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Il coraggio di chiudere, la colpa di chi va via

di aleba
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 26 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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1.662 commenti

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  1. 921
    Fuori dal Coro -

    ..910 e 911 mi riferivo proprio a questo. Chiara mia moglie se ne è andata di colpo da casa. Tu mi fai notare come possa essersi sentita quando desiderava un figlio che io non le davo. Ma io ti dico “lo sai come mi sono sentito io dopo essere stato abbandonato dalla donna che amavo ?”
    Si sta male Chiara. Tanto male. Ti crolla il mondo addosso. Quando ti ho scritto che tu non hai compreso quanto in realtà amavo mia moglie era per farti capire che solo io so quanto Amore provavo per lei. E lo provo ancora Chiara.
    In questi anni ho fatto di tutto per riprendermela. Anche sbagliando. Per farle capire quanto l’amavo. E per farle capire il mio errore riguardo il figlio. Volevo formare una famiglia con lei…da subito e riprendere quel rapporto “collaudatissimo”.
    Quello che sto cercando di spiegare è che in questi anni di separazione sono successe tante, troppe cose. Cose che fanno tanto male. Cose che se da una parte non scalfiscono il mio sentimento, dall’altra mi fanno porre almeno una domanda:“Ma lei mi ama ancora?”
    Sai quante volte mi ha detto “Non ti amo più, rifatti una vita”.Quanti rinfacci di ogni cosa. Rinfacci riguardanti addirittura il periodo di fidanzamento. Fa male.
    Nei tuoi post 912 e 913 scrivi una cosa molto importante:“E sta di fatto, come ho detto, che l’unica possibilità, per cominciare, e cominciare bene, non con i problemi, e questo e quello, fosse sciogliere le tensioni,i conflitti,i rancori,riprendere fiato, fiducia.”
    Ed io ho provato a far questo Chiara,ci ho provato con tutto me stesso.Non volevo che lei mi dicesse “andiamo al parco, andiamo al cinema o quant’altro”. Ma solo che mi volesse bene.
    Sai quante volte le ho detto che l’amavo nell’ attesa di un abbraccio che non arrivava. Quello si avrebbe sciolto le tensioni,i conflitti i rancori.Ma non arrivava. Ed io tornavo a casa con le lacrime agli occhi. Lacrime che si sommavano a quelle per la perdita di mio padre.
    Dopo quell’episodio,il famoso episodio in cui mi sarei dovuto lasciare andare. Due giorni dopo eravamo in un supermercato. La guardai fissa negli occhi.Le chiesi se davvero volesse un figlio e se lo volesse da me.Mi disse di si. Ed io le dissi che anch’io lo volevo e che lo volevo con lei perché volevo formare una famiglia con lei.. Sedermi a tavola con Lei la sera insieme a nostro figlio. Questo le ho detto Chiara, questo cercavo.
    Ma il problema è un altro.Il problema è che Lei è ferma al nostro rapporto. A quando non me la sentivo di avere un figlio.Io non posso tornare indietro. Sapessi quanto vorrei.Ma non è possibile. Più di chiedere scusa, più di ammettere lo sbaglio. Più di questo non posso fare
    E credimi Chiara mentre ti scrivo queste cose ho le lacrime agli occhi. Io non cerco la ragione, non ho mai detto di essere perfetto né di non avere limiti.Preferirei avere torto marcio su tutto ma tornare insieme a lei per formare una famiglia. Questo è quello che voglio.
    Vorrei continuare a dialogare con te, ti abbraccio e..di nuovo scusa.

  2. 922
    LUNA -

    Ciao Chiara 🙂
    ho capito il tuo punto di vista, ed è ovvio, come ho scritto più volte, che leggo solo la campana di fuori dal coro.
    Vedi, però, io più che leggere quando lui dice cosa ha fatto di buono, cioè che non l’ha maltrattata ecc, che può essere un punto di vista, perché io non c’ero e quindi non posso sapere certamente se lui, per dire, di fatto abbia avuto un certo atteggiamento quotidiano piuttosto di un altro, io sono stata colpita dalle frasi di lei che lui ha riportato. E poiché lui non le ha riportate in attacco o come giustificazione, ma semmai in difesa di lei, anche questo mi dà da pensare.
    Vedi, Chiara, tu, avendomi letta in passato altrove, sai che io non parlo di colpa ma di responsabilità, e non è che io stia dicendo che lei ha sbagliato tutto e che lui ha fatto tutte le cose giuste, nè penso assolutamente che non ci sia, in ciascuno di noi, il bisogno di guardarsi dentro… sono anche d’accordo sul fatto che Fuori dal coro può tormentarsi anche in maniera iperautocritica (cosa che ha peraltro fatto) e non centrare il punto, ma resto dell’idea, comunque, che per quanto noi un giorno possiamo esplodere e dire “io mi sono annientato/a per te! io l’ho fatto per te!” quando lo diciamo e sentiamo dovremmo anche riuscire a domandarci con onestà per quali NOSTRE motivazioni, anche, lo abbiamo fatto o abbiamo avuto la percezione di farlo.
    Annientarsi per è un’espressione molto potente. Ciò non vuol dire che una persona non possa pensarla, sentirla, però nel momento in cui io dico: “non ti ho mai detto cosa pensavo/sentivo veramente perché avevo paura di perderti” la responsabilità, concedimi, non sta solo dall’altra parte, ma anche in me.
    Perché io ho fatto determinate scelte, sul dire o non dire, affrontare o non affrontare, dimostrare chiaramente o non dimostrare chiaramente in base a ciò che credevo corretto per la mia emotività, mia protezione, mie idee, mie interpretazioni.
    Ora, esistono sicuramente casi in cui una persona prende un sacco di botte, morali o fisiche, se apre bocca, se si esprime, se dice la sua. Sai che conosco questi casi, quindi non è che io stia dicendo che si possa sempre esprimere con facilità quello che si pensa e si sente. Tuttavia, onestamente, Chiara, se io mi metto con una persona che mi dice da subito che non vorrà avere dei figli e io accetto questa cosa, e non manifesto il fatto che ciò per me sia un problema (magari perché neanche lo so che lo è… in quel momento mi va bene così, o perché potrei scegliere, più o meno consciamente, una persona che non vuole dei figli, in un determinato momento della mia vita, anche perché questa cosa è molto meglio per me che qualcuno che li vuole… succede anche questo, Chiara, eh! o perché penso “magari un giorno cambia idea” o peggio “magari un giorno gli farò cambiare idea”) e i patti della relazione comunque sono quelli, su un punto così importante (ma non mi sono stati nascosti) è corretto che io ad un certo punto, quando sento l’esigenza di un figlio,

  3. 923
    Chiara -

    Ciao Fuori dal Coro, scusami anche tu allora: devo aver capito molto male io (il tono). Sorvolo sulle tue tante domande (molte le conosco già, le ripeti sempre…: ))e vado dritta all’episodio al supermercato, che a me sembra molto positivo (per il tuo atteggiamento) e potrebbe, di nuovo, cambiare la mia interpretazione (ora vecchia) se il problema OGGI si fosse spostato su un altro effettivo e grosso problema: e vale a dire, Fuori dal Coro, e mi dispiace dirtelo, se lei, oggi, non ti ama più… Ci sarebbero ancora tante cose da dire, e vorrei farti io un po’ di domande, invece che tu (tanto le conosco : )). Ad esempio: spostiamoci allora sul problema del tradimento. A me sono mancati molti pezzi, riguardo questo. Ma provo a farti domande sulla base di quello che ho. E quindi sulla TUA sofferenza relativamente al TRADIMENTO SUBITO. Ad esempio: lei hai detto, o fatto capire, che per te questo tradimento è in qualche modo INSUPERABILE? Per te, Fuori dal Coro, il tradimento è tradimento e punto, o invece “una cosa che si deve valutare, da caso a caso”? Per te, in fondo in fondo, il tradimento, è moralmente del tutto condannabile, ma proprio del tutto? E perciò, nel tuo profondo, sai che di avere perso la stima in questa donna? Avete analizzato insieme LE CAUSE (al di là dell’unica cosa che io ho letto, e cioè del messaggio trovato “ti amo”, e della sua – piuttosto esplicita direi – confessione “ho perso la testa per lui”) del tradimento: siete giunti a una COMUNE interpretazione, che so, a una giustificazione, in qualche modo, che so, a una SPIEGAZIONE INFINE RELATIVAMENTE PLAUSIBILE, in cui ognuno di voi si sia preso carico delle proprie responsabilità, di cause ed effetti, intrecciate tra loro, collegate, legate? E infine dicendovi qualcosa come: ok, abbiamo chiarito, abbiamo elaborato, ora tabula rasa, si riparte (e io intendevo infatti: si riparte NON concentrandosi esclusivamente sui problemi, ma intanto in situazioni di maggiore serenità, di tentativi di sciogliere i conflitti, di aiuto reciproco, in questo, a riprendere fiducia: ecco il senso di quel mio dire “vai dritto tanto lei non rimane incinta”, ma ciò le serve per iniziare a vedere: oh sì, ora è DAVVERO tutto diverso! Mi spiego Fuori dal Coro? E questo le dà una carica, le viene fiducia dentro)?
    Ti faccio notare, ad esempio, che se tu nel supermercato le dici (con un ottimo, per me, atteggiamento – guardarla dritta negli occhi, dirle IO VOGLIO un figlio ecc.) quello che le hai detto, ma tipo cinque minuti prima, o un giorno prima, le hai detto, in crisi: io non so se potrò mai perdonare il tuo tradimento, tu mi capisci che cambia. Voglio dire: siete molto sofferenti entrambi, e anche per altri problemi grossissimi (il tuo lutto; la malattia della sua mamma), e naturalmente un po’ confusi, magari umanamente oscillanti, tra lo scoramento e la speranza…
    Ma tu, per esempio, non dici cosa è successo DOPO la scena al supermercato. Io ho dei BUCHI, dei VUOTI, e devo sempre ipotizzare.

  4. 924
    LUNA -

    e magari non faccio neanche un chiaro ordine del giorno su un cambiamento anche di un “patto” tra due persone su un tema così importante, io arrivi a dire a chi evidentemente ha avuto delle sue ragioni, per 20 anni, o quel che è, di dire “io non mi sento di avere dei figli”, di dirgli “io mi sono annientata per te” e di avere un atteggiamento così accusatorio?
    Vedi, Chiara, io sono perfettamente d’accordo che questa donna è in crisi, e che questa donna sarà anche andata o sarà in crisi (anche a livello ormonale) per la questione della tiroide, tuttavia non pare abbia neanche chiesto aiuto per la sua propria crisi, per capire cosa esattamente la faccia stare così male e perché giudichi di essersi annientata per la persona con cui stava al punto da avere così tanta rabbia. Dove stia il vero problema, se nella sua percezione del suo femminile, se nella paura di non poter avere figli a causa della tiroide, se abbia avuto paura di morire e quindi in quel momento il desiderio di dare la vita sia stato più forte di ogni cosa, se arrivata ad un certo punto della sua vita le sia stato effettivamente sulle palle, al di là, il compagno che sino a prima guardava con amore e stima, se abbia conosciuto un altro che le abbia fatto dei discorsi tipo “ma cosa ci fai con uno che non ti dà un figlio?” e l’abbia caricata in tal senso, ma senza darle un figlio manco lui, e quindi facendo aumentare di dodicimila tacche la sua rabbia verso il marito, anche quale capro espiatorio, se ciò sia nato da una sua insicurezza contingente ecc ecc.
    Di questa donna si vede la rabbia, ma il fatto di urlare per tre anni a tuo marito che è una m…, e sarebbe un padre di m…, perché non ha potuto accogliere in quattro e quattro otto un cambiamento che includeva anche lui di questa portata, dimmi, è corretto?
    è un modo di porsi assertivo e accogliente e costruttivo?
    Mettiamo che lei non ne sia capace perché sta male. Ma ciò giustifica il fatto che lui non debba avere un’emotività? che solo lui debba interrogarsi, fare, tentare mentre lei invece no?
    Mi dispiace, Chiara, ma non sono d’accordo.
    E alla base, ripeto, non lo sono, perché il fatto che fuori dal coro potesse avere bisogno di tempo e accoglienza, a sua volta, per compiere questo cambiamento in se stesso prima di dire di sì non mi pare una cosa dell’altro mondo. e se anche lui fosse un uomo che ha amato sua moglie davvero, pur con tutti i possibili umani errori, ma che non avesse mai potuto avere figli (non contro di lei, ma per se stesso) non vedo perché avrebbe dovuto prendere m… addosso per anni, come se avesse commesso un delitto.
    Se io voglio un figlio e mio marito non è in grado di darmelo, che sia per ragioni fisiche o emotive, posso scegliere di trovare insieme una soluzione o separarmi. Non è scritto da nessuna parte che io debba rinunciare, in età ancora fertile, a cercare un altro partner. E’ una scelta. Ma non è una ragione per distruggere l’identità dell’altro dicendo che è “ERODE”.

  5. 925
    Chiara -

    Ad esempio. insomma, dopo una scena così, al supermercato, ci deve essere una risposta (o anche reazione). Dunque lei cosa ha detto? O ad esempio è rimasta in silenzio? O pur rimanendo in silenzio ha sorriso e magari ti ha abbracciato? Oppure ti ha detto che in effetti lei “non sa più se ti ama o no”, e quindi il finale è stato quello che sappiamo? Mi manca parecchio tutta questa fase CENTRALE del vostro ritorno insieme, di quello che è successo. Ho l’inizio e la fine, mi spiego Fuori dal Coro? Non ho capito quello di cui sostanzialmente avete discusso: dal momento che ora a quanto capisco tu avresti VOLUTO un figlio, però non subito. Ma ho letto, da un intervento precedente tuo, che ora nemmeno cinque mesi ti basterebbero. Se hai detto a lei questo, non ha aiutato (sempre a mio vedere, come donna, e nel vostro caso specifico, di UNA DONNA non qualunque, ma di una donna che – glielo vogliamo riconoscere? – ti HA AMATO PER VENTI ANNI). Per come la vedo io, Fuori dal Coro, se così fosse andata, dire a tua moglie, dopo venti anni “a me nemmeno 5 mesi ora basterebbero” (quindi implicito di più, molto di più: che bada bene nella testa di tua moglie RIDIVENTA un TEMPO INDEFINITO, forse – nel suo terrore – INFINITO; la rimetti, dunque, così: NEL PANICO; le fai rivivere, pur senza volerlo, IL SUO INCUBO) non è positivo. Detta proprio in una eventuale lettura NEGATIVA, cioè come potrebbe leggerla tua moglie, è un po’ come dire: scusa, ma tu chi sei? Chi ti conosce? Subito? Ma nemmeno cinque mesi guarda… Con tutto quello che mi hai fatto… Ed è un po’ come dire: eh, purtroppo mi hai tradito, purtroppo HAI SBAGLIATO, adesso il CRONOMETRO, per avere un figlio, è RITORNATO SULLO ZERO (come se voi, Fuori dal Coro, non foste stati 20 anni insieme), e ci vorrà del tempo. Io credo che, se tu eri certo di amarla, e se eri certo che lei ti amava, ed entrambi volevate sì un figlio, ma non proprio immediatamente, per ovvie ragioni… Si poteva però cercare di NON METTERE LIMITI partendo dai discorsi TEORICI, fare troppi programmi troppo TEORICI (con un taglio NEGATIVO: adesso mi devi dare PROVA), e questo dico RECIPROCAMENTE: non solo tu, e non solo lei, ma ENTRAMBI, contemporaneamente. Ovviamente io NON SO come è andata, sto seguendo delle ipotesi, proprio perché non conosco i fatti (vale a dire che non so COME effettivamente avete passato il tempo insieme, se e come e quanto avete analizzato ed elaborato i problemi del passato – vedi l’altro uomo -, e dal momento che lei era TORNATA CON TE, come poi le cose siano potute PRECIPITARE così, nuovamente, e con la solita – mi pare di avere capito – conclusione di tua moglie: tu non vuoi un figlio; la quale conclusione, nella mia vecchia interpretazione, nulla aveva a che fare con un – ad esempio – NON TI AMO PIU’, o con un tuo avere capito che LEI NON TI AMA PIU’). PS: non si tratta di avere TORTO MARCIO, Fuori dal Coro: ma di CAPIRE, IDENTIFICARE, il problema, dentro UNA RELAZIONE, fra due SINGOLE PERSONE.

  6. 926
    Fuori dal Coro -

    Ciao Chiara
    Ho letto molto attentamente il tuo post 919 in risposta a Luna. Da quel che ho letto pare tu ti sia convinta che le cose non stanno così come le racconto, o almeno di come le interpreto. Mi pare di aver capito che tu sostieni che io non riesco a mettermi nei panni di mia moglie. Che io non la capisco in sostanza. Mi dici che lei mi ha rispettato. Ma io non ho mai messo in dubbio una cosa del genere. Sostieni che è lei che si è annientata. Infatti mi rinfaccia spesso questa cosa dicendomi che si è annientata per me (tu sostieni reprimendo una esigenza importantissima per Lei suppongo sia quella della maternità).
    Or bene cara Chiara cosa dovrei rispondere in proposito ? Posso dire che io ho sposato mia moglie dopo tanti anni di fidanzamento in cui ci siamo detti veramente tante cose. Abbiamo parlato di tutto, nel rispetto uno dell’altra. Ho espresso i mie sogni, i miei progetti. Lei ha espresso i suoi sogni, i suoi progetti. Ci siamo trovati in accordo. Mi sono mostrato come sono, senza nascondere un difetto. Non ho bluffato e soprattutto non ho imposto. Così come lei. Ho detto come la pensavo riguardo i figli. Lei era d’accordo. Ci siamo sposati. Ho espresso le mie idee in piena libertà davanti a chiunque. Lei era d’accordo con me. Non l’ho forzata. Ho ascoltato il suo parere i suoi modi di pensare.
    Ci siamo sposati con la certezza di amarci e con la consapevolezza di condividere molti interessi in comune. Poi è arrivato il desiderio del figlio. Che io non avevo. L’ho già scritto: mi sono trovato in difficoltà in forte difficoltà. Ho avuto paura null’altro che paura. E ripeto per l’ennesima volta: NON SONO RIUSCITO A CAPIRE L’IMPORTANZA CHE AVESSE PER LEI (lo scrivo in maiuscolo per evidenziare la cosa).
    Oggi sostengo che se ci fossero state delle discussioni reali, se lei non si fosse repressa, non staremmo a questo punto. Avremmo potuto avere un piccola crisi, avremmo potuto avere qualche lite. Ma sono sicuro che non ci saremmo mai separati.
    Purtroppo le liti non ci sono state. Abbiamo continuato a vivere sereni e tranquilli, a ridere a scherzare. Non solo purtroppo. Perché abbiamo avuto a che fare anche con cose piuttosto serie come le malattie dei nostri genitori che sono arrivate a raffica. Eravamo sereni ma non erano tutte rose e fiori..
    Cosa posso dire ? Mi dispiace di non averla capita, mi dispiace di non aver avuto il desiderio di un figlio nel momento in cui l’ha avuto lei, mi dispiace che si sia annientata, che abbia represso questo desiderio. Ho chiesto scusa, mi sono detto pronto a formare una famiglia, ad essere un padre presente e responsabile. Alla fine di tutto cos’altro posso fare ?
    Che tu ci creda o no Chiara le cose stanno così. Io ho sbagliato a non capire. Mi assumo le mie responsabilità. A me non interessa avere ragione in questa storia. L’ho scritto nel mio post precedente vorrei avere tutti i torti di questo mondo ma tornare a vivere felice con la donna che amo.
    Io lo so Chiara che Lei…..

  7. 927
    Fuori dal Coro -

    ….si è repressa. Che ha covato dentro il suo malessere. Ma l’ho capito ora, quando cioè lei è esplosa. Ma un’esplosione non te l’aspetti. Ed io non me l’aspettavo.
    Tu mi dici che, secondo te, se noi vogliamo ricominciare io dovrei cambiare. Il problema è che vorrei capire in cosa dovrei cambiare. Io ho cercato in tutti i modi di pormi. Ma non sono riuscito a capire in COSA dovrei cambiare.
    Perché qui si tratta di capire se lei vuole realmente un figlio e una famiglia con me o vuole un’altra persona. Per quanto riguarda la tiroide, almeno nel caso di mia moglie, credo si tratti di un problema ereditario. Lo hanno un po’ tutti in famiglia.
    Chiara, forse una cosa non sono riuscito a spiegare in tutti questi post. E’ che se sto male è perché voglio bene a mia moglie. E che se sto male è perché mi dispiace di averla fatta soffrire, E’ che se sto male è perché vorrei tornare a vivere con lei per formare una famiglia.
    Chiara tutti abbiamo dei difetti. Non sto qui a scrivere da un anno perché mi interessa incolpare mia moglie di quello che è successo. Quello che vorrei lo sai già.
    Un abbraccio

  8. 928
    Chiara -

    Ciao Luna e Fuori dal Coro. Luna sono molto d’accordo con te (e anche con te, Fuori dal Coro). Tu dici: “Vedi, Chiara, tu, avendomi letta in passato altrove, sai che io non parlo di colpa ma di responsabilità”. Ma tu mi inviti a nozze, Luna! :-))
    Io sono anni che ho sostituito il termine “colpa” con “responsabilità”. Se qualche volta – raramente, perché moltissimi continuano a usare il termine “colpa” – mi scappa “colpa”, sono talmente esercitata che io nel mio cervello, anche se dico o scrivo colpa, penso “responsabilità”.
    Tu scrivi Luna: “Annientarsi per è un’espressione molto potente. Ciò non vuol dire che una persona non possa pensarla, sentirla, però nel momento in cui io dico: “non ti ho mai detto cosa pensavo/sentivo veramente perché avevo paura di perderti” la responsabilità, concedimi, non sta solo dall’altra parte, ma anche in me”. E IO SONO PIENAMENTE D’ACCORDO. Ora, mettiamo da parte un momento il (presunto) eccessivo rancore, il (presunto da noi) desiderio grandissimo di questa donna di COLPEVOLIZZARE (?) Fuori dal Coro, che sia di una cosa in particolare qualunque, oppure alla indo cojo cojo, un po’ su tutto, cumulativo, diciamo e che qua attribuiamo alla moglie di Fuori dal Coro. Bene: mettiamo da parte un momento. Prendiamo la frase, così come è, che lei dice (per rispondere: perché richiesta, bada bene): “Io mi sono annullata per te”.Luna, questa frase può valere PER TANTE COSE. Io, poniamo, studiavo il violoncello. Anni e anni di studio. Ore ore e ore. Magari trovo anche lavoro, e faccio la violoncellista, e sto abbastanza bene, diciamo.A un certo punto però ‘sta cosa inizia a pesarmi. Io sono stanca di studiare, di suonare, di sacrificarmi. Entro in crisi, e cerco di riflettere, di capire, di tornare indietro,a come prima era e come è ora. Eccetera. Insomma, mi analizzo. Cerco il problema. Lo trovo. La mia conclusione è che io SENTO, e non ti dico che E’, SENTO (e sai quanto per la psicologia, se uno fa terapia, sia importante, quello che TU SENTI) che così non va. E mi dico: io mi sono annullata, ho annullato la mia vita PER il violoncello. Dopo questo io cerco di cambiare. E faccio un percorso. Tu mi telefoni, magari sei un mio ex insegnante, magari sei una mia ammiratrice, e magari sei delusa, non ti rassegni che io ADESSO non suoni più il violoncello, e magari sei pure un po’ arrabbiata e proprio non ti capaciti. Io ti rispondo. E tu non capisci, insisti, ti sembra impossibile. Ma io, Luna, sto facendo GIA’ un MIO PERCORSO. E ti rispondo, ancora e ancora (e mi arrabbio pure, eh?): “io, ti dico, mi sono annullata per il violoncello!”. Ora, è chiaro che il violoncello non ha colpa (responsabilità). Il violoncello mi piaceva da morire. Lo amavo. Mi sembrava di non poter vivere senza di lui… Eppure? Eppure un bel giorno me ne sono dovuta distaccare. Questo non significa che io lo abbia dimenticato. Può darsi che ricomincerò a suonare. Eccetera. Questo eccetera sta un po’ al “si vedrà”, perché io ORA sto facendo un percorso.

  9. 929
    Chiara -

    Ora proviamo, Luna, lentamente, ad avvicinarci al nostro “caso”. Tu sei il mio(freschissimo) ex. Io ti ho da poco lasciato [premetto però che qui PER ME ci sono punti abbastanza OSCURi: o in quanto non è stato così chiaro, esplicito, o chiarito tra i due, o io non sono riuscita a cogliere perdendo pezzi per strada non leggendo, o Fuori dal Coro in effetti non ha raccontato non so; ma comunque non ho affatto chiaro se: si fossero lasciati perlomeno con AFFERMAZIONI CHIARE e RISOLUTE da parte di lei, dicendo cose come: 1) “ti lascio per il figlio e solo per quello” oppure 2) “Ti lascio per il figlio e perché in verità ho un altro” oppure 3) “ti lascio perché non ti amo più” oppure 4) “ti lascio perché amo un altro” eccetera]; io sto al momento con un altro, tu lo sai, ma non molli, mi chiami. Spesso. Ci sono discussioni. Su vari argomenti. Ovviamente tu mi dici anche, sostanzialmente, disperato, cose come: io ti amo, torna con me! E ancora: perché mi hai lasciato! Io, che ho detto tante cose, nelle telefonate, ti do anche, tra le altre, questa spiegazione: “Io mi ero annullata per te”.
    Ma Luna: questa è UNA SPIEGAZIONE,un FATTO. Tu mi hai chiesto spiegazioni. E io, che sto facendo un percorso, che ho sofferto come un cane, e che ancora soffro, te la do, la spiegazione. Questo non significa, NECESSARIAMENTE, che io VOGLIO colpevolizzarti. Ma io mi ero annullata per te! Esattamente come potevo essermi annullata per il violoncello, o per la carriera, o per qualsiasi altra cosa. Ma ne ho preso atto: e mi sto prendendo le mie responsabilità. E le prime responsabilità sono, nell’ordine: 1) la mia salute, mentale e fisica. Ergo per prima cosa cerco di stare meglio: subito, come se fossi in un emergenza. E se io chiusa nella stanza con il violoncello, OGGI, sto male da cani, io nella stanza con il violoncello non ci voglio, e non ci devo, più stare; 2) Rifletto e continuo un MIO percorso; 3) Se qualcuno mi telefona, ed è deluso, arrabbiato, eccetera, che sia tu ex fidanzato disperato, o il mio violoncello che tu vorresti che io riprenda subito a suonare, io mi sento aggredita e mi DIFENDO! Difendo le mie ragioni, la mia salute, difendo il percorso che ho iniziato a fare e non intendo mutarlo, ORA. Mi rendo conto che l’esempio del violoncello c’entra solo fino a un certo punto. Solo per spiegare dell’ANNULLARSI, che NON significa che è responsabilità di un’altra persona, ma UN FATTO. Ma se tu Luna insisti, non ti rassegni (che io ho iniziato un percorso, e adesso ho chiaro, poniamo, che io ricomincerò a suonare, ma a CERTE condizioni, perché so che SOLO A CERTE CONDIZIONI, con tutto quello che ho passato, potrò riprendere a suonare senza rischiare di distruggermi,di ANNULLARMI) forse sei tu che non vuoi capirmi. Capire perché non posso fare come PRIMA, non posso.Dunque, io da esterna ho una impressione (ma mi mancano pezzi enormi): che questa donna abbia preso atto di qualcosa, abbia preso una decisione (con coraggio=rischi), e abbia iniziato un percorso.

  10. 930
    LUNA -

    Ciao Chiara, scusa se mi intrometto, perché in questa lettera ho parlato già parecchio, ed è giusto che io ti lasci lo spazio per tutte le tue considerazioni e il tuo dialogo con Fuori dal Coro. Sai, perché abbiamo parlato molte volte altrove, che apprezzo la tua intelligenza, sensibilità e capacità analitica, quindi vorrei che si intendesse che, nel risponderti, non mi muovo, per partito preso, in opposizione al tuo modo di vedere le cose o che debba difendere a tutti i costi un mio punto di vista, peraltro anche sulle vicende di altre persone. Il mio, appunto, è solo un punto di vista. Io però non ho avuto l’impressione, leggendo i post di Fuori dal Coro, di una mancata disponibilità o autocritica da parte sua. Anzi. Io mi sono preoccupata molto per un suo eccesso di autocritica anche portato all’autolesionismo, anche a causa di un atteggiamento fortissimamente colpevolizzate e univoco da parte dell’altra parte in causa.
    Non solo non ho avuto l’impressione che lui passasse (e passi) il tempo a sfuggire dal centro del problema, o da se stesso, ma che, proprio per i messaggi che gli venivano dall’altra parte e per l’atteggiamento lui andasse in implosione anche quando avrebbe desiderato veramente aprire un dialogo costruttivo e paritario.
    Fuori dal Coro in questa lunga vicenda, al di là del fatto che possa sicuramente avere anche lui i suoi difetti, non si è mai posto, da ciò che io ho letto, in un’ottica di reale parità. Ma non nel senso di mettersi in posizione “prevalente”, ma il contrario. E non gli è stato neanche mai permesso (certo, da ciò che io leggo, poi non lo so). Io ho sempre visto una grande difficoltà in lui a lasciare a sua moglie la responsabilità (non colpa, responsabilità) di comportamenti aggressivi e comunque lesivi, che siano dovuti pure al rancore.
    E’ vero che lui dice “mi ha fatto male”, ma potrebbe dire il contrario? A chi non farebbe male? Al contempo però in centinaia di post lui ha avuto sempre molta, moltissima difficoltà a dire “questo suo atteggiamento mi fa male” senza immediatamente dire “ma sono io che ho causato questo” e “io devo rimediare a ciò”.
    Tu dici bene, cara Chiara, che la cosa centrale sarebbe il dialogo, paritario però. Ma non è così semplice. E non è che non è così semplice soltanto perché due persone ugualmente in crisi possono avere difficoltà ad avere un dialogo assertivo, e trovare una via comune, ma diventa ancora più difficile quando una delle due persone assume un ruolo, che sia consapevole o no, per cui è solo la vittima delle azioni dell’altro e si toglie ogni responsabilità di “agente” nella propria vita e nelle proprie scelte, nelle proprie parole e azioni, nei propri atteggiamenti ecc.
    A me non sembra, leggendo, che questo ruolo lo stia rivestendo Fuori dal Coro. Non sto dicendo che lui stia facendo o abbia fatto solo le cose giuste, ma sono centinaia di post in cui lo sento dire “è colpa mia” e “cosa posso fare” e anche quando andò dallo psicologo a chiedere per un’altra persona

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