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Lettera pubblicata il 15 Aprile 2013. L'autore ha condiviso 18 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore pucioladoro.
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Io penso che l’aborto sia un diritto delle donne, ma che non ci sia un dovere della collettività di sostenerne le spese.
Per questo, spero che il prima possibile si modificherà la legge nel senso di porre a totale carico della donna ricorrente le spese dell’intervento chirurgico (ad esclusione degli aborti necessari per patologie gravi del feto o seguenti a violenza documentata). Io che non potrà toccherei mai l’aborto non ne rinnego il diritto, ma non mi sento di partecipare con le tasse alle spese di questa scelta, proprio perché di scelta si tratta e non di malattia.
Le non abbienti naturalmente non pagherebbero subito ma resterebbero debitrici per il futuro, un debito che prima o poi si vedranno costrette a ripagare per non incorrere in pignoramenti.
È una scelta: dal non usare contraccettivi al conoscere e quindi accettare le percentuali di fallimento degli stessi.
Per questo io non penso che la collettività debba pagare questi interventi. Non sono malattie ma frutto di decisione volontaria, è giusto che ognuno faccia conto dei costi economici dei propri interventi non necessari in termini di salute e diretta conseguenza delle proprie scelte.
L’aborto è un diritto, farselo pagare dalla collettività no. Se non si hanno soldi al momento, si rimarrà debitrice per il futuro, ma ognuno paghi le due volontà, tanto più che si può scegliere di partorire in anonimato lasciando all’ospedale il bambino. Esclusi da questa logica i figli di violenza certificata e di patologie serie, perché qui non è più scelta ma triste necessità.
Carla,
concordo con il post n. 11. se quanto suggerisci fosse attuato a norma di legge, potrebbe servire da deterrente ed essere un fattore responsabilizzante per entrambi i sessi.
ottima idea, che ben sottolinea la maturazione femminile in questa particolare ricorrenza!