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Lettera pubblicata il 26 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore aleba.
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avanti con la tua impostazione. Ora, questa non è “un’anomalia”, è il tuo modo di essere e il tuo modo di vivere le cose e vederle in questo momento. E’ il tuo modo. Che però in questo momento non funziona a farti stare meglio, anzi, ti rema contro. E non si tratta di dover entrare nel modo di vedere di un’altra persona. Ma di allargare forse un po’ la percezione del tuo, cioè di dare a TE dei percorsi alternativi di affrontare le stesse cose. Immagino di non riuscire ASSOLUTAMENTE a spiegare cosa intendo. Perché per capire cosa intendo (e non sarebbe qualcosa che ti mette in testa un’altra persona, e non saresti un’altra persona tu, facendolo) dovresti mollare un po’ delle tue resistenze. Di cui non sei neanche veramente consapevole. Scusa, Fuori dal Coro, perché mi rendo conto davvero che non riesco a spiegarmi. Però non mi sembra impossibile che tu non senta giovamento dalle sedute di psicoterapia, perché dipende anche cosa stai cercando e cosa tu riesci a trovare in quelle sedute.
Comunque sia tu fai molta fatica ad abbandonare delle tue idee su cosa sia giusto pensare e sentire e cosa no. Su cosa fanno le persone che fanno le cose giuste e cosa non fanno le persone che fanno cose sbagliate.
E di per sè questa non è solo una questione di valori.
Ma ho l’impressione che tu stia abbastanza, più che nel territorio della razionalità e della logica, in un territorio del giudizio, per quanto ricorrono concetti come giusto/sbagliato, buona, brava/malvagia, corretta/scorretta. In teoria una delle prime cose, credo, che la psicologia aiuta a fare è entrare in un altro territorio di linguaggio, e quindi di percezione (senza per questo stravolgere il proprio essere, anzi), anche sui concetti di colpa (non costruttivo)/responsabilità (costruttivo) ecc.
Lo psicologo ci aiuta anche se noi riusciamo ad essere un po’ più duttili, credo.
Questa, almeno, è la mia esperienza. La mia, per carità.
A te interessa tanto sapere se hai delle anomalie o no? Non è la prima volta che scrivi che la tua psicologa ti ha detto che non hai delle anomalie. Per te probabilmente è importante perché provi molto senso di colpa e ti giudichi molto, e di conseguenza guardi la realtà sotto questo filtro.
Ma in psicologia il concetto di normale (e quindi di “anomalo”) non ha il senso che noi comunemente gli diamo ed è anche una cosa, credo, sulla quale l’attenzione si concentra molto poco. La mia psicologa quando le chiedevo cose inerenti al giudizio anche su me stessa mi diceva: a cosa ti servono le etichette? A me questo servì moltissimo.
Sostituire dei concetti di giudizio con concetti come sentire, ascoltarsi e “funziona così o colà”.
Ribadisco che non condivido il concetto di “salvare”.
Quanto dura questa crisi? scrivi. Non lo so, ma continuo a pensare che è per la tua crisi che puoi fare qualcosa, innanzitutto. Anche se è una crisi di rimbalzo non fa alcuna differenza. E’ la tua crisi, da due anni e mezzo e più.
Ciao Luna
“Sai Luna fondamentalmente io sento ancora mia moglie come parte di me. Perchè è stata parte di me e lo è tuttora. Non credo che molte coppie abbiano questa sensazione nei confronti dei rispettivi partner. Io credo in certe cose Luna. Nel senso che non sono facili da trovare e da provare ma quando le trovi e le provi non puoi staccartene.”
Vedi Luna, proprio oggi mi ha telefonato un amico: Ci conosciamo da più di 20 anni. Mi ha chiesto come stavo. Gli ho risposto come sai. Mi ha detto che non capisce come mai una persona come me dopo più di due anni e mezzo debba stare in queste condizioni-
Ecco Luna, la risposta sta qua, in questa frase del mio amico che è più grande di me di quasi 15 anni sposato e padre di due figli. La reazione ad un abbandono è più o meno simile in tutti o quasi. Ma è la perseveranza della reazione che fa la differenza Luna. Forse ho sbagliato a non specificare che questa senzazione nei confronti dei rispettivi partner si abbia ancora dopo tutto questo tempo. Fcrse qui sta la differenza che diversifica le coppie.
Certo non sono l’unico esempio per carità. Qui siamo in tre, io, te e Aleba. Credo che ognuno di noi tre, magari con modalità diverse abbia questo tipo di sensazione.
Sono in sintonia con te quando dici che forse in me c’è uno schema di “idealizzazione”. Si è vero, lo ammetto, credo di aver idealizzato mia moglie, non rendendola capace di compiere certi gesti. Avendo in lei una fiducia smisurata e credendo in lei all’inverosimile. Si è vero è così. E questo lei non lo ha apprezzato.
Mi parli della mia psicologa. A questo punto non so se sia veramente adatta. Non lo so davvero. Però è certa una cosa come dici tu: “io vado avanti con la mia impostazione”. E’ vero Luna te ne do atto. E’ così.
Comunque ti assicuro Luna: io non avverto giovamento dalle sedute della psicologa. Ci parlo, mi sfogo questo si ma non trovo giovamento, assolutamente. E ti dico la verità, ne ho provate altre due prima ma…niente di che.
Sono sincero Luna: trovo molto più giovamento a dialogare con te. Se penso che solo scrivendo mi capisci molto di più delle persone con cui parlo. Ma probabilmente perché sei una persona speciale, profonda, intelligente e conoscitrici di certi aspetti psicologici dell’essere umano. Più volte ti ho sottolineato che sembri una psicologa o quantomeno una persona che ama la materia. O semplicemente sei una persona molto intelligente.
E’ vero io faccio molta fatica, a volte ad abbandonare alcune mie idee. Ma non lo faccio apposta, perché mi sono reso conto che nel tempo queste mie idee mi hanno dato ragione. E questa è la prima volta che mi trovo realmente in difficoltà con la vita. Perché per la prima volta mi sono reso conto di aver commesso un errore grave. Ma grave soprattutto per quanto riguarda il mio modo di essere. Io così razionale ho sbagliato sulla logica. E ho fatto uno sbaglio madornale e soprattutto irrecuperabile. Certo se avessi avuto 30 anni la logica mi avrebbe fatto pensare….
che il tempo mi avrebbe aiutato in tante cose: a dimenticare, a ricostruire o eventualmente a costruire con un’ altra persona. Perché la logica mi dice che il tempo “è galantuomo” e aiuta a guarire tutte le ferite.
Nel mio caso non è così perché il tempo non è galantuomo. Almeno non ora e non so se lo sarà. Il mio errore di non aver formato una famiglia con la persona che avevo scelto come mia compagna di vita rischia seriamente di non essere corretto. In quanto io amo ancora mia moglie. Mia moglie pare non voglia saperne di me ed io non riesco a pensare minimamente di poter formare una famiglia con un’altra donna. Il tempo passa e la logica mi dice che ogni cosa va fatta a suo tempo. Io posso andare da qualunque psicologa che potrà darmi tutti i consigli possibili. Ma non mi potrà cambiare la realtà dei fatti. Io ho amato mia moglie, amo mia moglie, io persona razionale ho fatto un errore che “cozza” contro la mia logica, non sono stato in grado di gestirmi. Io logico e razionale non ho capito la logica della vita. Io logico e razionale in tutto ho sbagliato nella cosa più importante del mondo: la vita.
Certo Luna tu mi dici se a me interessa sapere se ho delle anomalie o no. E’ normale Luna che voglio saperlo. Mi sono messo in discussione e per questo cerco di capire se c’è qualcosa che non va. Ma più il tempo passa più mi confronto, più cerco di capire e più mi sembra che alla fine io abbia commesso quel solo vero unico errore. Come sempre ho sostenuto non ho ucciso nessuno. Ma d’altra parte non uccide nessuno nemmeno chi tradisce. Fatto sta che da quel mio errore è scaturito tutto. Lo so benissimo che il mio sbaglio poteva essere camuffato se lei, mia moglie, avesse gestito diversamente la sua situazione. Se si fosse comportata in modo diverso. Ma come sostieni tu e come sostiene chiunque: non siamo tutti uguali e nessuno reagisce allo stesso modo. Io capisco quando dici che in psicologia il concetto di “normale” non ha il senso che noi comunemente gli diamo. Però credo che nella vita di tutti i giorni, nella realtà, nel mondo si debba pensare che la parola “normale” abbia un senso comune per tutti. Non è “normale” Luna uno che corre in autostrada a 200 all’ora, anche se la psicologia non gli da lo stesso senso. Mentre invece possono essere definiti normali entrambi coloro i quali vanno in autostrada uno a 80 all’ora l’altro a 130. La 2normalità” che si affianca alla logica. E’ chiaro Luna che tu, io o qualcun altro tenti di “salvare” un amico, un parente, un marito o una moglie che si sta drogando. Ma chi ci dice, come sostenevi nell’altro post, che quella che noi potremmo definire salvezza non è tale anche per la persona che sta usando stupefacenti ? Bè io un discorso del genere non lo accetterei. Certo è ben diverso pensare di definire “salvezza” il fatto di convincere mia moglie a stare con me se non lo vuole. Infatti io non penso di “salvarla” facendola tornare con me. Non è questo che cerco, non è questo che voglio. Io cerco….
….solo di capire come può essere possibile che una persona che per anni ha pensato in un certo modo possa d’un tratto cambiare completamente opinione su tutto. Si può cambiare opinione su una cosa, due, ma non su tutto.
Allora torniamo al concetto della mia eventuale “anomalia”. E continuo a chiedermi : ma sono io che le ho causato tutto questo ? O è realmente un suo problema ? E se si perché si è verificato ? Molti mi dicono e tu per prima probabilmente: “non puoi chiederti sempre perché ? Le cose succedono e basta” Ma vedi, io la concezione delle cose che succedono e basta non la condivido. Tutto ha una spiegazione o almeno quasi tutto visto che gli scienziati ancora non sono in grado di capire l’origine del mondo.
Voglio raccontarti un episodio, un episodio avvenuto tanti anni fa. Ero bambino, 4 o 5 anni ero in ospedale a trovare un parente. Uscii nel corridoio dell’ospedale c’era un bimbo che poteva avere nemmeno tre anni che correva verso di me. Istintivamente gli diedi una spinta facendolo cadere. Non so perché lo feci. Cero è che non volevo fargli del male. Però lo feci cadere e lui si impaurì tantissimo. Corse la madre, lo prese in braccio e cercò di consolarlo. A me non disse nulla. Io corsi verso la stanza dove era ricoverato il mio parente. Poco dopo uscii nuovamente,tornai dov’era quel bimbo. Era impaurito con la madre che, per rassicurarlo,gli dava dei bocconcini di pane. Mi appoggiai allo stipite della porta e li guardai commosso ma con un grande rimorso per aver creato terrore in quel bimbo. Ero piccolo, timido, non ero in grado di chiedere scusa, non ne ero capace. Stetti male dentro diversi giorni ma quella scena mi rimase sempre impressa tanto che ancora oggi a distanza di più di 40 anni me la ricordo come fosse ora. Magari quel bimbo dopo un’ora sarà stato felice e contento avendo già rimosso il tutto. Mentre io mi sono sentito in colpa per tanto tempo pur non avendo agito con cattiveria. Vedi Luna dopo tutto questo tempo io non sono cambiato. Da bambino ad adulto dentro sono rimasto lo stesso. Non penso che si cambi Luna. Si è sempre gli stessi se si crede in qualcosa. Avevo 4 anni ma dentro di me sapevo che non si fa del male a nessuno. Purtroppo inconsapevolmente lo feci. Non volevo ma il bambino soffrì molto per quel mio gesto. Avevo creato, con le dovute differenze anche allora un danno, pur senza volerlo.
Tu pensi che in più di 40 anni io non mi sia “ascoltato”? Non abbia cercato di capirmi ? E’ certo che quello con mia moglie non è stato il primo errore della mia vita. Perchè sarà anche potuto succedere di aver ferito qualcuno senza neanche saperlo perchè magari con quel qualcuno non ho mai avuto modo di chiarire l’eventuale situazione creatasi. Tutto questo per dirti che io non mi”fustigo” perchè ho commesso un errore ma perchè, data la mia natura non dovevo commettere quel tipo di errore.Dovevo riflettere, e cercare di capire cosa potevo creare. Forse è vera un’altra cosa che mi dici: non sono “duttile”
Notte
Posso farti una domanda, Fuori dal Coro?
Cosa ti aspetti da uno psicologo?
Cosa avrebbe dovuto fare, che non ha fatto, secondo te, perché tu potessi trarre giovamente dalle sedute?
Lo so che sembra una domanda paradossale, visto che ci si rivolge ad uno psicologo, in teoria, perché non si sa, e ci si affida a qualcuno che ci aiuti a fare chiarezza.
Tuttavia, se pensiamo di avere già le idee molto chiare, troppo chiare, pur nella nostra confusione, lasciamo veramente spazio agli imput che può darci uno psicologo?
Io credo davvero, a parte il fatto che in teoria ci affidiamo a qualcuno che della materia ne sa sicuramente più di noi, e che stando da fuori può vedere anche ciò che noi non vediamo, che l’atteggiamento con cui noi ci sediamo su quella sedia una differenza la fa. Poi, certo, si potrebbe discutere sul fatto che se uno è veramente veramente bravo è in grado anche di andare oltre a questo. Ma non ne sono del tutto convinta.
Forse anche perché penso che andare dallo psicologo per sfogarsi non sia che una parte della parte della parte.
E che a volta sia proprio quando ci sono degli spazi per il silenzio, e la riflessione e l’imput che quelle sono le sedute che fanno la differenza.
Poi, naturalmente, ogni esperienza terapeutica è a sè. E della propria esperienza resta la sensazione personale, restano i frutti, più che un ricordo minuti per minuto di come siano andate le cose.
Per questo ti dico che trovo scorretto anche dirti come la vedo io.
E che rispetto come la vedi tu. E penso anche che uno psicologo bravo non sforza le porte che qualcuno non è pronto ad aprire. Perché sei tu (generico) che stai lì davanti anche a far capire su cosa sei pronto a lavorare davvero.
Questa è una delle tue idee @Perché per la prima volta mi sono reso conto di aver commesso un errore grave. Ma grave soprattutto per quanto riguarda il mio modo di essere. Io così razionale ho sbagliato sulla logica. E ho fatto uno sbaglio madornale e soprattutto irrecuperabile.
ed è un’idea che non abbandoni, coltivi e che sei, questa è la mia impressione, pronto a difendere ad ogni costo. Stai male? Sì, ma questa è un’idea GIUSTA. O meglio, una visione GIUSTA delle cose. Possiamo parlare di qualsiasi cosa, ma da questa non ti smuovi.
Ora, le ragioni per cui non ti smuovi da questa idea sono le tue ragioni, sono le tue motivazioni, hanno un loro perché, che sta dentro, non fuori. Non in tua moglie, in te. Non stanno in tua moglie perché tua moglie può reagire così o colà, ma non è scontato che tu la veda così. E non è scontato indipendentemente dai valori che uno ha o da quanto ama sua moglie.
Certo, l’idea che sia stato quell’errore la causa di tutto e che l’errore abbia una valenza “irrecuperabile” te la dà lei, te la danno le circostanze. Tuttavia tu insisti a cercare la spiegazione e la colpa nella “logica” o nella non logica che non hai avuto, o che non avrebbe funzionato.
@Ma è la perseveranza della reazione che fa la differenza Luna. Forse ho sbagliato a non specificare che questa senzazione nei confronti dei rispettivi partner si abbia ancora dopo tutto questo tempo. Fcrse qui sta la differenza che diversifica le coppie.
La perseveranza della reazione, di per sè, non è prova, dal mio punto di vista, di maggiore amore, mi dispiace. Ostinarsi in una direzione non è di per sè prova di amore.
E soprattutto l’ostinazione nel “mantenere” vivo un trauma non lo è.
Ci sono persone che restano incastrate per anni nel trauma di un investimento stradale e non riescono per tot a ritrovare i loro strumenti per reagire. Quindi amano l’auto che li ha investiti? Amano il trauma che li ha colpiti? No. Quindi di per sè la perseveranza di un trauma emotivo è indice, credo, soprattuto di un trauma al momento non superato, non dell’entità di un sentimento.
La cocciutaggine non è sempre un valore e la forte dipendenza emotiva, di cui potresti leggere fiumi di “inchiostro” su questo forum, a volte viene scambiata per necessità, unicità, amore.
Di per sè il fatto di insistere su una strada, con una sempre identica strategia e lasciarsi riempire di sensi di colpa, non dimostra che si ama di più di chi, pur amando, di fronte a certi atteggiamenti, riuscirebbe a dire: no.
Questa almeno è la mia opinione.
Con la quale non voglio dire nè che tu non ami veramente tanto tua moglie, nè che tu non senta ancora lei dentro di te, nè che sia sbagliato usare l’autocritica e cercare di incontrarsi con la persona che si ama o pensare di aiutarla, nè che sia facile scordare chi si ama e accettare la fine di un’unione. Però rimane che penso ciò che ho scritto sopra. E dando una mia (ovvio mia) interpretazione di ciò che ti ha detto quella persona non ci vedo un non capire la profondità dei sentimenti, il valore che si può dare al matrimonio o il fatto che una persona soffra quando si trova di fronte ad una situazione come la tua…
Sei tu che di fronte a persone che in qualche modo riescono a superare il trauma di una separazione non capisci come facciano se davvero hanno amato e possono riconoscersi delle responsabilità. A quel punto, allora, o davvero possono dire che l’altro era più colpevole, o hanno amato meno, o… Il punto è che il superamento del trauma non significa che ti svegli una mattina e pensi: me ne frego. Ma è comunque diverso dal non considerare neppure che sia superabile. Perché se fosse superabile sarebbe la prova che allora non era vero amore. Ma chi lo dice? Tu.
La cosa principale con cui ti accoppi, e nella quale non ti smuovi di un millimetro, è insistere con il fatto della tua responsabilità riguardo al fatto del figlio e PRINCIPALMENTE di come te la vivi. Hai mai permesso, realmente, agli psicologi a cui ti sei rivolto di guardare la cosa da una prospettiva diversa e liberarti di una tua visione, per te LOGICA, ma invece penso postraumatica? NON sembri darTI la possibilità di vedere la cosa se non in un UNICO MODO.
Ciao Luna
Mi chiedi cosa mi aspetto dallo psicologo. Ti rispondo: non lo so. E ti spiego. Fondamentalmente sono andato dallo psicologo non tanto per capire me, quanto per capire lei, mia moglie. E scelsi appositamente una psicologa (donna) proprio per cercare di capire quali reazioni potevano scatenarsi in una donna a seguito di alcuni comportamenti del partner.
Poi è chiaro che vivendo un trauma da abbandono andavo alle sedute in condizioni pietose dal punto di vista ansioso/depressivo. Ma il tema del confronto non ero io quanto lei.
Io in fondo mi ero già messo in discussione, mi ero già preso le mie responsabilità, sapevo dove eventualmente avevo sbagliato. Ma mi chiedevo il perché dall’altra parte ci fosse questo tipo di reazione.
Io ho sempre avuto le idee chiare Luna. E le idee chiare si hanno anche quando si è consci delle proprie paure. Io ho sempre avuto chiare l’idea di aver paura di avere un figlio pur pensando che in fondo sarei stato un ottimo padre, molto meglio di tanti altri. Perché posso avere mille difetti ma sono una persona che quando si assume le proprie responsabilità se le assume fino in fondo.
Poi andando dalla psicologa ho voluto provare a scavare in me, a capire il perché di certi miei comportamenti, di certe mie paure. Ho parlato del mio passato, di situazioni vissute in famiglia, ho cercato di tirar fuori tutto. Ma mi sono accorto, sia io che la psicologa, di non avere scheletri nell’armadio.
Ho parlato del mio “egoismo” del quale un po’ tutti mi accusano: E lei, la psicologa, ha inteso descrivere il mio egoismo più come “edonismo” che non è altro che la ricerca e il conseguimento del piacere inteso come bene massimo. In pratica cercare di star bene, di vivere bene.
Mia moglie ha inteso questa mia ricerca dello star bene del vivere bene come egoismo. Nel senso che secondo lei, almeno da quel che mi dice ora, io sono una persona che pensa solo a se stesso. Quando invece la mia ricerca dello star bene era intesa come coppia. Perché quello che era il mio desiderio di vivere bene pensavo fosse anche il suo. Lei ha visto nel mio rifiuto del figlio un pensiero egoistico quando invece la mia era solo una paura di modificare la nostra vita che, ripeto ancora una volta, a me sembrava bellissima PER ENTRAMBI.
Ma questo discorso a lei non riesco a farlo entrare nella sua testa. Lei ormai ha visto ciò che voleva vedere e ha visto questo mio non volere un figlio anche come un rifiuto verso di lei come madre. Cosa che non è assolutamente vera.
La psicologa scavando in me e parlando di tutto non ha trovato anomalie di sorta se non una discreta “testardaggine”. Me ne rendo conto, a volte sono testardo è un mio difetto.E mi trovi d’accordo quando dici che la “cocciutaggine” nel mantenere vivo un trauma non è prova d’amore. Infatti non lo è. Io sento di amare mia moglie a prescindere da ciò.
Ma non è che io stia facendo una sorta di “gara” con altre persone che hanno subito la separazione. A volte faccio dei confronti,….
….questo si. A volte dico frasi non sempre esatte per cercare di esprimere dei concetti. Ma in sostanza voglio dire che il mio non riuscire a superare questo trauma affettivo nasce da due situazioni separate e distinti, che poi alla fine risultano unite in un tutt’uno.
Da un lato c’è la questione affettiva, il mio provare amore, sentimento verso mia moglie che è forte nonostante lei si mostri distaccata o semplicemente non voglia capire. Dall’altra c’è il mio rammarico, il mio senso di colpa per non aver capito qualcosa, per essere stato superficiale, per non aver compreso il reale senso della vita.
Come ho scritto prima riguardo i miei confronti con la psicologa siamo arrivati alla conclusione che il mio non è “egoismo” quanto una ricerca dello stare bene. E una ricerca dello stare bene non può essere considerata una cosa negativa. Ma in pratica cosa è successo ? Nella mia spasmodica ricerca del benessere (mio e di coppia tengo a precisare), ho perso di vista quella che è la realtà della vita, la procreazione, la famiglia e NON HO VISTO il malessere che si stava generando in mia moglie.
Ora tu capisci bene Luna che di fronte ad un trauma del genere, una persona come me, che non voleva altro che star bene con la propria consorte si trovi di fronte ad uno spaesamento totale. Un amico che ti incontra, ti chiede come stai e si meraviglia di come possa essere stato possibile che una coppia come noi si sia potuta separare è logico che ti domandi, in amicizia, quali possono essere i motivi che hanno causato il tutto. E quando si sentono dire che uno dei motivi è stata la questione figlio ti guardano come per dire “ma perché non ne volevi ?”. E quindi già tu ti senti come ti senti, ti sei già reso conto dello sbaglio e sentirti dire frasi del genere non fanno che acuire il dolore. Lo acuiscono semplicemente perché ti viene da domandarti “ma caspita, una cosa che per tutti è normale io l’ho fatta diventare una cosa tragica”
E quando mi trovo per strada, nella vita di tutti i giorni, vado allo stadio e vedo un padre e un figlio insieme a vedere la partita mi viene un magone che neanche immagini. Tu mi dirai “non credere fdc ognuno ha i suoi problemi”. Vero Luna, ma la vita è fatta comunque di problemi che purtroppo non riuscirai mai ad evitare.
Ecco perché cara Luna continuo ad “accopparmi” ritenendomi responsabile di quanto accaduto. Anche se è normale pensare che la colpa non è solo mia. Ma io guardo alla mia di colpa. Per superare il trauma dovrei semplicemente pensare “Ok è andata così, inutile piangere sul latte versato”. Ma proprio non ci riesco in questo caso a ragionare così, non è che non voglio. Potrei, ma sarebbe una forzatura. E poi Luna a tutto questo mio malessere per come sono andate le cose se ne aggiungono altri. Il lutto ancora fresco di mio padre. Il rimorso di non essergli stato vicino come avrei dovuto, di avergli risposto male in questo periodo. In pratica guarda cosa ho combinato per aver cercato di stare bene…
….Mi si è capovolto il mondo in un attimo senza che me ne sia reso conto. Io credevo di far bene e invece facevo male. O meglio, credevo di far bene almeno durante il rapporto con mia moglie. Perchè con mio padre mi rendevo perfettamente conto che stavo sbagliando. Infatti più volte gli chiedevo scusa per i miei atteggiamenti. Mi rendevo conto di ciò che facevo. Il tutto era causato dal mio estremo nervosismo che non riuscivo a gestire e che pensavo sempre di riuscire a controllare. Pensavo di poter recuperare la situazione ma non ho fatto in tempo…papà è morto prima e inaspettatamente.
Puoi immaginare quindi per quali e quanti motivi sto come sto. Ho dentro una molteplicità di emozioni negative che si accavallano e che non fanno altro che tormentarmi.
Vedi quindi quante cose mi impediscono di analizzare le cose come probabilmente dovrei ? Non è per niente facile. Si sono incastrate talmente tante cose in così poco tempo che sarebbe stato più facile pensare di fare tre sei consecutivi al superenalotto.
Io che non pensavo di agire male, lei che non mi faceva capire il suo disagio, io che credevo stessimo bene, serenità, mio padre che nonostante gli acciacchi stava benino, mia moglie che sembrava la rappresentazione della donna ideale. Poi dalla mattina alla sera, ma davvero dalla mattina alla sera: mia moglie che una sera se ne esce in quel modo, mio padre (forse anche in conseguenza della mia separazione) che peggiora drasticamente, mio nervosismo alle stelle, incapacità di gestire la situazione, mondo che crolla addosso, sensazioni di ansia e depressione associate a solitudine, crollo di certezze, malessere fisico, crisi di pianto, incredulità nel vedere mia moglie parlare e agire in un modo che mai avevo visto fin d’ora, situazioni economiche conseguenziali che vanno alla deriva per non parlare di malesseri fisici e dimagrimenti vari, perdita di autostima e quant’altro. E poi dulcis in fundo la morte di mio padre…mazzata finale. Non ne parlo spesso qui ma il dolore è estremo.
Un caos infernale nella testa. Che per quanto mi sforzi non va mai via. E il desiderio di un figlio. Mai desiderato prima ma…comunque pensato anche in tempi non sospetti che adesso esce fuori dai nascondigli delle paure che ora sono ben altre.
Ecco quanto Luna.
Ci sentiamo presto. Un bacio con tanto affetto
fdc, rispondo intanto a post più su che mi sono apparsi dopo. Un episodio come il tuo, da piccola, ce l’ho anch’io. Nel mio caso fortuitamente feci male ad una mia amica. In realtà le feci male giocando e era impossibile che io potessi calcolare le conseguenze. Non gravi, però mi rimase la sensazione, penso, del mio stesso stupore per aver causato un danno, da me non calcolato, in una mia ingenua ma dannosa ignoranza. La sensazione si potrebbe tradurre in molti modi e aspetti. Ne suggerisco in breve uno che ne riassume tanti: perdita del controllo di una situazione (nel tuo caso ‘di sè’) che porta una conseguenza. Io ho l’impressione che il tuo riferirti tanto alla tua parte logica sia perché per te è molto importante sentire di avere il controllo su te e le situazioni. C’è a chi piace anche stupirsi di sè, per te è estremamente importante, mi pare, presentarti un identikit strafedele di te, una mappa di te. Idem una mappa delle situazioni e della persona che hai davanti. La mappa, l’identikit, lo schema ti rassicurano. Tanto controllo può essere anche tanto faticoso ma sulla tua bilancia ne valeva la pena, pare. Anche per l’importanza che sembra rivestire per te non avere nulla da rimproverarti. Infatti dalla striz, sembra, ti interessava tanto questo aspetto. Mi dirai e che c’è di strano? Io leggendoti da mesi (e ora in particolare per l’episodio che hai citato) noto ,.