Cosa scegliereste ?
Se vi ponessi questa domanda cosa preferireste : vivere una vita felice , umile , tranquilla ma mortale… o una vita eterna , che va di pari passo con l’universo stesso.
Da un lato vi viene offerta una vita ottima , con una famiglia , un lavoro e dei figli… dall’altra un’esistenza eterna , dove si sa tutto, si e’ un’unica cosa con la realta’ , il tempo e lo. spazio , si conosce la piu ‘ effimera sottiliezza dell’universo , il passatp di ogni sua creatura ed il suo futuro , si ha il dono dell’essere ovunque e quello di poter controllare la materia , l’onnipotenza.
A voi la scelta.
Prometeo
Sicuramente una vita tranquilla e mortale, in linea con la nostra natura.
Una vita in linea con l’universo e con i suoi tempi richiederebbe di essere completamente differenti da “umani”. La nostra mente non può concepire i piani dell’esistenza oltre il nostro. Finiremmo schiacchiati anche solo iniziando il percorso. Dovremmo trasformarci in qualcosa d’altro, ma a questo punto non saremmo più noi stessi.
Dal titolo, io sceglierei il Paradiso subito! Grazie.
Una vita da montanara lontana da tutto e da tutti, perché sono stanca…
Io mi chiedo solo cosa veniamo a fare al mondo,pensa te.
Come dissero gli Squallor “La vita sò tutti guai”
Prometeo,
in astratto, sceglierei senza ombra di dubbio la prima opzione. in concreto, so che il mio temperamento me la renderebbe del tutto impossibile, ma non c’è niente di male a lasciarsi andare, per gioco, a una possibilità di sogno, come si fa un po’ tutti, in un modo o nell’altro, per la maggior parte del tempo.
chi non desidera la vita che meglio risponde ai suoi desideri e alle sue aspettative?
Sceglierei la seconda opzione, senza ombra di dubbio. L’ essere umano ha la naturale predisposizione ad ambire al Divino, a diventare una creatura superiore. Le forze nefaste che regnano in questa dimensione ci hanno ingannato e relegato alla condizione di automi stupidi, ciecamente obbedienti, omologati e inconsapevoli. Ma in principio non eravamo stati plasmati per questo, ma bensì per essere immortali, per sublimare il nostro spirito, per avere la capacità di percepire l’ invisibile e di governare le energie sottili in modo da creare la nostra realtà ideale intorno a noi. Poi le nostre debolezze e i nostri peccati ci hanno neutralizzato, a quel punto si è verificata una metamordosi che ci ridotto a individui schiavi della carne, ostaggi di un corpo mortale e del mondo della materia fisica così come la conosciamo. Ma l’ umanità è destinata ad altro. Il percorso da compiere, in questo senso, è sofferto e faticoso ma la ricompensa è senza pari. Cos’ altro posso suggerire ai simili se non: mangiate il frutto della VERA conoscenza. Non credete ciecamente a ciò che la religione o la morale comune vi impongono, non fatevi ingabbiare da regole e dogmi, andate OLTRE e non fatevi dire da nessuno ( in special modo..
.. in special modo dai FARISEI del nostro tempo che indossano la tonaca dell’ ipocrisia ) come dovete vivere la vostra vita.
In alternativa, seguirei il saggio suggerimento di Carla.
Una vita eterna, cosciente, sarebbe la più crudele delle condanne. Anche se fosse accompagnato da altre eternità che si amano.
Il valore di qualcosa è tanto piú altro quanto quel qualcosa è raro nella sua finitezza.
Una vita senza fine ha ancora meno senso di questa che finisce, il cui valore lo diamo noi con le nostre azioni e le nostre scelte quotidiane, che sono valide e hanno senso solo se improntate al realismo e non alle illusioni. Sono queste ultime che sprecano la vita.
Nessuna delle due. Le persone tendono a superare l’angoscia creandosi un’ idea di vita che non è sempre sostenibile dall’organismo. Il mio fidanzato apprezza l’onestà e basta. Siamo rassegnati alla banalità. Tendo a sentirmi più vicina a chi si lamenta. Questa convivenza è più feconda perché almeno ti consente di restare umano. Per me è già molto impegnativo affrontare la vita di relazioni perché la mia anima tende a instaurare un rapporto di comunione fraterna che prende l’altro così com’è. Nel frattempo lo spirito s’irrigidisce quando supero la concezione pessimistica della storia con un ottimismo che mi snatura. La vita sovrannaturale diminuisce. Quindi tendo a centellinare le mie uscite per restare sempre tonica. Devo sapere quello che devo fare, quello che devo dire per il bene dell’altro… ormai la società odierna ci priva anche di queste garanzie. Non c’è niente di certo. Ti prepari per cosa? Nell’improvvisazione mi perdo in un bicchier d’acqua. E’ sempre stato così. L’apertura caritativa ti porta a perdere di vista la tua intelligenza. Ma potrei convincermi di essere insicura se non avessi il dono della fede.
L’altro non è un foglio bianco sul quale ti puoi sbizzarrire come meglio credi. Oltretutto ci sarebbero dei limiti etici. Anche dal punto di vista estetico non mi sembra il massimo: punti di vista. Io confido solo nel Signore perché le persone sono convinte che a muoverti sia il perbenismo vittoriano, quando è quello a frenarti. Questa, vorrei specificarlo, non è una questione di forma. Questo discorso, che è pesante, si può portare avanti nella coppia e lo si fa per scelta. Ma non ti puoi alzare la mattina e incontrare tutti questi disagi. Non è così che funziona.