraccio virtuale a te e a tutti noi.
PS: per Michele che dice che non sono l’unica prescelta per la continuità della “specie”: io questo lo so, ma forse tu non sai cos’è “l’istinto” materno…. la razionalalità vale zero a paragone del desiderio istintuale. Cmq grazie per i tuoi pensieri.