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Lettera pubblicata il 15 Dicembre 2008. L'autore, tabatha2, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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e allora se lo sai con tanta certezza, e non intendi far nulla per cambiare le cose, non vedo perché ne stiamo parlando.
Il problema sai qual è?
è che tu sei con i piedi per terra quando guardi fuori dalla finestra, perché sei nel presente.
E quando ti fai quelle domande e ti dai quelle risposte che non sei con i piedi per terra.
Quando dici che la tua realtà è in italia (che ne sai? potrebbe essere anche in francia, in argentina, o chissà dove… non lo sai quale sarà la tua realtà di domani, semplicemente perché non puoi sapere cosa sceglierai domani).
Ma serve dirtelo? No.
E non perché sei debole, ma perché non ascolti.
In qualche modo sei anche affezionata a quel tappo di cerume nelle orecchie che ti impedisce di ascoltare.
Io direi che in fondo hai le tue risposte, dunque perché continuare a parlarne? Lui dice che ti aspetterà, tu sai già che tornerai. Sai già tutto. Sapete già tutto.
Il copione è già scritto.
Guarda, si potrebbe persino dire: beati voi.
Al mondo nessuno sa cosa accadrà domani, tutti devono compiere scelte, minuto per minuto, giorno per giorno, ma tu sai cosa accadrà…
lui pure.
C’è chi vive nell’ansia dell’incertezza. Tu hai quella della certezza. Io so…
Io dico una cosa, Tabatha: ci si salva sempre da sè. Sempre.
Incontrare una persona o un’altra fa certamente la differenza, ascoltare delle parole o altre.
Essere picchiati o essere acarezzati, certo che fa la differenza.
Il problema è che a volte si è disposti a fare tutta la fatica del mondo per restare nella merda, per riuscire tenere la testa abbastanza fuori da respirare ogni tanto, quel tanto che basta per sopravvivere (e ce ne vogliono di energie per vivere nella merda), ma non si è disposti a fare la fatica che comporta uscire dalla merda.
E non è una colpa, sai? non è che piace stare nella merda. Non è che si è masochisti. Ma non si capisce che bisogna imparare a trovare dentro la forza per salvarsi da sè.
“Non dire non riesco, se non provi davvero”, diceva la mia maestra.
Era una gran rompipalle, ma su questo aveva ragione.
Onestamente mi sento fuori luogo ad intromettermi in un amore bello come il vostro.
Non si fa.
E poi tutto è già scritto, dunque perché parlarne, no?
Vedi, io alzo la voce, ma ti rispetto.
Rispetto il fatto che tu abbia già scelto.
Un abbraccio.
Ehm..non sono una ragazza, ma rispondo lo stesso. ;-D
Ma chi ti costringe a rivederlo quando tornerai, cara Tabatha?
Ascolta: invece di continuare a pensare a lui, al suo corso, al fatto che voleva stare al sud… MA CHE TE NE FREGA!!!!
(scusate, ma quando ci vuole ci vuole).
Inizia a pensre a te.
A quello che farai, che sarai.
Tu al centro della tua vita e non lui. TU!
La tua realtà è l’Italia dove ci sarai TU!
Abbraxx!
Ecco perché ci vuole un uomo 😉
perché gli uomini in poche parole dicono tutto, mica come me, eheheheheh…
Forse, di tutta la mia filippica, bastava questo:
è che tu sei con i piedi per terra quando guardi fuori dalla finestra, perché sei nel presente.
E quando ti fai quelle domande e ti dai quelle risposte che non sei con i piedi per terra.
Spero con tutto il cuore che le parole di Anto riescano a entrare.
Baci 😀
Voi mi avete dato tanta forza interiore.
E’ come quando ascolti una canzone che ti da energia e dentro di te cresce la positivita..ma quando finisce ti accorgi che sei come prima, che quella energia ti viene a mancare automaticamente. Che devi imparare a generarla dal tuo di dentro..con voi e’ cosi..per dirla tutta, visto che non so se riesco a spiegarmi bene, vorrei quasi avere uno di voi affianco a me, sempre, che mi guidi, e che continui a parlarmi. Invece sono sola, con me stessa e basta.
Si è sempre, e innanzitutto, soli con se stessi e basta.
Tutti.
Lo siamo tu, Tina, Anto e io.
Ciascuno è solo, innanzitutto.
Ed è per questo che bisogna imparare a centrarsi su se stessi. Tu mi dici che vorresti averci lì che ti parliamo nelle orecchie, tipo in cuffietta. Ma la vita non è un palcoscenico in cui puoi muoverti con le cuffiette che, dalla regia, ti dicono cosa fare. Sul palcoscenico della vita, innanzittutto, ci si muove sempre da soli. Perché, alla fine, le decisioni che prenderai per te saranno sempre le tue. E le conseguenze, che saranno positive o negative, saranno sempre, per te, innanzitutto tue.
Gli altri possono provare con te gioia e dolore, possono sentire la tua sofferenza e dispiacersene, possono sbattersi a dirti cose su cose, possono avere l’empatia a mille, svenire persino se tu stai male. Possono accoglierti, quando qualcunaltro invece, ti chiude un portono in faccia. E fa la differenza, ma la protagonista della tua vita sei tu.
Stiamo dicendo la stessa cosa?
Sì, ma tu la dici in chiave “drammatica” e io te la dico in chiave realistica e attiva.
Le cose stanno così, e quindi è appunto da lì che si deve partire.
Non è detto che quello che ti ho detto in questi mesi io sia giusto.
Dici che quello che ti diciamo ti fa sentire energia e benessere, bene. Però è anche vero che non fai entrare davvero le cose. E’ come un ritornello, ma che sta sotto, ho capito. Non ti sto dicendo che devi far entrare le mie parole, però tu mi stai dicendo, tu, che non le hai fatte entrare veramente.
C’è una cosa che ti ho detto e sulla quale, ho l’impressione (solo un’impressione) tu hai sempre glissato:
farti aiutare da chi, per la modalità di intervento, lo psicologo, potrebbe entrare davvero e aiutarti a essere tu la regista di te stessa. Tirando fuori i tuoi strumenti.
Sono resistenze anche normali, quando, in fondo, si teme che cambiando si chiuderà una porta che non si vuole chiudere veramente, per tutte le ragioni che i tuoi pensieri ancora a palla, o la sensazione di vuoto ti rimandano. Ma non sono ragioni, sono fumo.
La verità è che andando da uno psicologo tu potresti capire quanto puoi scegliere, per te, e forse hai paura di farlo.
Che in regia, per te, puoi esserci solo tu. Anche quando scegli, inconsapevolmente, di lasciare il posto a qualcun altro, a lui, che sceglieva per te. Glielo lasciavi fare. E puoi capire perché, e riprenderti il tuo posto in te.
In realtà ti farebbe solo bene capire quanto puoi scegliere. E che si sceglie sempre, anche quando apparentemente si lascia scegliere un altro per noi. Solo che sono non scelte inconsapevoli che pesano, che si pagano.
Per dirtela tutta io ho non sto vivendo un periodo facile. Per dirtela tutta so bene perché ti dico che ciascuno è innanzitutto solo.
E non perché io non abbia persone intorno che mi parlano, che mi aiutano, che mi stanno vicine, ma perché so quanto, alle volte, loro comunque mi sembrano soltanto canzoni che sento, ma che non riescono ad entrare.
A volte entrano, altre no.
A volte sono così presa dalla mia sofferenza, dai miei pensieri a palla (brevemente: un post-lutto, vicino, che ha suo inevitabile corso, e altri problemi che si sono inseriti su questo stato di fragilità/confusione inevitabile e fisiologico) che non li faccio entrare veramente. Perché non posso/non voglio farli entrare. Anche perché sono proprio troppo stanca per sentire.
A volte, quando la nebbia si dirada, mi viene in mente qualcosa che qualcuno, che mi vuole bene, mi ha detto ore, persino giorni prima. E allora solo in quel momento entra.
A volte ci sono anche cose che mi vengono dette che non c’entrano una beata fava con quello che sento, anzi, mi fanno male e basta, ma giustamente non è che gli altri possono sempre capire tutto di quello che proviamo, delle nostre motivazioni. Perché, appunto, dentro di noi ci siamo noi, non Pina, Gino o Pinturicchio. E quindi mi tocca comunque dirigere il traffico in entrata, e mettere in atto le mie difese, anche se sarebbe bello che tutti dicessero solo le cose giuste, perché io sono stanca… Ma le persone sbagliano anche in buona fede, così come possono fare cose meravigliose per te quando stai “svenendo”. E meno male.
Intendo dire che da un lato sono così stanca che mi rendo conto di essere rinco e che quindi, talvolta, meno male che c’è chi mi illumina, ma a volte mi tocca spiegare agli altri che purtroppo non possiamo essere sullo stesso piano perché io ho davvero – metaforicamente – una caviglia slogata adesso. E quindi anche se vorrei correre a perdifiato non posso proprio. E pensa che scatole per me, che adoro correre a perdifiato 🙂
E invece no, mi devo proprio occupare della mia caviglia slogata, con cura, amore. Non posso fare altrimenti.
Perché è la mia. E perché innanzitutto si è soli.
E anche se in un caso come questo più che mai viene una voglia matta, anche inconscia, di essere “dipendenti”, in senso di accudimento, da qualcunaltro, perché quando si sta male si torna sempre anche un po’ bambini 🙂 la verità è che sempre la guarigione parte da dentro di sè. Perché è bello farsi anche coccolare, farsi anche proteggere, farsi anche togliere dei pesi, ma è ancora più importante coccolarsi, sapersi proteggere, scegliere che impegni togliersi e quali aggiungere. Perché è quando ci si dà il sano (e ripeto sano) calcio in culo per mettersi in moto, per se stessi, rendendosi positivamente conto che si è comunque anche soli con se stessi e che la regia è la propria, che si guarisce, e con soddisfazione. E le energie circolano 🙂
quindi, datti ‘sto calcio in culo, positivo, invece di cercare la via della dipendenza. Anche da noi.
Baci baci :DDDDDDD
Ehi piccola, come va?
Un abbraccio caloroso a te e uno anche a Luna & Anto62.
A Luna anche grazie per i suoi post che mi fanno sempre un gran bene 😉 anche quando sono indirizzati ad altri!
Buona settimana a tutti.
sei brava ad aiutare gli altri scrivendo qui, quando tu stessa stai vivendo un dramma. Io francamente non avrei la mente aperta, invece tu sei in grado di dare forza e coraggio. Credo che, per quello che ho potuto leggere, tu sia veramente una persona in gamba.
Mi dispiace per il lutto. Anch io ho vissuto un fatto analogo nel 2000 e ricordo che non sono andata a lavorare per sei mesi, quindi ho perso il lavoro. Allora avevo 23 anni e non era mai morto nessuno della mia famiglia, tanto meno un giovane di 36 anni. Ho iniziato a temere la morte, non la mia, ma di altre persone care. Ed in piu pensavo, e a distanza di anni mi viene ancora in mente, a tutte le cose che avrei potuto dire o fare con mio zio..a quel “ti voglio bene” che sono riuscita a dirgli solo quando l ho trovato al pronto soccorso, ormai senza vita. Ma i nostri amici (frequentavo la sua compagnia), mi dicevano che lo sapeva che gli volevo bene.. Ma vedi, non basta mai..Solo il tempo cicatrizza questa ferita, che appunto, non se ne va mai..impari a conviverci..ricominci a sorridere e vai avanti portandoti il suo ricordo nel cuore.
Per quanto riguarda lo psicologo, non e’ che io abbia voluto glissare..e’ che finche mi trovo qui non ho la possibilita di andarci, ma ti assicuro che ci sto pensando per quando ritornero in Italia. Be, mi sono affezionata a te Luna in particolare…e mi piace tutto quello che scrivi..
Lui..ha trovato una casa in condivisione e ha iniziato il corso per oss..scrive che e’ il piu bravo ma che quando e’ solo in casa continua a piangere per me.. Pensi che dovrei rispondere qualcosa?
Cara Tabatha,
in un periodo come il mio è necessaria anche una istintiva, oculata, gestione delle energie. Sarei bugiarda se non ti dicessi che mi devo anche proteggere, perché sento tutto più forte in questo periodo e perché il mio carburante mi serve 🙂
E’ naturale che sia così.
Dunque dipende anche con chi, su cosa e per cosa interagisco.
Dici che sono aperta e che infondo coraggio.
Sono sicuramente la prima persona, io stessa, a cui mi capita di dover infondere coraggio, dunque questo si spiega facilmente.
In secondo luogo restare aperti è molto importante, guai sennò, quanto è importante, però, anche saper chiudere le porte quando è necessario prendersi un po’ di tempo solo per sè.
Capire quando aprire, capire quando chiudere…
non è sempre così semplice. Ma torniamo al discorso del fatto che comunque in cabina di regia abbiamo sempre, per primi, noi stessi.
E se sbagliamo “i tempi”, alle volte, cercheremo di non sbagliarli la volta dopo.
Funziona così, per tutti 🙂
Ed è necessario anche chiudere le porte a ciò che ci fa male.
Questo vale sempre e comunque. Ma in particolare quando si è più vulnerabili e… in “lavori in corso” 😉
detto ciò, riguardo alla tua ultima domanda in chiusura, alla luce di questi ultimi mesi in cui hai detto e ascoltato tante cose, in cui hai riflettuto su tante cose, in cui hai capito tante cose, quale potrebbe essere la scelta TUA migliore per il TUO percorso?
Rispondere o non rispondere?
Risponditi tu, e poi ti dirò quello che penso io.
Tina: ciao cara 🙂 anche i tuoi post mi fanno sempre un gran bene, anche quando sono indirizzati ad altri ;);););););)
un super abbraccione megagigante ad personam e globale 🙂
baci baci baci