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Coronavirus e Negazione lavoro agile

di mario porcarelli

Per il Direttore Enrico Mentana

Caro Direttore da molti anni seguo costantemente e solo il tuo TG. Rimane a mio giudizio il solo a parlare ed informare i cittadini su quanto accade in questo Paese.

Vengo al sodo. Lavoro in una Multinazionale Italiana con sedi produttive in Toscana, Lombardia e Veneto. Produciamo beni non di prima necessità. L’Azienda a fatica e non tempestivamente sta muovendosi per attuare quanto richiesto dalla Presidenza del Consiglio in merito alla salute e sicurezza sul lavoro in tempi di diffusione del Covid 19.

Ha chiuso solo venerdì della scorsa settimana facendoci prendere un giorno di ferie. È quindi soltanto da lunedì 16 un medico rileva la nostra temperatura in entrata e sono stati installati alcuni dispenser di disinfettante per le mani

In particolare lavoro in un open space con circa una 5ina di altri colleghi e se la distanza tra le scrivanie è di in metro non è possibile garantire questa distanza nei luoghi comuni e nei corridoi.

Però, malgrado il caldo e pressante suggerimento per operare con lavoro agile da casa, ASSOLUTAMENTE niente è stato messo in opera. Considera che quasi tutti noi siamo dotati di PC portatile con VPN per accesso da remoto

Non è permesso il lavoro agile da casa nemmeno per le persone non direttamente coinvolte con la produzione.

Nessuna motivazione è stata data rispetto a questo divieto.

Puoi fare tua questa segnalazione?

Per mantenere in piedi l’Italia che lavora (giustamente) dovrebbero essere “imposte” misure di reale contenimento delle persone adottando ed imponendo lo Smart working.

Considera che sono un lavoratore della sede del Veneto e che per venire a lavorare percorro circa 50 km per raggiungere la sede di questa azienda e il traffico mattutino e serale è certamente diminuito ma non così drasticamente.

Tantissime persone circolano in strada e si concentrano sui luoghi di lavoro con mascherine oserei dire improvvisate, scadute e non a disposizione di tutti.

La nostra RSU ha richiesto anche l’intervento dello spisal ma nessuno è venuto. Potenza della Confindustria?

Considero questo atteggiamento aziendale poco lungimirante è assolutamente demotivante. Se tutti noi potremmo dare il massimo da casa costretti qui al lavoro produciamo meno.

Credo senz’altro che come noi anche altre aziende non stiano adottando le misure fondamentali per il contenimento e la riduzione dei contagi e quindi ti suggerisco di prendere in considerazione l’ipotesi di informarti ed informare bene tutti quanti su quanto accade.

Grazie per quanti vorrai fare

Mario

Lettera pubblicata il 19 Marzo 2020. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Categorie: - Enrico Mentana - Lavoro - Salute

La lettera ha ricevuto finora 1 commento

  1. 1
    white knight -

    Potrebbe essere che lei abbia ragione al 100% così come che lei sia uno dei tanti che ora scambiano le aziende per un surrogato della protezione civile (della serie: “le aziende dovrebbero…”, “le aziende non fanno abbastanza”, “le aziende qua…”, “le aziende là…”). Se di fronte ad un’emergenza di questa portata (la definizione pandemia non l’ho data io ma l’OMS) nemmeno gli stati sono attrezzati o lo sono per il rotto della cuffia, non sta certo alle aziende compiere miracoli. Certo, esse devono fare il POSSIBILE, ma non sempre è semplice. E la loro parte la possono fare anche i dipendenti attrezzandosi col fai da te in termini di mascherine ecc.
    Senza contare che tanti (non dico che sia il suo caso eh) lamentano “la mancanza di misure anti-covid in azienda” ma poi vanno a passeggiare/correre al parco in mezzo ad altri deficienti…

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