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Lettera pubblicata il 31 Dicembre 2010. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore ventolibero.
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“E ti diranno parole rosse come il sangue,nere come la notte…ma non è vero ragazzo che la ragione sta sempre col più forte…chiudi gli occhi ragazzo,e credi solo a quel che vedi dentro…STRINGI I PUGNI ragazzo,non lasciargliela vinta neanche un momento…e poi…e poi copri l’amore ragazzo,ma non nasconderlo sotto il mantello,a volte passa qualcuno,a volte c’è qualcuno che deve vederlo!…e poi…e poi
SOGNA ragazzo SOGNA…fallo soprattutto quando SALE IL VENTO NELLE VIE DEL CUORE…”.Non ti fermare,non ti abbattere,non ti arrendere!
Non sei daccordo,Davide? Cos’è che ti angoscia,cosa ti fa disperare,cosa ti opprime? Prova ad accendere una luce sulla tua stanchezza,senza sperare o scomodare i miracoli,ma affidandoti sempre alla SPERANZA.Coraggio ragazzo!Coraggio!
Mario,la battuta dei pistoni e del PISTOLA alla “milanese” (quale io sono davanti a un esperto di pistoni,per l’appunto…)la ricordi però vero? Così,tanto per farci due risate…ci vogliono ogni tanto!
Comunque,si tratta di sapientoni e eroi del nulla,eroi della loro vita comoda (per fare il verso a Vendola…che parla di “eroi della loro vita amara”),eroi nel loro mondo saturo di vuoto e false e facili certezze,eroi delle emozioni spente (chimica e elettricità…i veri eroi sono quelli che,costretti a questo,riescono comunque a tenerle accese,vive…e già,l’uomo,il suo dolore,la sua felicità,sono più forti del laboratorio…),eroi senza amore!
Sono due i libri da leggere,se ben ricordi ma,in questo caso,credo tu ti riferisca a quello di cui parlammo alla libreria Feltrinelli in stazione.L’ho già ordinato,non lo avevano in giacenza,e in settimana arriverà.Avrò certamente piacere di parlarne con te privatamente…
Alessandro
Ciao Alessandro,vorrei dirti tante cose,ma sto qui a fissare lo schermo rileggendo le tue parole con tanta confusione in testa,un misto tra ammirazione e consapevolezza di non riuscire a confrontarmi COME VORREI con te. Non per menefreghismo,e questo vorrei che fosse ben chiaro,ma perchè non ho mai avuto abbastanza stima di me,ma questo è un mio problema,laciamo stare. Non ti reputo un genio e non voglio essere salvata da te,questo lo dico oggi,a 31 anni,10 anni fa mi sarebbe sembrata la manna dal cielo. Oggi apprezzerei come un dono immenso avere come amico una persona con un animo come il tuo.
Capisco il discorso dove sminuisci le differenze tra un barbone e un giovane medico,ma tu sei il medico,e quando il divario è così grande…cultura,agio ecc,il barbone(è logico parlo per me non per altri)ha molta difficoltà nel confrontarsi.Le prime cose a saltar fuori del legame sono la tua umiltà,il tuo buon cuore,la tua cultura,magari il tuo piacere nel conoscere le storie altrui e il mio bisogno di queste cose.
Ho scritto solo poche delle cose che volevo dirti e non ho neanche letto attentamente le altre due lettere che hai scritto sul sito,ma non sempre ho la possibilità di entrare in internet e le tue parole non sono un romanzetto di Harmony…
Praticamente ho parlato solo di me,ma volevo farmi un po conoscere.Potrebbe sembrare che stia cercando aiuto,credimi,non è così, riesco a stare bene oggi.Cerco aiuto si,come tutti credo,ma non da un medico ma da un amico. Grazie ancora delle bellissime sensazioni.
Cara Erika,cosa dire? Troppa grazia sant’Antonio! Cerco di cavarmela con una battuta,con una risata che vorrei provocare,con un senso di leggerezza e consapevolezza che vorrei trasmettere…Parliamo di amicizia? E’ quel sentimento,quel legame che vivi quasi inconsapevolmente,una notte d’estate magari,ti attardi a parlare con volti appena conosciuti,incontrati per caso,bisognosi di parole,da dire e da ricevere. Hai mai notato? Da un niente,da un insignificante appiglio,un discorso si estende,si dilata,ti prende,ti appassiona,ti coinvolge,e così,alla fine,di quella persona,di quel volto,di quella voce ne vuoi approfondire la conoscenza,e cerchi di crearti delle altre occasioni per rivederla ancora,per risentire ancora le sue parole,perchè qualcosa ti hanno trasmesso,perchè si sono fatte compagne di un senso di mancanza e solitudine.E allora cosa voglio dire? Il giovane medico e il barbone…Lui,che vive una vita clandestina,della quale nessuno si accorge,non vogliamo accorgercene,perchè fa da specchio del nostro vivere all’ombra della vita.La sua,è una storia che nessuno ha mai cercato di capire,una storia che forse si concluderà insoluta.Una storia che grida,che urla,che si agita nel silenzio e nell’illusione.Ma credi che la storia di un giovane medico,incerto e spaventato,sia poi così diversa? Nella sua essenzialità dico? Io cosa faccio? Non mi agito nel silenzio e nell’illusione? Potrei dirti quali sono le mie illusioni,potrei raccontarti i silenzi che incontro,e potrei raccontarti di una rabbia enorme che mi esalta e mi affanna.Ho un amico,un amico che è farmacista (già solo per questo mi è poco simpatico…scherzo scherzo),e questo amico,ogni anno,ogni estate,per circa venti giorni va in Africa,nel Ruwanda,e presta la sua opera di volontario per un’associazione che opera in tale settore.Lui sa la mia profonda avversione per questo,rispetto la scelta naturalmente,ma non la condivido.Parliamo,ci confrontiamo,diciamo lui la sua e io la mia,perchè è giusto,perchè è utile,perchè,come diceva mio nonno (eh,lui è sempre presente,c’è poco da fare…CIAO NONNO) “a nulla si arriva se mi considero,tanto si conquista se mi confronto”.E puntualmente finiamo per litigare. Litighiamo sul serio! Risultato? Sempre come diceva lui,la mia “stella immota”,”dimmi la tua che faccio la mia”.Cosa voglio dire? Che entrambi non ci smuoviamo un centimetro dai nostri rispettivi orientamenti!
Io ci vado pesante,e gli dico: vuoi fare il missionario? Vuoi essere solidale? Vuoi essere davvero partecipe di umani destini alla deriva? Bene: fatti un giro nella principali stazioni italiane! Vai a Roma termini,vai a Milano centrale,vai a Torino porta nuova,vai a Napoli,Bologna,Genova,Venezia ecc.Gira per i giardini di periferia di queste città,vedrai tossici moribondi su una panchina gelata,vedrai ratti zompettere sulle vesti lacere e sporche di un ubriacone violento gettato,dall’alcol e da questo schifoso mondo,ai margini di un marciapiedi in rialzo sulla carreggiata,vedrai giovani donne che per 70 euro concedono una facile e bassa goduria a pance gonfie di un “overdose di benessere” ma dalle menti bacate,dalle bocche balorde,dal cuore turpe e ignobile.E le vedrai,queste giovani donne,di ogni colore,di ogni eloquio conquistare impaurite il premio (70 euro)alla loro vita dannata… Ah…se vuoi fare il missionario! Caro mio,amico mio!
Quante se ne vedono di queste merdose situazioni,di queste scene limite e rivoltanti,di queste voci che urlano al mondo dell’illusione e dell’apparenza.
Don Tonino Bello parlava di “Chiesa di parte”,una Chiesa che scende,che rinuncia al suo piedistallo e si fa popolo,si confonde e coinvolge con i dannati del tempo e della storia.Allo stesso modo,certe scelte vanno radicalizzate,e senza aver la pretesa di volor assurgere ai bastioni e ai blasoni della “santità”,io voglio essere e cercherò di essere,sempre,comunque e dovunque un uomo e un medico “di parte”!
Troppo sognatore? Troppo idealista? Troppo stronzo? Può darsi che sia un miscuglio,un ibrido,una osmosi di tutto questo. Può darsi solo una giovane vita che ha fatto delle scelte,alle cui conseguenze più gravose non se la sente di rinunciare per il solo fatto di rendersi più comoda (ma più falsa,più frustrante e meno autentica) l’esistenza.
Pùò darsi,può darsi…ma il discorso non cambia!
Io sono ben disposto ad esserti amico Erika,e ti ascolto,come amico con tutta la limitatezza dei miei ventotto anni,in tutto quello che senti il bisogno di dire e raccontare.
Grazie a te!
Alessandro
@ Alessandro e Mario,
quella mattina, dopo un incubo malato, in uno stato di vuoto malessere a cui reagire, ho scritto quelle deliranti parole. Sono uscite loro, d’istinto. Un click e le ho messe in rete. Forse una richiesta di aiuto, in quel momento, forse una voglia di protagonismo. Pensavo sarebbe rimasta ignorata,invece mi avete dato attenzione e incoraggiamento, di cui avevo bisogno e di cui vi ringrazio. Erano la foto esatta di come mi sentivo e di quello che c’è nella mia testa. Sono la foto esatta di quello che sto diventando. A rileggere mi spavento. Sembrano i suoni metallici di una macchina, di un robot.
Un robot.
Zero. Uno. Zero. Uno.
Frammenti. Specchio rotto.
Ragionamenti vuoti e frammentati. Sterili.
Fahreneit 451, 1984, Il mondo nuovo.
Aiuto. Aiuto. Ci risiamo.
Un concerto all’Arena di Verona, in una tiepida sera di inizio Ottobre. Io con il mio immancabile zainetto e i miei jeans ormai consumati e vecchi, sugli antichi gradini di quel piccolo Colosseo. Mi sento bene. Sono fra belle persone. C’è la musica, il cielo stellato. Ligabue canta “Buonanotte all’Italia”. Mi volto. Ci sono delle ragazze e dei ragazzi. Hanno gli occhi che scintillano, umidi di lacrime.
Stazione di Milano. Sono in cerca di “qualcosa”. E’ sera. Mi avvicina un ragazzo. Mi dice che mi porterà in un posto dove “ce n’è di buona”, a Monza. Lo seguo. Si racconta. Parla. Lo ascolto. E’ senza casa. Dorme in strada. Di notte cammina. Ha un figlio e una moglie che non vede. Gli dò i soldi prima di averla. Una volta arrivato a Monza, scappa. Mi va bene così. Io ho una casa, non dormo al freddo. In quel periodo lavoro. Sono fortunato. Non ho il coraggio di vivere, come lui. Sono un vile.
Treni. Città dove sentirmi nessuno ma più vicino a me stesso e camminare nella notte fino all’alba. Le città invisibili. Una città fatta di fili. Ogni filo è un legame con una persona. Un legame che può durare poco, il tempo di un incontro casuale. Ma che, se vero, non scordi. Un incontro. Un sorriso ricambiato. Una gentilezza da uno sconosciuto.
Germania. Mancano 10 giorni alla fine della stagione. Una mia brutta affermazione. Provo vergogna. Non l’affronto. Senza dire nulla a nessuno, prendo le mie due valigie e il mio zaino e cammino per 8 km nella notte, è sempre notte, sotto una pioggia battente di autunno, per le buie strade della campagna tedesca fino alla stazione.
Ho lasciato un biglietto alla gentile famiglia che mi ha ospitato in cui mi scuso e dico che non voglio lo stipendio dei tre mesi, soldi di cui avevo bisogno, ma che non mi sentivo di poter prendere, come poi è stato. Un’altra reazione immotivata. Un’altra sconfitta. Un’altra ricaduta. Ritorno a casa con la coda tra le gambe.
Distruggo quel poco che costruisco. “La libertà va mantenuta non cercata. Se la cerchi vuol dire che non la conosci”, come hai scritto, Alessandro.
Notti, strade, treni, stazioni, città, un piccolo monolocale, la droga, i soldi che non bastano, giorni di digiuno, io sempre più magro.
Ora. Un nuovo ritorno. Una nuova sconfitta. Tutto facile. Tutto pronto e confezionato. Tutto morto. Tanti frammenti di uno specchio. Vuoto. Vuoto. Chi sono? Ancora parole senza senso. Scusatemi.
“Ascolta e osserva”. Ascolterò e osserverò.”Non ti fermare,non ti abbattere,non ti arrendere!Prova ad accendere una luce sulla tua stanchezza, SENZA SPERARE O SCOMODARE I MIRACOLI,ma affidandoti sempre alla SPERANZA.Coraggio ragazzo!Coraggio!”
Grazie Alessandro. Grazie Mario, di cuore.
Avevo bisogno di queste parole.
Un caro saluto, Davide.
Davide,per cominciare,è un invito alla SPERANZA e alla FIDUCIA il mio:non disperare mai che il tuo grido,la tua angoscia,,la tua pena non possa essere accolta da qualcuno! Nella nullità del vittimismo e della non curanza,sguardi e orecchi attenti e disponibili ci sono sempre…quindi fiducia!
Tu parli di incontri che hai avuto,di ospitalità che hai ricevuto e in un certo senso ricalchi le mie parole sull’amicizia. Incontri qualcuno per la prima volta,e in te avviene qualcosa,c’è un volto,c’è uno sguardo,c’è una linea radente di un sorriso accogliente e di un fremito emozionale,ed ecco che l’apprensione si stempera,si affievolisce,anche solo per un attimo,ma quel respiro di ansia e di dolore,quella condizione di disperazione e smarrimento,di solitudine e abbandono e di infinita tristezza svanisce,non ti opprime più. Sono emozioni sempre tue,che ti appartengono ma che ora sono condivise,e allora l’anima,gli affanni che la gravano e la fanno soffrire,si fa orizzonte di accoglienza e quindi di conoscenza,il dolore l’ha lambita,l’ha graffiata,ma quel dolore ti ha messo sulla strada,ti ha fatto andare a quel concerto,e lì hai conosciuto questi volti,hai udito queste voci amiche e accoglienti e questo ha posto degli argini all’angoscia e alla disperazione,e ha didato nuovo respiro e nuove ali alla speranza…alla tua SPERANZA! Credo che sia successo tutto questo in te. Ora hai delle nuove prospettive credo,ma sta a te renderle vive e vitali,sta a te crearti nuove occasioni per sentirti pieno,vivo,reale,presente,per generare in te nuovi pensieri che possano liberarti,e sciogliere in essi tutto quello che in te esiste di sangue,di cuore,fuoco,di appetiti,di passione,di tormento,di coscienza,di destino e di fatalità. Vievere,esistere,essere presente a se stessi e al mondo,vuol dire trasformare,costantemente,con impegno appassionato e continuo,tutto quello che in noi è buio e oscurità,in luce e fiamma,in fuoco e coraggio.Ogni solitudine impenetrabile e pietrificata viene,prima o poi,in un modo o nell’altro,infranta da qualcosa.Non so dirti,francamente,cosa sia questo qualcosa,ma qualcosa esiste,c’è,ti appartiene ed è tua! Un volto che incontri,una voce che ascolti,un pensiero che leggi e in te si riaccendono emozioni nelle quali sei immerso e delle quali vivi,e anche quando rimani stupito e silente,come incantato da qualcosa di troppo bello,il tuo cuore avverte una verità,una fiducia,un coraggio sepolti dalle parole…
Auguri mio caro amico!
Alessandro
P.S Ti ho parlato di legami,di legami positivi,di incontri (come quello avuto con la famiglia che ti ha ospitato) che,credo,non sono casuali. Le scomode strade che hai percorso,le brutture che hai visto,le facili scorciatoie non ti hanno intrappolato nel loro vortice…perchè ti ritieni un vile allora? Tu devi conoscere le tue strade maestre,tu devi scegliere i percorsi della tua realizzazione,tu devi vivere la vita senza inganni!
Alessandro, non sono mai intervenuta tra i tuoi scritti, ma ti ho in un certo senso sempre seguito, leggendoti con curiosità. Vorrei, se potrai concedermelo, che tu mi consigliassi un libro da leggere, anzi IL libro che per te dovrei leggere, per conoscere e per conoscerti.
Voglio, scusa vorrei, qualcosa che mi sconvolgesse nell’animo, che mi rimanga sempre, qualcosa che è rimasto a te, tre le tue mille letture.
Grazie
Giovanna (nome fittizio).
Ps so che mi dirai su per il nome fittizio, ma cosa vuoi che ti dica…esiste il libero arbitrio.
Bentornato Davide, ho avuto paura che non ti facessi più vivo! Mi rallegro al sentirti e un po’ sono preoccupato dello stato in cui ti trovi. Voglio che tu sappia che ho esperienza diretta e indiretta dei disagi psichici, particolarmente della tossicodipendenza, sono stato per un lungo periodo ad alleviare e confortare come volontario i ragazzi in un centro di recupero. Hai fatto un breve accenno alla droga, puoi essere più preciso? Sei stato consumatore di sostanze per un certo periodo? Scusa l’indiscrezione, al di là delle belle parole, io sono portato ad agire sul concreto. Però prima di sbilanciarmi in ipotesi avventurose, so che sei stato in cura psichiatrica, e tu hai affermato che da lì sono cominciati i tuoi guai. Ti dispiacerebbe entrare nei dettagli, o magari se vuoi possiamo parlarne in privato, non voglio assolutamente fare il medico,non lo sono ma conosco bene la materia, ti ho parlato di esperienza diretta, ho lottato per anni e
sono ancora in trincea, a testa alta stavolta, ho imparato a controllare “la bestia”. Magari possiamo farlo insieme ad Alessandro,
Lui è un medico vero, mi farebbe molto piacere questa cosa, ma in privato, se sei daccordo. Ti abbraccio Mario