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Lettera pubblicata il 26 Settembre 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore aleba.
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Aleba
Rispondo ai tuoi post nn. 737 e 739 che prima non avevo visto.
Ho poco da aggiungere. E’ vero lei si è riavvicinata a me dopo il lutto. Capendo forse che non era finita tra noi. Dandoci un’altra possibilità. Ma non è stata in grado di fare quello che hai detto tu. Non so perchè. Forse per paura, non lo so, non riesco a capirlo. Io avrei voluto che lei mi dicesse quello che hai scritto tu. Io cercavo quello, che mi rassicurasse, che mi dicesse che mi amava, che era spaventata ma che voleva ricominciare con me. E questo mi è mancato. Questo ha fatto si che non mi lasciassi andare.
A me dispiace non averla resa madre a suo tempo, averle dato qualche risposta sbagliata. ma come hai sottolineato tu mi sono fustigato per questo. Ma non posso tornare indietro. Non mi è concesso. Mi dispiace per lei, vorrei rimediare. Ma vorrei avere la certezza che lei mi ama davvero, come prima, anche se lei è cambiata. Lo accetterei. Ma voglio amore, solo amore da parte sua.
Non chiedo altro.
Ciao Aleba non posso dilungarmi oltre adesso devo chiudere qui.
Ciao
fdc, sei il primo a dire che le sue reazioni non sono mature, costruttive, democratiche e che le trovi esagerate e che ti fanno stare male. Però, mentre dici che sai le tue intenzioni e i tuoi buoni sentimenti nei suoi cfr, mentre ti rispondi, da solo, comunque, in un modo assertivo comunque anche cadi nel ‘tranello’ di sentirti colpevole e inadeguato. Anche se percepisci il suo comportamento molto più destabilizzante del tuo. Dici che gli uomini son più malleabili. Io dico che la questione sta più nel carattere che nel genere. E che la questione non è se si può restare male per una frase, perché certamente si può. Il punto è che se una persona si spiega, scusa, chiarisce il suo pensiero e le sue intenzioni. Per quanto riguarda il rimprovero ai più piccoli conta come lo si fa. Il rimprovero, il divieto, la critica sono necessari, possono essere costruttivi o distruttivi. E’ chiaro che nessuno è perfetto, neanche i genitori e gli educatori
e che quelli tra ragazzi e genitori (reciprocamente) sono rapporti ‘sensibili’ e anche quelli con figure educative di riferimento (insegnanti, allenatori…) però se guardo indietro, per quanto mi riguarda, mi ricordo chi mi dava una sensazione costruttiva e accogliente anche nella critica e discussione e chi no. Personalmente, che si tratti di uomini o donne, ora che sono ‘grande’ (ma in realtà da sempre) mi trovo meglio con chi non si lega al dito una frase o un’azione, senza neanche ascoltare, chiarire. Ciò non significa che si possa o debba perdonare tutto, ma son d’accordo con aleba, qualche mese non avrebbe fatto differenza, semmai in positivo.
Bè Luna, obiettivamente gli uomini sono più “malleabili” sotto certi punti di vista. Poi l’eccezione conferma la regola. Ma in genere noi uomini non ci leghiamno le cose al dito. Poi ripeto ancora esistono le eccezioni. La donna rimane un po’ “cattivella” per natura (senza offesa per carità).
Poi Luna, io mi sento colpevole perchè ho sbagliato, in buona fede ma ho sbagliato. Mi pare eccessiva la reazione di mia moglie che ha visto nel mo rifiuto un volerle fare del male. Quasi una cattiveria.
Poi dici bene che nessuno è perfetto. Ma proprio nessuno neanche i genitori come giustamente dici tu. E ti posso garantire che ho visto genitori rimproverare in malo modo i propri figli. Ma non ho mai pensato che non provassero amore nei loro confronti. Questo per ribadire ancora una volta che non si può dar troppo peso ad una frase, soprattutto se pronunciata in un atto di nervosismo. E ancora come dici tu quando si è chiesto scusa. Non si può perdonare tutto. Infatti si può non perdonare un omicidio, al limite un tradimento ma non una frase infelice.
Non so se mi sono spiegato a dovere.
Ciao Luna
ribadisco la mia idea sul carattere, indipendentemente dal genere. Per il resto il problema non è la frase, e non è neanche lo sbaglio di tempi in sè.
Ieri sera l’ho incontrata per caso. E’ passata a pochi metri da me. Sono certo che mi abbia visto. Non mi ha degnato di uno sguardo. Perchè ?
senti, fdc, ad un certo dovrebbe anche scattare un sano istinto di autodifesa. E non parlo da parte di lei, ma da parte tua. E non ho parlato di rancore, offesa, musi, ripicche. Ma difesa del proprio equilibrio. Ovvio, io ho letto solo te e non so quindi se le hai fatto altre cose ‘inenarrabili’, ma quelle che hai narrato, ferme restando la sensibilità, emotività di ognuno sono cose di questo mondo per cui io non credo che una persona vada ‘punita’ per oltre 2 anni e mezzo e come se, a sua volta, però non avesse una sensibilità e emotività. I tuoi bisogni e la tua sensibilità dove sono mentre lei ti accusa e punisce da oltre due anni?
hai detto no, in QUEL momento, al mettere al mondo un figlio comunque MOTIVANDO le tue ragioni e il tuo sentire. E, mi ripeto, dal mio punto di vista non erano motivazioni dell’altro mondo. In QUEL momento hai detto qualcosa che MILIONI di persone al mondo, anche coloro che poi hanno avuto il primo, secondo, terzo, settimo figlio si son trovate a pensare o dire. Anche donne. Hai espresso un pensiero che aveva delle ragioni. Avrebbe potuto parlarne CON TE in seno al matrimonio. Si è spostata FUORI dal matrimonio. Avrebbe potuto spostarsi per dare un messaggio chiaro, inequivocabile, evidente di quanto ciò era importante per lei. Non un ‘ricatto’ ma una SUA evidenza. Avrebbe potuto non ottenere cmq una risposta affermativa da parte tua (potevi non sentire anche tu il desiderio di un figlio. E sarebbe stato il TUO punto di vista) mentre è successo che, per quanto tu considerassi quell’abbandono del tetto coniugale una sconcertante e distruttiva assurdità, hai colto e accolto la sua emotività. E non sei arrivato a elaborare l’idea di un figlio solo per un ultimatum. Ma lei cmq ti ha insultato per due anni e mezzo ed è uscita dalla coppia. Poi è tornata aspettandosi che TU fossi così e colà e rimediassi. Ma SOLO TU? e che se ne renda conto o no ha messo la paternità come un ricatto, la maternità come simbolo di un SUO riscatto, non ha accettato un dialogo paritario e maturo che va al di là del suo solipsismo e, mentre ESIGEVA la maternità, di nuovo ha trattato una cosa seria come una relazione A DUE, che in teoria vorrebbe più stretta ancora e terreno sereno e stabile per una creatura, come un qualcosa in cui si entra e si esce come gira la tramontana. Personalmente non vedo nelle reazioni di tua moglie una questione di genere. Una frase, un comportamento può colpire, ferire indistintamente uomini e donne.e come assorbiamo, reagiamo, gestiamo un conflitto, interno o esterno, e una relazione riguarda ben più il modo di rapportarci con noi stessi, l’altro, la vita, emozioni e frustrazioni che il genere.
Non so cosa dire Luna. Non riesco purtroppo a farmi scattare quel meccanismo di autodifesa di cui parli per proteggere il mio equilibrio. Ormai credo di essere entrato in un circolo vizioso che mi impedisce di farlo. Sai Luna, nonostante tutte le cose che sono successe in questi due anni fondamentalmente sono fermo a quando le rifiutavo di fare un figlio. Perchè penso che lì stia la base di tutto. Non avevo voglia allora ma solo per difenere la nostra vita di coppia a cui tanto credevo, pensando che l’arrivo di un figlio avrebbe potuto cambiarla in senso negativo. Un pensiero sbagliato che non ho saputo gestire come avrei dovuto. Le ho sempre detto che non volevo un figlio per paura di cambiare la nostra vita ma ho sbagliato a dirlo con parole che a volte possono ferire. Ripeto due tre frasi dette male ma che chissà a lei cosa hanno scatenato. Non ho capito che il mio rifiuto di un figlio e alcune frasi infelici avrebbero potuto creare lei ciò che si è rivelato a tutt’oggi. A volte si sta attenti a tante cose ma non si bada ad altre, nel mio caso perchè non mi sono reso conto del’eventuale gravità. Poi certo lei ha fatto i suoi errori. Primo fra tutti quello di covare dentro il proprio malessere. Poi quello di uscire di casa dopo aver elaborato il tutto nella sua mente senza farmi partecipe di ciò che le stava accadendo. Lei ha pensato che a me non importasse davvero nulla di avere un figlio, ha preso il mio rifiuto come definitivo. Ha pensato che non ci fosse nulla da fare. Ha sperato di essere capita. E il mio “non capirla” ha fatto si che lei elaborasse il fatto che “non la meritavo”
Adesso che si era riavvicinata dopo due anni mi ha messo alla prova. Ha voluto vedere se adesso fossi in grado di “lasciarmi andare” per avere un figlio senza se e senza ma. Ha voluto vedere se fossi realmente pronto. Non ha considerato il fatto che volevo semplicemente delle rassicurazioni sul suo sentimento. Capire quanto realmente teneva a me come marito e come uomo, non solo come eventuale padre di suo figlio. Lei agisce con il suo pensiero io con il mio. Io per carattere sono una persona che analizza sempre il proprio comportamento, in particolare quando succedono litigi o incomprensioni. E l’ho fatto anche in questo caso, mettendomi nuovamente in discussione. Pensando che forse lei era talmente segnata dal passato da non dovermi tirare indietro in una situazione del genere, anche a costo di non sapere in quel momento se lei mi amasse davvero o no. Ha prevalso ancora una volta la razionalità. Quella razionalità che mi ha spinto a pensare che un figlio è frutto dell’amore tra due persone e non un bisogno di uno o dell’altra. Un figlio ha bisogno di un padre e di una madre che si amino e si rispettino e non deve vivere in una famiglia in cui regnano incomprensioni e litigi continui. Ho pensato questo, come se un singolo rapporto intimo potessere essere quello giusto per procreare, quando invece si sa che non è così semplice concepire un figlio con un unico…
Non so cosa dire Luna. Non riesco purtroppo a farmi scattare quel meccanismo di autodifesa di cui parli per proteggere il mio equilibrio. Ormai credo di essere entrato in un circolo vizioso che mi impedisce di farlo. Sai Luna, nonostante tutte le cose che sono successe in questi due anni fondamentalmente sono fermo a quando le rifiutavo di fare un figlio. Perchè penso che lì stia la base di tutto. Non avevo voglia allora ma solo per difenere la nostra vita di coppia a cui tanto credevo, pensando che l’arrivo di un figlio avrebbe potuto cambiarla in senso negativo. Un pensiero sbagliato che non ho saputo gestire come avrei dovuto. Le ho sempre detto che non volevo un figlio per paura di cambiae la nostra vita ma ho sbagliato a dirlo con parole che a volte possono ferire. Ripeto due tre frasi dette male ma che chissà a lei cosa hanno scatenato. Non ho capito che il mio rifiuto di un figlio e alcune frasi infelici avrebbero potuto creare lei ciò che si è rivelato a tutt’oggi. A volte si sta attenti a tante cose ma non si bada ad altre, nel mio caso perchè non mi sono reso conto del’eventuale gravità. Poi certo lei ha fatto i suoi errori. Primo fra tutti quello di covare dentro il proprio malessere. Poi quello di uscire di casa dopo aver elaborato il tutto nella sua mente senza farmi partecipe di ciò che le stava accadendo. Lei ha pensato che a me non importasse davvero nulla di avere un figlio, ha preso il mio rifiuto come definitivo. Ha pensato che non ci fosse nulla da fare. Ha sperato di essere capita. E il mio “non capirla” ha fatto si che lei elaborasse il fatto che “non la meritavo”
Adesso che si era riavvicinata dopo due anni mi ha messo alla prova. Ha voluto vedere se adesso fossi in grado di “lasciarmi andare” per avere un figlio senza se e senza ma. Ha voluto vedere se fossi realmente pronto. Non ha considerato il fatto che volevo semplicemente delle rassicurazioni sul suo sentimento. Capire quanto realmente teneva a me come marito e come uomo, non solo come eventuale padre di suo figlio. Lei agisce con il suo pensiero il con il mio. Io per carattere sono una persona che analizza sempre il proprio comportamento, in particolare quando succedono litigi o incomprensioni. E l’ho fatto anche in questo caso, mettendomi nuovamente in discussione. Pensando che forse lei era talmente segnata dal passato da non dovermi tirare indietro in una situazione del genere, anche a costo di non sapere in quel momento se lei mi amasse davvero o no. Ha prevalso ancora una volta la razionalità. Quella razionalità che mi ha spinto a pensare che un figlio è frutto dell’amore tra due persone e non un bisogno di uno o dell’altra. Un figlio ha bisogno di un padre e di una madre che si amino e si rispettino e non deve vivere in una famiglia in cui regnano incomprensioni e litigi continui. Ho pensato questo, come se un singolo rapporto intimo potessere essere quello giusto per procreare, quando invece si sa che non è così semplice concepire un figlio con un unico….