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Lettera pubblicata il 15 Dicembre 2008. L'autore, tabatha2, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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E’ vero, ha questa tendenza a colpevolizzare…sai, credo che non sia il tipo di persona che crea complicità nel rapporto di coppia..un esempio banale ma significativo..quando faceva lui le pulizie di casa..erano sempre fatte in modo migliore, lui era l’unico a pulire così bene la cucina eccetera…si faceva i complimenti da se e sminuiva il mio lavoro…Io sorridevo, non volevo certo creare discussioni..accettavo e basta..ma capivo che non eravamo una squadra per lui…e questo mi rattristava molto. Si metteva in competizione con me, ma non era affatto quello che volevo…
Inoltre faceva frasi tipo “se un giorno mi darai un figlio gay ti ammazzerò” oppure nei momenti di alta tensione “va a pulire il cesso stronza put…” Per lui c’è una netta differenza tra uomo e donna, e ovviamente quest’ultima è di gran lunga inferiore… Credo che non si tratti di un modo di rapportarsi verso di me. Credo che lo sarebbe con tutte. Con quelle che glielo permettono ovviamente, perchè le ragazze di un certo tipo…quello “forti”..vanno bene per una notte e via..- parole sue
Per quanto riguarda il gergo..sua madre più di una volta mi ha sottolineato il fatto che suo marito non si è mai permesso di dirle un’offesa tanto grave!!
Tabatha: direi, da quello che racconti (e immagino sia solo una parte della parte della parte della parte della parte…), che è certo che non è capace di dare vita ad un rapporto paritario e men che meno ad un lavoro di squadra. E sì, sarebbe così con tutte penso, tranne con le donne che se ne vanno.
Ed è importante che tu ti sia resa conto di questo.
Perché a volte, nella rete della colpevolizzazione, della razionalizzazione per compensare la tensione costante, una può anche rischiare di non rendersene conto. come già si diceva.
Mi sembra, sempre più, un insicuro aggressivo. E gli insicuri aggressivi, con una tendenza alla violenza, che sia fisica, verbale o entrambe le cose (molto e troppo spesso vanno insieme… anche perché violenza fisica non è solo un pugno in faccia, ma anche lo spostarti in malo modo mentre magari stai pulendo il lavello… faccio un esempio anche stupido, ma per dire…) non sono aiutabili dall’esterno. Semplicisticamente, incapaci di gestire e contenere la loro tensione interna, (e privi della capacità e/o della volontà di riconoscere essa stessa come un problema reale sul quale intervenire, da affrontare, un problema che invalida la loro capacità di relazione e crea sofferenza a loro in primis e in chi hanno accanto) chiedono costantemente che il mondo fuori sia perfetto (e a parte che è impossibile, hanno anche dei parametri tutti loro, che contengono spesso anche tutto e il suo esatto contrario, il che è ulteriormente destabilizzante sia per loro che per chi è vicino), chiedono, ad una persona che vive in costante tensione per la loro aggressività eccetera, di non avere mai un cedimento, mai una dimostrazione di nervosismo, di debolezza, ma, paradossalmente, anche di forza, poiché, semplicemente, non reggono nessun tipo di scossa. Ma non si parla di scosse sismiche (quelle che loro, spesso, creano, anche solo chiamando puttana… e scusatemi se NON E’ poco!!!, e che l’altra persona è chiamata a reggere tipo il piccolo budda, che non fa una piega, altrimento qualsiasi reazione viene tacciata di “isteria”, per esempio), ma di scosse che per una persona equilibrata sarebbero magari fastidiose, ma entrerebbero nella quotidianità. Perché il mondo non è perfetto.
Quello che posso dirti è che la mia amica, di cui ti parlavo, è andata via da quella casa e da quella relazione – così simile alla tua, per ciò che racconti, in diverse dinamiche e comportamenti di lui – da più di un mese, e con il distacco, osservando – non ribattendo però, e quindi non cadendo nel gioco – i comportamenti di lui – ciò che lui dice agli amici comuni, ciò che lui le scrive via sms – si rende sempre più conto di come le dinamiche di lui siano indipendenti da lei, da quelle che lui chiamava “provocazioni”, “inadeguatezze”, isterie di lei, incapacità di lei di stare al mondo, in coppia (c’era anche l’aspetto dei lavori casa, per esempio) eccetera eccetera…
da parte di lui non c’è mai un accenno di reale introspezione più approfondita, di analisi dei suoi – di lui – comportamenti (per intenderci lui, la sera che lei se n’è andata, l’ha messa alla porta alzando le mani e urlando per banali motivi, ma mai in tutto questo tempo lui ha detto qualcosa a questo proposito…)…
da un lato tenta di fare finta di niente (chiedendole di vedersi), dall’altro continua a tentare di farle i dispetti (in cose pratiche ancora aperte), di colpevolizzarla, incensandosi a distanza facendo la vittima, dall’altro ancora ricatta dicendo cose tipo: così facendo mi perderai, io senza di te sto da dio, dall’altro ancora e ancora usa ancora le stesse tecniche (che siano consapevoli o meno poco importa, importa l’effetto, la modalità) per metterla in crisi, puntando sul fatto che quella sbagliata è lei, che senza di lui dove andrà e cosa farà, lei che non è capace di questo e quest’altro, usando l’aggressivo grimaldello entrando in quelli che sa o pensa siano i punti deboli di lei…
per inciso lei è una persona molto in gamba, e forte (lo dimostra anche il fatto che sia riuscita a staccarsi da lui), che per molto tempo è stata esposta alle critiche, aggressive, a volte mirate (inghigantite a dismisura, però, fino a perdere senso di realtà), a volte campate assolutamente in aria, e ad un condizionamento negativo.
Penso di averti già consigliato il libro “molestie morali” (trovi i riferimenti in internet). se non l’ho ancora fatto te lo consiglio. Nel libro si parla anche di come non è vero che certe relazioni “colpiscano” solo persone deboli, tutt’altro.
Anzi, spesso colpiscono persone che hanno molta energia. solo che, a forza di vivere un certo tipo di pressione costante, quella energia finisce con l’implodere, o venire impiegata per tenere in equilibrio se stessi, una relazione, una persona che fa del proprio squilibrio la sua forza apparente.
La violenza non è forza. E’ debolezza che si fa aggressione.
se una persona tenta di mangiarti viva attraverso la sua costante aggressione il tuo “far finta di niente” mi fa venire in mente la mimetizzazione. X non creare scompensi laddove però lo scompenso è… strutturale e impossibile da non creare. Mentre si cerca di non creare scompenso si è in realtà costantemente scompensati.
Torno su questo schermo 🙂 per farti i miei sinceri auguri per un 2009 sereno, ma non solo sereno, anche ricco, finalmente, di emozioni positive.
Che la lancetta delle emozioni si muova, finalmente, per te, nella direzione della gioia, del fruttuoso impiego emotivo delle energie.
Che quest’anno ti porti tutto l’amore che ti meriti, da dare e da ricevere.
Un grande abbraccio,
😀
Grazie, quello che scrivi mi aiuta molto. Hai pienamente ragione, lui (e tutti quelli come lui) non ammetteva da parte mia una dimostrazione di nervosismo ne di cedimento..infatti qualsiasi reazione io avessi alle sue provocazioni o offese, non era accettabile. Si appendeva alla mia risposta, al mio modo di fare..sottolineando che avevo sbagliato..Non so sinceramente se sia un gioco perverso consapevole, oppure se queste dinamiche siano del tutto involontarie. Ieri sera mi ha scritto un sms sconcertante..”non so come tu faccia a far finta che non ci siamo mai conosciuti, che strano modo di agire..” Ma cosa vuole? E’ un modo per riallacciare con me? Un mese fa mi ha scritto che nemmeno se torno in ginocchio mi perdona..e ora scrive questo..Forse è sicuro del fatto che prima o poi mi riprende..(lui ora è a Napoli per le vacanze di Natale).ma non sa che il 5 gennaio partirò per l’Austria per qualche mese..Mi destabilizza ogni volta che scrive..il cuore batte all’impazzata..perchè mi sento abbastanza forte se allontano il pensiero “buono” di lui..e so tra l’altro che in questi giorni non rischio di vederlo in città…ma appena mi lancia un segnale qualcosa vacilla dentro di me…Sono instabile..vado a giorni..o a momenti..prima, pensando a quel messaggio me lo sono immaginato in uno dei nostri bei momenti sul divano a ridere e scherzare e mi sono scese le lacrime..ma poi una voce dentro di me mi ha detto “ehy sveglia!! se si arrabbia ti da della put…ti spinge…ti umilia..ti caccia di casa!!” e allora mi sono ridimensionata..Qualcuno mi ha detto che è facile che voglia tornare da me, visto che gli davo tutta me stessa e ogni tanto gli pagavo pure le bollette.. Non oso immaginare la mia reazione se mi scrivesse “ti amo, perdonami..” Diciamo che va bene cosi, che continui a colpevolizzarmi…
Grazie per il tuo supporto, auguro anche a te di passare un bel capodanno stasera…e un felicissimo 2009…un abbraccio.
Cara Tabatha, questa altalena che senti è assolutamente normale.
la mia amica nella tua stessa situazione (mi sembra davvero di sentir parlare/scrivere lei) la chiama: la sensazione di essere forte, nella mia decisione, e nella mia consapevolezza, ma anche, ancora, per certi versi, di gelatina…
Ma attenzione, perché le sensazioni che senti non sono solo figlie dello scombussolamento per la fine di una relazione (per la componente emotiva che fa piangere e sentire disorientati per il distacco), ma anche figlie dell’essere stata veramente in trincea ogni giorno.
Dopo tanta trincea, dopo tante battaglie (dopo una guerra dichiarata da un’altra persona a cui ci si è dovuti adattare, per non perire stando sul campo), dopo tanta tensione, ci vuole tempo anche per imparare ad assaporare fino in fondo la tranquillità e una vita dove non ci sia qualcuno che, metaforicamente, ti sbuca da dietro un angolo facendoti “BUH!” nel momento in cui ti stai rilassando. Nel momento in cui dici: bene, adesso posso deporre lo scudo.
E’ anche per questo che il cuore ti batte all’impazzata.
Con i suoi messaggi lui continua a fare “BUH!” dietro l’angolo.
E tu ora sei convalescente.
Prenditi cura di te, datti tempo.
E non cedere, per favore, perché sei sulla strada giusta.
E più passerà il tempo, più ti “riconquisterai” totalmente, più i parametri torneranno ad essere tarati sulla vita e non su un campo di battaglia, e più te ne accorgerai.
anche alla mia amica il cuore, quando lui scrive, batte all’impazzata.
anche lei ha paura di incontrarlo. Paura anche della sua aggressività, non solo del suo lato “buono” che potrebbe aprirsi un varco in un allontanamento sacrosanto e consapevole (nel profondo come lo è l’istinto di conservazione).
Paura di non riuscire a tenergli testa se si trovasse a faccia a faccia con lui e lui cominciasse a fare i suoi giochi perversi (consapevoli o meno, ripeto, nulla importa. Importa il loro deleterio effetto. E il fatto che, lo sai anche tu, lo sa anche lei, opporsi in modo sano a quei giochetti insani è impossibile… se non rifiutandoli, e l’unico modo sano per rifiutarli è andarsene).
Buon anno, Tabatha.
Di cuore.
Grazie Luna, buon anno anche a te!
Si, riflettendoci, poco importa che il suo modo di fare sia consapevole o meno.. Sai, l’ultimo dell’anno non so cosa avesse..mi ha inviato tre messaggi..in uno mi chiede “chi ha lasciato chi..”, in un altro mi dice che è giusto quello che ha fatto nei miei confronti visto che io gli controllavo il cellulare, soprattutto mentre lui con tanto amore mi preparava da mangiare..sottolinea il fatto che lui non ha mai lasciato..che la responsabilità è mia..e mi augura un buon anno nuovo assieme al mio nuovo “bello”…Sono sconcertata…
Aggiungo che circa un’ora fa mi ha scritto che mi ama ancora…ma cosa me ne faccio se continua a darsi ragione? Cosa vuole da me?
…cara Tabatha…
che dire? la tua domanda contiene già la risposta?
mi sa di sì.
Ci sono persone che anche quando e se amano, se sono convinte di amare, facendolo a modo loro amano male. Generano sofferenza. Il punto è che cosa queste persone chiamano con la parola amore.
Dice che ti ama. E ti confonde, certamente.
Ma cos’è l’amore per lui?
E cos’è l’amore per te?
Non è quello che hai vissuto, non è quello che hai subìto. Altrimenti non saremmo qui a parlarne.
Ti avrà preparato da mangiare e tu gli avrai controllato il cellulare. Ma l’amore non è somme e sottrazioni, bonus persi e guadagnati, tipo: se io ti faccio da mangiare guadagno venticinquemila punti, se tu mi controlli il cellulare ne perdi duecentomila, quindi vinco io…
se io ti chiamo pu… è perché sono abituato così.
se tu sei abituata colì sbagli, perché devi sempre adeguarti a me.
non credo che il punto sia che tu gli abbia controllato il cellulare. Nè che lui ti abbia fatto da mangiare.
Altrimenti, ripeto, non saremmo qui a parlarne.
Sì, lo dici anche tu, continua a darsi ragione.
E il motivo per cui ti cerca, forse, è anche che il tuo allontanamento è, per lui, una disconferma inaccettabile nei suoi confronti.
In fondo, probabilmente, è sempre andato avanti con il suo schema. Il tuo silenzio, il tuo allontamento, rompe lo schema. Hai detto no alle sue regole. Se tu avessi continuato a chiedere piangengo, a guardare il cellulare, a andare in crisi avresti fatto il suo gioco. Perché sarebbe stata colpa tua.
Adesso il suo gioco è dirti che la responsabilità è comunque tua perché tu te ne sei andata, tu hai lasciato, mica lui.
No, Tabatha, da come racconti non è cambiato niente.
Se non il fatto che tu te ne sei andata, e così vedi che il gioco non cambia.
il suo, intendo.
Cosa vuole da te? probabilmente che tutto torni esattamente come prima. Che tu accetti le regole poste da una persona che non sa e non vuole fare i conti, in modo lucido, con la propria aggressività. Che si nasconde dietro alle cose buone di cui è capace (e meno male, quella però dovrebbe essere la normalità, non una medaglia da appuntarsi al petto) per non ammettere le brutture di cui è altrettanto capace.
Che enfatizza una cena cucinata, ma razionalizza la sua aggressività (incluso il gergo ecc) per crearsi una versione dei fatti dall’equilibrio PER LUI accettabile. Potremmo parlarne per ore, Tabatha, ma il punto è che quella versione non è fonte di alcun equilibrio per te, tuttaltro.
L’amore non è violenza. Punto.
Un aspetto perverso di queste dinamiche è, spesso, anche questo:
da un lato si ha la sensazione di non essere mai al volante della propria vita in seno alla relazione, perché chi fa, impone, le regole si mette sempre al volante, con un concetto tipo:
guido io, perché tu non sai guidare.
guido io, perché tu sei inadeguata.
guido io, perché tu non sai amare.
guido io, perché tu non sai dove vai, e ci fai sbattere contro un palo.
guido io, perché tu sei sfasata e quindi tipo in perenne stato di ebbrezza…
ma, d’altra parte, la perversa dinamica vuole che, di fatto, ci si senta invece perennemente responsabili:
del restare, sentendosi dire che la colpa è sempre propria, e anche nell’andarsene, perché tu fai qualcosa all’altra persona (di male, s’intende). Questa è la visione perversa che gli egocentrici aggressivi impongono.
Sei tu che te ne sei andata…
(te ne sarai mica andata per uno o duecento motivi? starai mica male per uno o più motivi? macché…).
La sua versione la conosci. L’hai sentita ripetere duecento mila volte. La versione dei fatti, intendo. di chi sbagliava, di chi aveva ragione. La sua ti è chiara, mi pare.
Ma la tua?
Non è il tempo di andare dentro di te, con una bella lampadina, e ascoltare la versione di Tabatha, sul serio?
lo stai già facendo, mi pare.
Però poi arriva un sms, con la versione sua.
ma la versione sua la conosci già. In fondo è sempre la stessa, mi pare.